Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

Alfred Métraux Itinerari trad. it. di Daniela Garavini Torino, Boringhieri, 1981 pp. 261, lire 22.000 M ettendo fine alla sua vita, nel paesaggio familiare della campagna francese, Alfred Métraux compiva trent'anni fa il percorso con il quale, nel concludere l'ultima sezione delle Fleurs du mal, «La morti•, Baudelaire il sedentario esorcizzava un'identica «horreur du domicile»: •O Mort, vieuxcapitaine, il est temps! levons l'ancre! / Ce pays nous ennuie, O Mortt Appareillons! / (... ) Nous voulons, tant ce feu nous brùle le cerveau, / plonger au fond du gou(fre, Enfer ou Ciel, qu'importe? / au fond de nnconnu pour trouver du nouveau» (Lt Voyage). li suicidio concretizzava, nel più disperato dei gesti, la voglia di fuggire (..:Sonoancora ossessionato dalla vogliadi fuggire», 20 aprile 1939), che non sembra avere mai abbandonato il più accanito viaggiatore dei grandi etnologi del Novecento. Nato in Svizzera (nel 1902) e cresciuto in Argentina, compiuti gli studi universitari in Francia (fu allievo di Mauss e di Rivet) Mé1raux, con una prolungata pratica di lavoro sul campo, riuscì a essere - nello stesso tempo e con uguale notorietà - oceanista (La meravigliosa isola di Pasqua, 1941,Milano, Sugarco, 1973), americanista (Gli lncas, 1961,Torino, Einaudi, 1971; Religioni e riti magici indiani nell'America meridionale, 1966, Milano, Il Saggiatore, 1971)e specialista dei fenomeni religiosi sincretici afro-americani (li vodu hai1ia110, 1959, Torino, Einaudi, 1971). Di queste varie esperienze, registrate in una rigorosa produzione scientifica che ha fatto la sua fama - una fama discreta nella sua reticenza a varcare lo studio applicato (Métraux non fu né divulgatore né teorico, in un momento in cui tali erano le modalità espansive dell'etnologia), - gli Itinerari, apparsi postumi quindici anni fa, rivelano nei travagli della quotidianità le lacune e i vuoti esistenziali che li legano a un'irrimediabile difficoltà di vivere, a un'instancabile ricerca di se stesso. Raramente, come nel caso di Métraux, quello che Leiris chiamò .,_)'occhiodell'etnografo» (Documents, VII, 1930) indagò nelle sue osservazioni il rapporto dialettico - e cosl spesso fonte di frustrazioni e sofferenze - tra chi guarda e chi è guardato, traendo dal confronto con l'altro non solo un oggetto di studio ma anche una materia identificatoria. Diari di viaggio e quaderni di appunti - abusivamente limitati nell'edizione italiana (che privilegia in questo modo i tempi forti del soggiorno prolungato sul campo) agli spazi esotici: Sudamerica, Haiti, Dahomey, - gli llinerari iniziano, nell'edizione originale, con Métraux che torna dall'Isola di Pasqua, diretto verso il continente americano. Métraux abbandonerà I'America soltanto nel 1952quando, alto funzionario dell'Unesco, verrà per qualche anno a Parigi come responsabile del Bureau des relations sociales (suo il merito di aveMétraux re creato la coraggiosa collana Races el civilisations avvalendosi, nel momento di maggior impegno dell'etnologia francese - L'etnographe devant le colonialisme di Leiris fu pubblicato sui Temps modernes nel 1950,- della collaborazione di prestigiosi colleghi e amici). Lacunosa anch'essa-lunghe zone di silenzio bucano questo colloquio con se stesso, - l'edizione originale ha però il merito di accostare il lavoro appassionante dell'etnografo alla routine senza spessore ma altrettanto rivelatrice del• l'attività amministrativa: appena ventun mesi di campo per un arco di tempo di quindici anni ( 19391953). Condizione aggravata, nel caso di Métraux, dalla sua qualità di funzionario dell'Onu e dell'U· nesco, ma che tutti i ricercatori lamentano. Significativa, a questo proposito, la nota del\'8 ottobre 1953: ...Qéjeuner chez Ics LéviStrauss. Celui-ci: 'Je voudrais 10.CXXI dollars par an pour pouvoir méditer. Nous ne faisons plus de la science, nous l'administrons'». Di questa parte, sottratta al lettore italiano, segnaliamo infine l'intensa vita di relazione, a New York quanto a Parigi, di un uomo che, alla fine di una giornata nella quale ha incontrato personaggi importanti, si ritrova solo con se stesso, in preda a un' ...impressione di deriva» che non lo abbandonerà mai. D i ritorno dall'Isola di Pasqua (dove era andato a sentire «il debole mormorio venuto dai tempi antichi»), Métraux dovrà aspettare quasi cinque anni per ripartire sul suo terreno privilegiato, l'America latina della sua infanzia e della sua adolescenza - e più precisamente nel Chaco e in Bolivia, là dove quindici anni prima si era esercitato da solo all'inchiesta etnografica, e non lontano dagli altipiani andini, dove tornerà dopo il 1953,quando si indirizzerà verso l'antropologia applicata. L'America latina costituiva un luogo privilegiato in quanto, terra di memorie e di avvenire, era più di ogni altro lo spazio dove etnografia e introspezione coincidevano. Lontana e familiare allo stesso tempo, come l'infanzia verso la quale si spinge chiunque volge lo sguardo sulle zone che custodiscono qualcosa che potrebbe essere un'infanzia dell'umanità. E di fatto, dei tre nuclei narrativi che compongono questi Itinerari, il primo (il viaggio nel Chaco e in Bolivia) è il solo a essere esplicitamente chiamato ..d. iario» dal narratore, che cerca nell'esercizio quotidiano della scrittura un'occasione di interrogazione e di analisi. Un altrove del testo è destinato a raccogliere gli appunti strettamente professionali. Sono, per esempio, le note del 15 aprile 1939 (...Poco da raccontare, a parte le annotazioni trascritte altrove»), del 7 maggio («Nei miei appunti ho descritto i particolari di questa pesca»), del 12 agosto (...Le osservazioni che ho potuto fare le ho annotate negli appunti etnografici»). Se è vero che. tenendo un diario, Métraux non faceva altro che applicare uno dei principi dell'insegnamento di Mauss. è altrettanto vero che ben poco ha in comune Carherine Maubon questo diario con quanto intendeva il maestro, allorché ne faceva il primo elemento del proprio metodo dì osservazione: .._1.,a première méthode de travail consistera à ouvrir un journal de route, où l'on notera chaque soir le travail accompli dans la journée: fiches remplies, objets récoltés, entreront dans ce journal qui constituera un répertoire facile à consulter» (M. Mauss, Manuel d'ethnographie, Paris, Payot, 19672). Basta paragonarlo con un altro quaderno di viaggio, recentemenFRANCfilRU'A· ra con i loro corpi ancora più scuri e, dietro di loro, uno sfondo azzurro, violentemente azzurro?» (7 maggio 1939).La risposta negativa trova la sua conferma un mese dopo, quando Métraux esplicita la natura essenzialmente soggettiva della sua scrittura: «Non devo costringermi a descrivere la natura perché, in fondo, non la sento profondamente. 11mio stato mi rende 'self-centered' a un punto inimma• ginabile» (6 giugno 1939). La scelta non è sorretta da nes• suna giustificazione di carattere epistemologico - contrariamente a quanto aveva fatto Leiris a metà del suo viaggio e del suo diario (forse perché sapeva che l'Afrique fant6me sarebbe stata pubblicata al suo rientro): •C'est par la subjectivité (portée à son paroxysme) qu'on touche à l'objectivité ( ... ). Ecrivant subjectivement, j'augmente la valeur de mon témoignage en montrant qu'à chaque instant je sais à quoi m'en tenir sur ma valeur comme tt!:moin» (M. Leiris, L'Afrique fant6me 1934, 1981'). Infatti, se per gli Itinerari non contano né Tristi Tropici di LéviStrauss né il diario di Malinowski - pubblicati dopo la stesura di queste pagine, - L'Afrique fant6me traspare invece in filigrana dietro di essi, attraverso la natura complessa e contraddittoria della professione etnologica, spogliata dei suoi orpelli e delle sue certezze: •C'è in me un vuoto terribile; non mi piace l'etnografia; la mia ambizione è un puro pretesto per agire e dimenticarmi.( ... ) In effetti, non credo a nulla, salvo lo stordirmi» (9 giugno 1939). Tentativo fallito di evasione, mai come in questo primo viaggio la scelta etnografica rivela la natura profondamente malinconica di Métraux, che non rinunciò a perseguire l'oggetto inafferrabile del- ··~ la sua quite- al punto di spingersi fin nella morte quando smise di cercarlo per il mondo. Lo scacco della comunicazione (..M. i addolora lo scarso contatto con la vita indigena», 16 aprile 1939) esaspera la solitudine del viaggiatore costretto a un difficile e impietoso confronto con se stesso: ..T. roverò davvero la mia liberazione nello scrivere questo diario? Lo continuerò o subirò una nuova sconfitta? Soprattutto non essere troppo rigidi, es.sere elastici, concedersi delle vacanze, e non fare di questi appunti un altro strumento di torte pubblicato, quello tenuto da tura» (9 giugno 1939). Charles Le Coeur durante la sua La difficile crisi esistenziale, lemissione nel Tibesti, presentato gata a fattori affettivi ma anche anch'esso come una serie di ..i.m- professionali, la non accettazione pressioni di viaggio, di annotazioni della propria alterità, condizionarapide» (Ch. Le Coeur, Mission en no il rifiuto della realtà esterna. Tibesti. Carneu de route 1933- Viene così posto l'accento sulla 1934, Paris, Cnrs, 1969). Ma in miseria dell'etnologia: l'arrivo a questo, pur essendo rilevate le dif- Chipaya è la migliore illustrazioficoltà dell'inchiesta, le sue lentez- ne delle fatiche, degli smarrimenze, le sue frustrazioni, essa non ti, dell'illusione dell'avventura smette mai di essere l'unico ogget- (..N. on credo alle avventure», 1° to di una scrittura che non si lascia ottobre 1939), per giungere a un prevaricare dal suo soggetto. oggetto il più delle volte deludenInvece, il precario statuto della te, in questo caso repellente: ...A propria pratica di scrittura è spes- dire il vero, Chipaya ~ un incubo: so sottolineato da Métraux, come un vero emetico». quando, escluse da questa sede le Giunto al termine del suo itinemodalità tecniche della pesca dei rario. il viaggiatore ha un unico Mataca, egli si chiede se sia oppor- desiderio, ripartire (..H. o più che tuno descrivere o no un tramonto: mai voglia di partire», 7 ottobre «Annoterò il tramonto del sole: il 1939). Non gli resta nulla tra le gruppo di pescatori nell'acqua scu- mani, se non la materia di un ricordo, di un libro. Nello stesso pc• riodo, a Parigi, Sartre - che non si era mai spostato - era giunto nella Nauste alla stessa conclusione: non ci sono avventure se non nei libri. T otalmente diversi appaiono i viaggi a Haiti e nel Dahomey. Ora la scelta enunciativa è chiarissima, e si apparenta senza contraddizioni interne al quaderno di appunti consigliatoda Mauss. Trascrizione oggettiva della realtà esterna, molto presto limitata all'oggetto dell'osservazione, il vodu, la scrittura è innarizi tutto descrizione - una descrizione funzionale all'approccio e alla decifrazione del proprio oggetto. Labilissime le tracce dell'io, che registra laconicamente un malessere che non si è risolto con il tempo ma con il quale l'etnografo sembra onnai in grado di convivere più serenamente, per lo meno in questa sede ( e(m.i sento depresso e mi prende quel desiderio di 'essere altrove' che mi prende cosl spesso ai tropici», 13 luglio 1941). I tre soggiorni a Haiti permettono al leltore di seguire con estrema precisione l'interesse sempre più specifico di Métraux, che andrà nel Dahomey per rintracciare gli eventuali rapporti tra il culto popolare del vodu e quello aristocratico del vodun, quale si poteva ancora osservare nelle sue contemporanee degenerazioni. La CU· riosìtà iniziale per una pratica religiosa perseguitata come superstizione si trasforma, da un soggiorno all'altro, in una passione scientifica per quel ..t.eatro vissuto» che sono agli oa:hi dell'osservatore (accompagnato dall'amico Leiris nei momenti di maggiore interesse) le crisi di possessione durante le quali gli dèi sono incarnati dai preti e dai fedeli. In questa progressiva penetrarione, Métraux non si lascia mai andare a facili rifiuti né a azzardate interpretazioni. La voglia di capire si affida alla sola percezione dell'oa:hio, e produce pagine di intense e precise descrizioni delle danze e delle possessioni che scandiscono i riti (ad esempio, 5 novembre 1944, 1°, 9, 15 ottobre 1948).Ma pur non abbandonando mai la sua posizione di osservatore, la sua condirione privilegiatadi addelto dello hr.unfo (tempio) della mambo Lorgina Delorge - a cui sarà dedicato // vodu haitiano - permette a Mt!:trauxil contatto intimo che abolisce la distanza e consente che, pur nella loro diversità, possa stabilirsi una comunicazione (di carattere empatico) tra il soggetto e l'oggetto della sua osservazione. E su questa rara capacità di non dimenticare mai la realtà umana che sottende ogni fenomeno etnografico porrà l'accento Leiris, '0 quan~ renderà l'ultimo omaggio ~ all'amico e collega scomparso: ..e. n ·cio relisant Alfred Métraux, je l constate que ce quffait, outre leur i haute valeur documentaire, le prix ~ de ses écrits, c'est la relation affec- ] rive qu'on perçoit toujours entre S lui-méme et ce qu'il t!:tudie»(M. O Leiris, Regards vers Alfred Mi- ~ traux, in Brisies, Paris, Mercure de France, 1966). j t

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