Non prendersi sul serio Bruno Di Bernardo è un giovanotto neolaureato in filosofia a Bologna (alcuni dicono con una tesi non brillante, ma lui sostiene il contrario). Per vivere, guida le auto delle grandi agenzie di noleggio. E, sempre per vivere ma in ben altro senso, scrivepoesie. A Bologna lo conoscono solo alcuni amici f edeli (solito giro del «movimento»), e da qualche tempo anche qualche non frettoloso lettore di Alfabeta, dove di recente ilpoeta è stato ospitato, imprimendo versi sulla carta stampata per la prima volta. Sempre a Bologna, lo conosce anche e ontrollai l'ora. Era quasi tempo di muoversi. Giusto dieci minuti per una partita a flipper. La mano, con ricercata trascuratezza, fruga nella tasca. Ecco: la moneta da cento lire, lucida, rotonda, col bordino zigrinato, è tra le dita. Essa reca in sé, in potenza, la partita futura. Trepidante, ma con passo sicuro, avanzo verso l'arena. Sarà la magica macchina libera, o mani nefande ne stanno volgendo al peggio gli umori? Ma no, eccola, è libera ... Sta, immobile, lampeggiando tranquilla, nell'angolo dello stanzone semibuio. Solo un altro giocatore, due macchine più in là, uccide i marziani elettrici. Dall'altra porta il rumore dei biliardi filtra attutito. È sola, attende. Mi avrà già sentito? La moneta con disinvoltura appare tra le dita. Né troppo in fretta, né troppo incerto, mi avvicino. Indifferente, il flipper manda i suoi lampi d'attesa; sembra di· stratto, insonnolito. È un'ottima situazione per coglierlo di sorpre• sa. Gli sono di fronte. Le cifre most~ano che l'ultimo sfidante è stato divorato senza il minimo sforzo. «A noi due, mostro!» La moneta scivola nella fessura metallica. Scorre brevemente, scatta l'interruttore. TAC-TRAC-TRAC D'improvviso la macchina prende vita: le luci scintillano accen• dendosi, il contatore ruota fino a zero-zero-zero-zero, i bersagli ab• battuti con uno scatto -TRACs-i alzano, la lingua di ferro spinge la pallina sul corridoio -PLoc!-la partita inizia! Signore e signori, ancora una volta i'UOMOc!on la sua astuzia, i Furgoncino (Canto d'amore di un autotrasportatore) Non riuscisti a schivare quel rospo in via Emilia Ponente, ma eri accogliente, capace, sicuro. Benzina non ne consumavi niente e sapevi capire, in autostrada, l'arroganza notturna dei camion. Il tuo incedere elegante nella nebbia (evitando Torino) ti faceva cittadino del Bol'wj. qualche frequentatore di locali sperimentali (tipo cabaret) e di festival giovanili - e persino, forse, qualche ascoltatore di radio private. Infatti, Bruno sulla sola carta rende leggermente meno: bisogna sentirlo recitare le sue poesie, perché la voce ne è la materiapiù solida. È poesia «scherzosa», potrebbe dire qualcuno. Ma non è proprio così: ridendo e scherzando, Bruno semplicemente ci dice che non si prende sul serio e non ci prende sul serio, perché non c'è nulla da prendere sul serio. E tutto ciò è molto, molto serio. Giampaolo Proni è romagnolo, ma si è laureato anche lui a Bologna, e sempre nel giro dei semiologi. Ho scoperto per caso che scriveva, un giorno che sotto i portici ha tentato di rivogarmi un suo romanzo, da cui queste pagine sono tratte, intitolato I vampiri, battuto ordinatamente a macchina e rilegato come le rassegnestampa che fanno nelle case editrici. Voleva 5.000 lire. Gli ho detto che se mi piaceva avevo l'occasione di pubblicarlo su Alfabeta. Ha avuto le 5.000 lire. E ha avuto ragione lui, perché ecco che ne ho tratta lo stesso una breve sezione, che con la trama del romanzo (dove si narra di alcuni ex movimentisti bolognesi trasformati in vampiri) non c'entra nulla, ma è il primo pezzo di «letteratura» da me letto che sia dedicato a un flipper. I due autori han frequentato la stessa scuola, lo stesso giro, la stessa città. Qualcuno potrebbe dire (e io con lui) che scrivono in modo stilisticamente omogeneo. Però non si conoscono. E non fan parte di nessun movimento letterario, del tipo, per intenderci, di quella «école bolonaise» che le case editrici di sinistra sembrano credere esistente, vista l'insistenza con cui domandano di scoprire talenti nuovi di quella area. Io non li presento perché abbiaPartitt,~Jtflipper suoi riflessi, la sua pazienza, la sua intelligenza, la sua malizia, la sua forza, contro: la MACCHINAte!rribile, spietata, rigorosa, congegnata, dispettosa, lucente, cocciuta. I palmi con delicatezza ma fermi poggiano sugli angoli lucidi, gli indici sui pulsanti. Prova: TRAC! TRAc!i flipper scattano alla velocità della luce, pronti a colpire. Lo guardo con calma, cercando di fargli capire che vincerò, che lui voglia o no. La mano, con naturalezza, afferra la testa della catapulta. Microripresa: l'enorme molla, cigolando, si flette, si flette, la sfera lucida scivola indietro, pronta. Il corridoio si perde nella lontananza. Con un balzo terribile la molla scatta spinge l'ariete in avanti, la pallina parte a velocità folle salendo il pozzo infinito, in un attimo scompare. La mano torna al pulsante. PRIMA PALLA La sfera lucente piomba nell'arena, facendo sbattere il cancello di ferro che le impedirà il ritorno. Picchia sul gommino, torna indietro. Rimbalza, rimbalza. Il buco giusto! CADINELBUCOGIUSTO!eccola, sta per infilarsi, no! rimbalza male, TRAc!una spinta al flipper, l'ha preso. Le cifre girano. Eccola, adesso arriva! un fungo! TRIN! un altro! due bersagli cadono! la parete elastica la proietta ancora in alto. Rimbalza impazzita tra i funghi. Bene! le cifre si sfogliano veloci. Eccola! scende obliqua, viene in punta. Il dito sfiora il pulsante, il flipper scatta, la pallina, colpita, riparte in alto, si infila dove deve, abbatte altri bersagli, torna. Stoppala! Arriva di sbieco, entra sul flipper teso, sale nel tunnel, fa scattare la molla, scende, al punto giusto la rispedisco su. Cazzo! rimbalza contro la gomma, torna velocissima, flippo freneticamente, è dritta, vibra tra le punte, riparte indecisa, debole, ritorna, questa volta stop, ferma. La tengo nell'incavo e miro. Mi mancano i tre bersagli a sinistra. Difficili. Tiro. Buono! riparte, ma di fianco, va verso la buca laterale, la sfiora, scuoto la macchina, non ci sono cazzi! impreco, ma ormai è persa. Con calma oscilla sulla voragine, poi si avvia decisamente verso gli spogliatoi, stanca della dura prova, ma soddisfatta. Palla mediocre. Un ragazzino brufoloso intanto osserva il gioco. Il pubblico ha effetti contrastanti. Dipende per chi fa il tifo. Quelli che stanno con la macchina sono odiosi, e tutti i loro cattivi influssi galvanizzano il flipper, che, giocando in casa, si sente più forte. 850 punti. Quattro bersagli alzati. «Palla mediocre. Devo accendere lo special con questa». SECONDPAALLA La molla si tende. Sembra un gesto casuale, ma un buon giocatore sa sempre quanto tirarla. Via! RUMBLEtu! ona la sfera lucente nella galleria, scomparendo in lontananza. Niente da fare! la mano irritante del destino la infila sicura nel buco da meno. Piroetta tra i funghi come una ballerina strapazzata da gigolò, poi precipita dritta giù, suicida, verso il buco. Inutile ogni difesa, inutile oscillare pazzamente le braccia dei flipper, esce di scena. Ora le sue colleghe negli spogliatoi le daranno pacche sulle spalle. TERZAPALLA «Almeno ho passato i mille. Palla quasi inutile, comunque. Vediamo questa». Via! RUMBLEP!LOF!PLOMP! LOMP!LoPLOMb!uco buono! Viene bene. Riparte, entra bene, abbatte l'ultimo bersaglio della prima fila. Ora resta quello in angolo e i due a sinistra, difficili. Torna, stop. La mando verso quello solo, lo manco, si infila nel tunnel a destra, torna ai buchi di sopra, rimbalza. PLOM!PLO-PLOM! buco giusto! Funghi. Viene dritta! cazzo! la salvo a pelo, la stoppo, la rimando contro lo stronzissimo unico. Rimbalza male, viene storta, forte, salta, risalta, sfiora la buca, do un colpo alla macchina! cazzo! viene giù, stoppo male, sta per cadere, la riprendo, la mando via senza mirare e butto giù gli ultimi due a sinistra. Ora me ne manca uno per lo special. Torna, la rispedisco, prende male un gommino, sfiora l'ultimo bersaglio rimasto (lo stronzo!), infila a testa bassa l'uscita laterale, sudata, scarmigliata, sparisce. «Insomma. Se non ammazzo quello stupido da solo do fuoco alla macchina». Devo farcela con la QUARTPAALLA Subito si rivela una palla buona. Prende il buco sbagliato, ma viene giù bene, riparte dritta e ritorna ai buchi sopra. I punti salgono. Viene giù di nuovo, la rimando senza fermarla, rimbalza tra i funghi, ritorna, la stoppo, miro al nemico, rimasto ormai solo, dritto contro il suo angolo. Via! Porcoddio il cazzosissimo ultimo bersaglio schiva veloce, la palla prende male, entra in buca a sinistra, sembra persa, oscilla... ecco, torna in corsia, scende verso i flipper, la lascio scendere fino alla punta, poi, via, stavolta l'avversario, colpito in pieno, cade, risucchiato nei sotterranei risuonanti di macchine, BrunoDiBernardo Della stradale ragnatela eri l'aracnide, o lo stratega, che l'ingenuo semaforo trascende con noncurante Oh, Furgoncino! Cometa del traffico, capofila delle avanguardie ripresa. turistiche, Majakovskij del sorpasso, caravella che salpi, ogni giorno, verso ignote Giamaike ... Volevi schivarlo, quel bimbo, in via Emilia Ponente! Ma un dio (onnipossente e rapace) con sé l'ha voluto! Natiche abbronzate Nell'odoroso vocìo, acre ed immoto, della spiaggia divorata dal sole leone, un discolo attende ai riti de/- l'infanzia, già segnato nel sembiante da una turpe natura e perversa... Poco distante, sua madre carpisce al sole un oscuro segreto, attorniata da un vivace passaggio di altre ignude vestali... Il padre, infine, ciarlatano da spiaggia, vittima designata, ignaro protagonista nella saga di un conflitto generazionale non risolto... Gioca sull'arenile dorato il bambino dall'orecchio mozzo, in attesa di condurre fanciulle nel fienile all'ora della siesta. Frigge al sole la natica materna incurante dello spruzzo marino che la bagna, e intanto vag;i, la fantasia patema, appresso una scultorea caviglia di Romagna, un po' s:a~anza e un po s arresta ... Sembra un'incoerenza in questa estate scientifica e calda la dolce agonia del venditore di cocco, al quale il bimbo ha fatto lo sgambetto e che ha sepolto entro buca profonda, presto coperta dall'onda, da mine rapide palette di sabbia e di silenzio. no successo. Non me ne frega nulla - esattamente, credo, come a loro. Mi diverte solo pensare che ho una chance di far leggere a qualche migliaio di persone qualcosa che a me pince, ma che non ho né l'autorità, né la competenza, né il potere di far divenire oggetto di consumo. Insomma: anche nella presentazione sembra ripetersi sempre il medesimo meccanismo, cioè quello di non prendersi sul serio. Unico modo, ormai pare chinro, per divertirsi scrivendo e per divertirsi kggen• do. Omar Calabrese ed ecco... come per miracolo... tutto il mondo risuona di luci e di colori, stelle rosse, gialle, verdi si accendono dovunque, le cifre girano, è lo SPECIAL! Omio tifoso irradia gioia da tutti i brufoli. Da ora innanzi ogni punto vale mille volte di più, ogni istante di gioco mi può sollevare verso punteggi astronomici!nell'euforia del trionfo sto per perdere la palla, che riparte lenta, lenta, torna indietro, si ferma. La rispedisco su, prende il tunnel, va verso la griglia: ora deve prendere il buco con lo special acceso! 'sta cretina va dalla parte opposta! scuoto la macchina, la riscuoto ed ecco... ah, no, il TILT «Maledetta! quando fa così l'ammazzerei!» Ora tutte le speranze sono nella QUINTA E ULTIMA PALLA Con cautela estrema la lancio in su. Prende il buco giusto, stavolta, ma sono solo punti, non pallina nuova. Comunque, accendere lo special è sempre una buona partita. Sono sopra gli otto milioni. Scende, viene giusta, riparte. I bersagli risaliti per la seconda volta sono decimati. Restano solo quelli a sinistra. Li abbatto. L'ultima pallina è sempre la migliore. Torna sopra, sbaglia buco ancora, cambiano gli special, scende. Prende male, esce. Così, in sordina, senza dire niente. GAMEOVEJI GAMEOVEJI GAMEOVEJI - ridacchia la macchina. La partita è finita: 9.000.000 e rotti. Non male. Soddisfatto, mi allontano. Il mio tifoso brufoloso si fruga in tasca. «Coraggio ragazzo, spero che tu possa fare di meglio. Fagliela vedere, a questa macchina schifosa». A passo lento, carico di gloria, attraverso il bar, ed esco. Gioca, bambino dall'orecchio .. mozzo... s:: non lacrimare sulla carogna Ì patema: tua madre è bella! Ti troverà un altro paparino o paparazzo o paperone dall'ingegno aguzzo e senza grilli d'altri tempi per la testa! Ahi, quanto della buca è forte il puzm! i - != i j ~
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