Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

l' inventaridoelmirabile Gaio Plinio Secondo Storia naturale. Libri I-VI: Cosmologia e geografia a c. di Gian Biagio Conte Torino, Einaudi, 1982 pp. UCXV-844, ili., lire 70.000 N ella sua rassegna dei più grandi animali acquatici, Plinio il vecchio cita un caso di rilievo. Dalle spiagge di Lusitania si riporta all'imperatore Tiberio l'esistenza di un Tritone; non è un problema identificarlo, perché si presenta «nella forma che noi già conosciamo,., con la sua con• chiglia risuonante e tutto il resto. (Anche le Nereidi, del resto, esistono davvero per Plinio: solo, sono squamose anche nella loro parte umana - N.H. IX,9). Il piccolo episodio delinea bene l'assetto storico del «meraviglio-, so» pliniano. Ai margini dell'Impero si ritaglia una zona di confine, da cui emergono le avvisaglie del meraviglioso, dell'ibrido e del polimorfo; più oltre, specie verso le zone calde del sud e dell'est, la natura si sfrena nei suoi giochi creativi, favori1i dalla vampa formante dell'elemento igneo. Da ques1i margini «stranii., il potere cenlrale richiama verso di sé tutte le meraviglie, sia per esporle nei suoi spettacoli, sia per registrarle nei suoi cataloghi di mirabilia, equivalenti letterari delle Wunderkammer. Però, ques10 meraviglioso (come si vede bene, appunto, nella notizia sul Tritone) non è mai totalmente imprevedibile: guardato attraverso il filtro della cultura media ellenistico-romana, risulta strano ma anche familiare. Ci sono creature in cui si proietta direttamente l'immaginario mitico (i Tritoni, o i satiri dell'lndia) e creature ocmistei.,originate da uno spostamento di parti del corpo, o da una sommatoria di esseri normali (i cinocefali, gli sciapodi coi loro piedi che fanno ombra, gli uomini con le orecchie tanto larghe da dormirci dentro). Si deve credere all'esistenza di selvaggi antropofagi perché sono esistiti (ocpersinonei luoghi più centrali del mondo», VII, 9) mangiatori di uomini quali Ciclopi e Lestrigoni. L'inventario del mirabile cresce su se stesso. Da un lato, si recuperano i reporrages orientali degli alessandrografi, e altre notizie letterarie che per Plinio risultano ormai classiche (dotate cioè di un'autorità che non subisce oscillazioni); dall'altro, i contemporanei non trascurano di accrescere la documentazione. In quegli stessi anni, Licinio Muciano concilia i suoi incarichi militari in Oriente con l'interesse per conchiglie e elefanti ammaestrati, e per gli effetti che la luna ha sulle scimmie. Ovviamente, non tutti i raccoglitori di paradoxa sono dei falsari, o si basano unicamente su vecchie fonti libresche. Spesso si tratta di eruditissimi funzionari imperiali che coltivano (anche per formazione professionale) un certo gusto del dettaglio concreto e della scoperta. Di ciò che essi vedono e capiscono nelle province di confine è responsabile in buona parte la loro cultura preesistente. Il meccanismo del 'già conosciuto' funzionerà ancora per i viaggiatori rinascimentali: fra gli altri, Colombo e Pigafetta «vedonoit amazzoni, satiri, cinocefali, nelle terre che van• no scoprendo; e ancora nel Settecento attente analisi scientifiche tenteranno di coniugare i resoconti di Ctesia sui satiri indiani con le recenti notizie su quella particolare specie di ocuomosilvestreit, l'orang-utang. 11 fatto è che gli stessi atteggiamenti ricettivi sembrano cambiare in elasticità quanto più ci si allontana dal cuore dell'Impero e si procede verso il margine. Verso il centro, le cose della natura sono assoggettate a una normalità più severa e a un controllo più stretto; alla periferia, le aspettative si fanno meno rigide, le maglie Quula incisione l statatrovala Alessandro Barchiesi strare (più che di conoscere) ciò che si presenta come altro, riduce l'alterità a diversità e finisce per soffocare i possibili tratti di somiglianza; la categoria del «meraviglioso.,. neutralizza le tensioni che potrebbero nascere da un confronto pertinente. D'altra parte, il concetto di ocregolarei.è così stretto e compresso al centro da ammettere poi, paradossalmente, una certa ampia tolleranza nelle fasce marginali. Il fatto è che qualsiasi tratto eccentrico e difforme, anche minimo (ad esempio, l'esistenza di persone che non sputano mai), e qualsiasi particolarità etnica (gli uomini etiopi dal naso camuso, per esempio) destano stupori e contrastano guartUJndoin 1r<upartnzalaRaccolta Frusard, il cht significaprobabilmente una ristampa, e un successo della serie cui appurttntva. È un portico/art ropprutntante un Arlecchino francue che deride i cornuti, mentre l'attore-bambino cht gli sta acconto fa mostro di rubargli il pane della rete descrittiva si diradano; i vuoti del verificabile si lasciano riempire da ciò che è solo possibile. A questo punto, il bisogno di non lasciare vuoti di conoscenza - questa vera ossessione dell'enciclopedista Plinio - fa sl che il di• verso sia ricostruito in modo proiettivo: in assenza di veri principi di delimitazione e classificazione, il diverso si rappresenta per combinazione e per recupero di materiali già noti. Il diverso che si profila all'orizzonte di Plinio non è poi davvero perturbante; non mette in crisi la rappresentazione che il mondo normale dà di se stesso, e non ne sfuma i confini. li bisogno di regicon la normali1à ocristrettait; in compenso, Plinio non ha problemi a accettare nella specie umana anche gli esseri più stravaganti, gli uomini dalla testa di cane. Sulla definizione di uomo, Plinio non ha molto da dire; essa è tanto sicura (e facilmente riducibile a pochi accenni) perché si fonda non su criteri anatomici e differenziali, ma su generalità morali e filosofeggianti. L'uomo, l'esemplare di genere umano, è la fragile creatura che viene al mondo nuda e subito piange. Naturalmente, il gusto del concreto finisce allora per rifugiarsi nelle particolarità aberranti. Se queste deviazioni si manifestano al centro- nella zona del civilizzatoe del regolare, - si tratterà piuttosto di ponemi: qui la diversità è un segno ammonitore, interpretabile, che interrompe secondo singole motivazioni la trama regolare delle cose. Ai margini, invece, il portentoso si generalizza: in quegli habitat esotici, dove la natura ha un gioco meno regolato, si accetta che vivano mostruose popolazioni intere. Lf eccezionale incidenza del meraviglioso e del mostruoso nel Libro settimo di Plinio, che dovrebbe essere un'Antropologia, è funzionale alla necessità di raccogliere: ciò che potrebbe perdersi senza lasciare Harlequin. traccia non è certo la conoscenza delle regolarità; occorre invece inventariare l'esistente soprattutto quando esso affida alla notizia singola la sua precaria realtà. (Non stupisce che Plinio, quando si occupava di linguistica, fosse stato anomalista, o meglio attento rac• coglitore di anomalie). Ecco il forte nesso che in Plinio (come mostra G.B. Conte nella sua Introduzione) stringe insieme mirabile e memorabile. Ma si trattava, in antropologia, di un'operazione piuttosto semplice: liquidato brevemente l'ordine della vita umana, non c'era che da stendere il catalcigo delle singolarità. Il quadro della zoologia poneva all'enciclopedista questioni più complesse: non solo di registrazione, ma di classificazione vera e propria. Qui Plinio incontrava una costruzione solida e articolata, fondata su criteri comparativi orientati verso una tassonomia sistematica: l'ordine descrittivo della Hisloria animalium e delle altre opere biologiche di Aristotele. Per coerenza con i suoi intenti, Plinio non poteva che lavorare a disfarla. Fu certo un lavoro minuzioso e metodico: il testo aristotelico venne schedato a fondo, e le singole notizie ricomposte in una sequenza nuova. L'ordine descrittivo di Aristotele andò perduto, e si indeboOla trasparenza dei fondamenti anatomici e comparativi. Il nuovo ordine si regge più che altro su una tensione ocretorica», che dispone le specie animali per serie •dimensionali.»: dall'elefante al topo, dalla balena ai molluschi; e su un'esigenza pratica, che riordina gli animali secondo i loro ambienti di vita, o fa centro con discutibile immediatezza sull'utilità che ciascuna specie ha per l'uomo. La trattazione zoologica può così oscillare liberamente - perch~ manca la costrizione di un progetto di analisi e di un metodo dell'osservazione - fra il polo dell'interesse pratico-utilitario e quello del meraviglioso, che suscita invece il piacere, arbitrario, della curiosità intellettuale. Così Plinio finisce per consegnare al Medioevo le sue liste di mostri: le ocmeravigliedell'est» di Rudolf Winkower, gli animali fantastici di Baltru!aitis. Alcuni di questi mostri paiono direttamente suscitati dal confuso dinamismo della descrizione; una rete di collegamenti e analogie allaccia le singole specie, ma si tratta non tanto di somiglianze e differenze empiricamente osservabili, quanto di legami magnetici, fatti di antipatie e simpatie reciproche. È facile allora che dai contatti fra le specie scaturiscano animali fantastici; e che un animale richiami, quasi per completezza, un suo ideale •nemico», come il leone fa con il lcontofono. Quasi che la produzione di animali fantastici fos.seun modo di colmare le caselle vuote della descrizione. Il gesto enciclopedico di Plinio sta allora nel moltiplicare i nessi fra le sue puntigliose schedature di notizie; se si riporta che le api possono nascere dalla carcassa di un bue, non si mancherà di ricordare che dal cavallo si fonnano - simmetricamente - i calabroni. Cosl, la nostalgia per forme di conoscenza più sistematiche e unitarie finisce per rifugiarsi nella forma superficiale del discorso, là dove si moltiplicano le analogie, i passaggi causali, le simmetrie più speciose; e il sapere in frammenti che Plinio va inventariando concede ancora degli scorci verso l'età ~ (eroica, per Plinio, e onnai chiusa) .5 della scienza ellenistica. In un pas- ~ so molto noto, Plinio si meraviglia c.. che le più grandi scoperte scientifi- i_ che risalgano a scienziati che vivevano rinchiusi nel proprio paese, ] sprovvisti di mezzi di oomunicaz:io- ~ ne e affidati al proprio ingegno; mentre la nuova epoca di facili co- ~ municazioni e di pacifica cspansio- C ne della civiltà non produce niente ! di paragonabile. Si tratta di chiu- ~ derc l'inventario al più presto. i:i

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