c.onvinlochegli stiano allespalk. BeaJricesorrideper I' e"ore in cui è CIJIÙllO DO/Ile,~ore c.ontrarioa qlllllo corrunuso da Narciso. Non sono in/alti immagìni rifksse qULlleche vede, ma i beati che si manifestano in qULStaforma vaga e risplendenJ.e.Ma è solo Mi ci.e/iinferiori che le ani.mesono visibili. Più in allo, use sono inleramenll avvolte di luce, e il pelkgrino non può scorgerne nt i lineamenti nt il c.orpo. Salendo a/tra\Jerso i CUiiegli vede i beati come stelle, fuunme, c.orone; ~i si muol'ono come gli ucalli quando volano in stormi sopra i campi. A \Jolteformano una croce entro la quak i singoli beali galkggiano c.omegranelli di pol\Jere in ws raggio di sole, a volte una c.orona,o una letterasacra, o la tata di ws'aquila: e IUlto acauk e,onla stessa naJUralezza come quando gli uccelli migratori traccianofigure Ml ci.e/o. In ahre occasioni usi appaiono come le stelle al calar della notte, cosi fievoli che è difficik dire se davvero ci siano oppure no. Nell'istante successivo s'infuunman.o e avvolgono il pelkgrino con la loro luce, intensa come qULlladel rubino alla luce del sole. Dante presenta un.o spettacolo lirico, un balletto celeste, che, pur mUQvendosiapparenterru:nlein une spazio infinito, è ricco di equilibrio e coesioM. l be01idel ci.e/odel Sole, che si manifestano soltanto in forma di fiamma, cantando formano anelli e coroM intorno a BeOlrice e al pellegrino. All'improvviso sospendono il cani.o,simili a giol'ani donM che, nel mezzo della danza, si fermano chi.edendosiquando la musica attaccherd di nuovo. Ma perché quut'immagim non s'imprima troppo fortemente nei lettori, Dante la sostiwisce immediatamente con un'altra, in cui paragona le fuimme in cerchio a una maàna sacra che ruota intorno al proprio asse. Sono fenomeni al limite della scoperta qllllli che Dante adopera Mila sua costruziom alule, istanti di respirazione Mila naJurao Ml mondo degli uomini. LA barca avanza a colpi uniformi di remi e improvvisamente i remi si a"estano e la barca scivola avanti in siknzio. U anime si radunano intorno al pellegrino come pesci che si affollano Mli' acqua quando vi si gena qualcosa. Nel cido della Luna, Piccarda Don.a.tiM"a al pelb:grinodi corru: l'enne sottrattaal conven- /.o i.n cui aveva cercato la pace tu/ CUQre di come venne costrettaaJk nozze. Al termine tu/ rGCContoella svanisce, si legge nel poema, come qualcosa di pesante scompare mli'acqua. Da/lÙ la segULcon lo sguardofm dove M è capace. Nel canto XXV l'apostolo Jacopo si accosta a Pi.etracome un colombo alla su.acompagna, girando e tubando i.ntorno all'oggetto della su.aadorazione. ù ani.mesi muovono come una scintilla entro una fuunrna o come i toni del flauto enrro un accompagnamen/.odi chitarra. Che cosa esprime, dun.qUL,questo gioco di luce e di suono? LA felicitd tu/ paradiso è un rifl~so tu/la luce eterna: per qULStoanche tUlti coloro che compaiono Mi dkci ckli devono portare testimonianza tklla luce. LA luce è il contemao stesso del paradiso. l beali sono cosi saturi di tua che il pellegrino ha diffu:oltli a perapirla. Egli attraversa un processo di adattament.odurante il quale impara a sopportare sempre di più la luce. l beati, che vivono tutti nel ci.e/opiù alto, si manifestano a lui Mlle diverse sfere entro forme di luce meno intensa per non ferire i suoi occhi. Di attimo in attimo la capacitd del pellegrino si accresce, e in quata crescita il paradiso mostra uno dei suoi più importanti compoMnli. In Dante il paradiso è que~'attimo in cui si giunge alla chiarezza, quando dopo una lunga ricercaci si rende conto di aver davanti un.a veritdpiù alta, che brilladi una luce più intensa rispettoa quella che si i appeM compresa. li paradiso è l'istante in cui l'anima capisce. Il paradiso è il contrario tu/l'immobilità. li paradiso è un eternomovimento, ed è per qULStoche Dante talvolta dispone le anime come per una danza, cosi come i ckli stessi si muovono. E il moto non"si arresta mai. Tuno si trova in fase di upansioM, e tutti satino che un giorno la felicità sard ancora più grande. Nel paradiso il pellegrino raggiunge quella conoscenza a cui aspira. Non per nulla i ckli simboleggiano le sene arti liberali. e in più la fisica e la metafuica. Poichi il paradiso offre tutto qu.anJol'umanità ha accumulato di sapere e di saggezza, e il piaare di qULStafuta tu/la conoscenza lo può comprendere appi.enoso/tant.ochi ha imparato a riconoscere che superficialità, ignoranza e stupidità costituiscono I' autenlial condizioM infemak, e offrono un'esistenza senza speranze. Al pelkgrino vkM offerta la più alta conosanza sul rapporto fra il libero arbitrio e la grazia, su un giusto modo di governo, sulla natura di Dio. Egli riceve insegnamenti su mclk cose CMpossono non apparire interessantia un lettore moderno. Incontra Adamo e in questo contesto si interessa sopraltUIIOdi sa~re quale lingua si parlasse un.a volta in paradiso. Riave insegnamenti sulla natura della Luna e sulle cause tklk macchi.elunari. V~M informato tu/ perchi si possa a ragioM affermare che Tito, distruggendo Gerusa- /ernme, vendicò la morte di Cristo, benclal la crocifissione fosse avvenuta per desiderio di Dio stesso. Posti di fronte aJJ'opportunilà di otuMre un.a risposta alle domande più grandi, noi avronmo forse preferii.Oformulare altre domande. Ma anche se il conllnuto di quella sapi.enza che vi.em offerta al pelkgrino non può essere trascurOlo e dive"d pres/.ooggettod'analisi, tuttaviasi deve anumttere CMil paradiso uercùa un effetto cosi poknll non soltanto a causa del suo contenulo, ma anche a causa del gemre di status che l'i ngM. Non sono i risultali ciò a cui per prima cosa diamo importanza, ma piuttosto il moto interno, il principio stesso che qui vige. Essere in paradiso vuol dire conquistare conosc.enza e possedere qULStaconoscenza come qualcosa di M· turak Ml cuore, come ciò per cui siamo venuti al mendo. Essere i.nparadiso vuol dire ascoltarele biografie tui grandi ~nonaggi e accendersidi quella passioM che li guidò nella loro vùa e nel/e loro o~re. Per Dante, Franasco d'Assisi e san Domenico costituisconopiù d'ogni altro esempi inc.omparabili. Essere in paradiso vuol dire scoprire di trol'arsi a casa, di avere precedentemente amato qualcosa di inconsistente e di ricevere ora in dono qualcosa di valido e duraturo. ( ... ] GU mgàl Gli angeli sono potenze puramente spirituali, inte/Jigenze. Essi ruppruentano stadi diversi dello spirito, intermedi fra l'uomo e Dio. Essi non possiedono forma materialealcuno: solo Mila nostra immaginaziom assumono delle sembianze. In realtà non è possibik descriverli. Essi rappresentano un sapere e un agiresacri. LAgerarchiaangelicadi Dionigi può esserevistacome lascalaalate costruitafra la te"a e il cielo ml sogno di Giacobbe. Un ordine di precedenza luminoso e vitale che è contemporaneamente un'immagine di Dio stesso, il quale si manifesta proprio in questa catena spirituale e santificata di visioni. Gli angeli di Dionigi dunque non hanno nulla a che vedere con gli angeli del genere di Swedenborg. Quando la Bibbia parla di angeli in forma di corpi celestio di esserialati, quando l'Apocalisse parla dell'angelo dei venti e del fuoco, quando infine Paolo nelle lettere agli Efesini e ai Colossesi raggruppagli angeli in classi diverse, è solo perché la nostra capacitd di comprendere l cosi limitata da a\Jerbisogno di queste immagini. Ma non per quato dobbiamo confondere le raffigurazioni con lepotenze puramente spirituali che esse simboleggiano. «Dobbiamo mostrare - scrive Dionigi - entro quali sacre figure compaiano le sacre descrizioni degli ordini celesti ml/e scritture, e a quali alte sfere ci si debba elevare in queste raffigurazioni per non condividere la comUMopinione secondo cui gli spiriti celestie divini sarebbero creature dotate di molti pkdi e molti visi; o sarebbero modellati in forme taurine secondo modelli animali, o in forme leonine secondo modelli di predatori; o sarebbero fomiti di becco ricurvo a somiglianza delle aquile, o di penM a"uff01e a somiglianza degli uccelli. Cosi che noi, io dico, non ci figuriamo che nel cielo corressero ruote incan- ~ .... ~~ ,__ """"1 ... , .{ t..:....t~~ Stampatrice e sviluppatrice (in uso nel 1888-89a West Orangc) in uno schema grafico rifatto a memoria da W.K.L. Dickson nel 1933 descenti o esistessero troni di materia te"estre, sui quali la divinitd primordiale potesse riposare; o che ci fossero destrieri tigralio guerrkri armati di lancia o comunque qualcosa di ciò che le scn·tture descrivono con divina plasticità e con gran copia di immagini grandiose. Perché /'Apocalisse, parlando di spiriti senza forma, ha utilizzato in maniera del Iuli.onaturale delle finzioni gerarchiche, poiché ha tenuto cont.odella nostra capacità di comprensioM e ha cercato di condurci in alto su una strada ad essa adeguata e per usa Mturale•. Non dobbiamo quindi perdere di vista la natura incorporea thgli angeli quando passiamo a considerare le diverse visioni angeliclre che Dante elenca nel seguito del canto XXV/ll. li archio più vicino alla «favilla pura» è il più santo, ed è quello dei Serafini. In ebraico, il termine significa «gli ardenti». I Serafini sono soltan/.oamore: usi fwano la luce di Dio senza mai distoglkre lo sguardo, e comprendono Dio senza aver bisogno di alcuna sua immagine. Essi rappresentano la pura contemplazione, una santa follia. A velocità inconcepibile questi angeli precipitano l'erso Dio. Per questo il loro cerchio si muove più rapido di qualsiasi altra cosa esistente. Dopo i Serafini vengono i Cherubini, e dopo qULSli i Troni. Essi rappresentano gradi diversi della conosanza tu/I' eterno. LA triadesuccessivadi cerchiangelici è composta da Dominazioni, Virtù e Potestd. Se Cherubini e Troni godono di Dio senza essereostacolati dall'imperfezioM della vita di fantasia o d'azione e sono incrollabil- ,mn/e fissi ml nocciolo thl loro essere, nutriti direttamente dall'eternabelkzza, i gradipiù bassi dellagerarchiaangelica ricevono la conoscenza in mcdo mediato, tramite il contatto e,on i archi più interni. Essi rappresentano un indomabile sforzo di giungere presso la luce. Gli ultimi tre cerchi comprendono Principati, Arcangeli e Angeli. Soltanto qui incontriamo una spirilualitd che si può considerare interessata agli affari te"eni. l Principali consigliano i sovrani. Gli Arcangeli socco"ono le nazioni. Gli Angeli intervengono Mila l'ila tui comuni mortali. TUiioil mondo che il pellegrino ha attraversato trovando ovunque un modello gerarchicol governato da questa /egioM di angeli. li ck/o cristallino è dominato dai Serafini e quello delle stellefuse dai Cherubini. Le altresene gerarchk angeliche rispondono dei sette cieli sucassil'i. Il purgat.orio, cM corrisponde alla vita te"ena, e l'inferno, che è il regno tui dannati, sono in rea/Id riflessi in forma diversa della gerarchia angelica. Al di sono di quata inizia la gerarchia ecclesiastica, composta dal papa, dagli arcivucovi, dai sacerdoti e dai monaci. E a/J'inferno trol'iamo il medesimo assetto militare fra gli angeli cadun'. Tutta la raffigurazione medievale del mondo è caratterizzatadallapassione per l'ordinamento. Una thlle definizioni di Dio è che Egli è ordine mentre il male è disordine, rottura di quell'armonia clie costituisce la na1uradi Dio. Il concetto di gerarchia affonda UM delle proprie radici ne/l'insegnamento platonico sulla progressiva ascua verso l'idea primordiale e un'altra nelleparole di Paolo sui diversi gradi <Ugliangeli e sull'idea cM la nostra conoscenza qui sulla terranon sia che una briciolaal confronto di que/Jache un giornc acquisteremo. Nella Commedia, tuttavia, l'idea basilaredell'ordiMmento gerarchicosi riconduce a Dionigi. È infatti in conformitd con la su.a teoria che il pellegrino si trasferisce da una classe all'altra nella grande scuola degli angeli. Che cosa dunqULrappresentano gli angeli ml piano più interno? Hugo Bali afferma che la teoria angelicaè la teoria cristiana del superuomo. Gli angeli rappresentano l'uomoDio e la sua ascesa attra\Jersogli spazi. Gli angeli sono la conoscenza tu/l'estasi che solapuò raggiungerela conoscenza finale di Dio. li fiM degli angeliè il mistero che i accessibile soltanto al sentimento. Le differenze di rango Ml mondo degli angelisono le distinzioni del cuore. Gli angeli sono una gamma di stati d'animo che si limitano e si superano vicendevolmente. Essi costituiscono, per usare un'espressiom di Hjalmar Gullberg nellap~ia La vitadegliangeli, che trae anch'essa ispirazione da Dionigi, «una catenadi comunicazione fra Dio e /e donne e gli uomini». Un concett.ocentrale è che l'anima, durante la su.aascesa da un cerchio ali'altro, conservi intatta una conoscenza completa tulio stadio precetunte. Ogni forma più alta comprende in st tutte lefunzioni e le nozioni tklle fasi preadenli. Si tratta eh/la medesima concezione che Aristotele espresse nella su.abiologia, cioè che ogni forma di vita contiene le funzioni Ji tutte le forme inferiori a usa, oltre alla funzione cM le i propria. Gli animali, ad esempio, possi.edonotutte le funzioni dei vegetali e in più la coscienza. L'uomo ha le funzioni dei vegetali e degli animali e in più la ragiom. J Serafini possiedono quindi tutta la conoscenza e tutto il discernimento che hanno le gerarchieumane e divine, e inoltre la capacitd di contemplazione assoluta. L'el'oluziom del pellegrino si conforma a quata legge. Gli stadi precedenti della sua esistenza sono presenti in ogni attimo. Anche mi ckli più a/li percepiamo echi dall'inferno, scorgiamo barlumi della terra, \Jediamoimmagini di Firenze in momenti di grandezza o di decadenza. L'estasi e l'ampliarsi della coscienza cui il pellegrino va incontro non lo allontanano mai dalla sua vita terrena. Tutto t contemporaneamente presente. L'itka dì gerarchiaha aiutato Dante verso questa totalitd. Nella su.aevoluzioM il pellegrino disegna anche un'immagi• ne di Dio stesso, che in Sé raccoglietutto il creato, tutti i cieli e la terra con il suo inferno. Dio conosce ed è presente in tutto, e allo stesso tempo possiede ciò che è proprio soltanto di Dio, l'amore assoluto. Ci provo ancora una l'Olta:gli angeli sono dunque incarnazioni di spirito. La luce è un'immagine di Dio e questa luce è nel contempo amore, bontd e giustizia. J Serafini simboleggiano un amore che, una volta f,ssato lo sguardo negli occhi tu/la persona amata, non t più capace di distoglierlo. Gli angeli rappresentano la possibilitd dell'anima umana di elevarsi, di raggiungereuna luminositiJpiù intensa, una autoritdpiù grande, un attaccamentopiù completo a ciò che solo ha un significato. Gli angeli sono qULllaforza che muove verso qualcosa di migliore. l pensieri dei Serafini non si frantumano. LA loro contemplazione non s'inte"ompe mai, e per questo usi non possiedono né memoria né coscienza. Vivono irraggiatidalla luce primordiale, la stessa verso cui il pellegrino è in cammino. Nel canto XXIX Beatrice descrive quata vita di beatitudine al pellegrino. Attral'erso il proprio racconto ella lo prepara alla grande esperienza finale. Nel canto XXX la visi0M degli angeli scompare. «E come vkn la chiarissimaanalla/ del sol più oltre, - si leggenel poema, - cosi 'Icielsi chiude I di vi.stain l'ista infino alla più bella» (Par. XXX, vv. 7-9); allo stesso modo la schkra angelicascompare davanti alla luce purissima di Dio, che Dante orafronteggia. In un lampo egli inwisce la vita dei Serafini, indescrivibile a parole. L'intera gamma è superata: ora t più facile comprendere perché Dante in ogni momento avesse necusitd di una guido.. In effetti, egli non è mai stato solo du.ranu il SUQlungo cammino: prima c'era Virgilio, poi Beatrice; negli ultimi canti ha avuto per maatro Bernardo di Chiaravalle. L 'essenza di Dio è un eterno salire e sandere, una co"ente di luce che tende verso la propria origine, li cristiano tuve elevarsi di stadio in stadio. È la via dell'amore che sfocia ~ Mll'anwre per Dio, non perché Dio è buone, amoroso e S giusto, non perché Egli i colui che elargisce tulti i doni • ;f buoni, ma perché Dio l Dio, e merita di essereamato per se - st ~=~o questo ha l'olore soltanto per il cristiano, per colui ~ che crede in un dio personale? No! LA l'eritiJ che qui ha ~ preso forma può essere in primo lUiJgointesa da colui che si i astiene dallo spiegare o dal dare un'immagine al divino, e j che negli ultimi canti della Commedia riconosa una ducri- ~ zioM tklla condizioM spiriluale più alta che sia possibile i:: immaginare. Luce, amore, silenzio, giustizia sono soltanto raffigurazioni del/'inesprimibik. j (Traduzioni di Carmen Giorgetti Cima) ~
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