Elizabeth e Christine Giancarlo Marmori ~l Il più difficile è stato raffi- tare come e quando s'era imbattu- «Sedotta dal salario», concluse della sua fatua, incontinente mal- Temeva che potesse disfarsi, flutgurare le rose selvatiche», to in quella ragazza. Everett - «E dalla speranza, pro- vagità. Arrossì, o meglio sembrò tuare un attimo nell'aria, effimera confessò John Everett Mii- Aveva copiato dal vero il pae- babilmente infondata, di accedere che il sangue fosse affluito alle come un miraggio. lais. Alludeva alle rose in riva al saggio, l'estate scorsa nel Sussex, ad un ambiente meno squallido guance di un Apollo di marmo pa- «Si sieda, Elizabeth, prenda una ruscello, in fondo al quadro che quindi acquistato una tinozza, in del suo. Elizabeth è per sfortuna rio, e non di un comune mortale. tazza di thé», la pregò Everett, stava dipingendo. Dipingeva attesa di immergervi un'adole- povera e per fortuna ambiziosa. Everett era stupendo, sfacciata- mentre la domestica posava sopra un'Ofelia alla deriva. «Raffigurare scente e di integrarla così alla na- Suo padre vende coltelli nel porto, mente stupendo. Hunt sospirò. un tavolino il vassoio luccicante di le rose fu per me una lotta contro tura, mediante quel simulacro di dalle parti di Wapping, suppongo Era un asceta, oltre che un tenero argenti e porcellane. E lei si accoil tempo. Appassivano troppo pre- ruscello shakespeariano. Stava per agli assassini». e come riluttante censore. Brown modò nella sedia indicata. «Grasto, oppure si chiudevano per il re- zie», sussurrò - «L'accetto volensto del giorno, appena scendeva tieri». E, a quelle parole pronunqualche goccia di pioggia o una ciate con accento coockney, Evenuvola andava a profilarsi contro rett contrasse le spalle, come se un il sole». Sorrise nell'ammettere soprano prestigioso si fosse lasciache ne avevano il diritto: «Non po- to scappare una stecca. Con artifitevo pretendere che se ne stessero ciosa cortesia, le domandò se il thé immobili. Non erano pagate per le piacesse davvero. «Adoro il posare». Si riferiva alla modella thé», proseguì, indifferente a quel che intanto posava per Ofelia, alla che lei avrebbe risposto- «Confesvergine che ritraeva supina sulla so di non aver mai saputo resistere corrente con gli occhi fissi al cielo ad una offerta del genere». Non e le palme offerte. Prese fiato e si era vero, si diceva Gabriele, nel dilungò sulle difficoltà incontrate senso che in un'altra situazione si nel dipingere i mulinelli d'acqua sarebbe arrischiato a bestemmiaattorno al ciuffo di giunchi ed ai re, cioè a dichiarare il contrario. tappeti di foglioline sospese in su- Per Everett, parlare non era espriperficie, poi gli effetti dei raggi so- mere concetti e impressioni, bensì lari nell'alveo folto d'erbe oscillan- un'arte fine a se stessa. Era una ti e inclinate. «Erano immagini la- musica. «Conforta il pensiero di bili», sospirò - «L'acqua è tersa il ospitare una modella che gradisca mattino, sfolgorante il pomeriggio il thé», riprese - «Tempo fa, una e smorta la sera. Riflette lo svol- sua collega pretese addirittura di gersi del tempo, il suo perenne ci- preferire un bicchiere di rhum a clo illusorio!» Staccò il pennello . ;.:,-:· una tazza di thé». Le porse la tazdalla tela e si girò verso gli ospiti. zina, ma come colto da un dubbio, Bionda e ricciuta, la sua testa si ·,\.·· • • ✓ le chiese: «Preferisce un bicchiere eresse come sul torso d'un atleta ~; _;.,;,,~~'- di rhum?» Elizabeth tacque. Era della statuariaellenica. ~~ confusa. Era evidentemente sulle Era un giorno di primavera del GiuliaNiccolai,Polyphonix5 Italia,1983 spine. 1850. Dalla vetrata dello studio, Pregava forse che un prodigio, affacciato al giardino, spioveva il rinunciare all'impresa, deluso dal- Gabriele fu rivoltato da simile si restrinse a scuotere il capo. Tra un vento o una nube, la sollevassechiarore d'una sera limpida e len- le poche e volgari modelle reperi- ferocia. L'aveva già offesa impu- loro quattro preraffaelliti, si di- ro dal supplizio di tale chiacchiera ta. Dante Gabriele Rossetti se ne bili a Londra, quando l'Ofelia nemente, accennando alla sua stingueva per la moderazione. Era insidiosa. Gabriele si proponeva di stava addossato a fianco della por- ideale gli era comparsa davanti per alienazione di modella, contrap- un giovane probo e positivo, un soccorrerla alla prossima occasiota. Per le iridi, i baffi ed il pizzo caso, oltre la vetrina d'una modi- posta al capriccio delle rose e delle borghese bene educato. ne. Non avrebbe tardato a presennerissimi, e per le braccia conserte steria di Leicester Square, ovvero acque, e ora la offendeva in sua Una cameriera entrò nel frat- tarsi, si diceva, perché la crudeltà sul petto, era dato scambiarlo più Elizabeth, un'oscura commessa. assenza, rincarava la dose. Cerca- tempo, reggendo il vassoio del dell'amico era feconda e volubile, che mai per un tenebroso carbona- Colpito dalla sua bellezza eterea, va una frase pungente da ribatter- thé, ed Elizabeth riapparve da die- nessuno lo ignorava. Ma, sul moro calabrese. Due altri giovani s'era precipitato a proporle di po- gli e lo scrutava cosi minaccioso tro la tenda dello stanzino. Ga- mento, gli bastava contemplarla. amici di Everett, pittori come lui e sare e lei aveva accettato, senza che l'altro arrossi, come avesse in- briele trasalì di nuovo, investito Tranne il sussurro d'un attimo primembri fondatori della Confrater- opporgli eccessiva resistenza. tuito il pericolo o si vergognasse dal fascino di quella minorenne. ma, lei sino a allora non aveva fianita Preraffaellita, indugiavano lì tato, ~e la dominasse il timore nello studio. Ford Madox Brown di lasciarsi sfuggire qualche enorsedeva rigido, un giovanotto robu- mità in un ambiente nuovo e, per sto, le mani sovrapposte sul pomo lei, sofisticato. Beveva il thé a sorde( bastone, i guanti e il cilindro, si brevi e si preoccupava di non far grigio e peloso, poggiati su uno cadere le briciole di pudding dal sgabello vicino. I suoi stivali, di piatto mantenuto in equilibrio sulpelle giallognola, brillavano. Hol- le ginocchia. Gabriele non si stanman Hunt s'era invece raggomito- cava di studiare i particolari di lato in una panca, accanto al calco quell'adolescente, ora fasciata in del gladiatore greco-romano. Da un vistoso abito scozzese, di taffequell'uomo introverso, infagottato tà. La sua faccia sembrava piccola in una redingote sdrucita, dal suo perché sporgeva da un collo smisusguardo dolce e da un sorriso eter- rato, su cui calava la capigliatura no, perso nella barba rossiccia, fulva. I suoi occhi, grigio-turchini, trapelava un che di stranito, l'aura trattenevano luce. Il pregio della d'una segreta pazzia. La conversa- bocca consisteva per assurdo in un zione languiva e, nell'aria ormai difetto. Il labbro superiore, di tiepida, si udiva una mosca ron- bambina, spuntava rilevato per lo zare. smerlo, gonfio tanto da dirlo tuFu quando Everett coprì il qua- mefatto. dro con un drappo ed invitò la mo- Everett continuava a monologadella a rompere la posa: «Per oggi re, la testa piegata verso una spaibasta», le disse - «Si alzi, la pre- la, come prestasse l'orecchio a una go». Un'adolescente si alzò allora melodia. Gabriele sussultò nell'udall'acqua di una vasca disposta ai dirlo -1ffermare: «Cara signorina, piedi del cavalletto, una tinozza mi auguro che non rimpianga di ot?lunga, come ne usavano nelle aver abbandonato una confortevocampagne. Emerse con tanta gra- le carriera di commessa, per quezia e lentezza, la chioma attorci- ArmandSchwerner,Polyphonix5 Italia,/983 sta così difficoltosa di modella gliata al collo, che Gabriele pensò pressapoco subacquea». Le offri di aver sognato. «Vada a togliersi una seconda fetta di pudding e l'abito zuppo, si asciughi e si rive- ------------------------------•--------------"" proseguì: «Altrimenti, non saprei sta», le raccomandò Everett, e lei In ricordo di Marmori da FeltrinelliMarmori pubblicò nel sity of California Press, 1981). No- proprio dove trovare a Londra corse verso un camerino, seminan- 1965 il suo secondo romanzo, Sto- tevoli le sue traduzioni di Pierre un'altra Ofelia disposta eventualdo petali e gocce lungo il percorso. Giancarlo Marmori (La Spezia ria di Vous. Klossowski. mente ad annegare in una tinozRanuncoli, digitali e pratoline 1926 - Parigi 1981) era noto in Ita- Nella collana «Materiali» della Elizabeth e Christine è trano da za». Gabriele fu sul punto di agdondolavano ancora sull'acqua da liasoprattuttocome corrispondente stessa casa editrice uscì nel 1968 un romanzo, lasciato incompiuto gredirlo, ma Elizabeth gli tolse la cui si era appena levata, due palmi de L'Espresso da Parigi, dove ri- Senso e anagramma. Meno note le da Marmori, che ha come perso- parola. «Non so dove possa trovad'acqua di rubinetto che l'amico siedeva dal 1951. Ma la sua opera Poesie, uscite nel 1957 a Parigi naggio centrale Dante Gabriele re un'altra modella disposta a totaveva via via temperato con quella più significativa è legataa/l'attività (Ed. Caractères), che vennero an- Rossetti. Questa pubblicazione è lerare il suo sarcasmo», reagi d'imfumante in una brocca, posata ap- del Gruppo 63. Nel 1963, infatti, che incluse in una dellepiù interes- anche un affenuoso ricordo dapar- provviso - «Le assicuro che ascolposta sulla stufa accesa. uscì il romanzo Lo sproloquio, santi antologie in lingua inglese di te degli amici e lettori che non lo tarla è il solo inconveniente del «Chi è?», domandò Gabriele. nella collana allora di punta della poesia italiana contemporanea, hanno dimenticato. mio nuovo mestiere». Everett la «Si chiama Elizabeth Siddal», lo Feltrinelli, «Le comete». Ancora quella curata da A. Smith (Univer- A.P. osservava incredulo e Gabriele si informò Everett. E prese a raccon- era ritratto, come davanti alla Bi' •
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