Alfabeta - anno V - n. 52 - settembre 1983

Cfr. Italo Mancini O pensiero negativo ~ la nuova destra Milano, Moodadori. 1983 pp. 364, lire 16.000 Italo Mancini, ben noto teologo e docente cli filosofia teoretica a Urbino, ci offre in questa ampia rassegna un panorama della ricezione del pensiero negativo nell'ambito della -.nuova destra» italiana e internazionale, che offre l'occasione per una riflessione approfondita sulle stesse caraneristichc e prospettive del pensiero negativo. L'aspetto forse più rilevante- al di là dell'impostazione del nesso opposizionalc fra nichilismo e ermeneutica, anzi «violenza ermeneutica» - ~ la messa in rilievo delle categorie della guerra come lascito di quella filosofia alJa nuova destra. La violenza, il dominio so-- no, nella tradizione occidentale, «midollari», necessari e non accidentali: l'ethos della guerra non ~ ignoto neppure a Hegel e a Kant, e compai-c foscamente anche nel filone reazionario del cristianesimo, dc Maistrc e Bcrdjac.v. La fo.. calizzazione del «nemico»passa da Schmitt e J. Freund a Dc Bcnoist sotto forma di un'esaltazione della «differenza», con un abile richiamo alle ragioni del pluralismo, deUa separazione che resiste alla sintesi - fino all'insospettabile richiamo alla distinzione ltvinasiana fra totalità e infinito. Lo slittamento dalla differenza irriducibile dialetticamente alla violenza si compie con una forzatura filosoficamente irrimediabile, ma politicamente produttiva di successo, nel suo inserirsi in una crisi reale deUa tradizione umanistica e dialettica. Nuova destra e nouveaux philosopMS (come d'al· tronde i reazionari cristiani) reinventano una soluzione gnostica al problema ontologico, e Mancini ha il pregio di esercitarsi su una tematica teologica da teologo qual ~ (vedi il bel capitolo «Nostalgia deU'angelo» dedicato a Oavel, Lardreau e Hambet). La pars cons~ns del libro (ci si pass.iun'espressione, certo inadeguata, al taglio .violentemente• ermeneutico del tutto) fa centro - nt sorprende, ricordando altri contributi deU'autore - su Emst Bloch. Qui emerge naturalmente il tema deU'intersecazione deUe due correnti «calda,. e «fredda• del marxismo, ma forse ancor più suggestivo ~ il richiamo a quel mer mento del sogno in cui si bilanciano e fronteggiano l'arcaico e l'ut<r pico, ed ~ l'utopia trasferita che consente il rischiaramento del mondo notturno alla luce del sole. Qui Bloch, per un verso,~ l'ultimo erede cliuna grande tradizione rischiaratrice che va da Aristotele a Hegel - come ben aveva osservato LuU.c:s nel suo autobiografie.o Pens~ro vissuJo, - per l'altro vicinissimo e coevo ai materiali di ri- .E 1 cerca benjaminiani ora editi nel - Passagcn-Wcrk. La grande meta- i_ fora deUa «doppia Elena., dove Bloch traccia le lince del pericolo ~ e della potenza del sogno, l'aporia f deU'ec:ccdente onirico, per cui il i sogno diurno può non legare con ~ :,:t~~;~~~=tàsi :";:::: r: programma, nec:cssitàdell'utopia. j Condudeodo, Mancini si der i manda quale forma ~-violenta sia credibilmente opponibile aJla violenza del nichilismo, e risponde che tale può essere la violenza ermeneutica, quella del Vangelo e del Manifuto del 1848 {il primo sta alla finanza vaticana come il secondo sta al socialismo realizzato), quella della ragion pratica kantiana - fraternità senza terrer re, insomma. Una problematica certo di grande interesse, anche quando si resti in dubbio sulla generosa perentorietà di talune solurioni. Augusto Illuminati dividuare il compito specifico non solo di una ermeneutica dell'antico, ma di ogni ermeneutica in genere: «Il discorso vivo richiede parole vive. ln verità, non è soltanto un guadagno in immediatezza di comprensione, che si ottiene rispetto a una lingua concettuale morta e lontana dalle proprie origini, - ~ anche un guadagno in comprensione, ottenuto rispeuo alla lingua viva più personale, quando nella sua incerta esistenza semantica si battono, come in una foresta vergine, le piste di uiia 1-------------; propria ben articolata comprensier Hans Georg Gadamer Studi platonici, voi. I ne• (p. XIV). Maurizio Ferraris Marce) Proust Alla ricuca del tempo perduto volume primo Milano, Mondadori, 1983 pp. 1394, lire 30.000 «Non ci risulta che in nessun paese del mondo sia mai stata fatta un'edizione o una traduzione an• notata di À la recherche du temps perdu•. Questa è la prima informazione di capitale importanza che troviamo nelle «Ragioni di un commento:it della nuova edizione italiana, diretta da Luciano De Maria per la collana «1meridiani» della Mondadori. Le note del primo volume mondadoriano sono a c. di Giovanni Moretto Casale M., Marietti, 1983 pp. 292, lire 27.000 t--------------1 opera di Alberto Beretta AnguisNel volgere di pochi mesi, le traduzioni gadameriane in Italia si sono arricchite, tra edizioni e ristampe, di tre nuovi titoli: la breve rac-- colta di 'filosofia pratica' La ragioM nell'età della scienza, uscita presso le edizioni Il Melangolo di Genova, sul finjre del 1982; la ri• stampa, presso Bompiani, della principale opera di Gadamer, Verità e metodo, in libreria dalla fine di maggio (e che colma un vuoto davvero grave: la precedente cdi· zione, uscita da Fabbri nel 1972, era da gran tempo del tutto intr<r vabile); noncht questi S,udi plato• nici, il cui primo volume esce pressocht in contemporanea con Veri• tà e metodo. Si tratta di segni visibili della 'fortuna' di un pensatore- e di una filosofia, l'ermeneutica, di cui Ga• damer ~ il massimo esponente in Germania e (insieme a Paul Ricoeur in Francia e a Luigi Pareyson in Italia) nel mondo. Segni che divengono tanto più rilevanti, anche teoricamente, se riferiti alla specifica riflessione di Gadamer - la quale conferisce una centralità determinante al concetto di Wirkungsguchichte, di «storia degli effetti•; per cui le vicende delle traduzioni, delle interpretazioni, della fortuna di un pensiero vengono ad arric:chimein modo decisivo il senso e le implicazioni. E di fatto, negli ultimi dieci anni, l'ermeneutica si è trasformata, da disciplina specialistica, in una sorta di koinè filosoficaassai diffusa tanto in Europa quanto in talune aree della riflessione teorica e letteraria anglosassone {su questi aspetti della 'fortuna' cliGadamer, e della ermeneutica in genere, si veda la «Postilla 1983•posposta da Gianni Vattimo alla sua introduzione a Verità e metodo). Venendo agli Studi pla1onici, essi costituiscono insieme la preister ria e lo sfondo teorico dei successivi lavori di Gadamer. La preister ria, percht questo primo volume comprende la tesi di abilitazione di Gadamer, discussa nel '28 e pubblicata a Lipsia nel '31, due scritti rispettivamente degli anni trenta e quaranta, e solo due più recenti, degli anni sessanta: riflessioni quindi che muovono direttamente dall'insegnamento di Martin Heidegger {«Non doveva riuscire anche a me - scrive Gadamer nella prefazione alla edizione italiana - di vedere la filosofiagreca, Aristotele e Platone, con occhi nuovi - cosl c.omeHeidegger, nei suoi corsi aristotelici, sapeva presentare un Aristotele del tutto inedito, nel quale ritrovava, in una sorprendente fusione, i propri problemi attuali?•). D'altra parte, lo studio della filosofia antica costituisce anche una sorta di orizzonte generale entro cui si è inscritto il seguito della ermeneutica gadameriana. Perché ricercare ciò che unisce il nostro presente con il passa.lodella nostra tradizione filosofica - e ancor più ciò che separa epoche diverse deUa storia e dello spirito, -significa in• Incontro sui dialetti dell'alta Lombardia e della Svizzera italiana San fedele Intelvi 10-11settembre 1983 Nei giorni IO e 11 settembre avrà luogo a San Fedele Intelvi, in provincia di Como, nella sede della Comunità montana Lario lntelvese il primo convegno che si ha in Italia sulle parlate delle Prealpi lombarde e della Svizzera italiana messe tra loro in rapporto. Gli oratori stessi sono in parte svizzeri - come Federico Spiess, direttore del Centro del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana di Lugano, o Romano Broggini, noto studioso del Salvioni e della problematica dei dialetti italo-sviz.ieri, - in parte italiani - come Italo Sordi, della Regione Lombardia, Angelo SteUa, docente dell'Università di Pavia, e vari altri notevoli specialisti. L'interesse del Convegno sta nel fatto che le situazioni linguistiche dell'area lombarda e svizzera verranno esaminate anche alla luce di una complessa realtà sociologica: donde la presenza di relazioni e comunicazioni sun·emigrazione, sulle feSte e tradizioni comportamentistiche, sul lessic.ogastronomico, sul rapporto fra parlate e grafie, sui tentativi di salvaguardia del dialetto attraverso l'uso letterario. Avrà anche luogo una tavola rotonda sul libro Cultura e linguaggio della Valle Intelvi di Claudia Patocchi e Fabio Pusterla, due giovani studiosi svizzeri che hanno affilato i loro coltelli nell'Università di Pavia presso la cattedra di dialettologia, unica cattedra di tale materia in una università lombarda. Nella giornata di domenica 11 settembre i presenti al Convegno visiteranno i monumenti restaurati da una originalissima istituzione, I'Appacuvi, ci~ •Associazione per la protezione del patrimonio artistico e culturaJe della Valle lntelvi:it,di cui in altre occasioni si sono occupati i giornali italiani in quanto si tratta di una iniziativa dal basso: un gruppo di intellettuali e di persone desiderose di salvare il salvabile, quando è im• possibile salvarlo attraverso il lungo itinerariò burocratico delle sovvenzioni pubbliche, si sono uniti in associazione, hanno anticipato, come progettisti di un restauro a regola d'arte e dì sovraintendenza, le somme necessarie e hanno in un certo senso fatto piccolI'miracoli, cosi da richiamare l'attenzionedella locale Comunità montana e interessarla al positivo esito delle imprese. Non pare che tale 1ipodi associazione sia molto frequente suJ suolo italiano. Un esempio, dunque. Maria Corti sola per Dalla parie di Swann e di Daria Galateria per All'ombra delle fanciulle in fiore. Questa informazione va messa in primo piano anche perché comporta, come seconda e immediata sottolineatura, che la traduzione di Giovanni Raboni fonda la sua perizia e sensibilità linguistica su solide basi di ricerca, cosl che non solo è in campo il gusto di un poc· ta che traduce ma possiamo contare su un'interpretazione finalmente corretta del testo. Ci si può aUorachiedere: che significato ha, oggi, continuare a lavorare su Proust e a tali livelli di rigore interpretativo? Una prima risposta semplice può essere questa: che Proust è una miniera inesauribile, più la si scava più si scoprono nuove ricchezze, e diventa prezioso anche ciò che a una prima occhiata poteva essere stimato vi• le. Ma si tratta di un'affermazione generica, che potrebbe andar su misura per alcuni altri grandi classici. Una risposta più incisiva ci viene suggerita da A. Beretta An• guissola quando scrive: «Dopo la morte di Proust e la pubblicazione degli ultimi volumi del suo romanzo, la principale preoccupazione fu di raccogliere, prima che fosse troppo tardi, le precise testimo• nianzc di amici e conoscenti, mentre si approfondiva la discussione sull'importanza dell'opera e sul suo significato all'interno della letteratura europea. Poi, per qualche tempo, Proust divenne un autore imbarazzante e scomodo, che non si poteva non amare benché in contrasto con i postulati della cultura militante. In una terza fase, l'impetuosa trasformazione culturale degli anni '60 ha utilizzato anche Proust come termine di riferimento per meglio definire se stessa•. Se è vero che il lavoro degli anni sessanta in campo letterario (ma non solo... ) è stato progressivamente oscurato {e un poco è stato volutamente occultato) dall'enorme proliferazione delle proposte degli anni settanta {soprattutto per quel che riguarda la poesia), pare sempre più evidente che in questi nostri primi anni ottanta non si può più prescindere da una ripresa del discorso letterario che si riallacci al rigore di metodo e alla ricchezza di proposte degli anni ses• santa. Tornare a Proust significa oggi affrontare di nuovo, e con animo sgombro dalle surfetazioni prodotte dalle deforn1ità ideologiche, i problemi fondamentali della scrittura e di conseguenza reinterrogarsi a fondo sul suo senso, una volta vinte le tentazioni di un modesto postmodernismo. Risulta evidente che la scrittura di Proust affronta il problema del tempo e della sua relatività, in consonanza con la fisica contemporanea e con la filosofia più vicina a essa {e valga il solo nome di Bergson), e prer prio su questo problema si ha l'impressione che si debba riaccendere un interesse che pareva sopito. Da questo punto di vista l'edizione mondadoriana arriva con singolare puntualità, e l'intervento di Giovanni Raboni come traduttore assume un senso che va al di là della «bravura•: segnala una svolta e una ripresa. Non è inutile ripensare anche la storia della fortuna di Proust, per misurare la nostra posizione attuale, di •nuovi,. lettori del 1983, a partire dal rifiuto editoriale (come ci ricorda una nota: «Dopo il rifiuto degli editori cui Proust si era rivolto, Dalla parte di Swann fu pubblicato da Bernard Grasset a spese dell'autore e c.omparvein li• breria il 14 novembre 1913•) fino al successo di All'ombra delle fanciulle in fwre, che gli valse il Premio Goncourt nel 1918, probabil• mente per un equivoco interpretativo (Proust letto come un nostalgico rievocatore del dolce tempo di «prima della guerra»). Occorre ancora riflettere su un punto, che ci sono voluti decenni prima che potesse cominciare una vera lettura della Recherche. Basti pensare anche alla scorrettezza dell'edizione di Gallimard fino a quella finalmente corretta del 1954(nel 1931Samuel Beckett l'aveva definita «abominevolei nella premessa del suo libro su Proust, ma lo stesso Proust aveva scritto lettere indignate a Gaston Gallimard e a Jacques Rivière, come ci informa Anguissola). Come si sa, nulla accade per caso: gli errori di stampa erano la conseguenza inevitabile di una incomprensione di fondo (o di una parzialissimacomprensione). ln un passo di Sesamo e gigli, molto amato da Proust, John Ruskin ha scritto: «Siate sicuri che se l'autore vale qualcosa voi non afferrerete subito il suo pensiero( ... ). Non ch'egli non dica quello che vuole dire, o oon lo dica con forza, ma questo pensiero egli non può esprimerlo tutto e, cosa ancora più strana, non vuole; ma lo esprime in maniera oscura, e con parabole, sl da poter essere sicuro che voi lo andrete cercando ( ... ). Quando trovate un buon libro dovete chiedervi: 'Son io disposto a lavorare come un minatore?::it. È qui che si scopre l'utilità di un commento puntuale come quello di questa edizione: il rapporto tra realtà e metamorfosi romanzesca, tra menzogna calcolata e verità na• scosta, ne esce limpido, direi: esemplare - quasi una definizione della scrittura. Viene cosl messo in rilievo anche il gioco delle citazio• ni, dal momento che «la citazione - scrive Daria Galateria - si c.omporta proprio come un personaggio... • Della prefazione di Carlo Bo, felicemente attuale, occorre qui citare questo passo: <tloyce,nonostante tutto, ha dei limiti, se li è posti, a cominciare dall'omaggio a Omero, pensando di scrivere l'Odissea dell'uomo moderno. Proust non cade in trappole del genere, a mano a mano che procede nell'opera i possibili riferimenti letterari si fanno sempre più pallidi e in• consistenti, e queslo non solo perché si accorgeche la sua navigazione diventa più lunga ma anche perché non trova più nessun porto raggiungibile{... ). Proust non parte dalla letteratura per arrivare a un'altra isola letteraria e tanto meno ha inteso raccontare una società che si diverte o è costretta a rappresentare una parte ormai screditata e perduta; no, Proust è partito dalla letteratura, sognando di diventare Bergotte, ma verso la fine che non ~ conclusa si è trovato a navigare senza bussola in un mare per gran parte ignoto,.. Non è dunque superfluo rilevare che Samuel Beckett proprio in questo mare oscuro si ~ gettato a capofitto (e non solo per abbandonare Joyce ha scelto di scrivere in francese). Antonio Porta

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==