Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

t· LinguaggiJ,c..a-'serma «Un quart d'heure avant sa mort, il ttait encore en vie». E, noto come un gruppo ben definibile e ci~ individuabile di persone (accomunate, per esempio, da denominatori conformi di qualità o di giudizio - a maggior ragione vincolanti quanto più pertinenti al livellodell'organizzazione sociale) esprima e manifesti un linguaggio suo proprio, marcato, opaco nei confronti di chi non appartenga al gruppo medesimo. Gli studi sui «linguaggisettoriali», intrapresi or sono alcuni anni nell'ambito di determinati campi in cui si articolano o si distinguono particolari attività (per esempio, il linguaggio del giornalismo sportivo, quello studentesco, il gergo della malavita, ecc.), hanno chiarito come queste lingue speciali si prefiggano, oltre che dì favorire l'intimità della comunicazione interna (si tratterebbe di un caso particolare di aurocomunicazione, dunque, dal momento che emittente e destinatario vengono a identificarsi entrambi con il gruppo fruitore di questo «canalecircolare»), anche di chiudere verso gli estranei. Dunque è opportuno che il gergalista si avvalga, ecletticamente, degli strumenti offertigli dalla linguistica, dalla semiotica, dalla sociolinguistica, più propriamente dalla microsociolinguistica. Al proposito, è interessante indagare- esplorando l'uno e l'a1tro versante, appunto, linguistico stricto sensu, semiotico, retorico, ma, contemporaneamente, sociologico - il fenomeno singolarissimo dell'argot di caserma (si evita volutamente di parlare di argot militare, lato, che è tutt'altra cosa), specialmente esoterico, distintivo dell'appartenenza precisamente a quella caserma, piuttosto che non all'ambiente militare in genere. I I l rospi marcano fogna. Li '' si mette sull'attenti e gli si dà un dest'riga». Chi dovesse cogliere al volo una frase così concepita, molto probabilmente sarebbe portato a fraintenderne il significato, addirittura a considerarla una filastrocca non-senso (per quanto dotata di grammaticalità: un po' come la famosissima «pallide idee verdi dormono furiosamente»). Viceversa, chiunque presti - o abbia recentemente prestato - il proprio servizio militare all'interno di quella caserma, decodificherà correttamente: «Le reclute si comportano malissimo. Occorre far loro capire chi comanda, rimettendole sulla giusta via»'. Non è chi non veda, però, come l'icasticità gergale (caratterizzata, tra l'altro, dalle regole elastiche, dall'irrilevante normatività sintattica e dalla brachilogia espressiva) risulti, in primo luogo, molto più economica; contemporaneamente, più densa di informazioni «supplementari». Si pensi solamente al termine «rospo»1 che racchiude in sé disparate valutazioni: bruttezza, repellenza, ma soprattutto goffaggine, inettitudine, umiliante inferiorità, incapacità, ecc. In secondo luogo, essa raggiunge lo scopo di mortificare psicologicamente i nuovi arrivati con la sgradevolezza e, insieme, l'oscurità del linguaggio iniziatico (la cui padronanza significa l'ammissione nel gruppo dal quale, per il momento, rimangono esclusi). li rovescio della medaglia è che il militare, una volta impadronitosi delle regole di questo codice (o, addirittura, createne a sua volta di particolari), ha a propria disposizione una vera e propria .._lingua franca», morfologicamente e sintatticamente semplificata, senz'altro povera, economica, Jessica!• mente mista, destinata perciò a soddisfare i bisogni elementari di comunicazione fra locutori appartenenti a gruppi linguistici assolu• tamente disomogenei (anche se la forma di coscrizione quasi regionale ha parzialmente attenuato questo aspetto del fenomeno). Tutto ciò, naturalmente, non è affatto irrilevante sul piano dei rapporti sociali all'interno della caserma: non cogliendo le sfumature della vera e propria violenza ideologica perpetrata ai propri danni (caratterizzata soprattutto Agnan. differenti) degli appartenenti a diversi corpi o, semplicemente, a caserme diverse. Queste osservazioni, naturalmente, non escludono che si possa fare un uso ironico, paradossale, talora amaramente sarcastico, del gergo militare. Si constata, semplicemente, come il militare di bassa forza, sottratto all'ambito della vita civile (della «borghesia», cioè), si rimpiatti all'interno di quella setta il cui carattere più spiccato è, appunto, la separazione ideologica e, insieme, linguistica nei confronti della realtà extramilitare. A I di là della considerazione che questo particolare linguaggio è assoggettato a rapidissima usura (a motivo, per esempio, del continuo ricambio del materiale umano, cioè dei parlanti fisicamente intesi, che apportano continue innovazioni linguistiche, diverse sfumature di signisaggio (anche del più banale: «Non volevo dirtelo, ma sono scoppiato» - dove sottolineamo la preterizione, assai caratteristica, come una delle forme privilegiate di «contatto», proprio in senso jakobsoniano, - che può indicare indifferentemente lo stato di prostrazione conseguente a un turno di guardia, se l'emittente mostra l'arma o la baionetta appesa al cinturone, o il compiacimento dell'anziano che esibisce come altrettante decorazioni i propri servizi in caserma, ecc. ecc.) sia la compresenza di una fortissima cotestualizz.azionee contestualizzazione, dell'abbondanza di indicatori deittici, in genere di ricchi apporti extralinguistici - dall'intonazione, a11epause, alle reticenze, alla mimica da dialogo gesticolato, - addirittura di sottintese ma fermissime regole di convenienza prossematica (così che, per esempio, un tc.Morire!»urlato a distanza vien colto come una - quasi - cordiale La Laiél:iere. Harlequm. divertito, apprezzare, condividere, esser sollevato, valutare, stimare, amare, ecc.: «il sole primaverile mi prende bene un casino», ma anche: «Tizio mi prende bene», «i maccheroni con il ragft mi prendon bene», 4lla mia ragazza mi prende bene», cioè «io l'amo,,). A lato di questo panicolare a>- dicc verbale si dispiega un codice iconico articolato a>- me una vera e propria lingua su~ plementare, ridondante rispetto a quell'altra, ma con l'enorme vantaggio d'essere immediatamente decodificabile all'interno dell'ambiente militare, quasi in virtù di particolari convenzioni interlinguistiche che travalicano le singolari idiosincrasie dei gerghi di èaserma. Esso rappresenta, altrimenti, un vero e proprio «esperanto iconico» per il quale la visiera del berretto piegata in un dato modo, il pantalone indossato fuori piuttosto che dentro gli stivali, il nastrino di un determinato colore indossato sopra le spalline dell'uniforme, il nodo scorsoio con un numero variabile di spire, la combinazione di vari spilli, ciascuno con la capocchia di un differente colore, e numerosi altri segni distintivi, vengono immediatamente colti come significativi di una particolare condizione all'interno del cunw honorum militare1 . Occorre notare, al proposito, come alla struttura e alle funzioni della scala gerarchica «ufficiale»si ispiri - specularmente, e senza intenti di parodia, - una gerarchia •ufficiosa» altrettanto, se non maggiormente, raggelata e canonizzata, anche se non totalmente scevra da se,ue of humour. Anch'essa è caratterizzata da marche di tipo linguistico e da regole severe, che ne fissano usi parcwL::--....., ticolari e particolari interdizioni. Mon:allcfncqu':asprifc:aintiqucbicnicfçay, Mcsaufsrc',,:tou$cafi"n,&:m01aitdlpuccrrclcrcrenton~llcfnc&-mcddaitfcc!"rUS. Vmicrmintc&lanon,puiscjcun::.vcuxrédrcl D:1nccui-JctoufJ01.1u,qucvcurdirca:ci? I Nctòocplw(BcrgnJhumblcméticc'cnpric. t:!:! i~~:ntt;tr 8 pu~n::~;•lf clfay. ~dedf:~:i;~~!ffi1cfo~~!i~&~~!:~~~- ij. ~~fui7r:t=~:~~!'!1~~~ AncoraAgnan Sarai, travestitoda donna, che compie le.suemale/altecon la complicitàdi Arlecchino •Vetraio•e~r mezzo delflauto magico. Que.staincisionerappre.sentaun'altra.scenadellacommedia di cui .sivedeapagina5 da trivialità, sguaiataggine, volgarità, incultura), la più parte di coloro i quali condividono il possesso della chiave di questo cifrario condividono, al tempo stesso, i vantaggi di un solidarismo quasi mafioso, fatto di ammiccamenti, di sottintesi furbeschi. Questa forma di solidarietà, in altri termini, non scaturisce dalla coscienza viva di partecipare ai vincoli di una comunità, condividendone i bisogni, bcnsl - fatte le debite eccezioni - dalla vanità superficiale di chi si appaghi della comprensione e dell'indulgenza del proprio clan. La sensazione d'essere emarginati dalla società civilee sottoposti alla discrezione di una rigida e gretta disciplina spinge i militari a raccogliersi nell'unione quasi settaria del gruppo: il gruppo dei coscritti di un determinato scaglione, il gruppo degli appartenenti a una determinata caserma, contrapposti ai gruppi differenti (e con ciò s'intende anche linguisticamente ficato, determinando la fortuna di certe espressioni a scapito di altre)>, per cui la forsennata dinamicità diacronica permette di osservare, superaccelerati, fenomeni evolutivi che normalmente richiedono molto più tempo per manifestarsi e venire a maturità (per esempio, la fortuna rapida e l'altrettanto rapida obsolescenza di vere e proprie meteore terminologiche che solcano per lo spazio di pochi mesi il firmamento inquieto del gergo di caserma), occorre osservare come anche al livello sincronico dell'uso esista una ricchissima varietà di sfumature: non di rado particolari campi semantici appartenenti a diversi linguaggi settoriali si intersecano con analoghi altri'. La povertà stessa del linguaggio (in termini, proprio, di disponibilità lessicale) induce un polisemantismo caratteristico il quale fa sl che condizione indispensabile per la decodifica di un qualsiasi messbeffa; sibilato occhi negli occhi rappresenta una vera e propria minacciosa promessa)'. Il polisemantismo di cui si è detto può manifestarsi tanto al livello elementare del lessico (per cui si registra la polisemia del termine «valido»/«massiccio», che riassu4 me un variegato ventaglio di a~ prezzamenti positivi: resistente, efficiente, efficace, positivo, bello, buono, divertente, forte, inventivo, geniale, apprezzabile, ccc.)', quanto al livellocomplessodel sintagma (ricordiamo l'espressione «prendere bene» vs «prendere ma4 le», caratterizzata da un aspetto quasi durativo del verbo •prendere», la cui genericità viene sottolineata soprattutto nella sua realizzazione riflessiva e riflessiva reciproca - del tipo: «quei due non si prendono bene», cioè non vanno d'accordo rra di loro, espressione questa già abbastanza ..n. ormale», di uso più vasto - i cui significati sono molteplici: esser rallegrato, Se al gradino inferiore di questa «seala di Giacobbe» gerarchica si incontrano le reclute, i •rospi» (i quali, appunto in quanto c:rospi», non possono attentarsi di usare, trascegliendo all'interno del paradigma, particolari espressioni concesse esclusivamente a chi, non più rospo, per merito di anzianità, si sia affrancato dalle bassure del pantano: «Non penso!», «Non sento!»', «Tempo zero!»', ecc.), ci si imbatterà risalendo gradatamente nei «capi rospo», nelle tCVecchie»(quasi sempre gratificate dell'endiadi «stanche e subenti»), nelle «vice-man, nelle c:max»,infi~ nei «borghesi». n senso di questi appellativi ~. una volta tanto, troppo trasparente per abbisognare di spiegazioni; ma vale la pena sottolineare come le figure della c:subenzai,militare assumano caratteri morfologici femminili - quasi che, inconscia- ~ mente,. il militare i~ntificassc il ~ calo di tono, l'affattcamento, la ·&, prostrazione, con la natura fem.mi- l nile, addirittura con il laidire di i una vecchiezza vituperosa e diso- ~ norevole. La realizzazione iconica J della «vecchia»,che troneggia al di S sopra dell'ingresso alle camerate, <i è la raffigurazione usuale della ~ strega malvagia della tradizione è popolare, o della baba delle leg- j geode slave: la bocca ha zanne ~ mostruose, le gengive sono gonfie, t:

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