Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

pane psicologicao interna. (Delogu). È proprio lo stato d'animo, il pensiero nascosto e non espresso, la interna disobbedienza, che divengono oggetto di indagine, in quanto è all'accertamento di essi che il giudic.etende a risalire attraverso i comportamenti sintomatici. Ecco che in prQc.eSSdii questi ultimi anni sono sottoposti al vaglio del giudic.epenale comportamenti quali la creazione di un collettivo di lavoratori contrapposto al sindacato, rorganizzazjone di seminari autogestiti, la collaborazione - mediante un articolo dal contenuto lecito - in un periodico riconducibile a una struttura associativa ritenuta illecita; l'intervento in un'assemblea universitaria e, in genere, rapporti interpersonali • manifestatisi attraverso scambi di documenti politici, lettere, telefonate, ecc., tutti dal contenuto penalmente irrilevante. È ben ipotizzabile che un giudic.e di uno Stato laico e democratico sia colto da disagio quando debba farsi strumento di inquisizione del pensiero e della volontà inespressi dei propri imputati. Le ragioni storiche e culturali di questo disagio sono ben individuate da Delogu: nei regimi basati sulla concezione del cosiddetto Stato di diritto, il controllo della legge si estende esclusivamente a comportamenti esterni, mentre trascura tutto quello che è vita interiore, stato d'animo, pensieri. Un regime autoritario, invece, si immischia volentieri nel foro della coscienza, sopravvalutando l'elemento psicologico dell'infrazione. Il che permette di esercitare quasi una specie di inquisizione e di fermare al loro nascere le azioni dannose, spezzando la volontà delittuosa che le attua. È quindi naturale che questo diritto della volontà - dopo esser stato in auge nello Stato della Chiesa cattolica, geloso custode e controllore del pensiero oltre che delle azioni dei suoi sudditi, - sia diventato uno dei supporti dell'impianto ideologico dello Stato nazista, che nel suo codice penale valorizzò al massimo il controllo e la punizione della disobbedienza e infedeltà ai valori etico-politici dominanti. di fronte della difesa dello Stato contro il delitto viene con ciò ad assumere una posizione più avanzata. Si può giustificare questa opinione perché, sin dall'inizio della realizzazione del proposito delittuoso, il delinquente turba la pace della comunità popolare e merita la punizione» (Mezger). È meno naturale che questo diritto e le pratiche inquisitorie che esso comporta stiano attraversando un momento di tanto rilievo in un ordinamento fondato su moderni principi di civiltà giuridica. «Persequ>i~~<prosequi» N ci processi politici in corso in questi anni alcune vicende, per le loro caratteristiche, pongono problemi non solo giuridico-istituzionali, ma anche relativi al linguaggio usato e a alcuni suoi non univoci significati. Vediamo di essere più chiari. Accade che dalla procura di Padova parta, nel giugno scorso, l'ennesimo «blitz» contro l'autonomia padovana. Pare però che i fatti che si addebitano agli imputati siano sostanzialmente gli stessi già contestati con precedenti ordini di cattura, e per i quali sono già stati scontati vari anni di carcerazione preventiva dal '79 in avanti (si tratta infatti della settima operazione dello stesso tipo). Accade inoltre che, nel processo a carico di un imputato dell'omicidio C.OCO (e ci~ Giuliano Naria), i «pentiti• che lo avevano accusato ritrattino, al dibattimento, le accuse formulate nelle deposizioni rese ai giudici istruttori, affermando di aver voluto intendere altro o di essere stati fraintesi, ecc., mentre proprio per quelle dichiarazioni il primo dibattimento per gli stessi fatti (1980) era stato interrotto proprio nel momento in cui l'accusa si stava rivelando infondata. I due casi, diversi per tipo di imputazioni e per aree politiche dei destinatari, sono accomunati da una specie di malasorte giudiziaria, che sembra ripetutamente colpire alcuni imputati. Tra l'altro, proprio sulla lunghezza della carc.erazionepreventiva in queste due situazioni la Corte costituzionale si è pronunciata (sent. 1° febbraio 1982, n. 15) ribadendo la legittimità, in funzione della lotta al terrorismo, della carcerazione preventiva oltre ogni limite di quella «ragionevolezza» pure richiesta dalla C.onvenrione europea dei dirini dell'uomo. Ma in queste due storie vi sono anche alcune «ricorrenze» (come, per esempio, l'identità negli anni dei protagonisti da entrambe le parti, giudici e imputati), che fanno venire la «curiosità• di andare oltre l'analisi delle modificazioni istituzionali della giustizia, e di az. zardare qualche riflessione sulla terminologia usata comunemente per descriverle- ciò al fine di verificarne l'uso appropriato o meno. Cominciamo dalla parola «giudice•. Una parte dei protagonisti delle due storie lo è per definizione. Infatti, tale può essere considerato anche l'inquirente di Padova, stante l'inserimento nell'ordine giudiziario degli appartenenti alla pubblica accusa e stante il fatto che tali esponenti - a dispetto della posizione sostanzialmente di parte - possono di fatto «decidere» della carcerazione preventiva. Possono costituire, infatti, uno o più (nel tempo) titoli per la detenzione provvisoria di una persona, per anni. Senza contare che la prevalente cultura giuridica e politica italiana fa ogni sforzo per accreditare una immagine superpartes degli organi dell'accusa. Ma non si spiega allora come, in relazione a vicende come quelle richiamate, alcuni giornali hanno usato termini come «persecuzione» e «persecutorio». Certo, a voler essere un po' schematici, si potrebbe dire con Kelscn che «la funzione giurisdizionale è in realtà ese.cutiva, esattamente alla stessa maniera della funrione ordinariamente indicata con questo nome• (Teoriageneraledel diriuo, Milano 1974, p. 278), e quindi che non sorprende che lo Stato, attraverso ~uoi» funrionari (cioè giudici reclutati allo stesso modo di qualsiasi altro burocrate), tratti adeguatamente i «suoi» oppositori. Ma ciò non sembra sufficiente. E non perché al fondo non sia vero, o per irriverenza verso Kelsen - del quale tra l'altro proprio i giuristiitaliani sono tuttora cultori e, comunque, tributari. Il problema è che, messa oosì la questione, non si riescono a fare molti passi avanti sul piano della conoscenµ e decifrazione di situazioni concrete come quelle dalle quali siamo partiti. lnoltre, una meccanica recezione della nozione kelseniana non va bene anche perché i giudici italiani, specie poi quelli di «sinistrb, rifiutano di essere considerati meri burocrati di Stato: rivendicano, invece, l'autonomia della loro funzione e l'indipendenza del loro operato. Proviamo allora a prenderli sul serio, anche perché non è vero che vi sia un rapporto di diretta dipendenza (formale o sostanziale) dal potere centrale toul court. Ma cosi siamo al punto di prima, e diventa più urgente chiedersi cosa è un giudice e cosa lo distingue da un persecutore, per esempio. A prima vista la diversità sembra chiarissima. Chi perseguita qualcuno, nel senso di opprimere con ostinazione e continuità (Devoto-Oli), non può essere giudice di quella persona. Verrebbe meno, infatti, ogni parvenza di imparzialità nel corso del giudizio e nella decisione, che deve poter avere qualsiasi contenuto nel caso del giudice, mentre~ a esito obbligato in quello del persecutore. A chi dovesse obiettare che ciò vale per i giudici del dibattimento e non per giudici istruttori e pubblici ministeri, sarebbe fin troppo facile replicare, intanto, che cosl si riconosce che questi non·sono giudici (che non è cosa di poco conto nel tentare di risolvere il nostro dilemma) e, poi, che non è neppure facile vedere delle corti giudicanti che facciano un lavoro di verifica che contraddica le istruttorie. Sta di fatto, in ogni caso, che la «persecuzione», almeno a livello linguistico, ha una diffusione insospettata tra giudici e giuristi. Nella lingua italiana si persegue uno scopo, ma soprattutto - per quel che qui ci interessa - si persegue un reato, che potrà essere perseguibile a querela di parte o, di solito nei casi più gravi, di ufficio. D'altra parte, persecutore-è nome di agente dal latino pèrsequi, cosl come persecuzione è nome di azione dallo stesso verOO,dal quale inoltre viene, per incrocio con l'italiano «seguire•, il «perseguire• tanto diffuso tra i giuristi. Insomma, dal latino pèrsequor ( e anche pr<}sequor, come vedremo più avanti) sono venuti sia i persecutori - passando per il latino tardo persecutor - che i «perseguitori,. di reati. Certo, l'evoluzione linguistica e l'affinamento dell'ideologia giuridica hanno fatto sl che si perseguitino le persone, mentre normalmente si perseguono i reati, altrimenti il «perseguimento,. di persone avrebbe richiamato troppo da vicino altri significati «persecutori,.. Questa ambiguità semantica trae origine dagli stessi pèrsequi e pròsequi latini (con i prefissi spesso sostituiti nel corso del Medioevo), che venivano usati entrambi sia in senso positivo, con significato di «accompagnare, scortare, seguire, proseguire», che in senso ostile, per «perseguitare, punire e vendicare,.. Tracce in tal senso si trovano anche in altre lingue moderne nelle parole derivate. li francese poursuivre, per esempio, conserva sostanzialmente la ricchezza di significati latini, dal «proseguire» al «perseguire in giudizio,. fino al «perseguitare•. In inglese per «perseguitare,. vi Sono, con identica matrice, sia il verbo pursue che prosecute, il secondo di uso meno recente. Sta di fatto che nel diritto inglese l'attività istruttoria di raccolta delle prove a carico è tecnicamente prosecwion, e il portatore dell'accusa (rappresentante della polizia) è prosecutor, normalmente indicato come public prosecutor per distinguerlo dal privareprosecutor (teoricamente ancora possibile inquell'ordinamento) e, si potrebbe aggiungere, per dissipare ogni richiamo sia pure solo terminologico a forme di persecuzione privata. Anche nella lingua tedesca si usa una parola, verfolgung, che, pur avendo un etimo diverso da quelli visti prima, è comunque unica per indicare sia la sottoposizione di una persona a procedimento penale che la persecuzione vera e propria. ln conclusione, si può dire che il breve sondaggio linguistico fatto non risolve le ambiguità di parten• za e anzi fa sorgere ulteriori sospetti sull'effettività storico-reale, e non solo di principio, dell'affrancamento della giustizia penale moderna da certi poco nobili precedenti storici. r·········································································• ; Perl'Associazionsecrittorpiolacchi ■ Pietro Marche.sani • • ■ • I 19 agosto fagenzia di stampa ne degli scrittoripolacchi (nata nel di SolidarnoJt. Accanto al ricco seuore delle ani di quelli copertidalleaccusepiù in- ■ ufficiale Pap ha dalo notizia 1920, con importanti funzioni, ol- Questo repertorio in puro stile figurative, articolato secondo due /amanti su Trybuna Ludu. ■ della decisionedel governo del Ire che culturali, di difesa degli in- anni cinquanta non aveva ovvia- direttive tendenti a documentare il & tiJh contraddizioneda un llllo ■ generak Jaruzelsld di sciog/Ure - teressimateriali e professionali de- rmnte altrafunzione che quella di filone espressionista e quello co- dimostraquale si.a,malgradotutto, ■ co~ già fatto in precedenza con gli scrilUJri)erapassalaindenne at- cortinafumogena per celare la ve- strullivistanell'arte e nella cultura la viJaliJàdella cultura polacca e ■ altre associazioni artistiche - l' As- traversomolte burraschenella tor- ra, grave colpa, ossia il rifiuto del polacca del nostro secolo, l'esposi- quantoforti i suci legami con quella ■ roci.azione degli scrittori polacchi rmntata vita polilica polacca del monopolio partiticonel campo del- zione ha inclusoancheuna sezione europea,essaci ricordoa. nchein che : (Zip), già sospaa all'indomani thl dcpogue"a. la cultura e dell'informazione. La dedicala agli scriuori, privilegian- condizicni tkbbo operareoggi l'arti- ■ colpo di Staw del 13 diambre Essa era staia praticamente li.stadi Trybuna Ludu non rispar- do quelli in qualche modo noli al stao il criticoin Polonia,Benpochi ■ 1981. La decisionevenivamotivata preannunciata dal violento attacco miava quasi nessuno dei più noti pubblico francese. di quelli (scomparsio vivenli)prt- ■ con il persistent.trifiuw tkgli orga- apparsosu Trybuna Ludu del 29 e scrittori polacchi: Andrejewski, Dando prova di una nolevole in- sen.Ja!ai l Beaubourgavrebberodi- ■ ni diretti.vith.U'A.ssociazWnedi ac- 30 giugno - eloquentementeintito- Baranczak, K. e M. Brandys, Ki• dipendenza (la mostra, infatti, è rinodi ciltadinanzanell'assettopoli- ~ ■ ceuare k n.uovediretti.vedel gover- la 0 ptopo:1,.,w'!~~raanti :.,,.klu·"'1a',•cur_ ,•onin• jowski, Kolakowski, Konwicki, stata realizzatacon il concorso del tico-cuJrurale ®Spicato dal generale ~ ■ no, eperchl essaera «diventataf.o- .. ,K,. .......... - Milosz, Mroiek, Nowakowski, ministerodella Culturapolacoo), il Jaruzelskie dal suoprimo ministTo, -5 ■ colaio di opposizione polilica nei tro l'Associazione degli scriJtorie Stryjkowski, Szczypiorski, Woro- comi1au,organizzatorenon ha fat- il «liberale»Rakowski. In definitiva, &'. ■ confronti dello StaJO».Lo nesso un nuJrilonumero (51per l'esattez- szylski... to distinzionefra scrillori«graditi» gli scrittori incriminati (molti dei t, ■ comunicato preannunciava - se- za) di scrittori e crilici, accusatidi Meritainvecedi essererilevatala e no, fra edizioni ufficiali, del cir- quali tTadortai nchein Italia)e i loro ! ■ condo un copWne ormai consueto posizioni filoisrtUliane e filotede- coincidenza dissonante di questo cuito alternativo (o «clandestine•, colkghi della discioltaAssociazione ■ ~ : -la creazWnedi «unaassociazWne sdu!, di essereal soldo di centrali attacco con l'apertura negli stessi come vengonoora definite in Polo- tkgli scrittorisi limiJanoa volerdi- ■ 1 ■ nuova che opererdper il ~ne della straniere, di svolgere attivitd anti- giorni al Beaubourgdi una grande nia) o dell'emigrazione(da sempre fendere quellepossibilihldi espres-■ ò ■ vita ktkraria e della cul.uua nella sovietica e antistatale, di mirare al mostra sull'artepolacca del XX se- al bande). Il fatto che invita a ri- siont:civile e artislicadi cui sono il ■ ~ ■ Po/,oniapopolare». ribaltamentodegli accordi di Jalta colo (rimastaapertafino afine set- fleuere t che gli scrittori ritenuli risultatoanche le opereespostea Pa• ■ :: ■ La decisione del generale Jaru- (!?) cavalcando la «rivoluzione tembre; ne ha dato ampia notizia meritevoli di essere presentali al rigie di cui oggila Poloniaufficiak ■ S! ■ zelski non costiJuiscecerto motivo conservatrice• (in altri tempi si sa- La Repubblica del 28-29 agoslo) pubblico internazionale nell'espo- indegnamenle e ipocn·ramentesi ■ l:: ■ di sorpresa, anche se l'AssociazW- rebbe dello «controrivoluzione») dal titolo «Présencespolonai.ses». sizibne pariginasono propriomolti vanta. .■. i .......................................................................... .

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==