Alfabeta - anno V - n. 52 - settembre 1983

saggi farebbe bene a soffermarsi sulla loro «c0rnioe filosofica., a cominciare per esempio dal pro-- blema decisivo dell'immagina.zio.. ne. L'interesse amtemporanco per il tema dell'immaginario, in effetti, si muove per lo più all'interno dello schema metafisico dominante nel razionalismo moderno: la realtà in senso forte -t il mondo dell'estensione corporea, oggettivo e misurabile, a cui si contrappone il mondo dei soggetti pensanti, portatori di percezioni e di fantasie, ma debitori oomunque dcll'csperienz.a esterna, unica fonte legittima del sapere. L'immaginarione t allora la faooltà di conservare e di elaborare le percezioni del senso esterno, cd t perciò passiva e derivata. La realtà si c:biforcait per c:osl dire in due livelli eterogenei: quello pubblico e verificabile dei dati oggettivi, e quello privalo delle esperienze emozionali. Si uatta insomma, con tutti i limiti di un'esposizione cosl approssimativa, di una precisa linea di forza del pensiero moderno: lo stesso idealismo, che sceglie apparentemente la via opposta del primato soggettivo, si muove all'interno dello stesso schema, svolgendone fino alle estreme conseguenze uno dei poli. Ora, la visione del mondo delle società tradizionali non conosce questa fratt'Ura:la solidarietà tra le regioni dell'essere si esprime qui nella dottrina della simpatia univenale, della corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, nel tema ermetico della signatura urum, dove alla logica binaria dell'identità e della non-contraddizione (A e non-A) subentra il principio dell'analogia, della similitudine reperibile tra l'uomo e l'astro, il minerale e la pianta, e l'individuazione lineare delle cause e degli effetti cede alla lettura dei segni come segni di un «destino». i;;vero però che anche nella filosofia occidentale c't dell'altro. Ct, precisamente, quella tradizione platonica di cui gli autori studiati da Corbio sono continuatori brillanti ( c:i nostri platonici di Persia»), e che respinge l'opposizione aristotelica di forma f! materia, anima e oorpo, per difendere una visione più sfumata, c:graduale», dei livelli dell'essere. Qui la prospettiva gnoseologica si rovescia: il oonoscere non t più ricezione e sviluppo di dari esterni (teoria della mente come tabula rasa), ma intuizione di/orrm ideali che si manifestano, si .:csprimoDO•, nell'ordine dei fenomeni. li ruolo dell'immaginazione si trasforma, diventando essa ciò che Goethe chiamerà c:fantasia sensibile esatta», ossia l'organo capace di oogliere le forme formanti, i principi dinamici di ogni divenire. Cosl, sul piano teologico, il rapporto tra Dio e mondo non t più pensato nei termini della causa e dell'effetto, secondo il modello antropomorfico dell'arti/a, bensl nei termini della manifestazione, platonismo. Si consideri da questa angolazione - che t poi quella della teologia mistica cristiana da Dionigi a Meistcr Eckart- la teologia incandescente dei visionarisciiti e ismailiti: troveremo che l'idea, o per meglio dire il rrwv~nto, t lo stesso, oome identica t l'idc.adi un'umanità .:sottile,i.,o c:redenta:.,che trova la sua «verità.» al livello immagino.le, in quel •luogo» ciot dove tempo e spazio si interiorizzano o si concentrano, abolendo le leggi dell'esteriorità e della successione. Si comprenderà allora l'importanza delle pagine straordinarie in cui Corbin espone, all'inizio del go Templi, ma il discorso ba una portata più generale, -t una struttura che «attraversa» i livelli, come una melodia che si conserva attraverso le sue possibili trasposizioni. F in qui l'orizzonte che si apre~ quello di un'indagine filosofica comparata, volta a ritrovare, per esempio nel Medioevo platonico, gli equivalenti cristiani della teosofia islamica, o a riprendere nella sua portata ontologica originaria la dottrina dei «livelli ermeneutici• della Scrittura. È un programma, del resto, che lo stesso Corbin raccomanda, insistendo certi temi della riflessione filosofica contemporanea, di quella filosofia che annuncia la .:fine della metafisica• (ma di quale metafisica?) e cerca nuovi modi, non più .:teologici•, di pensare l'Essere, il Senza Fondo (Heidegger, Derrida). O la oonvergenza, ancora più paradossale, di questa stessa teologia con alcune tra le forme più raffinate dell'odierno razionalismo scientifico, ora disposto, o meglio costretto, ad ammettere l'urgenza di una .cteoria delle forme» - dei logoi archetipici soggiacenti al divenire dei fenomeni - come la dinamica qualitativa o la biologia teoretica di Waddington. Non c'è dubbio che per questa via la punta avanzata dell'intelligenza occidentale stia suggerendo, con le parole di Prigogine, una Nuova Alleanza tra il mondo 4<Sen-· sato• dei soggetti umani e il mondo «cieoo»dei meccanismi naturali. Di superare cioè quella frattura in cui Gilbert Durand vede la .:catastrofe metafisica» dell'Occidente: altra data emblematica il 1198, quando lbn Arabi ritorna in Oriente - l'Oriente geografico ma soprattutto spirituale - dopo aver assistito ai funerali di Averroè in Andalusia. Da questo momento l'Occidente imboccherà con decisione la via aristotelica, mentre l'Oriente approfondirà il platonismo. Certo, le osservazioni di Corbin sulla miseria spirituale contemporanea sono improntate a un pessimismo ben più cupo, ma il suo limite è forse proprio di ignorare, o di trattare con frettolosa sufficienza - malgrado la grande rapsodia in terra cristiana del saggio suU'/. mago Templi - i contributi del platonismo occidentale a questa metafisica dei livelli. Si «salva» solo la tradizione eso- ._ _______________________________ __, terica e visionaria, culminante nelLe pinoresCM sanograjiL dd •Cinbno forain» invadono lo spazio urbano (Parigi, inizi del '900) o, se vogliamo, di una semantica universale: Dio oome significato unitario che si esprime, si traduce, nell'infinita varietà delle forme e delle cose. E in questa oontinuità del processo discensivo o «emanativo» si fonda la possibilità del -.ritorno», ossia della metamorfosi dell'uomo esteriore nell'uomo interiore, della resurrezione intesa oome vita angelica, che t il momento specificamente religioso del saggio sul significato mistico della Ka'ba, la dottrina sciita delle corrispondenze: «Perché sia possibile una meditazione che, di livello in livello dell'essere, trasfiguri il proprio oggetto, bisogna disporre di uno schema cosmologico in cui gli universi si distribuiscano per gradi di luce e di purezza crescente» (Tempio e contemplazione, p. "1.07). L'Imago - in questo caso l'Imasulla parentela tra le religioni del Libro, nella prospettiva gnostica di una philosophia perennis, di una «unità trascendente delle religioni». C'è però ancora dell'altro, qualcosa che inquieta e corre il rischio di sconvolgere i criteri ordinari di valutazione: la convergenza paradossale, ma non meno evidente e puntuale, tra il discorso abbagliante di questa teologia ..:orientale»e la sintesi di Swedenborg. L'hege• liana -.fatica del concetto• non è nemmeno, in questa prospettiva, uno sforzo preparatorio, ma un inutile arrovellarsi su falsi problemi al .cpiano terreno» dell'esperienza; forse Corbin ha dimenticato che, ad esempio, la dialettica hegeliana, presa a parte dal sistema e dalle elaborazioni successive dell'hegelo-marxismo, resta una delle idee più genuinamente platoniche della filosofia occidentale. Dallapagin.a1lpalco Maroo De Marinis Smuotic:a dd t.atro. L'analisi "5tual, ddlo spdtacolo Milano, Bompiani, 1982 pp. 330, lire 22.000 Keir Elam ~ :: = of tbelttt -5 Loodon-NewYork, Methuen, llllll ~ - pp. 248 ~ Anne Ubersfeld i L'kole du sptttatcur c Paris, &!. sociales, 1981 ~ pp. 352 t:l Patrioe Pavis i VOUd imagfs ck la sùne-. ] J!aafs de s&niologie tbiitrak ~ Lille, Presscs Univ. dc Lille, 1982 -; pp. 225 e ome rutti sappiamo, il gioco degli scacchi richiede necessariamente due partecipanti (oggi t anche possibile gareggiare con la memoria elettronica di un vitkogarM). Di norma viene oonsiderato un buon giocatore colui che riesce a organizzare le proprie strategie offensive e difensive prevedendo il maggior numero possibile di mosse dell'avversario. Dal canto suo, la semiotica insegna che in ogni testo letterario è possibile rintracciare un «lettore modello" per cui esso ~ stato in origine costruito e del quale cerca di prevedere (non sempre nella stessa misura e nello stesso modo) le evenruali mosse interpretative. Altra cosa ovviamente - anche se ronnesso con questa - è l'intero gioco di cooperazione testuale nel quale intervengono, con ruoli e spesso anche con strategie contrapposte, l'autore e il lettore empirici (cfr. Umberto Eco, Lector in fabula, Milano, Bompiani, 1979). Un esempio limite della situazione interazionale che si instaura tra produttore e fruitore di un testo estetico t costituito dallo spettacolo teatrale, perché nel suo caso i destinatari, oltre a essere (più o meno) idealmente •costruiti» nel testo spettacolare, sono anche - come si sa - fisicamente presenti all'atto oomunicativo. Come gli scacchi (o le face-to-face inttractions), anche il teatro si gioca in due (squadre): i realizzatori (scrittore, regista, attori, tecnici) da una parte, e gli spettatori dall'altra. Questi(e) due (squadre di) giocatori non sono però sullo stesso piano e generalmente (salvo casi del tutto atipici: happening, street theatre) non hanno neppure le stesse possibilità d'azione. Questo potrebbe essere anch'esso un modo per distinguere fra teatro e teatro: ci sono teatri in cui (tornando agli scacchi, oon Borges) lo spettatore sembra avere la libertà di movimento della Regina; ce ne sono altri (la maggior parte, per la verità) in cui questi è invece costretto a passi obbligati e magari un po' contorti, oome il Cavallo. Conscia, ormai, che la partita (semantica e comunicativa) dello spettacolo si gioca tutta nelle inte• razioni cui esso dà luogo di volta in volta, la semiotica del teatro ha smesso, da alcuni anni, di considerare il fatto teatrale come un insieme - finito e conchiuso in se stesso - di enunciati spettacolari, per concepirlo e studiarlo invece come complessa occorrenza discorsiva, prodotta e recepita all'interno di una precisa situazione pragmatica, dalla quale trae senso ed efficacia comunicativa. I n questa nuova prospettiva teorica, che Marco De Marinis chiama, nel suo recente volume, «pragmatica della comunicazione teatrale», si situano - anche se in modi e con ac.centuazioni diverse - alcuni altri interessanti contributi di semiotica del teatro. Uno dei compiti iniziali di questa neodisciplina è stato quello di interrogarsi da un lato sulla natura del segno teatralt: (mimetico, autoriflessivo, mobile, connotativo,

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