Alfabeta - anno V - n. 53 - ottobre 1983

Mensile di informazione culturale Ottobre 1983 Numero 53 • Anno 5 Utt 3.500 Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposilc, 2 • 20137 Milano Spcdiziooe in abbonamento postaJe gruppo Ill/70 • Prioted in JtaJy tasK 1" Agenzi.t fK' la comunicazionL pubblicilaria in Milano e Modena Boatto,BodeiC, ortiF, errarisF, ioranir. Formenti,Gug1ielmi 1 LawrenceL,ebe , Menna,MaubonZ, ev1l,adini,Pontiggia La duimu stampa della Raccofla Fossard: Cinema&Tv Unguaggio ~ e caserma Glossario rock um lnde Teatro estate '83 I. Fl_nl, Il 111uta-nto cultu .. le.C. FOr111ellll1Le brigHe lnvlollolH.M. Fe,..rl11 Da Gi.,.,,.., le rivl-..C. MauHII: Métraux Prove d'a~, I. Tadlnl / G. Pollll99la1 Sulla -pldltì, / S. Slnlga9lla1 Ylrgllla-•M. Cartl: Maria %ef Da Parigi.Da New Yatt..A. Barchlell1 L'lnv-rle del 1111,.lolle.R. Badel1 ANualltì, .. PRnla.A . ._, L'occltlo e li 111ondo J .• J. Leltel1 L'IIUCINlnle di Mlchael S111lth·T-1 T.I. Lawrance1 I cutelH creclatl (a cu.. di I. ScNtlna)* F. M..,.,., I 111Clltl di U,t,lne G. DI c.... , Periferia o colllTo, llllorvlata a lllvno Zevl * A. Gugllel111b Clne- & tv * M. Depa■U1 Gl-rl• rack C. ,,.nchh Un9uag9lo o cue"'"'*G· De Ylncellll1 Asiatici a Pesaro.O. Bartoluccb Una l.. 9 ... 11■uA• .. v_, I roatl auodatlvl*Cf,,·*C&. a11■ lltlco1 La 1■99lstlca teorica.A. Salllosuouo: •Pen,..ul• o •prosequl» N. , .. nfaglla, Non ooltanto 117 aprlle*P· Marchesanl: Per l'Auoclazlone urlttorl pòlacchl Glomale del 01-11, L'altbattl,nento del lu111lto*lndlce della co111unicazlone: Il diluvio lnforlllatlvo In America l111111■9inh L'arto della lll■Khera nella Co111-dia dell'arto

111111111111111111111 SALONE PIERLOMBARDO 20135 MIiano Via Pier Lombardo 14 Tel. 584410 Stagione 1983-84 Dal 17 al 23 ottobre Rassegna Anna Magnani: Teresa Venerdì, L'amore, Pelle di serpente, Nella città l'inferno, Selvaggio è il vento, L'onorevole Angelina, La rosa tatuata, Roma città aperta Dal 24 ortobre al 5 novembre Rassegna Oggetto del Desiderio: 24 ottobre Inaugurazione della mostra Bambole Psicologia del desiderio con C. Musatti e F. Alberoni dal 25 al 30 011obre Pupilla Spettacolo di teatro-danza a cura di Valeria Magli 30ottobre Miss Italia presentazione di filmati dal dopoguerra ad oggi dal l° al 5 novembre Erotismo muto Rassegna di film di Lubitch, Stiller, Watson-Gemina, Hawks, Pabst con l'interpretazione di Louise Brooks Abbonamento a 5 spettacoli Lire 35.000 Dal 7 al 20 novembre Le Trachinie di Sofocle Regia di M. Castri Dal 22 novembre ali' li dicembre Il borghese gentiluomo di Molière Regia di C. Cecchi Dal 13 al 23 dicembre Doctor Faustus di Marlowe Regia di F. Ambrosini Da metà gennaio al 19 aprile I promessi sposi alla prova di G. Testori Regia di A.R. Shammah (in due serate) Leimmagini di questonumero La Commedia dell'arte è una presenza difficile e inquietante. Non è necessarioconoscere le polemiche tra gli specialistiptr rendersene conto, basta guardare le immagini che la riguardano, e tra loro quelle che corredano questo numero di Alfabeta. L'occasione è data da una mostra, Arte della maschera nella Commedia dell'arte, che si inaugura a Milano in palazzo Bagatti Va/- secchi il 18 novembre per protrarsi fino al /5 gennaio /984, e successivamente t a Venezia in palazzo Grassi, dal 30 gennaio al I5 marzo. Assieme alla mostra esce un libro-catalogo, curaro da Donalo Sartori per La Casa Usher, con scrilli di Mario Baratto, Giampiero Bruneua, Giovanni Calendoli, Gianfranco De Bosio, Federico Doglio, Paolo Grassi, Jacques Lecoq, Donalo Sarlori, Italo Sordi, Giorgio Strehler, Ferdinando Taviani, Roberto Tessari. La manifestazione e il catalogo, oltre a sistematizzare una mole imponente di materiale iconografico per lo più inedi10per il pubblico italiano, daranno il senso tangibile dello stato del dibaltito sulla Commedia del- /' arte. Infatti, a partire dalle differenti interpretazioni che si irraggiano dagli scritti citati, si evidenziano i modi di pensare e vivere il teatro oggi e, di conseguenza, le domande diverse che ognuno pone al passato e alla documenrazione sempre scarna che sopravvive a un fenomeno cosi complesso come il teatro. Sarà dunque il caso di rornare Sommario El<onon Flonnl Il mutamento cu1turale (Teoria del mutamento culturale, di J.H. Steward;Produzionee riproduzionenellesocietddi caccia-raccolta, di M.Arioli). pagina 3 Carlo FonnenU Le briglie invisibili (Dellecosenascostesin dallafondazione del mondo • La violenzae il sacro, di R. Girard; La rovinadi Kasch,di R. Colosso) pagina 5 Catbttine Maubon Mftraux (Itinerari,di A. Métraud) pagina 6 Maurizio Fttnris Da Ginevra, le riviste (Incontrodelle rivisteeuropee - CMteauBossey, 5-8 settembre 1983) pagina 7 Maria Corti Maria Zcf pagina 7 L'arte della maschera odia Commedia dell'arte su/J'argomento quando poi remo valutare la manifestazione nel suo complesso, ed eventualmente le reazioni che suscita presso il pubblico e nell'ambiente teatrale. Per ora Alfabeta offre una sorta di anteprima che con.sente di verificare l'osservazione iniziale sulla curiosità che l'iconografia della Commedia dell'arte può suscitare anche senza mediazioni erudite. Buona parte delle illustrazioni sono riprese dalla serie dei Balli di Sfessania di Jacques Callot (15921635). Basreràindicare la prima di esse con una didascalia e tutte si renderanno riconoscibili. Le acqueforti del grande artistafrancese sono ispirate ai suoi frequenli soggiorni italiani e non riguardano i comici dell'arte in senso streuo, piuuosto gli aspeui carnascialeschi della nostra cultura di allora, interpre1ali con una particolare sensibilird per l'aspetto deformato, per la fisicitd esuberante e contorta di personaggi più vicini al mondo della stregoneria popolare che non a quello del teatro profeJSionale. Le altre illustrazioni provengono, salvo diversa indicazione, dalla «Raccolta Fossard» conservata a Stoccolma. La disomogeneità di mano e di origine t evidenlt e sarà di volta in volta segnalata dalle didascalie. La raccolta t nota agli studiosi di tutto il mondo dallafine degli anni venti, per merito di Pierre-Louis Duchartre e Agne Beijer, ed t par,ticolarmente importante perché la darazione dei suoi pezzi, a cavallo tra XVI e XVII secolo, slabilisce forse l'iconografia più antica del teatro professionale moderno d'Europa. Le prime incisioni teslimoniano di uno speuacolo molto semplice e primitivo, imparentato ai sallimbanchi della fiera foranea, popolalo di personaggi per lo più vecchi e senza maschera, alle prese con situazioni di estrema grossolanità. Sembrerebbero avvalorare l'ipotesi de~'origine popolare e di piazza della Commedia. Le altrt incisioni, che mostrano compagnie di comici italiani in Franciae alcune contemporanee forme francesi della Commedia, potrebbero esseremeglio citate a sostegno dell'ipotesi di un'origine colta del fenomeno, e forse direzionata più dalla Francia verso l'Italia che viceversa. Nel volume della Ca.saUsher si ritroverd quesla polaritd di interpretazioni, mollo bene articolata Da NewYork (XIX Mostrainternazionaledtdnuovo a curadi StefanoRosso cinema • Pesaro, 11-19 giugno 1981) e di Mauriziofrrraris pagina 31 pagina 13 GIU5tppeBartolucd Remo Bodd Una leggera nausea Attualità di Plinio (Le vie che hanno un cuore - Santar- (Storianaturale, Libri I-VI, di G. Pii- congelo, 28 giugno -10 luglio 1983; Fenio Secondo) stivai lnteatro - Pol~·erigi, 2-9 luglio pagina 15 1983) Altssandro Barthksl pagina 32 L'inventario del mirabile Cfr. (Storianaturale,Ubri I-VI, di G. Pii- pagina 33 nio Secondo) Cfr. pagina 16 Blbtiop'afta aaalidai Alberto Boatto La saggistiea teorica L'occhio e il mondo a curadi MaurizioFe"ari.r (Artee scienzaper il disegnodel ,non- pagine 34-35 do - Torino,giugno-ottobre 1983) NicolaTnnfaatia pagina 17 Non soltanto il 7 aprile Jean-Jacques ubd pagina 36 L'assaMiniodi Michael Smith Antonio lkTen: ma anche molto netta, nei saggi rispettivamente di Roberto 'I t'SSarie Ferdinando Taviani. Allri studiosi, co~ lo scompano Ludovico Zorzi, si si1uarw in posizioni intennedie, più propense a prendere atto di una circolaritddi influenze e di una convergenza di motivazioni e soggetti sociali diversi. Su questi temi, come si t detto, sarà il caso di tornare in sede di resoconto della mostra. Rimane pu ora l'enigma intrigante di queste immagini, di questi ritratti di un teatro «improvvisato» (da comprendersi nella diffeunza con quello «recilaJO»,di esecuzione di testi) ma costruito su un duro training e formativo di artistipoliedrici, di un 1earroche presenta un mondo femminile forte come rara- ~nle t dato di vedere, che propone fuicità e energiasessuale dirompente, oltre al/'impierosaesibizione di piacere e disgusto, di -bene» e di «male», in un intrigo che si t conservato solo nei tearriorientali e di a/Jissima tradizione. Un teatro che trova una ragione nella sfida alle censure. Ci troviamo solo di fronte ai residui artistici di un mondo più selvaggio del nos1ro, o possiamo supporre che il reatrosi sia ritirato su posizioni più confortevoli o, ancora, abbia trasferitonella parola il suo porere di sfida? Ques1e immagini, in ogni caso, hanno poco a che fare con i -recuperi» attuali della Commedia del- /'ane, e anche con il teatro di oggi. E sul significato di questa disranza vale la pena di interrogarsi. Antonio Attisani Errata corrice Nella nota al primo •testo• di Alfabeta o. ~51, «Introduzione a1metodo di Leonardo da V"tnci•di Paul Valfry, t caduto il nome di Eugenio Di Rienzo, curatore del volume (di prossima uscita presso l°Electa edizioni) da cui era tratto il brano. Cc ne scusiamocon l'inleressato e i lettori. alfabeta meruiledi informaziontculturalt dellacooperativaAl/obtta con trepoesiedi M. Smi1h l reati associativi ;:::t!e,':A. Porta ~~tGSOOMO Comi.talodidirezione: Testo -_Persc:qui•e «proscqui• Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Thomas Edward Lawrence pagina 37 Maria C.orti,Gioo Di Maggio, J castellicrociati Plttro Marcbesani Umber10Eco, Francesoo Leonetti, a cura di Elda Sortino Per l'Associazione scrittori polacchi AntontOPorta, Pier Aldo Rovaui, pagine 19-21 pagina 37 Gianni Sassi, Mario Spinella, Filiberto Menna Giornale dd G'°'11ali Paolo Volponi I morti di Urbino L'abbattimento del jumbo Redazione: (li cimiterosepolto.Unprogettodi Ar- pagina 38 Carlo Fonnenti, Vincenzo Bonazza, naldoPomodoroper Urbino,diAutori lnditt ddla comllllicaziooe Maurizio Fernris, Marco Leva, vari) Il diluvio informativo in America Bruno Trombetti (grafico) pagina 23 pagina 38 Art director Gianni Sasm Prove d'arti.tta: Giampaolo DI Cocco u bn:maginl Edizioni Intrapresa Emmo Tadini Periferia e centro. Donato Sartori Cooperativa di promozione cu1tura1e Intervista a Bruno Zevi L'artedellamaschera Redazionee amministrazione b:~~ Pontigia pagina 24 nellaCo~di4 dell'arte via Caposile 2, 20137Milano Sulla stupidità ~~~~&!~serma .. ,.• 0 •0=-d•i p•u-bb.licazi-·o•nc-su----i i:;~;:~°}} r~~ ~~ ~inlgaglia, pagina 26 alfabda: Giovanni Alibrandi Virgiliana ~i~cio ~ ~~':;;;:::~~r,estinese, ~~i:;;nirketing: :;;~:t~z/one di M. Corti pagina 27 Piero della Francesca, Composizione: AngeloGugtidrrù ildibattito su Man:, GOB fo1oc:omposizione, Da Parigi Cinema & 1v mafia. via Tagliamento 4, 20139Milano a curadi Nanni Baie.strini pagina 29 Keynes, Benjamin, Sade, Telefono (02) 5392546 e di MaurizioFerraris Glorgk)Dt Vincenti normale e patologico, Stampa: Rotostampa pagina 12 Asiatici a Pesaro e prove d·artista viaJe Europa 15/17,Brugherio i-:-.::_ _________ L_ __________ _._..,. ________ """11 Distribuzione: Messaggerie Periodici Comunicazioneal collaboratori di -Alfabtta• Le collaborazioni devono presemare i seguenti requisiti: a) ogni articolo non dovrà superare le 6 cartelle di 2000 batlule; ogni eccezione dovrà essere concordata con la direzione del giornale: in caso contrario saremo costretti a procedere a tagli; b) lutti gli articoli devono essere corredati da precisi e deuagliati riferimenti ai libri e/o agli evenli recensiti; nel caso dei libri occoue indicare: autore. titolo. edi1ore (con città e data). numero di pagine e prezzo; c) gli articoli devono essere inviati in triplice copia e rau1ore deve indicare indirizzo. numero di telefono e codi• cc fiscale. La maggiore ampiezza degli ar1icoli o il loro carancre non recensivo sono proposti dalla direzione per scelte di lavoro e non per motivi preferenziali o personali. Tuni gli articoli inviati alla redazione vengono esaminati. ma larivista si compone prevalentemente di collabora1.ionisu commissione. Occorre in fine tenere conto che il criterio indispensabiledel lavoro inlellettuale per Alfabtta t l'esposizione degli argomenti - e. negli scriui recensivi, dei 1emidei libri - in termini utili e evidenti per il lenore giovane o di livello universitario iniziale, di preparazione culturale media e non specialista. Manoscrini, disegni e fotografie non si restituiscono. Il C.omitatodirenivo Abbonamentoannuo Lire 35.CXX> utero Lire 45.CXX(p>osta ordinaria) Lire 55.CXX(p>osta aerea) Numeri anetrati Lire "5.CXX) Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promorione culturale via Caposile 2, 20137Milano Telefono (02) 592684 Conto Cornnk PosWt 15431208 Autorizzarione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981 Oirenore responsabile Leo Paolazzi Tutti i dirittidi proprietdletteraria e artisticariservati

Ilmutamentoculturale Julian Hayes Steward Teoria del mutamento cuJturalt Torino, Boringhieri, 1977 pp. 318, lire 15.000 Maria Arioti Produzione e riproduzione ndk soddà di cacda-racrolta Torino, Loescher, 1980 pp. 233, lire 9500 LI analisi critica della società rivela oggi la contemporanea dissoluzione dell'equilibrio agricolo millenario e la dissoluzione dell'esperienza individuale, che~ ridotta all'accadimento banaJe; e rivela la perdita di radici e di memoria collettiva nell'informazione di massa, la perdita del godimento nella spettacolarità. A questo proposito uno dei più impegnati geografi francesi, Picrre Georgc, ha parlato già nel ·n di «aspazialità» e «atemporalità», come effetto dei cambiamenti repentini e degli stessi media: t caduta l'identità, il •sentimento di appartenenza- a una comunità; e già ~ presente in George l'analisi di Lynchdello spazio in senso percettivo (vedi il saggio «:Oiscontinuilà e aspazialilà in geografia umana•, nel Bollettinodella socieulgeografica italiana, gennaio-marzo 1972). È dunque avvenuto che l'ambiente geografico artificiale del capitale-mondo ha annullato gli ecosistemi con i quali il soggetto interagiva, e ha sostituito all'uomo concreto l'immagine dell'uomo astrat• to, il rappresentato al vissuto. Nell"articolazione tecnico-sociale de-- gli anni ottanta, che ha un decisivo fondamento tecnico-industriale, risulta modificato profondamente il rapporto dell'uomo con l'arn• biente, con l'ecosistema, con la stessa corporeità e sensitività del• l'uomo, con i suoi bisogni primari. È forse per questo che si danno oggi - o meglio divengono oggi attuali e discussi, dopo vari anni di disattenzione, - percorsi materialistici che provengono da ricerche condotte in varie sedi disciplinarie da diversi e peculiari tracciati. Si riscoprono anche il senso e le ragioni del materialismo nell'antropologia, nell'etnologia, nella geografia, nell'epistemologia. Ciò appare tanto più sorprendente e inaspettato pcrcM: la cultura novecentesca ha teso a tkmaterUJJizzare la cultura, in forme sofisticate che combinano la teoria dcll'informaziooe col ritorno nel ventre materno medievale; e ha riattivato l'inconscio collettivo millenario coi suoi incubi e il suo folle immaginario di mostri e di morte; ha cercato le dimensioni e le strutture senza tempo di una umanità senza nrntamento, dissolvendo i caratteri peculiari della modernità nelle idee e nel gusto. È un recupero sorprendente e inaspettato perché - pur nella pluriculturalità - nei suoi tratti forti e dominanti il Novecento registra, nei confronti della tradizione materialistica, la negazione che sia possibile elaborarla in sede moderna e critica e non di «:naturaliEl~onora Fioroni smo» e di «:materialismovolgare». Ora, da questi processi pluridisciplinari e frammentati, ma capa• ci anche di progettualità conoscitiva e operativa globale, emerge una «pensabilitb attuale del materialismo, con un suo nuovo investimento di senso, di concretezza profonda e radicale, sia nel pensie• roche nella pratica progettuale. li materialismo americano Esaminando i nuclei nei quali si articolano le ricerche e le tendenze di materiaLismorecente, si scopre che il più caratteristico di questi nuclei è dato dall'«ambiente»: da quel tessuto che, sfuggendo a un campo disciplinare specifico, è oggetto d'indagine in più sedi, viene consideralo con più strumenti e assume valori diversi all'interno delle diverse coordinate teoriche. Esso può prestarsi come luogo di convergenza disciplinare o di nuova elaborazione sistematica. Ora, !'«ecologia culturale» è un indirizzo di ricerca dell'antropologia americana che ripropone come essenziale il rapporto tra ambiente e società, mentre individua la mediazione che rende pensabile tale rapporto non in senso astratto - e la individua esattamente nelle risorse di un territorio. È cosl che ai valori storico-sociali, nelle civiltà, sottentrano come determinanti le risorse. L'indirizzo fa capo a Steward, un antropologo che si è formato a Berkeley e ha cominciato a lavorare negli anni trenta, dedicandosi allo studio delle popolazioni indie, fino al monumentale Handbook o/ the Sowh Am~ricans Jndians (1946-50, in sci volumi). È sul campo di ricerca che si decantano in lui le influenze di Kroeber e Lowie e si delinea la sua prima for• mulazione teorica, relativa appunto all'interrelazione cultura-ambiente. Egli infatti individua un tipo particolare di banda primitiva tra i cacciatori e raccoglitori che si presenta con elementi simili in di· verse aree geografiche. È successivo il suo lavoro teorico, che lo conduce a una nuova definizione globale della cultura. La 1eoriadel mutamento cul1urale (con edizione originale nell'Illinois, nel 1955) articola la strutturazione concettuale dell'ecologia culturale e esemplifica i criteri metodologici adottati, con l'analisi di vari tipi culturali, dalle bande patriLineariai modelli attuali di cui• tura a Portorico. E il testo reca il sottotitolo «:Lametodologia dell'evoluzione multilineare». Steward costituisce un riferimento fondamentale dell'indirizzo attuale del materialismo americano: è un maestro discusso. Prima di esaminare tale indirizzo, è opportuno fare alcune osservazioni apparentemente marginali, ma che possono tornare utili per valu• tare con maggiore esattezza la portata delle innovazioni in campo antropologico. L'antropologia ha negli Usa uno straordinario rilievo teorico: occupa nell'insegnamento della scuola secondaria, quindi nella formazione rulturale e intellettuale, il posto che in Italia è della filosofia e della teoria, e in Francia della sociologia. È nell'an• tropologia che si deposita la riflessione teorica e politica sui valori, sulla personalilà. Ed è neU'indagine sulla struttura e sui mutamenti culturali e sociali che si deLineala riflessione sul destino collettivo dell'uomo. In quest'o1tica va valu• tato l'indirizzo materialistico nell'antropologia recente. La ricerca di Steward costituisce una revisione critica dell'antropologia culturale, che è l'indirizzo maggiore e classico della ricerca antropologica statunitense; reagisce agli sviluppi della scuola di Boas e allarga la sua critica sino alle formulazioni iniziali di Tylor (1871). Si oppone dunque alla teoria scientifica della cultura ivi formulata sulla base del .:relativismo» culturale; e si oppone insieme ai recenti sviluppi di psicologiaculturale che sono stati dominanti nella seconda generazione di antropologi - dove si sposta l'ottica io termini di tipologia, di fonnazione della personalità e di analisi dei valori. Entra dunque in polemica con la prevalenza (americana e europea, che dura ancora) dell'impianto mentalistico, simbolico, semiologico, e psicologico e psicanalitico nella decodificazione della cultu• ra. È sufficiente ricordare per tutto ciò l'importanza dei lavori di Sapir, di Ruth Benedict, di Margaret Mead e, in Europa, di UviQuesta immagine, l'ultima dtfla RaccolraFouard, si trovaancht in alrrt collezioni. Rapprutnra una compagnia di comici frp.nc.ai i qU4/i,influrnzati daisuccasi M8li iuJ/imu,corrono ai ripari. Il wcchio cornu10 al untro l un Pantalone, allasua sinistra uno Zanni. lf soggetto l classicontfla UJmnKdia dtlfant. Possiamonotare una una raffma1tzza nti costumi t, ptr atmpio, com, ilfallo dtl vtcehio siamtno vistosodi quan.tori.nd,a dii alln incisioni

Strauss; come è noto, in questi autori si svolgono l'interesse per il carattere inconscioe simbolico dei comportamenti culturali e il riferimento alla cultura nei termini di un linguaggio. L'ecologia culturale, che si è diversificata, ha avuto scarsa circolazione in Italia; il merito di averla segnalata e di avervi fatto riferimento critico va dato a Maria Arioti e al suo fondamentale libro sulle società di caccia e raccolta. Am•nte ed evolutioot Ora, l'interesse straordinario della ricerca di Steward sta anzitutto nel sorprendente recupero in attualità della dimensione materiale dell'ambiente e dell'evo/11zio- "e dentro la ricerca antropologica, per la definizione scientifica della cultura e la comprensione dei suoi sivluppi o mutamenti o processi trasformativi. Ascoltiamo innanzi tutto Steward stesso. Tra le varie definizioni dell'ecologia culturale, la seguente è esemplare per chiarezza: -L'ecologia culturale concentra la sua attenzione su quei tratti che l'analisi empirica mostra essere più intimamente connessi con l'u· tiHzzazione dell'ambiente in maniera culturalmente prescrittiva'" (p. 52). E ancora: «L"ecologiaculturale ci mette quindi di fronte a un problema e a un metodo al tempo stesso. Il problema è quello di accertare se gli adattamenti delle società umane ai loro ambienti richiedono modalità di comportamento particolari o se essi permettono una certa libertà per una gamma di possibili modelli comportamentali,. (p. 51). È in questa libertà che l'evoluzionismomultilineare di Steward pone la sua differenza rispetto a ogni determinismo e universalismo di tipo sia naturalistico che economicistico: e pone la sua insistenza sul metodo empirico (p. 29) e non deduttivo col quale gli adattamenti e mutamenti ambientali devono essere esaminati e ricostruiti. Che non si tratti di determini-. smo ambientale è visibile, chiaramente, nel tipo di analisi condotta da Steward, che si propone di ricostruire razionalmente gli aspetti sociali a cui le tecnologie danno luogo in relazione ai diversi ambienti. Per Steward, infatti, l'ambiente non è solo «restrittivo• o «permissivo'"rispetto alle tecnologie; ma, egli osserva, «tratti locali specifici possono richiedere adat• tamenti sociali che hanno conseguenze di vasta portata• (p. 53). Per fare un esempio, quello stesso addotto dall'autore, che del tema è uno specialista, si possono esaminare le bande patrilineari. Esse sono simili «non perché siano simili i loro ambienti complessivi'"- che non lo sono affatto, trattandosi di Boscimani, Indiani californiani, Negritos, Fuegini, - «bcnsl perché la natura della caccia e quindi del loro problema di sussistenza è lo stesso in tutti i casi'". Le risorse di un detenninato ambiente sono strettamente corre• late al sostentamento e costituiscono una .-caratteristica ambientale rilevante•, causale della struttura sociale o, in altre parole, tale da essere in grado di influenzare le altre componenti della struttura sociale. Or~, le risorse non vanno intese come una stretta presenza ambientale ma si definiscono in rapporto con la tecnologia, con la capacità umana sociale di trasformare e creare l'ambiente - quindi con la costituzione di modelli di comportamento tecnologico. L'evidenziazione di questo •nucleo'"mette in primo piano i parametri tecnico..cconomici.Su di esso Steward costituisce i «tipi culturali• come modelli tecnologici di comportamento e sfruttamento di un determinato ambiente. Ste• ward, inoltre, colloca gli adattamenti ecologici della cultura «tra i processi creativi più importanti del mutamento culturale'" (p. 32): spiegano le somiglianze, le differenze e i cambiamenti culturali. L'ecologia culturale permette dunque di delineare una struttura evolutiva multilineare della cultura e dell'organizzazione sociale. I mutamenti si danno non come sostituzione di una struttura, ma per passaggi, per stadi non predeterminati, ma pur sempre con accumulo tecnico e conoscitivo, e evoluzione di precedenti modelli. Lo sviluppo non va inteso solo in termini di complessità, ma come «emergere di successivi livellidi integrazionesocioc11lturale'" (p. 12). La multilinearità ha la funzione epistemica di recuperare la leggibilità del mutamento, a cui corrisponde la categoria di evoluzione al di fuori di ogni finalismo e determinismo. Collega l'evoluzione alla pluralità polimorfa, e coniuga la determinazione con la creatività, mediante l'accertamento empirico e la ricostruzione storica. Le società non hanno percorsi obbligati, ma non per questo sono sistemi chiusi: in esse vi sono elementi forti. di m:tggiorresistenza. ed eleminciano a vedere la •mobilità», le complessità di composizione, la processualità e le contraddizioni. Ora Steward polemizza con l'impostazione relativistica che è storico-culturale e ha espunto l'ambiente, in quanto spiega la cultura con la cultura, come egli stesso dice: la concezione onodossa ritiene infatti che «sia più la storia che i processi di adattamento a spiegare la cultura• (p. 49). Si pongono allora - mi sembra - delle questioni metodologiche e concettuali rilevanti. Esaminiamole in breve. l. L'orientamento storico-relativistico, invece che scientifico, del• la cultura ha inciso ovviamente sulla terminologia e sulla tassonomia. Tutti i termini di classificazio• ne delle società discendono dalla nozione, per altro contraddittoria, di «area culturale'"e non rilevano i livelli socio-economici e organizzativi delle società classificate. Ora, Steward adotta il criterio della «emergenza di nuovi livellidi organizzazione per l'individuazione delle ere'" (p. 251). Costituisce una tassonomia dei periodi evolutivi (per esempio, era preagricola, agricoltura incipiente, ccc.). Lo stesw termine «banda patrilinealano su due scoperte fondamentali: a) l'individuazione, all'interno dei cacciatori-raccoglitori, di una particolare forma di organizzazione sociale, quella delle bande pri• mitive o nomadi, differenziate in patrilineari, matrilineari, composite, che io diverse pani del mondo affrontano con bassa tecnologia sostanzialmente simile i problemi della produzione; b) la scoperta dell'origine autoctona delle civiltà del nuovo mondo e dei loro svilu~ pi evolutivi, indipendentemente dal vec.chiomondo. Ed è il ruolo causale dell'ambiente che permette di capire, in queste civiltà, la sequenza evolutiva in serie parallela e la direzione simile. Si tratta di due innovazioni fondamentali in sede antropologica, che mutano i precedenti schemi interpretativi e trovano sviluppo nell'antropologia attuale e, inoltre, nella costruzione di •una più vasta teoria evoluzionistica dei livelli di integrazione socio<ulturale», come scrive l'Arioti (p. 8). Tali innovazioni, con la loro portata metodologica di estremo interesse, segnalano l'utilizzo da parte di Steward dei nuovi dati e tecniche archeologiche. Egli anzi collega in modo privilegiato l'antropologia ~~~~~l\~rcì!'r'.r■~,■~•l~l'ir'Ce"'• ..carauerim certi raj~~all'archeologia e contribuiS<C a f PANTAION, J -, I • 1111!1~-'::;~L= <:.IUN- ~U:TNonsi trattadi unasana, madi unasptcit diprutntaziont amologicadipersonaggditllaCommedia, ancorainvtrsiontfrancut, Si notianchtquiladivtrsastilitzaziorttdicostumit ambitnttrisptt10agliitalianit, i ptrsonaggdi i Nmkt il tavtmitu t Gringoltt.Arltt:ehinosiuibisct sui trampoli n unadimrutraziondt iocrobazUcJomica menti più deboli o secondari: su questa interrelazione si articola il mutamento con modi propri, ma che possono es.sere ricostruiti razionalmente. Questo in breve o per punti il risultato della riflessione teorica e della ricerca analitica di Steward, condotta sulle società di caccia e raccolta, ma condotta anche sulle società più complesse e sui muta• menti che le cosiddette società primitive subiscono a contatto con le società più complesse. Sulla società cont~mporanea Sono utili ora alcune riflessioni. Steward - l'abbiamo già ricordato - lavora in un periodo di trasformazione dell'antropologia classica, in cui l'antropologia allarga i suoi interessi dal campo etnografico a quello delle società storiche e della stessa società contemporanea. Ciò per effetto dei processi trasformativi, ma anche disgregativi, delle società primitive a contatto con quelle tecnologicamente evolute e nel processo colonialistico. Muta anche l'immagine delle stesse società primitive in cui si coeconomia di caccia, regole di discendenza, matrimonio e possesso della terra (p. 35). È una terminologia per tipi che dà importanza prioritaria ai tratti economici e sociologici. Caccia e raccolta gli appare come una categoria troppo estesa, mentre «banda patrilineare• è un linguaggio localizzato. E si danno altre forme di società che praticano la caccia e la raccolta: bande composite, con Lignaggio non localizzatoe formate da molte famiglienucleari, che rappresentano un livello più complesso di adattamento rispetto alle bande unilineari (patrilineari o matrilineari). Infine, Steward considera del tutto superata la terminologia europea di «paleolitico•, «neolitico'", «età del bronzo'", e preferisce per la classificazione delle ere quella americanista che adotta termini come •formativo», «floresccnte», .-:impero», «rivoluzione urbana'", cioè termini che fanno riferimento al livello produttivo e organizzativo delle forme sociali. 2. Ilmaterialismo culturale e l'e• voluzionismo di Steward si articoquel rinnovamento di .-:nuovaarcheologia» che si interroga sui modelli e sistemi di civiltà, ed esce dalla catalogazione dei dati per costruire strutture alimentari, tecnologiche, produttive. 3. Steward, mentre tende a formulare criteri interpretativi generali delJe società umane, reagisce con puntiglio critico ineccepibile all'estensione (presente in altre zone dell'antropologia) dei metodi etnografici alle società complesse, sia storiche che attuali; in quanto ritiene a ciò inadeguato, scientificamente, l'apparato concettuale elaborato per le società primitive. A suo avviso, anzi, l'insistenza e la prevalenza degli interessi per la formazione della personalità e per il comportamento è una conseguenza del relativismo e della sua pratica etnografica, con visione della cultura come organismo chiuso e compatto, «organico•, •unico•. Il metodo etnografico, secondo lui, è applicabile piuttosto se rivolto -ai segmenti socioculturali», e cioè"all'analisi di gruppi e di subculturc, non per le economie e le .cistituzioni nazionali». Vi è dunque una critica di Steward alla riduzione della complessità e all'orientamento verso la psicologia e l'immaginario degli strati sociali. Gli in&ercssa piuttosto individuare, nello stesso modo diffuso d'intervento sui problemi della società contemporanea, la tendenza all'omogeneizzazione e all'uniformità che è introdotta oggi dall'industria. Ciò sfugge a chi estende il modello etnologico ai fenomeni delle società industriali e preindustriali - mentre per Steward la società contemporanea risulta caratterizzata da un appiattimento complessivo, e richiede una pene• trazione analitica capace di non corrispondere a ciò ma di evidenziare le stratificazioni evolutive. Appunto di valutazktM Si può dunque dire, infine, che questo materialismo antropologi· co, che ha avuto il teorico nuovo in Steward e poi è stato svolto da altri più noti o operanti oggi (Harris, Scrvice, Arioti), colloca il fondamento o l'essenza nella materia• li1à magmatica, nel naturale-ambientale, e insieme nella creativi là umana del proprio mondo simbolico e territoriale. È un materialismo, mi sembra, pensato come conoscenza anche delle forme del sistema-mondo capitalistico. Vuol dare forma razionale. cioè pensabilità, ai processi reali articolandoli anche nella loro irrazionalità, cogliendo le regressioni, le perdite secche, le dissonanze delle strutture. Si aprono cosi gli interrogativi sull'animale uomo, col suo mondo sempre più complicato e artificia• le, e sulle conseguenze dell'inglobamento dissolvente degli ecosistemi, già materia prima di quel mondo. Contemporaneamente si elabora una progettualità antitetica e si dà voce e corpo alle aspettative e alle diversità parziali e periferiche. L'ecologia culturale, nel suo complesso, non va intesa solo come ipotesi relativa alle società di caccia e raccplta: ma presenta il proprio statuto per la lettura dell'oggi, in quanto solleva il proble• ma dell'ambiente (che va ricostruito cd è solo ricostruibile nel suo primo periodo formativo). Qui l'ambiente è determinante e visibile, non c'è la storia sostitutiva e accecante: la creatività tecnica, economica, e quella dell'immaginario e del linguaggio, non si sono separate dall'ambiente e non si sono oggettivate nel monumento e nella scrittura coi loro valori. L'ordine mentale del mondo risulta, allora, nei modi in cui la società provvede alla propria sopravvivenza e trasmissione, nei tabù e nei miti che avvolgono la pratica sociale, nelle scelte tCSa.picnti»e anche «antieconomiche» verso le piante, gli animali e il territorio, perché ogni intervento è scelta, con esclusione e con organizzazio. ne. E certo si può giustamente rilevare - come ra I'Arioti - la sordità di Steward ai problemi dell'immaginario, che sono pur presenti in ogni azione sull'ambiente. E certo problemi e quesiti di metodo e di lettura assai più sottili urgono oggi. E certo Steward più che di «determinismo» sembra peccare talora, semplicemente, di un certo -scientismo». È tuttavia irrinunaiabile la considerazione acuta e nuova del ter• .5 ritorio, che Steward ci ha insegna- ~ to fra i primi. Occorre pensare c.. l'ambiente anche come luogo in i_ cui paradossalmente le antiche bande, i cacciatori e i raccoglitori, t e le società postindustriali si devo- j no in qualche modo incontrare, .., percht dentro queste ultime sia ~ possibile ritrovare la .-:materialità» i:: disastrosamente perduta. j s. <i

Le brigli1Jnvisibili Reni Girard l)dk..,...-, sin dalla food.azloMdel mondo trad. it. di Rolando Oamiani Milano, Adelphi, 1983 pp. 548, lire 25.000 La violenzae U sac:ro trad. it. di O. Fatica Eczerk.i Milano, Adclphi, 1980 !'!'· 426, lire 20.000 Roberto Calasso La rovina dJ Kucb Milano, Adelphi, 1983 pp. 496, lire 20.000 D tlh cose nascostesin dalla fondJJzWM <kl mondi:, di Rc!X Girard e La rovina di Kasch di Roberto Ca.lasso,apparsi a breve distanza l'uno dall'altro da Adclphi, costituiscono un sostanzioso dossier aitic:o (assieme, i due volumi totalizzaoo più di mille pagine!) nei confronti dclJ'intcrprelaZionc razionalista del sacro. O lettore italiano conosce già le tesi di Girard attraverso La violtn• za t il sacro, apparso ncll'80 sempre presso Adclphi: l'emergenza dell'umano dal mondo animale si identifica col dispositivo sacrificale, fondato sul meccanismo del capro espiatorio, e con le sue trasformazioni storiche. La soglia dell'ominazione t riconoscibilea partire dalla biforcazione fra diverse modalità di oontrollo del comportamento di imitazione acquisitiva fra membri di una stes.saspecie e delle conseguenze che ne derivano (l'aggressività generata dalla lotta per il possesso del cibo e delle femmine). Negli animali il controllo t istintuale: determinate sequenz.e di componamenti, che servono a misurare le forze e a stabilire le gerarchie interne al branco, entrano a far parte del patrimonio genetico della specie. Questa via t preclusa all'uomo: animale armato, l'istinto non basta a proteggerlo dagli effetti della sua aggressività; le gerarchie del branco devono quindi lasciare il posto alle differenz.eculturali, e queste ultime richiedono a loro volta la potenza di meccanismi sempre più complessi per riprodursi e durare. Dmea:anismo sacrificale si articola fra divieto e rituale. Udivieto si applica agli oggetti che possono scatenare i comportamenti mimetici di appropriazione; il rituale riproduce, esorcizzandola, la crisi del conflitto mimetico. li sacrificio mima il crollo delle diffcrenz.eculturali, la contesa violenta di tutti contro tutti per impadronirsi degli oggetti vietati - ma, soprattutto, mima la soluzione della crisi: il convergere improvviso della vi~ lenza indifferenziata sul capro espiatorio, il linciaggio primordiale che scioglie le tensioni interne al gruppo, gettando tutta la colpa della violenza sulla vittima sacrificale e restaurando l'ordine delle differenze culturali. impegna l'autore in un puntiglioso lavoro di precisazione e di contestazione delle critiche che sono state rivolte alla sua opera. Girard non si limita tuttavia a difendere il la luce del mcc:canismovittimario. scheramento del sacro da parte D confronto dialettico diviene più della scienza ma, all'opposto, dal serrato a mano a mano che si spo- fatto che i segreti del sacro sono sta sui temi del moderno, ed t pro- ormai da tempo sciorinati alla luce prio su questo terreno che Girard del sole, dal fatto che da duemila dice le cose più nuove e interes- anni una voce si t levata a dire che santi, nel tentativo di rispondere il sacrificio t un assassinio, privanagli interrogativi di un sistema che do il capro espiatorio, a un tempo, ha voltato le spalle sia al divieto della colpa e della virtù risanatriche al rituale. ce. Questa voce non t quella della Il moderno è caratterizzato dal- scienza ma quella dì Cristo. la metafisica di un desiderio che Occorre respingere la lettura sanon si fissa su nessun oggetto, e criticale del messaggiocristiano: la che ignora perciò il divieto, e dalla morte di Cristo non t il sacrificio distruzione delle barriere simboli- che redime le colpe del genere che che scoraggiavano la rivalità: umano, essa anzi coincide col tralo status individuale non è più rigi- monto definitivo del dispositivo damente predeterminato dai di- sacrificale. La violenza rituale, spositivi culturali, ma torna a esse,. colpita nelle sue opere vive, non t re la posta in palio di una serie mai più riuscita a ripristinare il suo inintenotta di sfide, come nelle potere di riconciliazione. L'umanisocietà animali. Ciò non significa tà può sopravvivere a questa catain alcun modo la fine del sacro, al strofe culturale solo se capirà di contrario: il moderno vive in uno dover definitivamente rinunciare Harlequin verrier. Agnan. le, in quanto nessuna critica del sacrificio che pretenda di essersi posta al di fuori di esso può scalfire la coazjone a uccidere. Per chiarire la divergenza di prospettive fra i due autori, tuttavia, t necessario muovere da quanto li accomuna: la denuncia dell'impotenza del lavoro critico delle scienze umane nei confronti del sacro. li discorso scientifico non può criticare il sacrificio in quanto t discorso umano, ed è appunto nel sacrificio che ogni discorso umano trova le sue condizioni di possibilità. L'inganno e la sostituzione sacrificali - si sacrifica qualcosa che sta per un'altra cosa - sono gli atti originari che mettono in moto la macchina del linguaggio e del calcolo, creando cosl le condizioni del loro oblio. Già la narrazione mitica opera il primo trasferimento della dinamica sacrificale dalla LaNnnphe. s-:=~~:~:~:z:r~~c;::t!~~~.1 Er~ 1 :: 1 1: 1fi :~ì'~',: \':~~~~;;::t~,ìt:.~: 1"-,I ~f:::: ~~~::;r:::~~~:r~:! 0;r;; le: rcndrayfon alcfncic11acitcmcnr, Jcvous pn' dem'aarrcndrc l.lamodcanc1foe, Lunquc lafo1,11eral,inl'yaura pcrfonnr, J· Elk mc(eruirapourme1foullicrsrefairc. Con1111coandcl'argétfansvouloir tnua.illcr.l ~1 tofibongrC,mal-grC:,nc(pc1:énei&1.nlcr. LIIstamparappreuma l'attoree capocomicoAgnan Sarat, rappruemantefrancesedellaconcorrenzaallaCommediaitaliana. OggettodelUlrappmentazi.one t un raccontopopolaresul ltma deljlau10magico stato di crisi sacrificale permanente, nel senso che più il sistema sacrificale perde colpi, più gli uomini sono tentati di moltiplicare le vittime per ottenere gli stessi effetti pacificatori che il vecchio rituale garantiva. G irard muove da questa constatazione per gettare le basi di un razionalismo religioso che si misura col razionalismo scientifico sul suo stesso terreno. Le scienze umane tentano di rendere trasparenti i dispositivi di riproduzione sociale ma - misconoscendo il ruolo genetico del meccanismo vittimario nei confronti dell'intera struttura socio-culturale - non ottengono altro risultato che la produzione di nuovi miti. Denunciando gli assassini commessi in nome delle ideologie, e predicando la necessità dello smascheramento della natura «religiosa» di queste ultime, queste scienze non fanno che spianare la strada per nuovi olocausti. Se il meccanismovittimario, pur degradandosi e destabilizzandosi, si estende e si incrudelisce. ciò non dipende da un insufficiente smaalla violenza, solo se sarà capace di scoprire l'altra faccia dell'abolizione delle differenze: l'amore. È proprio nel moderno che questo evento straordinario - che ha spezzato la ciclicità del tempo mitico e rituale e instaurato il tempo storico - trova la sua paradossale realiz.zazione:avendo scelto di restare fedeli alla violenza, e non potendone nel contempo trarre più alcun conforto, gli uomini si sono incamminati sulla via della violenza smisurata, sulla via del Regno della Bomba: «In un mondo sempre più desacralizzato, solo la minaccia permanente di una distru• zione totale e immediata impedisce agli uomini di distruggersi tra loro. È sempre la violenza, insomma, che impedisce alla violenza di scatenarsi» (Delle cose nascoste, p. 319). Il paradosso consiste nel fatto che il Regno del Terrore apre le porte alla speranza, imponendoci un aut aut radicale: rinunciare alla violenza o perire. I A ssai diverso il punto di vista di Calasso: la rinuncia alla violenza non può nascere da una uscita dalla dinamica sacrificaprassi rituale al linguaggio. dall'atto materiale al puro atto di coscienza; la narrazione scientifica porta a compimento questo lavoro cancellando completamente il ricordo della «via degli atti». La riduzione delle differenze simboliche a segni, a puri valori posizionali del discorso, neutralizza il senso dell'atto: gli atti e i soggetti che li compiono si scambiano nella più assoluta indifferenza e equivalenza funzionale. Immersione totale del moderno nel sacro: «dissolto il sacrificio, tutto il mondo torna a essere, senza saperlo, un'immensa officina sacrificale. L'unico enunciato che, nell'incertezza su tutto, nessuno oserebbe mettere in dubbio (... ) è che il mondo vive in quanto produce. È la stessa ovvietà che il ~gveda riconosceva affermando che il mondo vive in quanto sacrifica» (UJ rovina di Kasch, p. 182). Ma anche il razionalismo religioso di Girard - secondo Calasso - porta il suo contributo all'officina sacrificale, in quanto si abbandona a sua volta al gioco illusorio della demitizzazione: una volta che tutto è stato ricondotto all'uni• ca verità del capro espiatorio, si è trovato un nuovo fondamento alla pretesa del pensiero occidentale di concepire il sociale come autonomia assoluta, di costituire culturalmente la differenza assoluta dell'umano. In questo modo si getta una luce abbagliante sull'assassinio, ma si respinge nell'oscurità quella dimensione sacrificale che precede il linciaggio primordiale: la lame, la morte generata dalla necessità di uccidere per vivere, il motivo per cui nessuna morte è naturale, ogni morte t sacrificio. P er comprendere che cosa significhi uccidere, occorre restituire a questa parola il senso che le attribuisce la religiosità orientale (Calasso allude nel suo libro soprattutto a quella vedica): anche respirare o mangiare un vegetale significa commettere omicidio sacrificale, in quanto si aprono delle lacerazioni nella rete di interdipendenze cosmiche che collega tutto a tutto. Non avendo riconosciuto l'impossibilità di uscire dal sacrificio, il pensiero occidentale si t collocato alla fine del percorso che conduce ' al misconoscimento del mondo e alla degradazione del sapere umano sulle interconnessioni cosmiche: dai veggenti vedici che rimarginavano ritualmente le ferite del Tutto nel momento stesso in cui si aprivano, alla rinuncia buddista che decostruisce la rete delle interdipendenze per sfuggirle, al deprezzamento del mondo operato dalla gnosi che consegna la materia al disprezzo e all'aggressività tecnica del moderno individuo occidentale. Ma una volta che si sia riconosciuto che l'alternativa non è «dentro o fuori dal sacrificio• ma «sacrificare consapevolmente o senza saperlo», sorge un altro interrogativo: t possibile rinunciare a uccidere pur restando consapevolmente den1ro la dinamica sacrificale? Calasso risponde con un esempio, I additando quella che gli pare l'esperienza più radicale di critica della violenza sacrificale condotta attraverso una trasformazione interna del comportamento rituale: alcuni popoli altaici, pastori e allevatori, usano consacrare al tuono un cavallo vivo, che viene lasciato libero nella steppa e, da quel momento, non più usato al servizio dell'uomo. Questa opposizione al sacrificio nasce dunque all'interno stesso del sacrificio; ne ripercorre tutti i gesti meno lo scioglimento del nodo della vita, al quale «un solo altro scioglimento si può opporre con forza equivalente: quello delle briglie del cavallo prigioniero, che svincola la vita nella vita ( ... ). li cavallo scompare nella taiga, o continua a seguire il branco, ma come fosse invisibile, poiché nessuno può toccarlo e tanto meno usarlo. Nessuno potrà venderlo, nessuno potrà comprarlo ... È questo il punto di rovesciamento estremo del sacrificio: raggiunto in un tempo remoto, in una zona dell'Asia centrale punteggiata di reliquie sciamaniche ( ... ). Il passo successivonon è mai stato compiuto. Nessun uomo ha mai sentito la mano di altri uomini scioglierglile invisibilibriglie che gli circondano il collo. Nessuno t stato mai totalmente sottratto all'uso dj altri uomini» (I.A rovina di Kasch, pp. 279-80).

Alfred Métraux Itinerari trad. it. di Daniela Garavini Torino, Boringhieri, 1981 pp. 261, lire 22.000 M ettendo fine alla sua vita, nel paesaggio familiare della campagna francese, Alfred Métraux compiva trent'anni fa il percorso con il quale, nel concludere l'ultima sezione delle Fleurs du mal, «La morti•, Baudelaire il sedentario esorcizzava un'identica «horreur du domicile»: •O Mort, vieuxcapitaine, il est temps! levons l'ancre! / Ce pays nous ennuie, O Mortt Appareillons! / (... ) Nous voulons, tant ce feu nous brùle le cerveau, / plonger au fond du gou(fre, Enfer ou Ciel, qu'importe? / au fond de nnconnu pour trouver du nouveau» (Lt Voyage). li suicidio concretizzava, nel più disperato dei gesti, la voglia di fuggire (..:Sonoancora ossessionato dalla vogliadi fuggire», 20 aprile 1939), che non sembra avere mai abbandonato il più accanito viaggiatore dei grandi etnologi del Novecento. Nato in Svizzera (nel 1902) e cresciuto in Argentina, compiuti gli studi universitari in Francia (fu allievo di Mauss e di Rivet) Mé1raux, con una prolungata pratica di lavoro sul campo, riuscì a essere - nello stesso tempo e con uguale notorietà - oceanista (La meravigliosa isola di Pasqua, 1941,Milano, Sugarco, 1973), americanista (Gli lncas, 1961,Torino, Einaudi, 1971; Religioni e riti magici indiani nell'America meridionale, 1966, Milano, Il Saggiatore, 1971)e specialista dei fenomeni religiosi sincretici afro-americani (li vodu hai1ia110, 1959, Torino, Einaudi, 1971). Di queste varie esperienze, registrate in una rigorosa produzione scientifica che ha fatto la sua fama - una fama discreta nella sua reticenza a varcare lo studio applicato (Métraux non fu né divulgatore né teorico, in un momento in cui tali erano le modalità espansive dell'etnologia), - gli Itinerari, apparsi postumi quindici anni fa, rivelano nei travagli della quotidianità le lacune e i vuoti esistenziali che li legano a un'irrimediabile difficoltà di vivere, a un'instancabile ricerca di se stesso. Raramente, come nel caso di Métraux, quello che Leiris chiamò .,_)'occhiodell'etnografo» (Documents, VII, 1930) indagò nelle sue osservazioni il rapporto dialettico - e cosl spesso fonte di frustrazioni e sofferenze - tra chi guarda e chi è guardato, traendo dal confronto con l'altro non solo un oggetto di studio ma anche una materia identificatoria. Diari di viaggio e quaderni di appunti - abusivamente limitati nell'edizione italiana (che privilegia in questo modo i tempi forti del soggiorno prolungato sul campo) agli spazi esotici: Sudamerica, Haiti, Dahomey, - gli llinerari iniziano, nell'edizione originale, con Métraux che torna dall'Isola di Pasqua, diretto verso il continente americano. Métraux abbandonerà I'America soltanto nel 1952quando, alto funzionario dell'Unesco, verrà per qualche anno a Parigi come responsabile del Bureau des relations sociales (suo il merito di aveMétraux re creato la coraggiosa collana Races el civilisations avvalendosi, nel momento di maggior impegno dell'etnologia francese - L'etnographe devant le colonialisme di Leiris fu pubblicato sui Temps modernes nel 1950,- della collaborazione di prestigiosi colleghi e amici). Lacunosa anch'essa-lunghe zone di silenzio bucano questo colloquio con se stesso, - l'edizione originale ha però il merito di accostare il lavoro appassionante dell'etnografo alla routine senza spessore ma altrettanto rivelatrice del• l'attività amministrativa: appena ventun mesi di campo per un arco di tempo di quindici anni ( 19391953). Condizione aggravata, nel caso di Métraux, dalla sua qualità di funzionario dell'Onu e dell'U· nesco, ma che tutti i ricercatori lamentano. Significativa, a questo proposito, la nota del\'8 ottobre 1953: ...Qéjeuner chez Ics LéviStrauss. Celui-ci: 'Je voudrais 10.CXXI dollars par an pour pouvoir méditer. Nous ne faisons plus de la science, nous l'administrons'». Di questa parte, sottratta al lettore italiano, segnaliamo infine l'intensa vita di relazione, a New York quanto a Parigi, di un uomo che, alla fine di una giornata nella quale ha incontrato personaggi importanti, si ritrova solo con se stesso, in preda a un' ...impressione di deriva» che non lo abbandonerà mai. D i ritorno dall'Isola di Pasqua (dove era andato a sentire «il debole mormorio venuto dai tempi antichi»), Métraux dovrà aspettare quasi cinque anni per ripartire sul suo terreno privilegiato, l'America latina della sua infanzia e della sua adolescenza - e più precisamente nel Chaco e in Bolivia, là dove quindici anni prima si era esercitato da solo all'inchiesta etnografica, e non lontano dagli altipiani andini, dove tornerà dopo il 1953,quando si indirizzerà verso l'antropologia applicata. L'America latina costituiva un luogo privilegiato in quanto, terra di memorie e di avvenire, era più di ogni altro lo spazio dove etnografia e introspezione coincidevano. Lontana e familiare allo stesso tempo, come l'infanzia verso la quale si spinge chiunque volge lo sguardo sulle zone che custodiscono qualcosa che potrebbe essere un'infanzia dell'umanità. E di fatto, dei tre nuclei narrativi che compongono questi Itinerari, il primo (il viaggio nel Chaco e in Bolivia) è il solo a essere esplicitamente chiamato ..d. iario» dal narratore, che cerca nell'esercizio quotidiano della scrittura un'occasione di interrogazione e di analisi. Un altrove del testo è destinato a raccogliere gli appunti strettamente professionali. Sono, per esempio, le note del 15 aprile 1939 (...Poco da raccontare, a parte le annotazioni trascritte altrove»), del 7 maggio («Nei miei appunti ho descritto i particolari di questa pesca»), del 12 agosto (...Le osservazioni che ho potuto fare le ho annotate negli appunti etnografici»). Se è vero che. tenendo un diario, Métraux non faceva altro che applicare uno dei principi dell'insegnamento di Mauss. è altrettanto vero che ben poco ha in comune Carherine Maubon questo diario con quanto intendeva il maestro, allorché ne faceva il primo elemento del proprio metodo dì osservazione: .._1.,a première méthode de travail consistera à ouvrir un journal de route, où l'on notera chaque soir le travail accompli dans la journée: fiches remplies, objets récoltés, entreront dans ce journal qui constituera un répertoire facile à consulter» (M. Mauss, Manuel d'ethnographie, Paris, Payot, 19672). Basta paragonarlo con un altro quaderno di viaggio, recentemenFRANCfilRU'A· ra con i loro corpi ancora più scuri e, dietro di loro, uno sfondo azzurro, violentemente azzurro?» (7 maggio 1939).La risposta negativa trova la sua conferma un mese dopo, quando Métraux esplicita la natura essenzialmente soggettiva della sua scrittura: «Non devo costringermi a descrivere la natura perché, in fondo, non la sento profondamente. 11mio stato mi rende 'self-centered' a un punto inimma• ginabile» (6 giugno 1939). La scelta non è sorretta da nes• suna giustificazione di carattere epistemologico - contrariamente a quanto aveva fatto Leiris a metà del suo viaggio e del suo diario (forse perché sapeva che l'Afrique fant6me sarebbe stata pubblicata al suo rientro): •C'est par la subjectivité (portée à son paroxysme) qu'on touche à l'objectivité ( ... ). Ecrivant subjectivement, j'augmente la valeur de mon témoignage en montrant qu'à chaque instant je sais à quoi m'en tenir sur ma valeur comme tt!:moin» (M. Leiris, L'Afrique fant6me 1934, 1981'). Infatti, se per gli Itinerari non contano né Tristi Tropici di LéviStrauss né il diario di Malinowski - pubblicati dopo la stesura di queste pagine, - L'Afrique fant6me traspare invece in filigrana dietro di essi, attraverso la natura complessa e contraddittoria della professione etnologica, spogliata dei suoi orpelli e delle sue certezze: •C'è in me un vuoto terribile; non mi piace l'etnografia; la mia ambizione è un puro pretesto per agire e dimenticarmi.( ... ) In effetti, non credo a nulla, salvo lo stordirmi» (9 giugno 1939). Tentativo fallito di evasione, mai come in questo primo viaggio la scelta etnografica rivela la natura profondamente malinconica di Métraux, che non rinunciò a perseguire l'oggetto inafferrabile del- ··~ la sua quite- al punto di spingersi fin nella morte quando smise di cercarlo per il mondo. Lo scacco della comunicazione (..M. i addolora lo scarso contatto con la vita indigena», 16 aprile 1939) esaspera la solitudine del viaggiatore costretto a un difficile e impietoso confronto con se stesso: ..T. roverò davvero la mia liberazione nello scrivere questo diario? Lo continuerò o subirò una nuova sconfitta? Soprattutto non essere troppo rigidi, es.sere elastici, concedersi delle vacanze, e non fare di questi appunti un altro strumento di torte pubblicato, quello tenuto da tura» (9 giugno 1939). Charles Le Coeur durante la sua La difficile crisi esistenziale, lemissione nel Tibesti, presentato gata a fattori affettivi ma anche anch'esso come una serie di ..i.m- professionali, la non accettazione pressioni di viaggio, di annotazioni della propria alterità, condizionarapide» (Ch. Le Coeur, Mission en no il rifiuto della realtà esterna. Tibesti. Carneu de route 1933- Viene così posto l'accento sulla 1934, Paris, Cnrs, 1969). Ma in miseria dell'etnologia: l'arrivo a questo, pur essendo rilevate le dif- Chipaya è la migliore illustrazioficoltà dell'inchiesta, le sue lentez- ne delle fatiche, degli smarrimenze, le sue frustrazioni, essa non ti, dell'illusione dell'avventura smette mai di essere l'unico ogget- (..N. on credo alle avventure», 1° to di una scrittura che non si lascia ottobre 1939), per giungere a un prevaricare dal suo soggetto. oggetto il più delle volte deludenInvece, il precario statuto della te, in questo caso repellente: ...A propria pratica di scrittura è spes- dire il vero, Chipaya ~ un incubo: so sottolineato da Métraux, come un vero emetico». quando, escluse da questa sede le Giunto al termine del suo itinemodalità tecniche della pesca dei rario. il viaggiatore ha un unico Mataca, egli si chiede se sia oppor- desiderio, ripartire (..H. o più che tuno descrivere o no un tramonto: mai voglia di partire», 7 ottobre «Annoterò il tramonto del sole: il 1939). Non gli resta nulla tra le gruppo di pescatori nell'acqua scu- mani, se non la materia di un ricordo, di un libro. Nello stesso pc• riodo, a Parigi, Sartre - che non si era mai spostato - era giunto nella Nauste alla stessa conclusione: non ci sono avventure se non nei libri. T otalmente diversi appaiono i viaggi a Haiti e nel Dahomey. Ora la scelta enunciativa è chiarissima, e si apparenta senza contraddizioni interne al quaderno di appunti consigliatoda Mauss. Trascrizione oggettiva della realtà esterna, molto presto limitata all'oggetto dell'osservazione, il vodu, la scrittura è innarizi tutto descrizione - una descrizione funzionale all'approccio e alla decifrazione del proprio oggetto. Labilissime le tracce dell'io, che registra laconicamente un malessere che non si è risolto con il tempo ma con il quale l'etnografo sembra onnai in grado di convivere più serenamente, per lo meno in questa sede ( e(m.i sento depresso e mi prende quel desiderio di 'essere altrove' che mi prende cosl spesso ai tropici», 13 luglio 1941). I tre soggiorni a Haiti permettono al leltore di seguire con estrema precisione l'interesse sempre più specifico di Métraux, che andrà nel Dahomey per rintracciare gli eventuali rapporti tra il culto popolare del vodu e quello aristocratico del vodun, quale si poteva ancora osservare nelle sue contemporanee degenerazioni. La CU· riosìtà iniziale per una pratica religiosa perseguitata come superstizione si trasforma, da un soggiorno all'altro, in una passione scientifica per quel ..t.eatro vissuto» che sono agli oa:hi dell'osservatore (accompagnato dall'amico Leiris nei momenti di maggiore interesse) le crisi di possessione durante le quali gli dèi sono incarnati dai preti e dai fedeli. In questa progressiva penetrarione, Métraux non si lascia mai andare a facili rifiuti né a azzardate interpretazioni. La voglia di capire si affida alla sola percezione dell'oa:hio, e produce pagine di intense e precise descrizioni delle danze e delle possessioni che scandiscono i riti (ad esempio, 5 novembre 1944, 1°, 9, 15 ottobre 1948).Ma pur non abbandonando mai la sua posizione di osservatore, la sua condirione privilegiatadi addelto dello hr.unfo (tempio) della mambo Lorgina Delorge - a cui sarà dedicato // vodu haitiano - permette a Mt!:trauxil contatto intimo che abolisce la distanza e consente che, pur nella loro diversità, possa stabilirsi una comunicazione (di carattere empatico) tra il soggetto e l'oggetto della sua osservazione. E su questa rara capacità di non dimenticare mai la realtà umana che sottende ogni fenomeno etnografico porrà l'accento Leiris, '0 quan~ renderà l'ultimo omaggio ~ all'amico e collega scomparso: ..e. n ·cio relisant Alfred Métraux, je l constate que ce quffait, outre leur i haute valeur documentaire, le prix ~ de ses écrits, c'est la relation affec- ] rive qu'on perçoit toujours entre S lui-méme et ce qu'il t!:tudie»(M. O Leiris, Regards vers Alfred Mi- ~ traux, in Brisies, Paris, Mercure de France, 1966). j t

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