Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

Strauss; come è noto, in questi autori si svolgono l'interesse per il carattere inconscioe simbolico dei comportamenti culturali e il riferimento alla cultura nei termini di un linguaggio. L'ecologia culturale, che si è diversificata, ha avuto scarsa circolazione in Italia; il merito di averla segnalata e di avervi fatto riferimento critico va dato a Maria Arioti e al suo fondamentale libro sulle società di caccia e raccolta. Am•nte ed evolutioot Ora, l'interesse straordinario della ricerca di Steward sta anzitutto nel sorprendente recupero in attualità della dimensione materiale dell'ambiente e dell'evo/11zio- "e dentro la ricerca antropologica, per la definizione scientifica della cultura e la comprensione dei suoi sivluppi o mutamenti o processi trasformativi. Ascoltiamo innanzi tutto Steward stesso. Tra le varie definizioni dell'ecologia culturale, la seguente è esemplare per chiarezza: -L'ecologia culturale concentra la sua attenzione su quei tratti che l'analisi empirica mostra essere più intimamente connessi con l'u· tiHzzazione dell'ambiente in maniera culturalmente prescrittiva'" (p. 52). E ancora: «L"ecologiaculturale ci mette quindi di fronte a un problema e a un metodo al tempo stesso. Il problema è quello di accertare se gli adattamenti delle società umane ai loro ambienti richiedono modalità di comportamento particolari o se essi permettono una certa libertà per una gamma di possibili modelli comportamentali,. (p. 51). È in questa libertà che l'evoluzionismomultilineare di Steward pone la sua differenza rispetto a ogni determinismo e universalismo di tipo sia naturalistico che economicistico: e pone la sua insistenza sul metodo empirico (p. 29) e non deduttivo col quale gli adattamenti e mutamenti ambientali devono essere esaminati e ricostruiti. Che non si tratti di determini-. smo ambientale è visibile, chiaramente, nel tipo di analisi condotta da Steward, che si propone di ricostruire razionalmente gli aspetti sociali a cui le tecnologie danno luogo in relazione ai diversi ambienti. Per Steward, infatti, l'ambiente non è solo «restrittivo• o «permissivo'"rispetto alle tecnologie; ma, egli osserva, «tratti locali specifici possono richiedere adat• tamenti sociali che hanno conseguenze di vasta portata• (p. 53). Per fare un esempio, quello stesso addotto dall'autore, che del tema è uno specialista, si possono esaminare le bande patrilineari. Esse sono simili «non perché siano simili i loro ambienti complessivi'"- che non lo sono affatto, trattandosi di Boscimani, Indiani californiani, Negritos, Fuegini, - «bcnsl perché la natura della caccia e quindi del loro problema di sussistenza è lo stesso in tutti i casi'". Le risorse di un detenninato ambiente sono strettamente corre• late al sostentamento e costituiscono una .-caratteristica ambientale rilevante•, causale della struttura sociale o, in altre parole, tale da essere in grado di influenzare le altre componenti della struttura sociale. Or~, le risorse non vanno intese come una stretta presenza ambientale ma si definiscono in rapporto con la tecnologia, con la capacità umana sociale di trasformare e creare l'ambiente - quindi con la costituzione di modelli di comportamento tecnologico. L'evidenziazione di questo •nucleo'"mette in primo piano i parametri tecnico..cconomici.Su di esso Steward costituisce i «tipi culturali• come modelli tecnologici di comportamento e sfruttamento di un determinato ambiente. Ste• ward, inoltre, colloca gli adattamenti ecologici della cultura «tra i processi creativi più importanti del mutamento culturale'" (p. 32): spiegano le somiglianze, le differenze e i cambiamenti culturali. L'ecologia culturale permette dunque di delineare una struttura evolutiva multilineare della cultura e dell'organizzazione sociale. I mutamenti si danno non come sostituzione di una struttura, ma per passaggi, per stadi non predeterminati, ma pur sempre con accumulo tecnico e conoscitivo, e evoluzione di precedenti modelli. Lo sviluppo non va inteso solo in termini di complessità, ma come «emergere di successivi livellidi integrazionesocioc11lturale'" (p. 12). La multilinearità ha la funzione epistemica di recuperare la leggibilità del mutamento, a cui corrisponde la categoria di evoluzione al di fuori di ogni finalismo e determinismo. Collega l'evoluzione alla pluralità polimorfa, e coniuga la determinazione con la creatività, mediante l'accertamento empirico e la ricostruzione storica. Le società non hanno percorsi obbligati, ma non per questo sono sistemi chiusi: in esse vi sono elementi forti. di m:tggiorresistenza. ed eleminciano a vedere la •mobilità», le complessità di composizione, la processualità e le contraddizioni. Ora Steward polemizza con l'impostazione relativistica che è storico-culturale e ha espunto l'ambiente, in quanto spiega la cultura con la cultura, come egli stesso dice: la concezione onodossa ritiene infatti che «sia più la storia che i processi di adattamento a spiegare la cultura• (p. 49). Si pongono allora - mi sembra - delle questioni metodologiche e concettuali rilevanti. Esaminiamole in breve. l. L'orientamento storico-relativistico, invece che scientifico, del• la cultura ha inciso ovviamente sulla terminologia e sulla tassonomia. Tutti i termini di classificazio• ne delle società discendono dalla nozione, per altro contraddittoria, di «area culturale'"e non rilevano i livelli socio-economici e organizzativi delle società classificate. Ora, Steward adotta il criterio della «emergenza di nuovi livellidi organizzazione per l'individuazione delle ere'" (p. 251). Costituisce una tassonomia dei periodi evolutivi (per esempio, era preagricola, agricoltura incipiente, ccc.). Lo stesw termine «banda patrilinealano su due scoperte fondamentali: a) l'individuazione, all'interno dei cacciatori-raccoglitori, di una particolare forma di organizzazione sociale, quella delle bande pri• mitive o nomadi, differenziate in patrilineari, matrilineari, composite, che io diverse pani del mondo affrontano con bassa tecnologia sostanzialmente simile i problemi della produzione; b) la scoperta dell'origine autoctona delle civiltà del nuovo mondo e dei loro svilu~ pi evolutivi, indipendentemente dal vec.chiomondo. Ed è il ruolo causale dell'ambiente che permette di capire, in queste civiltà, la sequenza evolutiva in serie parallela e la direzione simile. Si tratta di due innovazioni fondamentali in sede antropologica, che mutano i precedenti schemi interpretativi e trovano sviluppo nell'antropologia attuale e, inoltre, nella costruzione di •una più vasta teoria evoluzionistica dei livelli di integrazione socio<ulturale», come scrive l'Arioti (p. 8). Tali innovazioni, con la loro portata metodologica di estremo interesse, segnalano l'utilizzo da parte di Steward dei nuovi dati e tecniche archeologiche. Egli anzi collega in modo privilegiato l'antropologia ~~~~~l\~rcì!'r'.r■~,■~•l~l'ir'Ce"'• ..carauerim certi raj~~all'archeologia e contribuiS<C a f PANTAION, J -, I • 1111!1~-'::;~L= <:.IUN- ~U:TNonsi trattadi unasana, madi unasptcit diprutntaziont amologicadipersonaggditllaCommedia, ancorainvtrsiontfrancut, Si notianchtquiladivtrsastilitzaziorttdicostumit ambitnttrisptt10agliitalianit, i ptrsonaggdi i Nmkt il tavtmitu t Gringoltt.Arltt:ehinosiuibisct sui trampoli n unadimrutraziondt iocrobazUcJomica menti più deboli o secondari: su questa interrelazione si articola il mutamento con modi propri, ma che possono es.sere ricostruiti razionalmente. Questo in breve o per punti il risultato della riflessione teorica e della ricerca analitica di Steward, condotta sulle società di caccia e raccolta, ma condotta anche sulle società più complesse e sui muta• menti che le cosiddette società primitive subiscono a contatto con le società più complesse. Sulla società cont~mporanea Sono utili ora alcune riflessioni. Steward - l'abbiamo già ricordato - lavora in un periodo di trasformazione dell'antropologia classica, in cui l'antropologia allarga i suoi interessi dal campo etnografico a quello delle società storiche e della stessa società contemporanea. Ciò per effetto dei processi trasformativi, ma anche disgregativi, delle società primitive a contatto con quelle tecnologicamente evolute e nel processo colonialistico. Muta anche l'immagine delle stesse società primitive in cui si coeconomia di caccia, regole di discendenza, matrimonio e possesso della terra (p. 35). È una terminologia per tipi che dà importanza prioritaria ai tratti economici e sociologici. Caccia e raccolta gli appare come una categoria troppo estesa, mentre «banda patrilineare• è un linguaggio localizzato. E si danno altre forme di società che praticano la caccia e la raccolta: bande composite, con Lignaggio non localizzatoe formate da molte famiglienucleari, che rappresentano un livello più complesso di adattamento rispetto alle bande unilineari (patrilineari o matrilineari). Infine, Steward considera del tutto superata la terminologia europea di «paleolitico•, «neolitico'", «età del bronzo'", e preferisce per la classificazione delle ere quella americanista che adotta termini come •formativo», «floresccnte», .-:impero», «rivoluzione urbana'", cioè termini che fanno riferimento al livello produttivo e organizzativo delle forme sociali. 2. Ilmaterialismo culturale e l'e• voluzionismo di Steward si articoquel rinnovamento di .-:nuovaarcheologia» che si interroga sui modelli e sistemi di civiltà, ed esce dalla catalogazione dei dati per costruire strutture alimentari, tecnologiche, produttive. 3. Steward, mentre tende a formulare criteri interpretativi generali delJe società umane, reagisce con puntiglio critico ineccepibile all'estensione (presente in altre zone dell'antropologia) dei metodi etnografici alle società complesse, sia storiche che attuali; in quanto ritiene a ciò inadeguato, scientificamente, l'apparato concettuale elaborato per le società primitive. A suo avviso, anzi, l'insistenza e la prevalenza degli interessi per la formazione della personalità e per il comportamento è una conseguenza del relativismo e della sua pratica etnografica, con visione della cultura come organismo chiuso e compatto, «organico•, •unico•. Il metodo etnografico, secondo lui, è applicabile piuttosto se rivolto -ai segmenti socioculturali», e cioè"all'analisi di gruppi e di subculturc, non per le economie e le .cistituzioni nazionali». Vi è dunque una critica di Steward alla riduzione della complessità e all'orientamento verso la psicologia e l'immaginario degli strati sociali. Gli in&ercssa piuttosto individuare, nello stesso modo diffuso d'intervento sui problemi della società contemporanea, la tendenza all'omogeneizzazione e all'uniformità che è introdotta oggi dall'industria. Ciò sfugge a chi estende il modello etnologico ai fenomeni delle società industriali e preindustriali - mentre per Steward la società contemporanea risulta caratterizzata da un appiattimento complessivo, e richiede una pene• trazione analitica capace di non corrispondere a ciò ma di evidenziare le stratificazioni evolutive. Appunto di valutazktM Si può dunque dire, infine, che questo materialismo antropologi· co, che ha avuto il teorico nuovo in Steward e poi è stato svolto da altri più noti o operanti oggi (Harris, Scrvice, Arioti), colloca il fondamento o l'essenza nella materia• li1à magmatica, nel naturale-ambientale, e insieme nella creativi là umana del proprio mondo simbolico e territoriale. È un materialismo, mi sembra, pensato come conoscenza anche delle forme del sistema-mondo capitalistico. Vuol dare forma razionale. cioè pensabilità, ai processi reali articolandoli anche nella loro irrazionalità, cogliendo le regressioni, le perdite secche, le dissonanze delle strutture. Si aprono cosi gli interrogativi sull'animale uomo, col suo mondo sempre più complicato e artificia• le, e sulle conseguenze dell'inglobamento dissolvente degli ecosistemi, già materia prima di quel mondo. Contemporaneamente si elabora una progettualità antitetica e si dà voce e corpo alle aspettative e alle diversità parziali e periferiche. L'ecologia culturale, nel suo complesso, non va intesa solo come ipotesi relativa alle società di caccia e raccplta: ma presenta il proprio statuto per la lettura dell'oggi, in quanto solleva il proble• ma dell'ambiente (che va ricostruito cd è solo ricostruibile nel suo primo periodo formativo). Qui l'ambiente è determinante e visibile, non c'è la storia sostitutiva e accecante: la creatività tecnica, economica, e quella dell'immaginario e del linguaggio, non si sono separate dall'ambiente e non si sono oggettivate nel monumento e nella scrittura coi loro valori. L'ordine mentale del mondo risulta, allora, nei modi in cui la società provvede alla propria sopravvivenza e trasmissione, nei tabù e nei miti che avvolgono la pratica sociale, nelle scelte tCSa.picnti»e anche «antieconomiche» verso le piante, gli animali e il territorio, perché ogni intervento è scelta, con esclusione e con organizzazio. ne. E certo si può giustamente rilevare - come ra I'Arioti - la sordità di Steward ai problemi dell'immaginario, che sono pur presenti in ogni azione sull'ambiente. E certo problemi e quesiti di metodo e di lettura assai più sottili urgono oggi. E certo Steward più che di «determinismo» sembra peccare talora, semplicemente, di un certo -scientismo». È tuttavia irrinunaiabile la considerazione acuta e nuova del ter• .5 ritorio, che Steward ci ha insegna- ~ to fra i primi. Occorre pensare c.. l'ambiente anche come luogo in i_ cui paradossalmente le antiche bande, i cacciatori e i raccoglitori, t e le società postindustriali si devo- j no in qualche modo incontrare, .., percht dentro queste ultime sia ~ possibile ritrovare la .-:materialità» i:: disastrosamente perduta. j s. <i

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