Le brigli1Jnvisibili Reni Girard l)dk..,...-, sin dalla food.azloMdel mondo trad. it. di Rolando Oamiani Milano, Adelphi, 1983 pp. 548, lire 25.000 La violenzae U sac:ro trad. it. di O. Fatica Eczerk.i Milano, Adclphi, 1980 !'!'· 426, lire 20.000 Roberto Calasso La rovina dJ Kucb Milano, Adelphi, 1983 pp. 496, lire 20.000 D tlh cose nascostesin dalla fondJJzWM <kl mondi:, di Rc!X Girard e La rovina di Kasch di Roberto Ca.lasso,apparsi a breve distanza l'uno dall'altro da Adclphi, costituiscono un sostanzioso dossier aitic:o (assieme, i due volumi totalizzaoo più di mille pagine!) nei confronti dclJ'intcrprelaZionc razionalista del sacro. O lettore italiano conosce già le tesi di Girard attraverso La violtn• za t il sacro, apparso ncll'80 sempre presso Adclphi: l'emergenza dell'umano dal mondo animale si identifica col dispositivo sacrificale, fondato sul meccanismo del capro espiatorio, e con le sue trasformazioni storiche. La soglia dell'ominazione t riconoscibilea partire dalla biforcazione fra diverse modalità di oontrollo del comportamento di imitazione acquisitiva fra membri di una stes.saspecie e delle conseguenze che ne derivano (l'aggressività generata dalla lotta per il possesso del cibo e delle femmine). Negli animali il controllo t istintuale: determinate sequenz.e di componamenti, che servono a misurare le forze e a stabilire le gerarchie interne al branco, entrano a far parte del patrimonio genetico della specie. Questa via t preclusa all'uomo: animale armato, l'istinto non basta a proteggerlo dagli effetti della sua aggressività; le gerarchie del branco devono quindi lasciare il posto alle differenz.eculturali, e queste ultime richiedono a loro volta la potenza di meccanismi sempre più complessi per riprodursi e durare. Dmea:anismo sacrificale si articola fra divieto e rituale. Udivieto si applica agli oggetti che possono scatenare i comportamenti mimetici di appropriazione; il rituale riproduce, esorcizzandola, la crisi del conflitto mimetico. li sacrificio mima il crollo delle diffcrenz.eculturali, la contesa violenta di tutti contro tutti per impadronirsi degli oggetti vietati - ma, soprattutto, mima la soluzione della crisi: il convergere improvviso della vi~ lenza indifferenziata sul capro espiatorio, il linciaggio primordiale che scioglie le tensioni interne al gruppo, gettando tutta la colpa della violenza sulla vittima sacrificale e restaurando l'ordine delle differenze culturali. impegna l'autore in un puntiglioso lavoro di precisazione e di contestazione delle critiche che sono state rivolte alla sua opera. Girard non si limita tuttavia a difendere il la luce del mcc:canismovittimario. scheramento del sacro da parte D confronto dialettico diviene più della scienza ma, all'opposto, dal serrato a mano a mano che si spo- fatto che i segreti del sacro sono sta sui temi del moderno, ed t pro- ormai da tempo sciorinati alla luce prio su questo terreno che Girard del sole, dal fatto che da duemila dice le cose più nuove e interes- anni una voce si t levata a dire che santi, nel tentativo di rispondere il sacrificio t un assassinio, privanagli interrogativi di un sistema che do il capro espiatorio, a un tempo, ha voltato le spalle sia al divieto della colpa e della virtù risanatriche al rituale. ce. Questa voce non t quella della Il moderno è caratterizzato dal- scienza ma quella dì Cristo. la metafisica di un desiderio che Occorre respingere la lettura sanon si fissa su nessun oggetto, e criticale del messaggiocristiano: la che ignora perciò il divieto, e dalla morte di Cristo non t il sacrificio distruzione delle barriere simboli- che redime le colpe del genere che che scoraggiavano la rivalità: umano, essa anzi coincide col tralo status individuale non è più rigi- monto definitivo del dispositivo damente predeterminato dai di- sacrificale. La violenza rituale, spositivi culturali, ma torna a esse,. colpita nelle sue opere vive, non t re la posta in palio di una serie mai più riuscita a ripristinare il suo inintenotta di sfide, come nelle potere di riconciliazione. L'umanisocietà animali. Ciò non significa tà può sopravvivere a questa catain alcun modo la fine del sacro, al strofe culturale solo se capirà di contrario: il moderno vive in uno dover definitivamente rinunciare Harlequin verrier. Agnan. le, in quanto nessuna critica del sacrificio che pretenda di essersi posta al di fuori di esso può scalfire la coazjone a uccidere. Per chiarire la divergenza di prospettive fra i due autori, tuttavia, t necessario muovere da quanto li accomuna: la denuncia dell'impotenza del lavoro critico delle scienze umane nei confronti del sacro. li discorso scientifico non può criticare il sacrificio in quanto t discorso umano, ed è appunto nel sacrificio che ogni discorso umano trova le sue condizioni di possibilità. L'inganno e la sostituzione sacrificali - si sacrifica qualcosa che sta per un'altra cosa - sono gli atti originari che mettono in moto la macchina del linguaggio e del calcolo, creando cosl le condizioni del loro oblio. Già la narrazione mitica opera il primo trasferimento della dinamica sacrificale dalla LaNnnphe. s-:=~~:~:~:z:r~~c;::t!~~~.1 Er~ 1 :: 1 1: 1fi :~ì'~',: \':~~~~;;::t~,ìt:.~: 1"-,I ~f:::: ~~~::;r:::~~~:r~:! 0;r;; le: rcndrayfon alcfncic11acitcmcnr, Jcvous pn' dem'aarrcndrc l.lamodcanc1foe, Lunquc lafo1,11eral,inl'yaura pcrfonnr, J· Elk mc(eruirapourme1foullicrsrefairc. Con1111coandcl'argétfansvouloir tnua.illcr.l ~1 tofibongrC,mal-grC:,nc(pc1:énei&1.nlcr. LIIstamparappreuma l'attoree capocomicoAgnan Sarat, rappruemantefrancesedellaconcorrenzaallaCommediaitaliana. OggettodelUlrappmentazi.one t un raccontopopolaresul ltma deljlau10magico stato di crisi sacrificale permanente, nel senso che più il sistema sacrificale perde colpi, più gli uomini sono tentati di moltiplicare le vittime per ottenere gli stessi effetti pacificatori che il vecchio rituale garantiva. G irard muove da questa constatazione per gettare le basi di un razionalismo religioso che si misura col razionalismo scientifico sul suo stesso terreno. Le scienze umane tentano di rendere trasparenti i dispositivi di riproduzione sociale ma - misconoscendo il ruolo genetico del meccanismo vittimario nei confronti dell'intera struttura socio-culturale - non ottengono altro risultato che la produzione di nuovi miti. Denunciando gli assassini commessi in nome delle ideologie, e predicando la necessità dello smascheramento della natura «religiosa» di queste ultime, queste scienze non fanno che spianare la strada per nuovi olocausti. Se il meccanismovittimario, pur degradandosi e destabilizzandosi, si estende e si incrudelisce. ciò non dipende da un insufficiente smaalla violenza, solo se sarà capace di scoprire l'altra faccia dell'abolizione delle differenze: l'amore. È proprio nel moderno che questo evento straordinario - che ha spezzato la ciclicità del tempo mitico e rituale e instaurato il tempo storico - trova la sua paradossale realiz.zazione:avendo scelto di restare fedeli alla violenza, e non potendone nel contempo trarre più alcun conforto, gli uomini si sono incamminati sulla via della violenza smisurata, sulla via del Regno della Bomba: «In un mondo sempre più desacralizzato, solo la minaccia permanente di una distru• zione totale e immediata impedisce agli uomini di distruggersi tra loro. È sempre la violenza, insomma, che impedisce alla violenza di scatenarsi» (Delle cose nascoste, p. 319). Il paradosso consiste nel fatto che il Regno del Terrore apre le porte alla speranza, imponendoci un aut aut radicale: rinunciare alla violenza o perire. I A ssai diverso il punto di vista di Calasso: la rinuncia alla violenza non può nascere da una uscita dalla dinamica sacrificaprassi rituale al linguaggio. dall'atto materiale al puro atto di coscienza; la narrazione scientifica porta a compimento questo lavoro cancellando completamente il ricordo della «via degli atti». La riduzione delle differenze simboliche a segni, a puri valori posizionali del discorso, neutralizza il senso dell'atto: gli atti e i soggetti che li compiono si scambiano nella più assoluta indifferenza e equivalenza funzionale. Immersione totale del moderno nel sacro: «dissolto il sacrificio, tutto il mondo torna a essere, senza saperlo, un'immensa officina sacrificale. L'unico enunciato che, nell'incertezza su tutto, nessuno oserebbe mettere in dubbio (... ) è che il mondo vive in quanto produce. È la stessa ovvietà che il ~gveda riconosceva affermando che il mondo vive in quanto sacrifica» (UJ rovina di Kasch, p. 182). Ma anche il razionalismo religioso di Girard - secondo Calasso - porta il suo contributo all'officina sacrificale, in quanto si abbandona a sua volta al gioco illusorio della demitizzazione: una volta che tutto è stato ricondotto all'uni• ca verità del capro espiatorio, si è trovato un nuovo fondamento alla pretesa del pensiero occidentale di concepire il sociale come autonomia assoluta, di costituire culturalmente la differenza assoluta dell'umano. In questo modo si getta una luce abbagliante sull'assassinio, ma si respinge nell'oscurità quella dimensione sacrificale che precede il linciaggio primordiale: la lame, la morte generata dalla necessità di uccidere per vivere, il motivo per cui nessuna morte è naturale, ogni morte t sacrificio. P er comprendere che cosa significhi uccidere, occorre restituire a questa parola il senso che le attribuisce la religiosità orientale (Calasso allude nel suo libro soprattutto a quella vedica): anche respirare o mangiare un vegetale significa commettere omicidio sacrificale, in quanto si aprono delle lacerazioni nella rete di interdipendenze cosmiche che collega tutto a tutto. Non avendo riconosciuto l'impossibilità di uscire dal sacrificio, il pensiero occidentale si t collocato alla fine del percorso che conduce ' al misconoscimento del mondo e alla degradazione del sapere umano sulle interconnessioni cosmiche: dai veggenti vedici che rimarginavano ritualmente le ferite del Tutto nel momento stesso in cui si aprivano, alla rinuncia buddista che decostruisce la rete delle interdipendenze per sfuggirle, al deprezzamento del mondo operato dalla gnosi che consegna la materia al disprezzo e all'aggressività tecnica del moderno individuo occidentale. Ma una volta che si sia riconosciuto che l'alternativa non è «dentro o fuori dal sacrificio• ma «sacrificare consapevolmente o senza saperlo», sorge un altro interrogativo: t possibile rinunciare a uccidere pur restando consapevolmente den1ro la dinamica sacrificale? Calasso risponde con un esempio, I additando quella che gli pare l'esperienza più radicale di critica della violenza sacrificale condotta attraverso una trasformazione interna del comportamento rituale: alcuni popoli altaici, pastori e allevatori, usano consacrare al tuono un cavallo vivo, che viene lasciato libero nella steppa e, da quel momento, non più usato al servizio dell'uomo. Questa opposizione al sacrificio nasce dunque all'interno stesso del sacrificio; ne ripercorre tutti i gesti meno lo scioglimento del nodo della vita, al quale «un solo altro scioglimento si può opporre con forza equivalente: quello delle briglie del cavallo prigioniero, che svincola la vita nella vita ( ... ). li cavallo scompare nella taiga, o continua a seguire il branco, ma come fosse invisibile, poiché nessuno può toccarlo e tanto meno usarlo. Nessuno potrà venderlo, nessuno potrà comprarlo ... È questo il punto di rovesciamento estremo del sacrificio: raggiunto in un tempo remoto, in una zona dell'Asia centrale punteggiata di reliquie sciamaniche ( ... ). Il passo successivonon è mai stato compiuto. Nessun uomo ha mai sentito la mano di altri uomini scioglierglile invisibilibriglie che gli circondano il collo. Nessuno t stato mai totalmente sottratto all'uso dj altri uomini» (I.A rovina di Kasch, pp. 279-80).
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