:: Nd mank:omio tutto t sacro 11 Diario di una diversa di Alda Merini non è un documento, né una testimonianza sui dieci anni trascorsi dalla scrittrice in manicomio. È una ricognizione, per epifanie, deliri, nenie, canzoni, disvclameoti e apparizioni, di uno spazio- non un.luogo- in cui, venendo meno ogni consuetudine e acc.ortczzaquotidiana, irrompe il naturale inferno e il naturale numinoso dell'essere umano. Dentro il manicomio tutto è sacro, ogni oggetto è alacre e vivo, può essere tormentoso o amoroso, ma in ogni modo reca in si una sconvolgente volontà di significato, è ustionato e consacrato da un destino. Quello spario è insieme chiuso e spalancato; csciude il ' rovo affascina_nte~vvicinare un personaggw - 1n questo caso ilpiil grande autore redesco - do.Jl'estemo, anraverso gli scritti incrociati di gente che parla di lui standogli intorno, senza che di suo sì legga nemmeno una riga, n.emmenc una parola. La sua pre• senza t costanre, coinvolgenre, un. mensa, eppure non è lui che parla mo l'amico, l'estimawre, il nemico, l'amanu, il visitatore, che scri• ve a un altro - amico, nemico, sconosciuio. Tutti costoro conoscono, si capisce, le opere di Goethe, ma quasi turri lo conosconc anche di persona: e quasi nmi hanno nei suoi confronti un saldo attivo o passivo, dei conti da regolare, o soltanto un'i• dolalria da aprimLre, o una repulsione. Il risultato appare sconcertante in un primo momenl.O,ma a grado a grado lì accorgiche la le.nta escalation dei giudizi, delle.opinioni, delle descrizioni - che accompagnano il protagonista assente da ragazzo alla morte, anzi [1110 ai fu• n.erali(«Tutti i visi freddi e indifferenti, insomma, n.emmenc una /Tacciadi commozione. Cosi è sta• IOseppellito il piil grande scrittore flllla Germania!» annota il teologo J.S. SchiUze nel Diario, marzo 1832) - non fa che confermare l'opinione di chi, asendosi soffermow quasi solo sulleopere, su Goethe persona-di~turri-i-giomi non ha mai riflemao. Ma farlo, proprio con l'aiuto di quali volumi, risulta rivelatore, soprat/UII()pere~ fra tante altre cose si trova la conferma di un dalo a mio avviso fondamentale del/'esunza delpersonaggio: la conferma della sua ambigui/li totale, continua, onnipresente. li percorso su sessantadegli anni più fecondi e inUnsi che uomo di lettere abbia mai vissuto, un per• corso che si snoda attraversoquasi 2.500 lettere e note di diario di vari autori, più o meno noli (e sono centinaia e centinaia, non aclusi Napoleone, Ampère, Manzoni, Hegel), è per forza di cose, e nonostante la ricchezza thl materiale, .S ::~::/~~u;i:~7;t: i~/":!,:,:~z! al' ~ sufficiente a capire l'uomo negli ~ aspetti più salienti. Di fronte a queste testimonianze esterne, di «terzi», le perplessità e le. domande che sorgono nel lettore delle opere di Goethe si ripropon• gono pari pari. Tanti suoi scritti pongono il problema thlla lettura «giusta•, cominciando dal Wer- ] tber: quata esallazione del suici- i dio è una conquista della volontà o «mondo• ma penetra in una profondità vertiginosa, donde sale una intollerabile dolcezza di fiamme e di luce. In quello spazio il tempo stesso viene meno, le notti si dilatano, i giorni non hanno limite né scansione, gli eventi, mossi unicamente dalla violenza del nume, continuamente accadono, lo stesso gesto, l'accaWmento ripete st medesimo in una sorta di sublime balbuzie. Nello spazio che gli uomini scn• tenziano «malato» nulla accade che non sia apparizjone, che non porti scco una dimensione enorme di bagliore, e non venga avvolto in una gigantesca, mostruosa vesti• zione d'ombra. Questo libro, nato da una esperienza da cui non pare lecito salvarsi, ba in sé una elasti• ca, fantastica, selvatica irruenza; la forza ilare e minatoria delle pa· rote, delle frasi, del «loro destino di fiori» ininterrottamente propone un disegnodi gioia, una nitidezza amorosa che non solo non pa• venta, ma sembra scegliere lo spa• zio infernale come luogo fatale della propria nascita e letizia. Incredibilmente, lo scatto, la lattile consistenza verbale, offrono una sorta di sconvolgente letizia, quale è possibile solo nel luogo retto e posseduto dalJe parole. Credo che di rado sia stata più fer• mamente sperimentata la qualità empirea della parola impegnata nella ricognizione dell'inferno; la felicità di questo testo di Alda Merini non è altro che l'incontro con la pedezione del dolore; la salvezza è il battesimo verbale della disperazione. Grazie alla parola, chi ha scritto Schwarz; Paura di Dio (1955) da queste pagine non è mai stata so- Scheiwiller; Nozze romane (1955) praffatta, ed anzi non è mai stata da Schwarz; Tu sci Pietro {1961) esclusa dal colloquio con ciò che da Scheiwiller. Sue poes~ entrano apparentemente è muto e sordo e nella seconda antologiadi Spagnocieco; la vocazione salvifica della letti, Poesia italiana contempora· parola fa sl che il defonne sia, in- nea, 1909-1959 (1959) da Guanda, sieme, se stesso e la più mite, indi- e in quella di Quasimodo, Poesia fesa e inattaccabile pedezione del- italiana del dopoguerra (1958) da la forma. Solo angeli e démoni Schwarz. Seguironc anni di silenparlano lo stesso linguaggio, da zio, oltre venti, trascorsi in quel sempre. manicomio dellaperiferia di MilaGiorgio Manganelli no che la~tessa chiami} La Terra Santa, titolo di una gratUUrocoolta ineditadi liriche da cui Maria Corti Alda Merini giovanissima fu re- ha estratto trentapoesie pubblicate sa nota dall'antologia Poetesse del nel n. 4 della rivista li cavallo di Novecento (1951), curata da Troia. la prosa qui presm/ala da Scheiwiller su suggerimento di Giorgio Manganelli fa parte di un Montale e dellaSpaziani; indi pub- lungo serino prosastico inedito, i blic()alcune sue raccoltedi poesie: cui temi gravitano nell'area sta.sa La presenza di Odeo (1953) da delle poesie. Goethel'ambiguo Giacomo Manzoni un ripiegamento sull'impotenza del soggetto di fronte alla vita? Hermann und Dorotbea: una soni/e ironia del mondo piccolo borghese, o un immergersi in esso, gioioso e c~co? Le scene finali del Faust: proiezione di una futura soc~tà felice, di un ordine libero, o visione di un «1984» ante litteram? E il West-OStlicberDiwan? Che saggezza vuol esseremai questa in un mondo dove l'ingiustizia e la reprasione dell'uomo sull'uomo gri• danc vendetta a dio? Oppure le lei• tere alla Stein:per quasi un quindicennio appassiorwte, ardenti come si dice, ma poi sopravv~n.e l'incidente con la Vulpius, la nascita del figlio, e la Stein scompare dalla scerw, salvo ritornare un bel po' d'anni dopo, ma stavo/la nelle Jet• tere si ritorna al «Lei».. Il gelido uomo politico, custode ro frapporsi tra le due con i lividi che inevitabilmente ne conseguirebbero» (sono parole de/l'autore in Ùber die lnkommunikabilien unter den ParalipomenenJ. E le Maximen und Reflexionen? Tati di un fascino ammaliante, li• vre de chevet per definizione, ma la contraddizione sembra regnarvi sovrana, o, se vogliamo esserepiù precisi, ancora una volta !'ambigui/li. Leggendo il Bode, il riscontro a quata constatazione o - per dirla con più cautela- a questa possibilità di lettura, traluce in un primo momento come nascosto tra le ri• ghe, mJJ gradualmente sembra affermarsi con chiarezza, come un dato di /ano addirittura oggettivo. Ci si sofferma per aempio già su un'affermazione fatta nel 1775 da Heinrich G. von Bretschneider, diSchemadi scorrimenlodella«bandedessinte»nelThtAueoptiquc della ragion di Stato (e non so quanto vi sia di vero e d'inventato nell'allusione di Peter Weiss alla pane da lui avuta ne/l'allontanamento di Fichte dall'Università di lena sono l'accusa di ateismo), è ne.Ilostesso tempo il libertino sfrenato («l'arciduca - testimonia il Voss - va in giro con lui per i villaggi come un ragazzo selvatico, si ubriaca e divide fraternamente con lui (Goethe) le ragazze... •: siamo nel 1776), capace di scrivere versi che poco ci mancafarebbero arrossire ancor oggi, e che del restopreserva gelosamente da una circolazione che vada oltre lacerchiadegli amici più fidati: leggereper credere. E mi riferisco agli Epigrammi veneziani postumi del 1790, o al Diario del 1810, per non dire di taluni testi di contenuto politico, «dove sarebbe altrettantopericoloso dichiararsi anche solo in poesia per quata o per quella parte, ovveplomatico al servizio degli Absburgo, in una lei/era a Ch.F. Nico/ai: «È un filosofo scadente e un uomo di animo incostante, che non si sofferma in nessun sistema ma salta con gran leggerezza da un estremo all'altro, e che si potrebbe persua• dere altrettantofacilmente a essere un baciapile o un libero pensatore». A ventisei anni, dunque, Goethe appare a/l'osservatore esterno come un giovanotto che vive alla giornata, privo di idee chiare, con un aueggiamento che pub essere definito solo come incostanza, noncuranza, persino superficialità (ma, intanto, ha già scritto Gòtz, Wenher e Udaust!J. Quasi quarant'anni dopo, Wi/he/m von Humboldt esprime in una lettera alla moglie Karoline un giudizio che presenta singolari analogie col precedente, ma è più meditato e sottile: «A ben vedere non ha un vero equilibrio, è in realtàdebole, e poi l'aspetto ideale valeper lui solo nel momento de~'entusiasmo, mJJ non penetra in ogni momento della vita semplice e normale. Non trovando contatto con gli altri, anche questi non ne sono capaci, e cosi proprio l'incapacità di star solo lo costringe a restare solo». È forse per questo che il fedele «Kanzler• von MUl/errileva in lui, dieci anni più tardi, «una certa disperazione interiore»? Per questa incapacità «di comprendere a fondo e di vivere la vita per e in un'idea», una vita che solo «talvolta egli sente ed esprime in poesie• (Hefr<e,1825/? L'irrequietezza esistenziale, l'incertezza sui valori della vita, l'ansia di una totalità che irrimediabil• mente gli sfugge, che un uomo solo ncn pub abbracciaree che tuttavia egli si sforza, disperatamente davvero, di raggiungere («un uomo cosi mi fa l'effetto di un polipo, che allunga le braccia in cercadi preda e afferra tuJtoe qualsiasi cosa con ugual cupidigia», Helene von KUgelgen nel 1812; ovvero Herder a Hamann nel 1782:«attualmenteè a tutti gli effetti consigliere segreto, presidente della camera e del collegio di difesa, ispeuore dell'edilizia oltre che direltore delle miniere, e in più directeur des plaisirs, poeta di corte, organizzatore di belle /e• sie, opere liriche, ballelli, balli di società, autore di iscrizioni, opere d'arte, ecc., direuore dell'Accademia di disegno, dove quest'inverno ha tenuto lezioni di osteologia•; e non dimentichiamoci poi che suonava il pianoforte, incideva in ra• me, conosceva a fondo la medicina, la mineralogia, l'ottica, l'ele11ricità, la geologia...), quest'ansia sembra essereil filo rosso che uni/i• ca pagine provenienti dagli autori più diversi:ed I proprio quato che ci può guidare - forse assaimeglio di tante analisi storiche e stilistiche - all'interno s1essodel suo modo di essere anche (ma non solo) poeta e scrittore. Quell'ansia tange, o forse persino determina, insomma, il suo nu:,. do di essereautore: sia perchl ncn si pub asere fino in fondo e solamente poeti se lo sguardo e la mente inseguono mille chimere e mille stimoli che sono al di là della poesia («la sua disgrazia è che non riesce a portare a termine nulla11p, arole di Wreland,secondo quanJori• ferisce nel 1797 il filologo K.A. B6ttiger, e quifrancamente mi pare che si esageriun po'; oppure: «èun peccato che occupandosi di volu, in volta di tutto non si concentn' su nulla con energia», Schiller a Hwnboldt nel 1803), sia perchl il contatto dire110con la molteplicità del realee le sue contraddizioni diffic;lmente può trasformarsi in una sola verità della poesia o del pensiero estetico. Esso ncn può chege• nerare l'ambiguità, ne I in qualche modo la premessa - la premessa però voluta e ricercatane~'asse/lo staso della vita quotidiana. Dunque, ambiguità come necessiM, come condizione dell'esisten• za, come tentativo di abbracciare la totalitànella vitacome nella~- sia, quello in cui si crede ma anche il suo contrario, quello che si vor• ,ebbe chefosse ma anche ;J suo negativo, il «bene» ma anche il «male», non come antitesi ma come ingredienti necessari alla vita, modi di essere immanenti a ogni /encmeno, a ogni pensiero, a ogni gato. È questo che fa della biografiadi Goethe, come risulta da queste testimonianze, un momento essen• zia/e per la comprensione anche del suo asere scrittore, che fa della sua vita una vita grande, vissuta nella certezza del dubbio, ne/l'angoscia dell'incapacitào del/'impos• sibilità di ricondurre il tutto a una fonte unificante di verità, di certezze. Ed è questa, al fine, la grande, la riccaefeconda laicitàdi Goethe, il suo umanesimo. Che anche i giudizi più acri dei contemporanei involontariamente sottolineano ed esaltano. Wilhelm Bode Goethe in vertraullchen Briefen stiner Zeitgenossen voli. 3, 1918-1923 nuova edizione a c. di R. Otto e P.-G. Wenzlaff Berlin-Weimar, Aufbau-V., 1979
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==