Alfabeta - anno V - n. 54 - novembre 1983

Cfr. Autori vari Pff un.a storia dd C05tume: tduat.lvo. Età classica e Medio E~·o Fondazione G. Fcltrinclli «Quademii- n. 23. 1983 Merita una particolarissima segnalazione il n. 23 dei .Quaderni• della Fondazione Fcltrinelli in quanto contiene una serie di rigorosi e insieme suggestivi articoli, nati da un seminario che aveva per tema l'illustrazione diacronica dei principali problemi e delle più n~ tevoli realizzazioni in ambito largamente pedagogico: il formani dei codici didattici e comportamcntistici nella poli.I greca, nei riti pubblici di varie epoche. nelle istituzioni universitarie, nei monaste,- ri. Il Quaderno offre quindi uno stimolante inizio di tipologia del processo educativo nel tempo, indagato attraverso i testi, ci~ trattati, manuali, prontuari, specula, scritti da persone colte o addirittun, a volte, da filosofi e nati all'insegna delle specifiche ideologie di un'epoca e di un ambiente. I saggi del Quaderno, lavori a diverso livello di avanzamento, si articolano in tre sezioni. I. Conlcsti e ilkolog~: si va dalle ricerche di S. Campese e S. Gastaldi sulle pratiche educative nella città antica a fase VI e poi IV secolo, quando la società cambia fisionomia, agli Specula principis del Xli secolo Sludiati da M.L. Picascia e rapprcsenlanti una tradizione etica anteriore a quella dei De regimine principis e soprattutto una diversa concezione del Potere. La Picascia si ferma in particolare sul UMr numualis, uno speculum assai suggestivo, composto da Dhuoda, signora di Scttimania, nel IX secolo e dedicato al figlio: «uno dei documenti principi della letteratura moraJe del secolo ... La U sezione, Pratiche e destinatari, si apre con un interessante saggio di M. Vegetti sul tema «JI bambino cattivo: un problema dell'antropologia stoica ..: Vegctti segue il progressivo mutarsi di prospettiva nell"ambito filosofico antico a proposito della nozione di «bambino cattivo-., ci« irrazionale, collegata a quella di stoltezza del genere umano. Un saggio che dà molto da ri0cucre. A ruota viene l'articolo di S. Vecchio «.L'immagine del 'pucr· nella lcueratura esegetica del Medioevo•: il punto di vista qui cambia radicalmente in quanto la riflessione medioevale parte da auctorilllles sacre e cerca soprattutto dei «modelli", primo l'infanzia di Cristo. Dati rilevanti nell'indagine di S. Nagcl su «'Puer' e 'pueritia' nella lcncratura medica del Xlii secolo•. e di M. Pcreira sulla «Educazione femminile aJla fine del Medioevo. con particolare attenzione a un trattato di Vincenzo di Bcauvais. S La lil sezione, Strategie e mac- ·t stri, ptinta soprattutto sulle istitu- - zioni culturali del Medioevo. C. ~ Casagrandc, partendo da un trattato squisitamente didattico di Ugo da San Vittore dedicato ai futuri canonici di San Vittore di Parigi. mene a fuoco col suo consueto senso dei problemi i rapporti fra parola scritta e parola parlata, quest'ultima spesso pericolosa e ] comunque mai neutrale; alla paro- ~ la è contrapposto il silenzio, per -. rispettare il quale i cluniaccnsi idearono un notevole sistema di segni gestuali nel secolo XI. Al polo opposto la grande loquacità delle disputationes filosofiche nelle Universi là. Seguono i due ultimi saggi: uno di J. Agrimi e C. Crisciani, due studiose che affrontano la questione della formazione medica del Due e Trecento, la dicotomia doc• tw o teorico cd upertw o praticante la scienza medica; l'altro di M. Coccino sugli AcccsJ'W ad auctores. Nel Medioevo la cultura poggiava sul concetto di auctor, ~ nessuno poteva insegnare o comporre un testo senza partire dagli auctores, i quali nelle scuole venivano letti secondo una prassi che stabiliva tre momenti: l'introduzione agli autori e ai testi, detta appunto acce.ssw, il commento o esplicazione dei testi, detto lectio, infine la a:,pia. M. O>ccino indaga i vari tipi di accasw o introduzione alla lettura, che dovevano guidare alla lettura moralizzata del testo classico, unico modo per ac• costarsi alla cultura pagana: famosi gli acca.fw Ovidii, il poeta più letto nel Medioevo; si va da un tipo di accasw -antico", collegato agli insegnamenti della retorica greca, a un accessw «.modcmo» o bocziano. Molto viva la parte del saggio ove si confrontano le posizioni conservative delle scuole inglesi con quelle del tutto innovati· ve dell'Università di Parigi, dove in fondo si è sviluppata la Scolastica. Chiudiamo, come il Coccino, citando l'Epistola di Dante a Can Grande, in cui il poeta nel dedicare al signore veronese il Paradiso spiega nel contempo la struttura generale della Commedia, fa in definitiva un accasw a se stesso, alla propria opera e utilizza, sempre allento a quanto si muove nella cultura, l'accessw grosso modo boeziano. Ma già nel Convivio, postilliamo noi, Dante giustifica il suo considerarsi in qualche modo un auctor; e anche in questo senso la sua originalità di uomo di cultura operante non finisce di sorprenderci. Ottima in verità l'idea di Egle Becchi di organizzare quel seminario da cui è nato il «Quaderno» 23, buon strumento di lavoro per altri, come la Becchi stessa lascia intendere nella sua prefazione. Maria Umi I Pigmei Piccoli giganti d'Africa Équipe Torino 2000 Studio Natura (Giardini pubblici di Corso Venezia, Milano) Una mostra e un percorso per più aspetti esemplare. Prima di tutto, perché ha dimostralo che una mostra povera può interessare vivamente il pubblico; secondo, perché si è inaugurata in un giorno emblematico: il 15 agosto, quando gli italiani sarebbero •tutti in vacanza.-. Ecco, la sensazione che hanno provato gli italiani che in quel fatidico periodo agostano non erano in vacanza è che la città fosse frequentata da abitanti cauti e civili, pronti al dialogo e senza la stolta paura di essere considerati i meno abbienti o di serie B. La situazione si è come rovesciata: la città finalmente ai veri cittadini e i luoghi di vacanza ai barbari. Dunque, subilo attenzione per una mostra con un discorso motivato e preciso, giustificato da un metodo che i produttori (10rnati a Milano dopo il successo di un·a1tra mostra antropologica di rilievo, «Gli uomini blu - il pianeta Sahara•, di tre anni fa a Palazzo reale) hanno avuto l'umiltà di esporre con chiarezza: •Studiare, OSSC!Vare. esplorare un'etnia. un ambiente. può essere fatto in modi diversi: può essere diverso l'approccio proposto dalle divefSe scuole di scienze etno-ant.ropologiche presenti oggi e nel passato e può essere diverso quello in cui noi focalizziamo la nostra atlcnzione: i rapporti economici, sociali, la tecnologia, il rito, ccc. «Anche nella nostra vita di ogni giorno esploriamo un ambiente. l'ambiente in cui viviamo. Supponiamo ora di dover descrivere questo ambiente (Milano, Torino ... ), ad esempio ad un gruppo di pigmei della foresta equatoriale. Cosa descriveremmo loro? E come? Descriveremmo le città, le case, come è fatto un bianco, uno stadio con la folla, i bambini a scuola, una linea di montaggio o ... ? Probabilmente descrivercm• mo tutto questo e altro ancora, ma la cosa più importante sarebbe riu• scire a trasmettere un'immagine di sintesi che tenga conto del fatto che l'ambiente ha una sua 'atmosfera' carat1eristica, difficile da dc• finire, e che i vari aspetti del comportamento degli uomini sono in funzione dell'ambiente». autocritica viene accolta dalla comunità e il colpevole riammesso sulla fiducia - e da quel momenlo ricomincia a esistere dopo avere sperimentato la condizione del puro fantasma. Antonio Porta Bruno Regni, Marina Scnnato Innocenzo Sabbalinl. Architettu~ tra tradizione e rinoovamento Aam/Coop Roma, Ed. Kappa Il dibattito sulla necessità, ormai non più rinviabile, di trasformare Roma è salito di tono in questi ultimi mesi. A esso contribuiscono non solo i grandi convegni, come quello organizzato dal Comune e dalla Sovrintendenza archeologica («Roma, archeologia, progetto»), ma anche iniziative collaterali e tuttavia significative di un nuovo modo di affrontare i problemi delle città. La Cooperativa Architettura ar• te moderna {Aam) ha presentato, nella galleria di via del Vantaggio, le opere dell'ingegner Quadrio Pi- -:ar--------.-1 rani, all'interno di un ciclo che ha lo scopo di illustrare l'opera degli architetti della -scuola romana•, in particolare di coloro che hanno lavorato nei primi trent'anni di questo secolo. Questa esposizione segue quella già avvenuta di Innocenzo Sabbatini. Pirani e Sabbati- :-~---~ ni sono nomi poco noti al grande pubblico, eppure grande è il peso che la loro o~a. sv~ in gran parte per conto dell'Istituto case popolari, esercita sull'immagine di zone oggi divenute strategiche per lo sviluppo della città. Pirani entra all'Istituto case popolari nel 1904, e collabora alle prime realizzazioni dell'ente: San Saba, Trionfale, Flaminio, Celio. Sabbatini avrà in seguito, fra il 1919 e il 1931, un ruolo decisivo realizzando complessi edilizi alla SIGMUND FREUD LOU ANDREAS SALOMÉ EROSECONOSCENZA U11erc 1912-19J6: una 1cstimonianza sugli "anni eroici" della psicoanalisi,e insiemeun documento di storia personale. Prncntazione di Mazzino Montinari. C.G.JUNG L'ALBERO FILOSOFICO Jung esplora le valenzesimbolichedì un'immaginearchetipica,che ricorre di frequente nd miro, nd folcloree nelleproduzionipsicok)gjchedei parienti. HARALDFRITZSCH QUARK Versogli uJtimi segreti cldla materia: k più recenti scopcne della fisica ddle particdle raccontacea lntori non spttialisti. Si apre con questo volume uJUcollaJUdedicalaalla grande divulgazionescientif,ca,: la SuperuniversaleBoringhieri. H.C. KENNEDY PEANO Storia di un ma1ematico. Con una prcscrnWOne di l.allaRomano. MAXPULVER LA SIMBOLOGIA DELLA SCRITTURA Un testo ormai "das.sico",che avvalendosi degti strumenti cldla ~ • ddla psicoan,lisò, ha aperto allagrafologianuove possibilità. BORINGHIERI Garbatella, al Trionfale, al Tibur- f..-----------; Qual è allora l'immagine di sintesi che si è pian piano formata nella memoria di chi ha visitato la mostra? Mi pare si possa esprimere cosl: •Uomini delle foglie». Il loro rapporto con il vegetale, la fo. resta equatoriale, è quello di un bambino che succhia il latte da una mammella gonfia, preparata per lui. Al di fuori di questo rapporto uterino non c'è possibilità di vita autentica per una civiltà come quella dei Pigmei {di qui la dispe• razione degli emarginati costretti - dai soliti governi che si dicono democratici - in insediamenti agricoli a loro perfettamente estranei). Le capanne sono ricoperte di foglie, dalle foglie scende l'acqua da bere, le foglie fanno da culla e da involucro per la conservazione delle cami, ccc. Le capanne si abbandonano e si ricostruiscono con assoluta rapidità, secondo le necessità della caccia (quando viene ucciso un elefante, un intero villaggio pigmeo, dalle 40 alle 90 per• sone, si insedia dove il pachiderma è caduto fino a quando l'ha mangialo tutto). L'aspetto che più ha colpito di queste microsocietà vegetali e carnivore, è l'amministrazione della giustizia. Non esistono pene detentive. Il colpevole di gravi reati viene isolato ma'Tlon lasciato morire. Non gli si rivolge più la parola. ln caso di stretta necessità, durante il colloquio vengono usati i ver• bi solo al passato, dal momento che un individuo colpevole verso i suoi simili e la sua società è come se non esistesse più. Poichf vivere da scii nella foresta è impossibile, chi si è macchiato di un crimine è costretto a sopravvivere ai margini del villaggio e a subire fino in fondo l'onta della sua colpa. Se il colpevole fa ammenda e promette di non macchiarsi più di alcun crimine, privato o sociale, allora la sua tino, a Città Giardino, a Piazza d'Armi. Gli storici dell'architettura parleranno delle oscillazioni fra •italianità• e cultura europea, fra •barocchetto» e -romanità» di questi architetti della scuola romana. Ma qui si vuole affrontare lali esperienze all'interno dei problemi della riprogcttazione di queste aree, cosl importanti per lo sviluppo fu. turo della città. Sappiamo del fallimento di quell'impostazione- tipica dell'urbanistica degli anni settanta - che rimandava la definizione progettuale degli spazi della città ai parametri, apparentemente neutrali, delle norme teCRiche e dei cosiddetti piani volumct·rici. Oggi l'assessorato al Centro storico di Roma e la Sovrintendenza archeologica lavorano assieme a progetti di parti della città - Tcstaccio, viale delle Milizie, Mura aureliane, -indicando con chiarezza la loro volontà di riconsiderare gli aspetti fi. gurativi e la memoria storica della città. Il ciclo di esposizioni della Cooperativa Aam proprio questi aspetti vuol contribuire a documentare. In alcuni casi - come il quartiere San Saba di Pirani o gli ~l~rra:,~~~~~b~::i~: ~i::~~e~ complessi di grande interesse ar• chitettonico; in altri, si tratta comunq~e di zone della città, ormai limitrofe al centro storico, che costituiscono il volto caratterizzante, aspetti ineliminabili della natura dei «luoghi,. di cui ogni riprogettazionc deve tener conto. Spesso osserviamo con la distrazione che deriva dalla consuetudine: sottoporre all'attcnz.ione degli architetti e degli urbanisti la storia delle immagini della città contribuisce a indicare una via differente per la trasformazione della città. Francesco Montuori 6 bertani editore Naov.rwdr. Vii S. S1h•a1oreCone R('l;i.11, ◄ .}7121• Veron.11• luli.11 P.11obElia. Autogolpe. Lungo vi.11ggio nt>ll.11 J>oloni1. Ji SolH.bmosc. S1tf'lnoRq;gi.11ni,l'lnnprtuo. Augu.s1S1ri1Klbtrg,Piccolo cattthismo per b cluK infieriort (in cOt'dizionecon Alumurgi.11). Uo111t11ico T ar:uuini, Il \'tltno. S1ori.11di un.111onura··puliu". l-.. Gallo· V. Ruggitro, Il tar«rt in Europ1..Tra1umiemo t riS()("i.11lizzazio11c·. l't"<."up,tro t annienun11tnto.modelli })('l,bgogk:i t' archittn0t1i.:i. R. Buonanno • L. Su,,.-..·hi• M. Solimini, Lt labbra dtl m1.lie.Labirinti di immagini 111 una ind1iesu amropologie.11fr.11 studtrutsSt" in un'uni\·trsi1à mieriJionale. j- -I rotogrommo ~- l:OTOGRAMMA • 0 'D.11nton" d1 A. \\'.11,Ji Rwisu t110tX>grafi ..·.11 Ji rinenu Jirrtu J.11 G1J111 Mn1J Volontf' DISTRIBUZIONE: RETI REGIONALI 6 bertani editore

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