Supplemento letterario - Alfabeta n. 50/51 - lug.-ago. 1983

s i 11 ~ 1 ~ Linguaggio disinquinato In questo primo scorcio di anni ottanta lapoesia italianacontinua a dare segnali di vitalità, anche in direzioni opposte (cfr. Alfabeta n. 46, «Poesia bifronte»). Volendo tentare di descrivere la situazione, mi pareva che non si potesse andare oltre il rilievo di un brulichìo disseminato in quasi tutte le regioni italiane, dalla Sicilia al Piemonte; non oltre, forse, la registrazione di un'attività perfino eccessiva, frastornante, di cui sono buoni testimoni centinaia di pubblicazioni underground, plaquettes o riviste, Il quarantesimo giorno I. non prive di qualità. Ora, per laprima volta, ho invece l'impressione di avere scoperto un filone più ricco, più omogeneo, come può capitare a chi a forza di sondare la montagna a piccoli colpi s'imbatte nella venaturache contiene, finalmente, metallo prezioso. Siamo dunque a una prima indicazione ma già, mi pare, significativa, tanto che viene subito la tentazione di aggregarealtri nomi e altre opere di questi ultimi tempi (come Glen di Maurizio Cucchi, L'amore delle parti di Cesare Viviani, insieme a Fosfeni di Andrea Zanzotto, senza preoccupazione, al momento, di misurare le eventuali distanze). Ho dato un nome a questa falda auri/era: "Linguaggio disinquinato», poiché mi pare si respiri un intento comune di riscattare l' esistenza dentro il linguaggio, filtrando la storia (che è presenza-assenza ben marcata comunque) con gli strumenti. della lingua poetica. È come se, dinnanzi all'inquinamento generale (che è insieme del territorio e del linguaggio, entrambi quotidianamente devastati), i poeti reagissero in direzione disinquinante ( è anche il caso recentissimo del recupero, in forma di poemetto, di una profonda e prob/emaJica naturalità, ne « Il seno» di Francesco Leonetti, AHabeta n. 48). Se il pianeta Terradiventa sempre meno abitabile, può dunque il linguaggio diventare salvifico? Se il mare è inquinato in superficie, è possibile abitare le sue profondità? C'è in queste poesie una riserva di luce che si mette in azione nonostante tutto. Un esplodere controllato delleparole che si doppia sulla calma di immagini stabilizzanti (poniamo: Larocchi e Ruff ato di fronte, ma non in opposizione, a Magrelli), perfino la morte percepita come trasparenza. E infine il ValerioMagrelli La dormizione V. I. V. recupero laico di immagini di origine religiosa (lo «specchiarsinella propria Sindone» di Biancamaria Frabotta, e in tutta evidenza la «dormizione» in Magre/li e la sua imprevedibile «quaresima»)_ ll tutto con una misura nelw stile chef a pensare a un abitareconsapevole e, a suo moda, ordinalo (e si parla qui di un ordine opposto a quello delle prevaricazioni auJorilarie: dell'ordine, al conJTario,di un organismo vivente e ricco di futuro). Antonio Porta In forma di lettere dell'intero alfabeto cuociono i dolci quaresimali. Venerdl santo è nel manto celeste della vergine l'antivigilia, il cardine dell'aurora, lucifero. La vasca colma d'acqua purpurea e silenziosa era un cesto di frutta. Come un oggetto che ognuno rende all'altro e resta reso Lungo la penitenza la parola del pasto espiata diventa pasto della parola. Il. Già per gradi discende la notte teologale giove e marte appassiscono già volge al viola la terra. III. Mercoledl delle ceneri VI. Sabato di passione le immagini sono velate e sabato stesso velato volge il volto in immagine. VII. Il. Guardava la misura della mano percorsa dal ruscello ed era ruscello il suo corpo. m. Le braccia discendevano nell'acqua come pendici di un monte. La testa soltanto affiorava reca le tracce della combustione sul tronco delle ore affumicato che la fiamma percorre. Fino alla pasqua dell'angelo luce ulteriore superstite al prodigio giornata lentissima e vasta. non ancora sommersa terra che a gradi si immerge. E chiaro il volto si faceva freddo come di sera i campi. IV. La domenica delle palme rende lecito credere in una settimana vegetale nel folto frutteto dei giorni. da «Rito per voci e corpo» Tira Tendi Tendi Ti Su e giù dagli umori agli albori di quel bosco decomposto; non c'è posto per la ruota di pavone! ALT! Fiaccola e sportello, qua nel glorioso busto chiavistellato busso ribusso invano. IV. Io vedo che il respiro di chi dorme ha la misura e il senso delle onde. Il corpo si solleva oscilla su se stesso e sente il sonno premere e ritirarsi come un oggetto tra la riva e il mare. MaricLa arocchi Trilla mio cuore di polpa! dopo il colpo di spada e lo scalpo di fiamme stilla le pietre del ritorno; regressivo. Casa dei vani passi sgranati, delle sferze divaganti doline! Perché - non? - arrampicarci su per le colline in gabbia: è nostra la gobba che ra.bbrividisce negli scalfi di quella (Dominazione): oh, ricamo scolato dall'oblìo! E quando - ben ritemprati nei cunicolisogni - sperimentiamo di nuovo (peau d'oeuf) la medesima membrana; espiamo orecchi occhi, Veto! Fattura! Cosl ci remuneri d'una lingua percussiva! Nettare Saliva Miele laborioso: sciogliete il nodo della tunica o l'elsa: sbocciare come un elfo Gonfio di garza le mie labbra contro i colori aggraziati vietati; polpaccio, addome, lombo sprovveduti della competente carezza, non rinunciate Non Rinun bensl nunziate che approdati siamo in capo all'onda, nel ricciolo della collera, nell'arcana viola: più: nulla c'imputerà, fuorché la pupilla che timbra i nostri nomi speditamente e senza sosta mosso mentre soltanto vuole esser lasciato andare. VI. Il sonno divideva la carne dalla carne come sotto la buccia gli spicchi di un'arancia. Eppure non il frutto era reciso ma la pianta medesima come se non l'offerta ma l'atto dell'offrire fosse còlto. VII. Attraverso la breccia il sangue si allontana illumina la terra e la fa bianca. È un filo che scorrendo richiama a sé la forma disfa il tessuto e torna a tramutarlo in linea. Ti sei fatto seme fiore nella ruga smagliante; brucio in una coppasorriso. Breve distrazione, e siamo intrappolati nel sorso in fona di voce passione sorpresa in palmo, Tu vois? scrivi dunque l'ebbrezza dell'albero e la fatua pertinenza dei fuochi di CXJDtomo. nella radice delle chiome, in bocca alle parole! dietro la corrugata menwgna della fronte. B'io 1otecagnob1anco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==