Su Marx/ 6 Lavoro,uto_pia 4 moderno, ··~~~· Philip Joncs .&iooom.ia e società nell'Italia medievale: la leggenda della borghesia» in Storia d'Italia. Annali I Torino, Einaudi, tm pp. 1285, lin: 70.000 (pp. 187-374) Àgnes Heller L'DOIDOdd tuaa.imtato Ftrcm.e, La Nuova Italia, 1m pp. 678, lire 18.000 Jean-F~ Lyotard Lac:aadtdoae............... traci. it. di Carlo Formenti Milano, Feltrinelli, 1981, 1983' pp. 123, lire 5.500 A riguardare oggi. anche come un esemplare del lavoro storiogrofi<o «nu<M>•, il primo volume di qualcheanno fa degli «Annali. italiani in edmooe Einaudi, perfetto ini:zjo, e oosl difficile da mantenere tale, di libri collettivi di studio, l'impressione di approccio che si ricava è il folto, il fitto e intricato come certo (in luor,, del a:no) .... Con dupijee valore, che vogliamo svisc:erare. E per esempio a pagina 881 si lascio l'araldica (che Napoleone registrò pure) e si entra «all'indomani deU'Unitàlf oeU'articolata vicenda «da poveri a proletari», con razionalizzaz:ione industriale e conflitti del lavoro, e transmone al capitalismo italiano ... Tornando indietro nel libro, l'evidenza massima del nuovo metodo è in ciò che cade e scompare. Scompare per esempio un nostro stemma di storia politica e inteUettu.alc, il Rmascimcnto italiano: in quanto, nella ric:cbczza presentata del processo eoonomioo e globale, si espunge ogni altra immagine di esso che non sia queUa della «riscossa aristocratica,. (sia presso Jones che in altri saggi). Le--- dtfRin......,_,ootaliMO La memoria di scuola- per ricostruire i passaggi-ci dava anzitutto il Rinasàmeoto secoodo Burcl:- lwdt. Quale fos.sc, proviamo, nccoglieodo a 6aneo della perfetu storiografia inglese una tutt'altra impresa interpretativa dell'Est (non cosl mordente come l'antropologia della stessa autrice, ma con sue punte), proviamo a rintracciare quale fosse in breve, con alcune definizioni della Heller. cÈ a tutti noto che il Rinascimento è l'epoca delle grandi personalità, e precisamente deUe personalili poliedriche. La scienza, la politica, l'arte possono vantaBi a pari diritto elci loro graodi rappre- ~ scntanti rinascimentali. lnc:ontriaa mo i modelli della versatilità come •i l'unilateralità fanatica e appassio-. _ nata, la moderazione stoioo-epicu- ~ :3ra':';~dtnalia:e!:a ':: Ji: diritto che nessuno ba paura di de- § stare scalpore, di apparire diverso - dagli altri; gli uomw seguono osti- ~ natamcnte la propria via, le leggi ~ della propria personalità... E ancora: «Se, leggendo Ma- ] duavelli, rabbrividiamo per quan- ~ to 'naturali' appaiono - almeno in 1s politica - il veleno, l'~inio, l'impiccagione, il tradimento (... ) non dobbiamo dimenticare che qui non si trattava mai di eccezionj, ma sempre di abitudini•. Oggi avviene pure, ma in tutt'altro quadro. Ciò basta, certo, a suscitare memoria di come il Rinascimento grana marxista; ella teorizza il Rinascimento italiano come inizio della nostra epoca: •Machiavelli non ha alcun dubbio che la principale forza motrice cosciente di questo processo sia la lotta di classe. L'approvazione della lotta di classe è assai diffusa nel Rinascince: ani era. Qui, sotto Jones, non figurano neppure Bruno al rogo e Campanella trentasette anni nella fossa per cura dei papi. E Machiavelli risulta come canonico: •e si venne a riguardare retrospettivamente, primo fra tutti dal Machiavelli, l'intera storia comunale come determinata, come quella dell'antica Roma, dalle relazioni fra nobili e popolari», e ancora: «Aveva ragione Machiavelli: i 'gentiluomini' erano i nemici naturali di qualsiasi vera 'repubblica', di ogni 'civiltà', di ogni 'vivere politico'. e non appena si sentivano minacciati nei loro privilegi si volgevano al 'principato'» ... Si dice poco. Non cosi la Heller con la sua filimento da Petrarca a Bacone•. E le chiavi interpretative sono poste negli utopisti, Moro, Bruno, Campanella: «nei secoli successivi, appare chiaro che la forza che più contribuiva a mutilare l'uomo è la divisione tecnica del lavoro (la divisione del lavoro sociale). Nel Rinascimento, tuttavia, questa problematica è presente solamente negli utopisti, e anche qui solo in modo indiretto, e non tanto nelle loro valutazioni critiche quanto, piuttosto, nelle loro analisi (utopistiche) positive• (p. 529). Orbene, ciò che negli «Annaliit stiamo più direttamente esaminando parrebbe oltrepassare (col nuovo metodo) queste valutazioni. I capitoli sulla «:rifeudali:zzazio- smo stesso può risolvere a proprio ne della società• e sulla «rifeuda- favore generale i processi, perché lizzazione economica• tracciano abbisogna di una forza politica che limpidamente in modo loro i feno- non lo rappresenti solo ma lo reameni: «Il riaffermarsi della premi- lizzi: e questo è, come sappiamo nenza e del potere sociale dell'ari· anche noi, estremamente difficistocrazia nell'Italia rinascimentale le.. È tuttavia decisivo - per non ha bisogno di dimostrazioni; quanto sommerso - questo conti• nuo movimento delle masse. Ed è tale, a mio avviso, il vero senso «democratico• a oltranza di questa storiografia, che ha un suo uso del modello delle Anna/es e che insomma sostituisce ai testi gli archivi e i rogiti e gli indizi di carta .. Indichiamo ancora brevemente i fili: «sotto tutti i suoi travestimenti la civiltà comunale era un rinascimento, una reincarnazione della urbanità classica. E non soltanto urbanità. Da un rinascimento, civico e repubblicano, ne sorse col tempo un altro, latente e che da tempo si stava preparando: il Rinascimento italiano classico ( ... ). Osservandola secondo la cronologia, la geografia e le relazioni di classe, l'interpretazione 'borghese' del Rinascimento si disgrega( ... ). Esso fu la creazione non di una classe ma di una particolare società, quella della reincarnata civitas (... ) e nutrita interdipendente- "'!l!llil•,31■ mente da comunità di ogni specie dal punto di vista sociale, 'Rinascimento' è stato l'equivalente di aristocratizzazione: un riacutizzarsi e un irrigidirsi delle divisioni e delle differenze di classe fra gentiluomini e popolani ('mecanici', 'mercatanti', 'plebei'), e una 'serrata' altrettanto rigorosa in seno alla società quanto quella, nel governo, di nobiltà e patriziato• (p. 355). Da queste osservazioni può forse emergere già quella che è la caratteristica essenziale del libro degli «Annaliit italiani: un continuo movimento delle masse, indagato in tutti gli aspetti, quello stesso che nella modernità si rende cosciente ma ancora è «tradito» dai vertici .. Né, certo, col suo basie di ogni ordine sociale, compresi i mercatores, ma civica, non mercantile e soprattutto non 'borghese'• (p. 289). La signoria si sviluppa effettivamente (effcttualmenle, per usare un aggettivo machiavellico) dalle consorterie e quindi dalle fazioni; ed è in questo processo che via via si compie l'aristocratizzazione orifeudalir.zazione, a tutti i livelli, e persino con «disinvestimenti• commerciali. Il Rinascimento è il modello riuscito e reale delle restaurazioni. Che dire? Nulla in ambito disciplinare, purché si ricordi bene che -per chi non ha subito un'influenza italianista eccessiva da Croce - in sede di materialismo storico o dialettico non è nella •storia» accertabile come fluida nelle fonti che si dà un processo determinante. Ora, per noi non storici specialisti c'è invece in tutto ciò inesauribile l'impressione che manchi qualche cosa, senza volersi lamentare affatto della scomparsa degli eventi e delle grandi persone .. Ciò che manca qui lo troviamo invece con una precisione di cerniera non discutibile nella Heller: «la causa motrice dello sviluppo economico e della cultura di Firenze fu la prima ondata dell'accumulazione originaria del capitale ( ... ). La primitiva accumulazione capitalistica, trovandosi sbarrate le vie di sviluppo, fallì. Per questo - per i limiti della polis - non poté prendere l'avvio neanche la nuova produzione capitalistica, e fu questo fenomeno che mise in moto - al posto della riproduzione capitalistica-il processo della rifeudalizzazione» (p. 74). È questo ancora il punto, per noi. E, in breve, la patria dell'accumulazione diviene l'Inghilterra; qui, come in Francia, l'evoluzione rinascimentale è connessa alla formazione di uno Stato nazionale unitario. E su ciò verte l'analisi del Capitale. Il riferimento di tipo
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