Alfabeta - anno V - n. 52 - settembre 1983

derni operai composero i monumentali e raggelanti mosaici puntualmente firmati «Ditta Facchina» nella basilica del Rosario. Scoraggiante è il volto di Bernadette, immortalato non dal marmo, ma da un cliché firmato da un fotograro dal nome predestinato: Bernadou. Il Nelle grotte, il sovranna- '' turale si raffredda», scrive Vuarnet. Le mistiche seducono finché non esistono fotografie, ferrovie e scienze umane. Dopo, vengono chiamate isteriche e il loro calore estatico si sposta negli anfiteatri della Salpetrière. Eppure, per quanto negletta perfino dai cultori credenti o laici della materia, la vicenda di Bernadette, situata in un momento storico chiave, ha forse ancora qualcoHenry Corbin Tempio e contemplazione Torino, Boringhieri, 1982 pp. 299, ili., lire 35.())() Storia della mosofia islamica Milano, Adelphi, 1973 I.I La filosofia islamica che è '-'- al centro delle straordinarie ricerche di Henry Corbin, maestro tra i sommi di iranologia e di islamistica, è quella che intorno ai sensi sigillati del Corano, alla faccia segreta del mondo e dell'uomo, a Dio come il Nascosto, si è appassionatamente riscaldata le ali fino a bruciarsele». Con queste parole Guido Ceronetti salutava, nel 1973, la traduzione italiana della Storia della filosofia islamica di Corbin, ancora sc<>nosciuto ai non specialisti. La traduzione di Tempie et conlemplation offre l'occasione, a quallro anni dalla morte, di fare il punto sul personaggio e, più ancora, su ciò che il personaggio rappresenta e lascia in eredità. Non da storico, ma da renomenologo, Corbin propone un'immersione totale nella gnosi sciita e ismailita: il «nucleo incandescente» della teologia - ma meglio sarebbe dire «teosofia» - islamica, lo scrigno esoterico dove è custodita, con estremo rigore e appassionata fedeltà, la scienza del ta'wil, delle corrispondenze tra i mondi, strette in un grandioso sistema di epifanie divine. Non da storico, ma da fenomenologo: ossia con la precisa intenzione di non ricostruire continuità diacroniche sui «documenti d'archivio», ma di inseguire, nella ricchezza del suo manifestarsi, le vicende di un'Immagine archetipica, quella appunto del Tempio. E qui ci prende, subito, la vertigine delle suggestioni comparative. Il Tempio è il luogo segreto e inaccessibile dell'anima, il BUrglein della mistica renana, il Casti/lo inlerior di Teresa d'Avila. L 'apa mentir che è insieme il Pensiero, o la Memoria di Dio, quel Dio che una tradizione cabbalistica riferita da Gershom Scholem ama raffigurare come «il re ritirato, meraviglioso, nascosto nel suo tempio», e che ci ricorda le parabole evangeliche del Regno: il Regno «è come un re», o come «il figlio di un re», che esercita il suo potere regale dall'area chiusa del castello. Perché, in tutte le leggende e tradizioni di sfondo esoterico, sa da dire. Per quindici giorni, una donna esibisce il proprio viso rapi· to, superficie mirabile, riflesso di un sublime e divino desiderio che tutti contemplano. Mantenendo il «doppio carattere di calcolo e di révt:rit:», si aggira nell'eterna provincia periferica del mondo, fatto di «piccola gente che si agita in piccole funzioni il cui esercizio distorce le idee ... Come un Cesare a Carpentras, ella persegue l'Ideale». Cosl parla Baudelaire di Emma Bovary (recensione del 18 ottobre 1857). A Rouen come a Lourdes (e come a Carpentras), le comparse SO· no le stesse: il dottor Oozous, il prete Peyramale sembrano altrettanti Homais e Bournisien. L'insoddisfazione femminile assume le forme di un ineguagliabile spettacolo catartico: l'adultera, la pazza, la dt:mi-mondaine, la ballerina, la veggente, la santa, attirano su di sé tutti gli sguardi prima di essere catalogate in appositi discorsi di varia epistemologia. Ma, unica tra le attrici, Bernadette ha deciso lei quando chiudere le rappresentazioni, lasciando Lourdes, ritirandosi in un ordine conventuale minore a Nevers dove imparerà a scrivere e a leggere e fungerà saltuariamente da infermiera. li suo destino non è stato il rogo come per le streghe, le rughe come per le etére, il reperto anatomico come per le isteriche, il suicidio come per Emma. Quest'ultima, sua contempora• nea, aveva anche lei vagheggiato più volte la soluzione mistica; seppur tragicamente, la forza incomprensibile del desiderio l'aveva sottratta agli obblighi di una auribuzione sessuale univoca, alla ras- suo tutte le aspirazioni femminili segnazione all'età adulta, alla per- dell'epoca,.. dita dei suoi grandiosi sogni infan- Ma la stes.sa formulazione del tili. Bernadette, come una Emma dogma dell'Immacolata Conceziopiù giovane, riesce a fermare il ne ha permesso un'epifania icripctempo e a negare il suo destino, tibile: una ragazza ha potuto coquello di diventare una sposa e gliere, per una sola e invidiabile una madre, in un ambiente rurale stagione, l'immagine di una donanalfabeta - non a caso subito pri- na, eterna infante, desiderabile al ma che il lento procesw di rielabo- di fuori dell'incubo della complicirazione storica lo trasformasse e lo tà con il Padre, una femminilità infissasse inesorabilmente nell'orga- teramente realizzata e compresa nizzazione industriale contempo- nella specularità, che sfugge alla ranea. maturazione e alla gerritalità. A Flaubert può concludere con Lourdes, per sei mesi, alla fine di violenza: «Una delle cause della una lunga e prestigiosa tradizione debolezza morale del XIX secolo mistica, all'inizio della rivoluzioproviene dalla poetizzaziont: esa- naria invenzione psicoanalitica, si gerata della donna. Sicché il dog- è festeggiata la sagra della Bambima dell'Immacolata Concezione na. mi sembra un colpo di genio politico da parte della Chiesa. Essa ha formulato e annullato a profitto HenryCorbin il e.entro del mondo - o dell'Io - appare come un luogo chiµso, una caverna, una stanza o palazzo, che è allo stesso tempo simbolo della cavità del cuore, dove alberga la sapienza mistica, appresa in un libro sacro. Il Tempio, dunque, come «luogo» mistico («interior intimo meo superior summo meo») di cui il tempio materiale, a cominciare da quello salomonico, è la manifestazione sensibile. Ecco allora il siFlavio Cunibt:rto mezzo del quale Dio guarda questo mondo» (Tempio e contemplazione, p. 250). Ef superfluo insistere sull'intrico, dobbiamo ancora dire «vertiginoso», di corrispondenze che si aprono a un'indagine di questo tipo. li problema da porre è piuttosto un altro: quale atteggiamento assumere di fronte a un materiale cosi vasto e cosi rigoroso nella sua logica interna? bre. Tra «logge» e «confraternite» segrete, incantesimi wagneriarri, mistica «del sangue e del suolo», teorie dell'Utbt:~nsch (cioè l'Uomo perfetto, l'«umanità sotti• le» dell'alchimia), è questa una storia nota; e chi voglia approfondire la questione in spirito di complicità non ha che da rivolgersi agli ambienti neopagani della Nouvelle droitt: francese, alle pubblicaziorri della Table ronde o alle rapsodie accattivanti di Pauwels e Bergicr. zione degli annuari di Eranos, in Tempio e conttmplazion.t. La posizione di Corbin è cosl nena che non ha senso cercare di mitigarla. Con appassionata insistenza, e con piena consapevolezza della propria vocazione antimodema, egli afferma la realtà «a pieno titolo» del «mondo intermedio» o mundu.J imaginalis, il «luogo naturale» delle ispirazioni profetiche e delle visioni teofaniche, il mondo dei simboli e delle cono- ;:----,,-----,-;;:-.;;i"mrT:r,r--z:--ç,::::i;:17-77'11!!■ scenze simboliche, quello che il Corano definisce come la «oon- ~{.--~.,.':.l 0uenza dei due mari... Mondo intermedio tra le vuote astrazioni dei ooncctti logici e gli oggetti concreti dell'esperienza sensibile, o - con le parole di Gilbert Ourand - il ««rtium danu»: un mondo «altro, che non è né il mondo di tutti i giorni, né il mondo delle idee formali o delle Intelligenze trascendenti - ossia, aggiungiamo noi, il mondo dell'ermeneutica, di Ermes come dio~- diatort tra i livelli - l'urriverso della poetica dove si dispiega il fUJI creatore». In questo mondo ha «sede» la visione dell'Imago Tt:m• pii, archetipo immateriale e tutta• via concreto, nel senso di agire come matrice dinamica, o forma foTmante, che guida il processo inte• riore di identificazione. L'uomo moderno ba perduto _-"=·"-"-~ l'accesso a questo mondo intermedio perché ha perduto il senso della mediazione, della continuità espressiva tra i livelli, che as5egnava all'anima un ruolo intermedio tra l'intelleno e la natun., tra spirito e corpo. e permetteva di vedere • lilllllil,a;;,...::::_:_.,~_..:._.,::._ _ _ __:;_:'.:::;~~:L~ll:.'.'...'.:_:_~=JDI] nella natura corporea e nelle sue leggi la manifestazione di un prinLo studio di G. Mtlib aMonrreuil cipio spirituale. Ma la triade angnificato esoterico del culto della Ka'ba e dei famosi riti di pellegrinaggio: «Là dove il moderno sociologo vede folle di pellegrini raccogliersi ogni anno alla Mecca, il visionario del malakUt vede schiere di angeli in processione intorno al trono di Dio». L'esoterismo ismailita riconduce il pellegrinaggio esteriore - e cos) ogni altro momento rituale- a un «movimento» di natura diversa: al pellegrinaggio mistico in cui si compendia ogni esistenza umana «nella sua verità». È il pellegrinaggio di Abramo, !'«esule dello spirito, colui che non appartiene a questo mondo; e l'esule spirituale, lo straniero, diventa l'organo per Le ricorrenze dell'Imago Templi, che l'erudizione sterminata di Corbin va a rintracciare lungo un arco di secoli culminando nella tradizione della cavalleria templare, esigono dal lettore moderno una presa di posizione esplicita. Prendiamo l'esempio, appunto, della cavalleria del Graal. È noto che la tradizione templare percorre la storia dell'Occidente europeo sempre in bilico tra significati mistici - liberare il sepolcro di Cristo per costruire il Nuovo Tempio, la «Gerusalemme celeste» dell'Apocalisse, - e tentazioni di potere temporale, nel sogno di una teocrazia terrena impegnata nella lotta cosmica contro le TeneMa, detto questo, possiamo davvero accettare la distinzione proposta anni fa da Furio Jesi, tn. la vera «scienza del mito• come «scienza di ciò che non c'è», dunque scettica, illuministica, storicizzante, e una «destra tradizionale», che si rivolge al mito con una misura più o meno larga di «accetta• zione» '! Viene in mente la pacata irorria di Montale sui «kulturali jerofanti alquanto / ambivalenti o peggio», nella «Lettera da Ascona» di Satura. Proprio ad Ascona, consacrata al culto junghiano, fissò una delle sue roccaforti la «destra tradizionale», e sempre ad Ascona Corbin tenne le tre conferenze confluite poi, con la mediatropologica di spirito, anima e corpo «è stata distratta dal Concilio di Costantinopoli nell'869. Non resta allora che il dualismo di anima e corpo, o spirito e corpo, pensiero ed estensione, molto prima che ~ Descartcs possa essere chiamato --~ in causa ( ... ). Non resta altro che un'immaginazione i cui prodotti si [ ~~=~;:i!: 0e:e~;::;: ~ (Tempio t con1onplazioM, p. 291J). ] ; 11lettore occidentale - non dimentichiamo che per Corbin l'Occidente è sempre, anzitut- ~ to, la regione dell'oblio, o meglio i:: dell'occultamento della Luc:c- ab- j bagliato e stordito dalla ricchezza §.. del simbolismo profuso in questi ;:;

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