Alfabeta - anno V - n. 52 - settembre 1983

ti, eh.elasciano spazio aperto a una sorta cti riduzionismo consapevole della teoria, sono un testo fra i meno rilevanti dell'opera freuctiana e si possono giustificare con un riferimento storico alla posizione di Freud nell'ambito dell'evohJ.Zione della sua teoria e delle modalità con le quali aveva tentato di favorirne un avvicinamento. (Non t banale rilevare fin da adesso come le lezioni del 1909 e quelle del 1915--17siano uno dei testi maggiormente consigliati per un 'introduzione alla psicoanalisi). Cosl, porre il problema della diffusione della psicoanalisi oggi non sembra irrilevante, se consideriamo con attenzione la posizione di Freud in merito. Tanto più che in questi ultimi anni, dopo i tempi bui dei primi «avventurieri» (Weiss, Musatti, ecc.), le pone al pensiero di Sigmund Freud sembrano finalmente aperte anche in Italia. Le storie della psicoanalisi, i manuali, le biografie di Freud ormai non si contano e portano, per lo più, l'imprimatur di nomi prestigiosi. A esse va aggiunta la Comma editoriale che il pensiero e gli scritti di Eric Fromm hanno avuto nel nosuo Paese, tanto da far dire all'autore, poco prima della sua morte, che l'Italia era stato il terreno più ricettivo dei suoi lavori. Porre il problema della diffusione della psicoanalisi vuole anche dire aprire alcuni interrogativi intorno a una moda che pare più il sintomo di una posizione rovesciata, e daJla quale potrebbe emergere che le resistenze al pensiero di Freud sono tutt'altro che affievolite. Chiedersi se il clamore, la moda costruita attorno al nome di Freud non sia ancora una modalità di opporgli resistenza; chiedersi se la ec:ccssiva diffusione delle sue idee non rischi, oome in passato, cti funzionare in quanto chiusura, rifiuto, t d'obbligo, dato il tipo cti materiali, di idee, di pruun1e teoriL, sulle quali cammina la diffusione della psiooanalisi in Italia. Sembra che semplificazioni e volgarizzazioni, che si nascondono dietro l'aura delle possibili interpretazioni, giochino a trasformare Freud in un simpatico inventore di una macc:J,inatranquillante per salotti più o meno acculturati, dove la psicoanalisi potrebbe trasformarsi in una nuova oroscopologUJ. Detto questo, mi sembra cbe le domande, le questioni che si aprono - anche a partire dai testi proposti - siano più complesse di questa prima constatazione. A cbe servono le biografie, qual t il loro sigmficato, la loro funzjone? È possibile costruire una storia non riduttiva della psiooanalisi a panire da Freud? Con quali modalità e in qual modo può essere possibile diffondere, a livello cuJturale, la psicoanalisi senza cadere in eccessive riduzioni (la domanda riguarda il livello culturale, dato che a livello clinico la psiooanalisi si diffonde solo con la pratica)? L a prima questione, quella riferita alle biografie, ci fa sollevare una sorta di dubbi~ ipotesi. Rac.contarc IUl1a la storia di un personaggio non vuole forse dire tentare di dame un corso •lineare»,scandendone cosi in modo arto la vita e le idee? Un attento lettore di biografie ~ (e non solo di biografie freudiane) ~ potrebbe certamente riscoprire -5 questa costante, dichiarata o non r dichiarata che sia. Se cosl fosse - i come a me sembra essere nel caso -.. di Freud - la forma-biografia sa- ] rebbe la manifestazfooc più cvi- - dente di un rifiuto (inconscio?) i della pratica freudiana. E non t -, nemmeno necessario ricorrere a ~ Freud per oogliere l'impossibilità :: di una ri-costruzi.one linaire del .] tempo perduto. Sarebbe sufficien- ~ te scorrere le pagine della Recher1; che proustiana. Cosl, costruire una biografia di Freud, alternata con l'evolversi delle sue idee, potrebbe voler dire dichiarani immediatamente contro Freud; potrebbe voler dire tentare di superarlo, rendendolo mito o storia - storia già cristallizzata in un rac.contocbe si pone come totale. E questo varrebbe anche al di là e oltre le buone intenzionj di alcunigran<tbi iog,afi freudiani (è il caso di Joncs o della bellissima •biografia per immagini» pubblicata qualche anno fa da Boringhic-- ri). U risultato è comunque il medesimo: fotografare l'opera e l'autore per fermarli. In alcuni casi, poi, quando la posta in gioco non è la storia ma il rivivere ironicamente una vicenda in cui l'autore si trova compromesso (t il caso di Cesare Musatti con MUJsorella gemella la psicoanalisi), il risultato t diverso. la questione tuttavia rimane aperta. Se infatti l'analisi svolge anche il ruolo del racconto- se l'analisi, nella pratica clinica, assume fra gli altri A.staN~I.NnMglis1udidi NeubaMU~rg il ruolo di far emergere un framrmnto di storia, che si pone come parte di un rac.conto, rlcit, - anche quando questo frammento di storia dovesse affiorare assieme ad altri, ciò accadrebbe nel segno della spaccatura del tempo lineare e, dunque, al di fuori di una illusione psicologistica di storia totale. li ricit sarebbe sempre incompiuto. L'emergere puntiforme, discontinuo della memoria, il tipo di materiale che affiora attraverso canali e modalità assai complesse (il la~ sus, gli atti mancati, il sogno, ccc.) mi paiono allora più un tlogio dcli'oblio, della dimenticanza, della quale si coglie tutta l'importanza, la permaMnza dentro il presente come perturbante la casa della tranquillità. E le costruzioni in analisi rinviano sempre ali'«-incompletezza,., alla possibilità di cogliere frammenti di verità che insieme non renderanno mai comProttnore Lu.milre costruito dalleofficineQu~n1ier pleta una storia, un racconto; cosl be compiuto qUestomisfatto cultu- psicoanalisi. Ne abbiamo scelta che la ferita sarà sempre aperta e il rale, dato che spesso nei suoi testi una. Qualche citazione basterà a conflitto sempre dentro il sogget- e nelle sue lettere si ritrovano par- connotare l'impianto testuale di to. la biografia è, allora, certa- ziali rifiuti di un pensiero (penso a Reuben Fine, le sue confusioni, i mente contro questa impostazio- Nietz.sche) per timore che in esso suoi pasticci, le sue pericolose ne, altro da questa lettura. si ritrovino anticipate alcune sue semplificazioni. Più sopra dicevamo della tra- teorie? Quali sarebbero poi le teo- la prima delle citazioni riguarsformazione in mito del personag- rie che si modificherebbero con da la figura e il pensiero di Jacques gio Freud e della sua teoria. Dalle raggiunta di questo elemento? Lacan, al quale sono dedicate venbiografie freudiane emerge una Uno degli aspetti caratteristici tisei righe (con testo a mezza pagisorta di •teoria del genio» che, se del pensiero di Freud non è forse na): «La figura più pittoresca della assunta come introduzione al te- la sua profonda umiltà dell'errore scena francese dopo la guerra è sto, alle opere, può impedire di sempre possibile? Se possiamo af- Jacques Lacan... Come il tedesco pensare che la teoria possa proce- fermare che molte amicizie e mo!- A. Lorenzer, egli incentra la sua dere ancora senza l'apporto del te idee, nella vita di Freud, sono teoria della psicoanalisi intorno al maestro. Dunque, un interesse state superale (qualcuna con rottu- linguaggio. Due delle sue affermasviante per la persona e per le sue re catastrofiche), mai nulla ci sem- zioni fondamentali sono: l'inconidee; ancora una volta l'emergere bra essere stato rinnegato. Con- scio è strutturato come un linguagdi un rifiuto che colpisce la teoria a cardare allora con Sulloway che la gio, e l'inconscio è il discorso delpartire dalla quale condurre avanti psicoanalisi non deve essere tra- l'Altro ... Alcune delle idee di Lala strada aperta da Freud. (È forse sformata in mito mi sembra assai can potrebbero rivelarsi valide, questo uno dei tanti motivi che facile; ma come spiegare poi la po- ma nell'insieme egli pare troppo spiegano l'assenza quasi totale di sizione di un autore che volendo confuso e poco sistematico per pouna teoria psicoanalitica in Italia?) oltrepassare la •leggenda» psicoa- ter fornire un contributo reale alla E chi legge l'opera di Freud con nalitica pone l'accento sulla •SCO- corrente principale del pensiero attenzione sa, invece, quanti punti perta» dell'inconscio, che è in psicoanalitico• (p. 105). oscuri, incerti e di ricerca Freud realtà una fra le poche leggende E ancora, a proposito di Analisi stesso avesse dichiarato essere del pensiero di Freud? terminabile e interminabile, terrel llllii..;:~~;::-----:----=:-:----7 no battuto nello stesso tempo da rifiuti e grandi proposte teoriche (non ultima quella incticatada Seraperti, anche nel suo ultimo scritto incompiuto, il Compendio di psicoanalisi. Che dire allora di un libro che come biografia ripete tutte le lacune e le resistenze or ora indicate, e come lettura pura e semplice del testo freudiano ci rimanda a una sorta di •base-fondamentoi. biologico-scientista che Freud non ha mai cercato? Freud biologo della psiche (sottotitolo: Al di lt) della leggenda psicoanalitica) è forse uno dei testi più scadenti usciti in questi ultimi anni. Se sorvoliamo le varie curiosità da salotto che lo potrebbero far dichiarare interessante (ma ogni biografia contiene aneddoti e curiosità, amene e serie), possiamo cons1a1arecome la tesi di fondo, che appare sostenuta da un buon impianto metodologico scientista, sia assai fragile e poco o niente legata a dimostrazioni credibili. La psicoanalisi, per Sulloway, è figlia della biologia e Freud stesso t dunque un criptobiologo. Cosl, per l'autore, l'autoanalisi di Freud è uno fra i tanti miti del nostro tempo: -.Di fatto Freud estrasse dalle sue analisi, di se stesso e dei suoi pazienti, molte conclusioni di cui si era già convinto, sulla base di altre fonti, oggi cancellate. la biologia essendo una fonte chiave di queste ispirazioni ipotetiche deduttive divenne in seguito uno speciale bersaglio» (corsivo mio). Ora, perché mai Freud avrebbe cancellato le fonti delle sue scoperte se lo stesso Sulloway ammette essere le scoperte originali, con fondamento nelle indagini precedenti e contemporanee ma di impossibile derivazione da esse? Per quale sorta di timore Freud avrebgio Finzi nel suo recente Il Mistero di Mister Meisru, Bari, Dedalo, 1983), cito: «li termine dell'analisi ... la ragione principale dell'aumento di durata dell'analisi è che l'attenzione si è progressivamente spostata dai sintomi alla struttura del carattere» (p. 354). In quale luogo del testo freudiano e delle successive elaborazioni teoriche si dia corso a una simile lettura psicologizzante di questo testo è assai difficile dire. Certo è che, al fondo di questo scritto tan10 discusso, non sta solo la questione della durata dell'analisi, ma la convinzione che il lavoro dell'analista, nel suo essere analista, e il lavoro dell"analizzante sono votati all'impossibile verità; cosl che è sempre necessario abitare l'inconscio. Di segno diverso, perché copre un'area geografica e storica molto ~---=--' circoscritta e perché metodologiAttribuire a Freud la scoperta dell'inconscio riporta a una concezione romantica della psiche dove tutto è caos, defrauda i poeti e allontana dall'unica importante scoperta operata da Freud, che è quella dell'apparato psichico (dobbiamo al lavoro e al pensiero di Sergio Finzi questa sottolineatura assai importante sul piano dello sviluppo della psicoanalisi dopo Lacan). 11 riduzionismo nozionistico del pensiero di Freud trova Sulloway sullo stesso piano di molti manuali, che trasformano le basi teoriche fondamentali della psicoanalisi in una macchina automatica applicabile a qualsiasi umano. E siamo cosl entrati nell'ambito delle riduzioni e delle volgarizzazioni: l'altra faccia del rifiuto, della resistenza culturale alla teoria. Ne sono un esempio le storie della Il proit!tlOrt!Lumilre «trasformato Pathb camente corretta, è la storia della psicoanalisi di Mario Francioni. Fin dall'inizio la dichiarazione dei margini entro i quali si colloca il libro: «trattazione panoramica della storia epistemologica e socie• tarla della psicoanalisi francese,.. Fin dall'inizio la chiara consapevolezza di tutti i limiti che una simile storiografia pone; e, accanto alla consapevolezza dei limiti, la coscienza della complessità del lavoro. Seppure il lavorio di interpretazione dello storico-ci dice Francioni - è profondamente diverso dal procedere dell'analista: •lo storico della psicoanalisi incontra difficoltà analoghe a quelle dell'analista, perché - in profondo - l'oggetto della loro indagine è il medesimo•. L'autore ha consapevolezza delle enormi e sempre possibili resistenze che possono frapporsi al suo lavoro. Per questo il suo percorso dentro la psicoanalisi francese è assai lucido anche quando offre al lettore conclusioni che in realtà sono interpretazioni (non escluse le interpretazioni tendenziose, ma pur sempre indicate come proposte). Alla domanda che avevamo posto all'inizio, se fosse possibile fare una storia della psicoanalisi, Francioni dà una risposta che si colloca nella direzione giusta della ricerca. Restano i dubbi e gli interrogativi di fondo già sollevati. Come evitare che anche una impostazione corretta dia adito a riduzioni e semplificazioni assai problematiche? Come evitare che sia limitato o impedito il rimando ai testi? La convinzione è che non si possa parlare di diffusione della psicoanalisi, anche solo a livello culturale, quando questa passa attraverso lo strumento dello storico.

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