N ato nel 1944, Miche! Maffesoli ha insegnato a Greno. blc e a Strasburgo, cd~ oggi prorcssorc di sociologia alla Sorbona di Paris V•. Segretario del Centre de recherche sur l'imaginaire, fondato da Gilbert Durand, ha sinora pubblicato cinque libri, alcuni dei quali tradotti in Italia. Il campo di indagine dei suoi lavori~ la sociologia della vita quotidiana: Maffcsoli la analizza con tecniche 'micrologiche' che richiamano, oltre ai lavori di Durand e di Lcfcbvrc, l'insegnamento 'classico' di Gcorg Simmcl. li suo ultimo libro, uscito nel marzo dell'anno scorso presso le edizioni Méridiens, si intitola L 'ombre de Dionysos, e ha per sottotitolo «Contributo a una sociologia dell'orgia». La traduzione italiana ~ annunciata presso Liguori. Presso la Janua di Roma sta per uscire la traduzione di un'altra precedente opera di Maffesoli: La conquite du présent. D. Quello che a prima vista sorprende nel suo libro, è che lei rico-- nosce nell'orgia un elemento di coesione sociale, mentre si sarebbe piuttos10 tenlati di considerarla un elemento di disordine. Miche) Maffesoli. Prima di tut· IO, ricordo clte il termine 'orgia' è provocatorio, p<1radossale;ma che essa t1on si contrapponga alla coesione sociale, è un dato piuttosto e"idente. Basta pensare al mito della fo11dazio11edi Tebe da parte di Cadmo: la città, reua in modo to• talmente razionale, si Jta insterilen• do, e solo /'azione di Dioniso riesce a scuoterla dal torpore in cui è caduta. Un fenomeno che si ritrova leggendo Durkheim, che (in Les formes élémen1aires de la vie religieuseJ sostiene che l'effervescenza è fondamentale per la pe~1uazione del/'autoconsapevo/ezza di una soderà: è nece.uaria una tensione del corpo sociale perché quesl'ultimo si accorga di esistere. Si traila di una sorta di anamnesi presente in tutte le aggregazioni sociali, da quelle molto semplici sino a sistemi complessi, come le nazioni. In particolare, in un periodo come l'attuale, in cui si assiste a un dulino dell'individualismo, del principium individuationis, e delle grandi categorie politico-«onomiche su cui si era fondato il sociale 11el/'O110-Novecemo, /'ebbrezza assolve una funzione decisiva nel mantenimento di 1111 senso comunitario. Di fauo, per ripre11dere la terminologia classica di T6nnies, si assiste oggi a 11110scivolame1110 dalla Gesellschaft (la societd) alla Gemeinschaft (la comunitd, /'apparte11enza); e la Gemeinschaft si fonda principalmente su criteri 'a/• fettivi', poco caralterizzati da conJiderazioni di tipo polìtico-econo• mico. Questa Gemeinschafl - che per me è 1111istinto 'Jocietario', pili pro/omio e clurawro del 'sociale' come fenomeno essenzialmente ot• to-novecentesco - è q11alcosacome ,ma tribù, che riemerge in opposizio,ie alle grandi stnmure statali e giacobine della società moderna. Ed è di queste tribù che io faccio la sociologia. Durand. Lerebvn, Simmel D. Per questa analisi, quali sono gli autori a cui fa riferimento? Mi sembra manifesto, ad esempio. l'influsso di Simmel.. Ilsociologodell'orgia intervista a Michel Maffesoli a cura di Maurizio Ferraris Maffesoli. Mi sen10 molto vicino a Simmel, che in Francia è quasi sconosciuto: non ne è uscita che una antologia, nel '/2, Mflanges pour une philosophie relativiste, pubblicala da Alcan ... lo ho conosciuto il suo pensiero perchl ho studiato e poi insegnato a Strasbur• go, dove Simmel era professore. Simmel è staio influenzato sia da Nietzsche che da Weber ma, ri.spet· to a quest'ultimo, 1rovo che è meno razionali.sta, più 'divagatorio' e saggistico - il cm rende le SI.K ana• li.!ipiù adeguate alla comprensione di una societd come quella attuale, che presenta una frammemazione maggiore, e va quindi esaminata con strumenti più 'soffici', senza avvalersi di categorie rigide o impositi11e. Poi, mi sono molto servito dei lavori di Henri Lefebvre, ili parti• colare dei primi, come la Critique dc la vie quotidienne. Lefebvre ha introdotto in Francia la scuola di Francoforte quando quasi non la si conosceva, ed è stato un marxista 'aperto· quando dominava il dog• matismo. Ma ai miei occhi la sua resta ancora una prospelliva crili• ca, mentre io personalmente, sulla scia di Nietzsche e di Simmel, mi oriemo verso una analisi 'affermativa'. Credo, infaui, che si debba abbundo,iare la paranoia tipica• mente intellettuale elle consiste nel criticare e sospettare costanteme,ite /'esistente in nome di un dover-es• sere; e le mie analisi cercano preci• samente di indicare il posirivo nella società, senza èondannar/a in no• me di im al di là ideale e ig11oto. Tra Simmel e Lefebvre, nel 110vero degli autori che mi hmmo in• flue11zato, metterei Gilbert Dura11,I.Anche l11in Francia è piutto• sto marginale: nel periodo in cui lavorava, infatti, il metodo egemone - in sociologia come altrove - era quello strutturai-marxista, mentre i Juoi studi sulle s1rutt11re dell'immaginario si ispiravano prima di tutto a Bachelard, e veniva· no considerati come semplici analisi sovrastruuurali. Credo che il metodo di Durand sia molto feco,ido: moJtra l'efficacia della immagine nella vita sociale, sicchl Ji spiegano fenomeni che solitamente presentono una sola chiave di lettura, di tipo politico-economico (penso ad esempio alla emergenza attuale del mito, delle feste pubbliche e mito• logiche alla Lang-Mitterrand, in una ideologia che si autorappresen• ta come 1ipicamente illuministicorazionali.sta, come quella dei socialisti ... ). Per parte mia, cerco di conrrap• po"e a una anali.!i di tipo storico, diale11ico,o anche genealogico alla Foucault, l'individuazione di grandi costanti che costituiscono /'al di qua, la trama implicita e persis1ente che si nasconde sotto il sociale. Cerco que/Jo che Simmel chiama 'forma', e lo faccio in 1ermini di parossismo: l'orgia, come forma parossistica, con.sente di riconoscere piccoli fenomeni anodini che altrimemi non sarebbero analizzabili e classificabili. In un libro precedente, La conquéte du préscnt, avevo invece de.serino ca1egoriecome quelle della duplicitd e dello teatralizzazione della vita sociale, che sono sicurameme parosJistiche, nel senso che non si trovano mai allo stato puro, ma possono illuminare ug11almente ,ma serie di comportamenti e di linee di re11denza11elso• eia/e. D. Queste forme, di tipo metastorico, che sopravvivono alle tra• sformazioni 'giacobine' del sociale, vengono 1alvolta definite nel suo libro come 'archetipi'. li riferimento junghiano è sostanziale. o si tratta di un semplice prestito terminologico? Maffesoli. No11sono j1mghiano. qi,indi utilizzo il termine 'archeti• po" informa neutra, non carallerizzata. Più precisamente, le mie analisi sono direue olla individuazio11e del passaggio dall'archetipo come forma prima, originaria. allo stereolipo come forma o comportamento banale e capillare. In questo le mie anali.!i differiscono da quelle di Durand, che si occupa,io delle grandi opere della c11/111ra;io mi intereno alle piccole opere ai limiti della culfllra, i,idividuo invaria,iti sociali. L'edonismo di massa D. E, nell'orgia divenuta edonismo di massa, come si presenta il rapporto archetipo-stereotipo? Maffesoli. Pensiamo alla conce• zione del 'orgia in Sade, un autore che è stato uno dei grandi temi della scuola di Francoforte. Per Sode, l'orgia è un fenomeno tipico dell'establishment, vi prendono pane alti prelati, nobili, militari. Ed essa è ancoro un fenomeno di élite n.e/Ja socjetd in1e/Je11ualede/J'inizio di questo secolo (si pensi o.i Su"ealis1i). Dall'archetipo si passa allo stereotipo, ed è r edonismo di massa contemporaneo. Il carallere tipicamente alienato di questo fenomeno non è per6 un motivo sufficiente di condanna o di ca1asrrofumo. Come ho detto, cerco di non formulare una teoria critica, ma di effettuare de/Je anali.sidi tipo affermativo. E, da quu10 punto di vista, I' edonismo di masso si presema come uno filosofia del 'nonostante tutto': nonos1an1e tutto, la vita continua. C è uno s1upendo truismo di Durlcheim a questo proposito: • LA vita è buona perchl nonostante lutto gli uomini continuano a preferirla alla morte». Si tratta di una banalitd, ma è illuminante per la compren• sione dei legami 'societari': le impoJizioni della morale lavorativa e sessuale, le imposizioni politiche e naturali, sono fortissime, eppure 'si sopravvfre'. Vi sono certo piccoli gruppi suicidi mo, anche su una prospettiva storica molto vasta, i casi di suicidio di intere comunità sono molto rari (i Maya, la civiltà minoica: no,r più di due o tre esempi). A partire da una constatazione di questo genere, che è molto relati• vistica, cerco di uaminare le forme in cui ·nonostante tutto' si sopravvive. E l'edonismo contemporaneo è sicuramente una delle più importanti. Esso fa preferire la vita a/Ja morte, anche se in termini hegeliani l'alienazione edonistica, in quando alienazione, i una Jpecie di morte, è il negativo. Direi per6 che si tratta di una morte omeopatica .. D. È l'idea romantica della 'pie- ..x>lamorte' (ebbrcru, sogno) contrapposta alla 'grande-morte', biologica. E questa vita piuttosto nichilistica come si rapporta alle grandi stnnture istituzionali, in particolare al sistema delle decisioni e della politica? Maffcsoli. SicuramLnte, l'aneggiamenlQ delle masse l molto cambiato rispetto ai periodi in cui si i manifeslDto (con il m.ovUMnt.o operaio, ad esempio) un cornportJJ· mento di lipo a.nivo. L'edonismo attuale i diverso, ricorda piUltoslo la condotta del buon soldmo Sc'vèilc: si occenano le nonne, e poi si cerca.rwmille v~ di fuga, si gioco d'astuzia con i.!tiruzioni che non vengono per altro contestale. Il caso de/Japolitica è uemplare. LA si rime11esempre più a un pie• colo gruppo di profasioni.sri, e il discorso politico diviene qualcosa come il bel cani.O,di cui si apprezzano lo fonna e le qualità u1etiche di intranenimen10, e non la sostanza, proprio come nel teatro di varietà. L'opposizione tra politica e socialità è anche una divaricazione tra futuro e presente. LA politica è proge110, quindi futuro, mentre la socialità si consuma nello hic et nunc. Il progetto, e il dramma che uso comporta, viene demandalo agli specialisti. La socialitd segue piu11os10una via di.sincontalD e non progettuale, quindi in definitiva tragica - nel senso cM, come nella tragedia, ci si rimette al du1ino, non si suppone che un prog~tto individuale o collettivo possa condu"e a trasformazioni rilevanti. L, piaok lribù D. La conclusione dei grandi racconti porta quindi a una proliferazione di pio::oli raa:onti o di microstorie ... Maffcsoli. In effetti, sor,ono piccoli gruppi CM si autolegittimano raccontandosi piccole storie. Sono proprio quute piccole tribù che mi intere.uano: 'giri' religiosi, ecologici, sessuali, di buongustai o di beviwri, che sono caranerizzati dal rifiuto di un differimen10 progettuale del piacere; Ml 'giro' si è sempre in actu, e una volta che I' arto si è compiuto, il 'giro' perde in via di principio ragion d'essere. Edonismo di massa, vita improduniva, accentuazione del presente e formazione di 'tribù' costitui.!cono quindi gli aspelti eterogenei di un unico fenomeno. È in questa prospettiva che vedo nell'orgia sia un archetipo-stereotipo in grado di spiegare un ampio spellro di comportamenti, sia un mezzo di coesione 'societaria'. Si tende verso un modello orientale (fNn.J0 in particolare al Giappone), nel quale dominano il rituale e il gruppo, men• tre l'individualilò si attenua. L'orgia come dépcnsc sarebbe quindi un comportamento rituale, senza finalità ma corico di senso, e che in ~ definitiva non si con1rappone a una e performorivi1d lavorativa. Vi è una ·~ sorta di int~grazione della dfpcn- :::.. se, che non ha più nulla di 'tra- ~ sgressivo'. Forse, sono quuto pun- J, 10 di vista, Ji pu6 riconoscere bene - la inauuolità di un pensiero COmL ~ quello di Barai/le: l'orgia non j af- % fatto uno trasgressione, non esiste ~ più trasgrusione, ma solo una serie di stereotipi 'banali' - la cui banali- ~ td è però necessaria al mantenimen- _ to del legame societario. ~
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