D dmittto s,polto. Uapn,gdlo di Arnaldo Pomodoro ptt Urbino scritti di G.C. Argan, P. Volponi, C. Aymonino, G. De Carlo, J. Rissct a cura di Francesco Lcooetti Milano, Feltrinelli, 1982 pp. 128, lire 6.000 V orrci dare inizio al mio intervento con una osservazione preliminare, di carattere generale. L'intera vicenda riguardante il progetto del cimitero cli Urbino mi sembra sintomatica di una condizione appunto più vasta che coinvolge tutta l'arte moderna. Questa si è sempre trovata in una posizione difficile, stretta ai fianchi da una ideologia tradizionalista, da una parte, e il senso comune, dall'altra - intendendo per senso comune l'opinione diffusa in cui l'idcok>gia tradizionalista si è depositata come resto, come scarto. Le difficoltà incontrate dall'arte moderna derivano proprio da questa collocazione precaria e incerta, da questo essere situata in una sorta di non-luogo. I mortidiUrbino Ma proprio per questa autonomia del sistema possono verificarsi inconvenienti più o meno marcati che fi.nisoono con l'inceppare e qualche volta col bloccare addirit· tura il congegno. È appunto ciò che è accaduto a Urbino al progetto di Arnaldo Pomodoro--TrevisiZini, risultato vincitore aJ concorso-appaJto indetto nel 1974 dall'amministrazione comunale sulla ba.se delle indicazioni fornite dalla commissione di esperti appositamente nominata. [I sistema «committenza-concorso-esperti-progetto• ha funzionato come un congegno ben oleato fino a quando il contesto ambienFilibertoMenna bisognosi di esegesi più o meno di parte; c'è un rigetto di fondo perché ora non si tratta più di un esercizio estetico privato sperimenta- -le, ma di qualche cosa come di un'operazione in corpore vivo sulla terra dei padri, dove si può anche riposare fino a quel giudizio a cui credeva uno scultore come Michelangelo... • Una prosa siffatta (il richiamo al «buon senso.,., la dichiarata inutilità di «esegesi più o meno di parte ..., il rifiuto della sperimentazione, l'invocazione alla «terra dei padri.,.e, infine, l'evocazione retoricadi Michelangelo) si rivela anch'essa sintomatica di una situaHarlequin. dipendenza dal consenso del mercato, diventa la difficoltà della committenza pubblica che deve fa. re i conti con il consenso della pubblica opinione. Ma la vicenda amministrativa del cimitero di Urbino non deve farci dimenticare la qualità del progetto di Pomodoro e il suo va• lore artistico, a proposito del qua• le mi pare opportuno riportare le osservazioni di Argan: «A me interessa notare la meditata innovazione della tipologia cimiteriale e dire che a questo progetto spetta un posto rilevante nella storia dell'arte, sicché sarebbe atto illuminato realizzarlo, atto d'oscurantipientemente coltivati dovessero essere considerati vere e proprie architetture del terreno e che l'agricoltura fosse il più antico esempio di land-art, anzi di «earth-ari.... Ecco: il progetto di Pomodoro è un esempio di land-art, ma lo è in questo senso antico inserendosi senza rotture - anzi, con empatia profonda - nel paesaggio circostante. Intervento di ritorno (nel dibattito a Roma) Zevi ha posto un problema di carattere generale, il problema cioè della committenza, che è la questione da cui anch'io sono partito nel mio intervento. Si tratta di un problema importante e in un certo senso drammatico, come ha detto Zagari. Il fatto è che oggi la committenza pubblica non solo si sostituisce alla committenza tradizionale (scomparsa da tempo), ma è chiamata ad assumere una funzione spesso vicaria e riequilibran• te anche nei confronti del mercato: il che vuol dire che la committenza pubblica deve affrontare un problema storico e trovare nuove ipotesi di soluzione. Questa oondizionc dell'arte moderna è legata, in sostanza, alla caduta della committenza storica che aveva uno statuto riconoscibile, legata com'era al mecenatismo dei ceti dominanti, religiosi, nobili e borghesi. Il prodotto artistico mo-- demo non ba, invece, una destinazione precisa o, per lo meno, ha una destinazione fluttuante: Baudclaire ha rappresentato in maniera paradigmatica questa condmo-- ne dell'artista moderno, d:tc sa di produrre cose prive di un destinatario. Una volta soompana la committenza tradizionale, l'unico destinatario del prodotto artistico diventa il mercato e il oonsumatore, questo «Proteo dalle mille teste•. AJmeno fino a una certa epoca, fino a quando cioè (e siamo alla grande crisi del '29 e al «new dea!» rooscveltiano) si profila sull'orizzonte della produzione artistica la committenza pubblica. :,.. Che in Italia non possono essere analoghe a quelle francesi, perché queste ultime si inseriscono in un contesto diverso, caratterizzato da una forte tradizione centralistica, profondamente radicata nella storia del Paese. In Italia, a partire soprattutto dal '68, le amminislrazioni pubbliche, soprattutto quelle di sinistra, sono intervenute con forza nel campo della cultura, cambiando in maniera radicale il panorama italiano e facendo crescere in maniera decisiva la domanda di cultura - incontrando anche molte difficoltà e non sempre evitando inconvenienti e storture, ma con una presenza che non può non essere giudicata positivamente nel suo complesso. L'intervento dello Stato liberale si manifesta essenzialmente secondo due modelli: nella forma dell'incarico diretto o in quella del oonoorso pubblioo. In entrambi i casi la relazione tra oommittenza e artista t assicurata dalla figura dell'esperto, al quale viene riconosciuto il oompito di fornire le indicazioni necessarie per procedere all'incarico o di far parte della collllllissione o giuria preposta al concorso pubblico. Si stabilisce cosl una sorta di sistema in aii i singoli elementi appaiono legati da relazioni interne, in qualche misura prive di rapporti con il contesto àrcostante - un sistema che può essere indicato con lo schema seguente: le fuisdc:thonDOr~c,enil&mpipcrca.u, I Lcue:rlc,;oalloo, &: 11.chcmifacuffi, ·1 Ma •ìc &: monb.onn.cuccnac•osCllliniscmen, M"ayhdifnépuQrUr,encoramcmurméte, ia Damcmwcrfcrcommc l':amourl'lP,rcuuc, Huloquiumoaamy,prconlaiouyKanu, •· Ecfaicdcm,.m,.ifoamdapiu&:borduu, &~ul~furlaJ!)OftC&prafa~:&1n1.._ ~WIC~sdic~~fuaa'Jucwnaù, Aucc: cdk putaìD quci'ayprikl fcruaatC, Fnc:1fqu1nmc ooCCQ!r,cnc poi neconfctrcuue. Home aucuquclqutfo1t,11 ni 2yeco_ro1luoc:c. lnt:isio~ ~ probabibMnie rappresenJauna sctm1 di Commedia interpretaladai Gelosi. Pantalone sarebbe l'attore Giulio, Po.squali,Arlt:txhinc SimoM da Bologm1e Franceschim1Silvia Roncagli (ma i personaggifemminili erano i11terpretatainche da Battista da Treviso) tale - nei cui confronti il sistema aveva operato una sorta di rimozione - ha cominciato a far sentire i propri contraccolpi, mettendo in moto una sorta di controsistema funzionante con modalità anch'esse piuttosto consolidate: uno o più rappresentanti della ideologia tradizionalista impugnano la scelta della commissione in nome di un comUM sentimento del bello, di cui essi si dic.ono interpreti fedeli e che giudicano offeso dallo «sperimentalismo» delle avanguardie, che non tiene conto dei valori autentici della tradizione, e via dicendo. A Urbino l'ideologia tradizionalista è stata interpretata da un professore di storia dell'arte - e anche questo, direi, conferisce alla vicenzione che va al di là della questione del cimitero di Urbino, in quanto mette bene in evidenza i meccanismi attraverso i quali si tenta di stringere un'alleanza tra ideologia tradizionalista e senso comune contro le innovazioni dell'arte. E che l'analisi dei testi si riveli piuttosto produttiva lo dimostra chiaramente l'intervento di Francesco Leonetti, che rilegge alcune posizioni contrarie al progetto dal punto di vista di un'analisi testuale (si veda in particolare la parte dedicata a Emiliani), in quanto è proprio all'interno della struttura linguistica che si può cogliere con maggiore flagranza l'emergere della ideologia conservatrice e i nessi che essa intrattiene (e vuole intensificare) con il senso comune. smo impedirlo .... In effetti, un'opera d'arte segna sempre uno scartò nella serie linincarico committenza pubblica esperto opera/progetto ·i - concorso Il valore sintomatico della vicenda urbinate è legato anche a un altro aspetto, al fatto cioè che essa ha posto bene in evidenza la debolezza intrinse~, direi strutturale, del sistema committenza•concorso-esperti-progetto, in quanto questo finisce con il trovarsi in una posizione isolata rispetto allo stesso contesto sociale da cui la sfera pubblica deriva la propria legittimità istituzionale. La difficoltà dell'arte moderna, dovuta alla fluttuazione del destinatario e alla guistica in cui si inserisce, uno scarto che può assumere i caratteri di una variazione anche minimale o quelli di una frattura profonda: da questo punto di vista, il progetto di Pomodoro segna uno scarto assai marcato (e forse per questo ha incontrato così grandi resistenze) non solo nella tipologia cimiteriale ma anche all'interno dell'opera stessa dell'artista. Gioca qui un ruolo importante il cambiamento di scala che il progetto comporta rispetto alla scultura e che lo inserisce in una serie di proposte linguistiche più direttamente coinvolte in una possibile ridefinizione dell'ambiente, come i segni nel deserto di De Maria, gli argini di Smithson, gli scavi di Heizer, le trincee di Oppenheim. Il segno tracciato da Pomodoro sulla collina urbinate si può anche leggere, quindi, come un intervento di «land-art ..., ma in un modo autonomo rispetto agli esempi americani. ~ Questo sistema funziona sulla ~ base di una relativa autonomia al 1 riparo, per cosl dire, dalle pressioni immediate provenienti dal scn- ~ so comune generalizz.ato, che ha introiettato - come si è detto - i j parametri di giudizio della ideolo- ~ gia tradizionalista e ne ha fatto le 1i basi delle proprie scelte di gusto. da il suo carattere paradigmatico, confermato dalle motivazioni e soprattutto dallo stile a cui queste sono state affidate: «c'è un disagio profondo, un senso di vuoto che si oppone istintivamente, un rigetto che viene dal buon senso, e non già dalla scarsa cultura, che non manca agli urbinati, non sempre Alcuni anni addietro attraversavo in auto le colline marchigiane insieme a Alberto Boatto, diretto proprio a Urbino, e a entrambi parve evidente che quei dossi saDico questo soprattutto per la politica della cultura proposta e realizzata dall'amministrazione capitolina, a Roma. Si è molto parla• to, e straparlato, dell'effimero nicoliniano: ma non sempre si è capito che questo è stato la risposta più complessa e sottile che una amministrazione poteva dare, og• gi, alle questioni poste da un sociale che non ha nessuna voglia di farsi ingabbiare nelle forme istituzionali consuete. Certo, a rutta prima effimero e architettura sembrano inconciliabili. Ma è poi vero? Ricordo che Le Corbusier ha celebrato il jazz di Amstrong e il Savoy, il dancing negro di Harlem, parlando di una musica come evento e aggiungendo che se l'architettura fosse arrivata là dove è giunto il jazz sarebbe stato un fatto inaudito. Sarebbe una architettura c.ome tvb1ement. Questo scritto è il testo dell'intervento (rivi.stodoll'outort) in un dibattito ali'/. stituto m1ziona/e di archileltura di Roma il 2 maggio '83, sui progetti di Ar• 1111/dPoomodoro e particolarmente sul cimitero di Urbino (in riferimento anche al libro curato da Francesco Leo• netti e do Jacque/ine Risset). Sono inttrvenuti, oltre a Pomodoro, anche Bruno Zevi, criticando fra l'altro l'indecisione dell'amministrazione di Urbino - e a lui appunto risponde in breve Meranaalla fine di questo articolo, - e Franco Zagari. ...
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