Supplemento letterario - Alfabeta n. 50/51 - lug.-ago. 1983

Supplemento ad Alfabetan. 50/51 luglio-agosto1983 &lizioniIntrapresa Via Caposile 2 20137 Milano Questo SupplemenJolenerario.1 (chepuò avere un seguito,dunque, con uno scoposimiledi orientamento o di sceltapropria) comprende scritti letteraridiversi,poesia, prosa, racconto,di volta in voltacon una nota di un direttoredel giornale. Esso è il quarto dellaserie di inserti di Alfabeta. I precedenti,ancora disponibili,sono: L'eros del su"ealismo (nel n. 31, dicembre 1981), Cacopedia (nel n. 38/39, luglio-agosto 1982), L'arte dei rumori di LuigiRussolo(nel n. 43, dicembre 1982). Altri argomentiancora potrannodivenire temidei supplementidel giornale. Sommario GiampieroComolli RipensandoagliuominidiNeanderthal pagina, GiancarloMarmori Elizabethe Christine paginarv GiampaoloProni Partitaaflipper paginax GiovanniPuma La gallinabianca pagina XII LeaVergine Agenda in Polonia paginaxv Poesiedi FabioPosterla pagina 111 ValerioMagrelli paginav11 MaricaLarocchi paginav11 BiancamariaFrabotta pagina VIII CesareRuffato paginavm MaurizioBrignone pagina1x BrunoDiBernardo paginax MilliGraffi pagina XI PatriziaVicinelli paginaxiv PierAldoRovatti I fattiprimordiali pagina1 MariaCorti PoesiadalCantonTicino pagina 111 A.P. In ricordodi Mormori pagina ,v AntonioPorta Linguaggiodisinquinato pagina VII LucianoAnceschi Nellavolontàdipoesia pagina1x OmarCalabrese Non prendersisulserio paginax NanniBalestrini Lepoesiedi Mii/i Graffisono pagina XI NanniBalestrini lwtl mondocontadino paginax11 Fram:esco Leonetti u formedell'osservazionediretta pagina XIV Ripensandaogli~.minidiNeanderthal D orante certe mattinate invernali, sulla superficie ghiacciata del fiume Han, nella Corea del Sud, risplende una bruma cerulea che, diffondendosi sulle sponde, sulle rocce bagnate, sulle colline scure, muta tutte le cose Il intorno in ombre translucide, vaghe e luccicanti: privo di orizzonte il paesaggio sfuma su nel cielo, o il cielo traluce fra i ghiacci del fiume, e in tale riverbero celeste, soffuso ovunque, sembra mostrarsi un mistero non si sa se più di pena o di salvezza. Ma il ricordo del mistero di quella bruma fluviale non è custodito laggiù in Corea, fra i ghiacci dello Han, bensi in una casermetta degli alpini dislocata sul gruppo del Sella, nelle Dolomiti sudtirolesi. In quella casermetta bianca si teneva anni fa, e credo si tenga tuttora, un corso per alpini rocciatori, al quale mi capitò di partecipare durante un limpido settembre. Eravamo, nella casermetta, appena in sei o sette allievi, alle dipendenze di un istruttore ladino, un certo capitano De Vigili, e la sera, rinunciando spesso a scendere in paese, rimanevamo a giocare a carte in una stanza disadorna, dall'intonaco opaco. Parlavamo pochissimo; sogguardando le montagne rosa e pallide nell'ultimo crepuscolo, pronunciavamo brevi frasi, come: «Scopa!», oppure: «Il piatto piange», o anche: «Stasera giochiamo con il morto!» Poi tutto presto finiva e, passandoci una mano sulla fronte, andavamo a dormire nelle brandine della piccola camerata. Ma giungevano anche delle notti in cui la spossatezza per le lunghe ore passate in parete ci contristava il sonno tormentandolo con incubi funerei e ancor più terribili perché profondamente affini l'uno a11:a11ro,inviati ai nostri occhi spenti dalla medesima tragedia. Del resto correva voce che quella fosse una caserma maledetta: era stata costruita dagli austro-ungarici durante la grande guerra - il fronte, infatti, correva non molto lontano, - e si diceva addirittura che, qualche anno prima della nostra venuta, nel rimettere in assetto le rovine di un vecchio camminamento Il accanto, fosse affiorato lo scheletro di un ufficiale asburgico, orrendamente smangiato, ma con l'uniforme ancora intatta. Di fatto, negli incubi di quelle notti minacciose, ora l'uno ora l'altro di noi aveva udito un tramestio al portone e, affacciatosi dalla finestrella al piano di sopra, aveva potuto scorgere un gruppo di ufficiali dalle mantelle immacolate che cercavano di forzare la serratura del portone, per riprender possesso della casermetta; il volto grigiastro, o addirittura nero, come carbonizzato, spiccava in modo raccapricciante sul candore fosforescente delle uniformi; di tanto in tanto uno di loro levava lo sguardo alla finestrella e, senza vederlo, fissava il sognatore con uno sguardo taciturno, pensieroso, vagamente perplesso, uno sguardo insopportabile nella sua quiete oscura ... Altre volte, invece, qualcuno fra noi aveva creduto di destarsi alle lontane note di un valzer viennese, come se ci fosse un ballo notturno nello spiazzo antistante la caserma, ma, affacciatosi alla solita finestra, aveva intravisto invece le labbra stremate di un sottotenente al braccio dell'amata e, nonostante la distanza, ne aveva udito con orrore il mormorio: «... Se tu sapessi, mia adorata, quanto mi affligge la divisa, quanto mi sgomenta il morire per non rivederti più ... già mi pare di esser defunto, se non fosse che i miei-occhi si posano ancora su questa caserma dove alloggio... » O addirittura, uno di noi una volta, scosso in sogno da un ansito affannoso ed accorato, si era precipitato alla finestrella in tempo per veder passeggiare giù di sotto, davanti al portone illuminato dalla luna, il defunto poeta Hugo von Hofmannsthal che, nel tono di un'indicibile oppressione, mormorava a un amico: « ... Sono in ansia per l'Austria, per l'avvenire, per i nostri figli... », e lanciando a volte FrancoBeltrametti, Polyphonix5 Italia,1983 un'occhiata penosa e confusa alla finestrella aggiungeva ancora: « ... Temo la guerra da un momento all'altro ... sento che ormai possiamo perder tutto ... » Questi incubi ci soffocavano con una tale angoscia che dopo un po' di tempo parve preferibile non dormire piuttosto che venirne visitati, e così, nelle notti in cui ci sentivamo ghermiti da quella stanchezza infausta, apportatrice di visioni, rimanevamo spesso a vegliare osservando i profili delle montagne, e cercavamo di intrattenerci l'un l'altro con racconti tratti dalla nostra vita passata. Tuttavia, tali narrazioni di intrattenimento risultavano talmente futili e irrilevanti, erano cosi poca cosa di fronte all'ansia funebre da tener lontana, che, devo ammettere, non ne ricordo più nemmeno µno; non uno, intendo dire, fra gli innumerevoli che ci raccontavamo noi, gli allievi, mentre il capitano De Vigìli - il quale peraltro non pareva toccato dalla paura per i morti, - avendo a propria disposizione un unico aneddoto, finì con il ripetercelo talmente spesso che ora, sia pur vagamente, mi torna adagio alla memoria. Anni addietro, dunque, questo capitano De Vigìli aveva fatto parte delle truppe dell'Onu, ed era stato quindi inviato, per un breve inverno, nella Corea del Sud, dalle parti del fiume Han. Laggiù, una volta - ci raccontava con uno strano frasario commisto di italiano e ladino, che io ora non so riprodurre più, - in un mattino di libertà, era sceso a distendersi fra i cespugli bruni del fiume Han, vicinissimo alla sponda. Sdraiato a terra, con il mento fra le mani, aveva potuto contemplare la bruma cerulea, quella foschia azzurrina che, rinfrangendosi fra il ghiaccio e il cielo, trasforma il paesaggio in uno scenario dell'infinito. Non si trattava tuttavia di un infinito sterminato, grandioso, quale noi siamo abituati a concepire, bensì di un senza fine per cosi dire fanciullesco, aggraziato e verglrùl,. o meglio ancora, di uno scenario so: speso in un vuoto delicato e che pareva attirare, chiamare gli uomini a sé, come se solo stagliandosi in controluce su quel fondale celeste, anche la piccola sagoma di un uomo potesse acquisire la grazia di una figurina dell'infinito, potesse apparire quale un'ombra minuscola e gentile, avente per dimora l'infinito. Scendendo al fiume, poco prima, il capitano aveva notato l'impronta, un po' tozza e rude, di un piede nudo, ed ecco infatti una coppia giungere abbracciata per stendersi ignara sulla sabbia, fra la sponda e il cespuglio dove, senza più osare muoversi, giaceva nascosto il capitano. Portavano entrambi ampie vesti bianche, un cappello nero nascondeva il loro volto in controluce: De Vigìli poté distinguere l'uomo dalla donna soltanto per gli zoccoli e le caviglie sottilissime di lei, mentre lui aveva piedi corti e larghi, scabri, sorprendentemente nudi, nonostante il freddo dell'inverno; un cane li seguiva mitemente passo passo, e quando i due cominciarono a carezzarsi stesi a terra, si sedette quieto accanto a loro, osservandoli in una pace silente, lieve e triste. Dai rami del rovo dietro cui giaceva, il capitano poteva scorgere soltanto la linea ondeggianté di uno dei due corpi, sempre avvolto nelle pieghe della veste bianca, e poi il muso pacatamente dolce del cane, e più lontano, giù~- I fiume, due sottili figure n quali attraversavano la su S!l:iacciata, ravvolte nella na lestrina che inondava le , i picchi, i pini... Stando SÒIIIJÌllfO a quella maniera, De Viglli ~sciva ora a discernere nemmeno più dai piedi chi fosse l'uomo, dii. la donna; vedeva solo il priifilo di una stoffa bianca che leggermente si muoveva nello scenario <Mia bruma; pensò che distinguere non avesse import_;mza

Bi EINAUDI FLAUBERT La signoraBovary nella traduzione di Natalia Ginzburg («Scrittori tradotti da scrittori», pp. 433, L. 12 000). BENJAMIN Diario moscovita. «Un documento unico, di gran lunga il piu personale e franco tra quelli che ci restano su periodi importanti della vita di Benjamin» («Nuovi Coralli», L. ro 000). SCIASCIA Cruciverba. Da Diderot e Casanovaa Borgesee Savinio, dal mito del Vespro a mafia e letteratura: saggi e cronache di questo decennio («Struzzi», L. 15 000). ANTONIONI Quel bowling sul Tevere. I racconti di un regista che si rivela con questo libro autentico narratore, ironico e avvincente («Supercoralli», L. r8 000). Segnaliamoancora Cortesie per gli ospiti di Ian McEwan («Nuovi Coralli», L. 8000) e, in «Centopagine», Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (L. ro 000). Masolino d'Amico in Le lettere di Lewis Carroll investiga la duplice personalità dell'autore di Alice («Collezione di teatro», L. 5000). WITTGENSTEIN Libro blù e Libro marrone. Il testo delle lezioni tenute_ a Cambridge negli anni '30 ci consente una diretta e piu ricca percezione del «sistema» su cui si fonda il Wittgenstein logico («Paperbacks », pp. LXVI-240L, . 25 000). POLANYI La sussistenza dell'uomo. Lo scambio dei doni e il commerciofuori le mura delle città, la vita nell'agorà e l'economia domestica, i porti franchi, i bazar, i tesori e i prodotti comuni («Nodi», pp. xxx1x-346, L. 25 000). Esce, inoltre, la ristampa del libro di Emmanuel Le Roy Ladurie, Tempo di festa, tempo di carestia.Storia del clima dall'anno mille («Paperbacks », L. 28 ooo ). STORIA D'ITALIA Annali 6. Economia naturale, economiamonetaria. A cura di Ruggiero Romano e UgoTucci. Dal Medioevo a oggi la produzione e lo scambio; le prestazioni in natura; la funzione socialedel denaro; i prezzi e l'autoconsumo; le aree monetarie dell'oro ·e dell'argento; i pagamenti in contanti e il baratto; la caccia; le inflazionivecchie e nuove. (pp. xxxm-793, CQ!l 36 tavole fuori testo di cui 30 a colori, L. 8~-o~). alcuna: tutta la scena brillava d'a- noi abbiamo, ma in compenso ve- vergognosi: con le palpebre pudi- venute a sostituirsi a lui, a prendemore in una forma cristallina, ter- desse chiaramente un qualcos'al- camente abbassate ci chiedevamo re il suo posto nell'istante della sa, troppo delicata, quale lui mai tro ... E a parere di De Vigìli si stupefatti come fosse possibile che morte. Certo si può credere che aveva conosciuto prima. Gli venne trattava di questo: mentre noi sia- la finezza, sia pure eccentrica, di questa sia la morte orientale: un da credere che mentre per noi, in mo sempre autocoscienti, consa- quei discorsi potesse accordarsi lieve venir meno, mentre all'ultiOccidente, l'amore sorge dall'in- pevoli di noi stessi, la mitezza del- con una simile inettitudine a cono- mo momento, pronunciando il nocontro e dalla differenza fra un uo- l'uomo di Neanderthal, o la sua scersi, ad avere la pur minima idea me di Dio, vediamo trasmigrare la mo e una donna, laggiù invece, scemenza, o debolezza, venivano del proprio volto... Ma, e se glielo nostra anima nel vuoto del paesagnell'Oriente tanto più sottile e raf- dal fatto di non saper pensarsi, di avessimo detto noi? Se al termine gio. Questo dolce divenir nulla fra finato, civilissimoda tempo imme- essere come incapace a riflettere di tali penosissime serate lo avessi- le braccia della bruma luccicante morabile, il piacere dell'amore su di sé: meditava osservindo il mo preso per un braccio, portan- appare certo contrapposto alla sorge nel momento in cui una cop- cielo, ma non era in grado di ve- dolo di fronte a uno specchio? No, morte tragica che angoscia l'Oa:ipia indifferenziata si pone di fron- dersi mentre meditava, era incon- no, avrebbe continuato a squa- dente dove, assuefatti come siamo te allo scenario del lievissimo infi- sapevole di stare meditando... drarci con quel suo sguardo inter- a confidare nell'esistenza piena di nito, si incammina verso il vuoto Dunque beota, melenso, iner- rogativo e disarmato, senza capire noi e delle cose, veniamo poi osdella bruma luminosa che come me, ma per contropartita proprio nemmeno allora, o forse arrossen- sessionati dal loro svanire: non un'amante, una terza amante, tale scempiaggine gli permetteva do e ammutolendo per un'improv- sentiamo di trasmigrare e sciochiama a sé l'amata e l'amato uni- di comprendere qualcosa che noi visa mortificazione ... sarebbe sta- glierci in avanti, ma paventiamo il ti... non scorgiamo, eq era appunto to uno spettacolo ancora più avvi- ritorno della morte, i morti che si Mentre il capitano andava così quella cosa che appariva laggiù, lente, umiliante per tutti ... Lascia avanzano per trascinarci indietro e riflettendo, l'uomo, solo l'uomo, nel vuoto della bruma sul fiume to solo, il capitano De Vigili, sem- giù con loro... E in effetti, in queecco che si era levato in piedi so- Han ... Si trattava di una consape- pre perso nelle sue riflessioni, ste ultime notti, ecco ripresentarsi spirando, per guardare un punto volezza talmente sottile e fine, che usciva all'aperto: dalla finestrella a me le orrende visioni di quei lontano e indefinito, sopra la testa poteva dispiegarsi e fiorire forse del piano di sopra lo guardavamo tempi ormai lontani: di nuovo ho di De Vigìli; quest'ultimo aveva soltanto laggiù, nei paesi raffina- un'ultima volta, mentre fissava vistoHugovonHofmannstbalpascosì potuto finalmente scrutarlo tissimi dell'Oriente: l'Oriente, da meditabondo le stelle e le pareti seggiare al chiaro di luna, bo udito dal basso, ora che costui, privo di sempre proteso a meditare sul delle Dolomiti, con la testa incas- ancora il suo lamento tormentoso: cappello e nemmeno più in contro- vuoto e sul nulla, sul mondo come sata e come spaurita fra le grandi, « ... Sono angosciato per noi, per luce, si stagliava nitido verso il cie- illusione - mentre noi siamo abi- dolci SP.allescimmiesche... l'Austria, temo che il nostro paese lo. Ma: altro che educatissimo e tuati a meditare sulla nostra pie- Non avrei raccontato nulla di luminoso stia precipitando nelle raffinato coreano! Con gran sba- nezza, sul tutto delle cose che ci tutto questo, se non fossi venuto tenebre ... » !ordimento e meraviglia - ci confi- circondano, - l'Oriente dunque ultimamente a sapere che il capita- Eppure, non era più un incubo dava De Viglli - si era accorto che era probabilmente il luogo civilis- no De Vigili è morto in tragiche terribile, ma un'immagine mitissiquell'amato amante aveva inequi- simo capace di custodire l'eredità circostanze sulle pareti della Cima ma... In sogno non capivo più se a vocabilmente dipinte in volto le primitiva dello sguardo di Nean- Dodici, o Croda dei Toni, durante passeggiare e a parlare ero io o fattezze grossolane, scimmiesche e derthal. .. che, teso verso un pun- uno dei suoi corsi di roccia: non von Hofmannsthal, sembravo primitive di un uomo di Neander- to vuoto del cielo... la mitezza che era ancora riuscito a essere pro- congiunto in lui, ma in compenso thai: con la caratteristica fronte come una grazia ne discendeva... mosso e a far carriera, l'avevano guardavo la casermetta imbiancata schiacciata, la mandibola e i so- quella tal cosa, ma cosa?, che ap- solo trasferito dal Gruppo del Sei- dalla luna, vedevo la casermetta praccigli prominenti, le labbra pariva... la bruma ... Perso dietro la alle Dolomiti di Sesto, un po' permanere sospesa nel vuoto turscoppiettanti in un impercettibile, tali elucubrazioni, immancabil- pi~ a nord-est dunque, ma sempre chino della notte, come adagiata forse brioso, mugolìo, scrutava il mente il capitano De \(igìli si in- in Sud Tirolo, lungo l'antica linea in un'estasi che teneramente duravuoto ostentando un'espressione garbugliava, cominciava a sospira- di confine dell'Impero austro-un- va al di là di me... Simile ormai a indefinibile, come dire?, al tempo re borbottando, a fissarci con oc- garico. Un mio ex commilitone, ri- un morto, che per sé non ha più stesso ebete .e ispirata, furbesca, ------------------------------ pensieri, contemplavo dall'aldilà, pensierosa e deficiente, un'espres- I fatti primordiali ta, la morie e l'amore. Non meno in una pace senza fine, il perdurasione che forse, in un uomo nor- insolito è il tipo di scrittura: appa- re sulla Terra della casermetta bamale, avremmo potuto definire da Autore di saggi teorici (cfr. aut rentemente distaccalo, minuzioso ciata dal chiarore notturno. « ••• contafrottole, da gonfianuvole, da aut), di racconti brevi e di un ro- nell'aggettivazione, ma insieme da Oh, ecco•••tu sei ancora Il••• » penbarone di Miinchhausen, e che in- manzo «filosofico» (La foresta in- lucido delirio, incantato, venato di sai prima di staccarmi da von Hofvece sul suo volto, pur ornato da telligente, Cappelli), che andreb- tragico. mannstbal e risvegliarmi... Il rienormi, sconfortanti orecchie a bero letti insieme perché negli uni Emergono in una pacala ossessi- cordo del capitano De Vigili mi sventola, appariva come la mani- la figura letteraria è il centro del- vità alcuni colori, piccoli traiti che sorrideva accanto, come se nella festazione di una consapevolezza l'interesse e negli altri il tema filo- adombrano scene arcaiche: e ma- confusione del risveglio lui fosse misteriosa, al di là della nostra sofico ha come funzione di trama, gari è un'illustrazione, lafoto di un venuto a sedersi sulla sponcla del portata... Giampiero Comolli sfugge a tutti i luogo o di un paesaggio che Co- mio letto ••• Uomo di Neanderthal? Che in- clichés del momento. molli incontra sfogliando quasi a Dopo quel sogno credetti di satendeva dire il capitano? Giunto a È un narratore strano, inquie- caso, nelle librerie, volumi di geo- pere che cosa andava cercando nel questo punto della sua narrazione, tante: costruisceil raccontoa scalo- grafia, a mettere in movimento le ricordo della bruma sul fiume Han sistematicamente De Vigili trascu- le cinesi, fantasia sogno e vissuti si scatole cinesi. e che cosa mai aveva potuto vederava di raccontarci il seguito della annodano e si snodano lasciando Pier Aldo Rovatti re, finalmente capire, lui, ladino di vicenda (la donna, per esempio, scorgere i fatti primordiali della vi- Neanderthal, nel momento in cui apparteneva pure lei alla stessa il masso l'aveva avvinto a sé, per razza? non venimmo mai a saper- chi meditabondi a uno a flno, men- masto in contatto con gli ambienti abbandonarlo sui ghiaioni della lo), per perdersi invece in una se- tre noi ci sentivamo sempre più a del nostro passato servizio milita- Cima Dodici, tempestati dalla rie di divagazioni riguardo alla disagio... Questo racconto così re, mi ha dunque potuto spiegare grandine: uomo di Neanderthal, supposta sopravvivenza della pri- complesso e stravagante, infatti, ci che il capitano De Vigili era stato venuto prima dell'Oa:idente e delmitiva razza di Neanderthal, so- faceva cadere a poco a poco ogni sorpreso, in arrampicata libera, da l'Oriente, il suo sguardo terso e praffatta sì in tempi remotissimi volta in un imbarazzo intollerabi- un temporale violentissimo, im; ignaro non si vedeva né trascinato dalla nostra - razza più forte e più le, cui non sapevamo più come provviso, che aveva cominciato a indietro verso l'orrore della morviolenta, - ma anche assorbita in mettere fine, se non annuendo in causare pericolose cadute di sassi e te, né disciolto in avanti nella calquest'ultima attraverso i matrimo- fretta, guardando l'orologio e poi detriti, a ripetizione; pur potendo- ma della morte; inconsapevole di ni misti, così che ogni tanto, ora affrettandoci ad andare a letto, co- si mettere al riparo sotto una spor- sé, mite, commosso e inoffensivo, qui e ora là, per trasmissione del sì da non dover più avere di fronte genza vicina della roccia, dove già pareva osservare soltanto un punpatrimonio genetico, si riformava la faccia del capitano: il desiderio un sergente si era rifugiato e lo to vuoto in mezzo al cielo, ma in e ricompariva sulla Terra un esem- di liberarci dal disagio era talmen- chiamava, il capitano, per dar con- quel punto risplendevano le cose plare della razza di Neanderthal, te forte, che ci faceva tornare la siglio a un allievo bloccato su un che sarebbero perdurate al di là scomparsa, distrutta, e purtuttavia capacità del sonno immediato e passaggio più lontano, aveva pre- della propria e di molte morti: le immortalata proprio nella no- senza sogni... ferito rimanere allo scoperto, e un pieghe di una veste bianca, il muso stra ... Ora, a parere dell'istruttore Il fatto è che il capitano De Vi- sasso sceso giù dal cielo gli aveva pacato e dolce di un cane, due sotladino, l'uomo di Neanderthal, gìli era in tutto e per tùtto, così sfondato il cranio. II sergente ave- tili figure nere che camminano sul con i suoi lineamenti da poeta sci- come se lo dipingeva, un uomo di va poi narrato che era stato come ghiaccio, ravvolte in una nebbia cimunito, da intellettuale deficiente Neanderthal: raffigurando l'incon- se quel sasso se ne fosse venuto lestrina ... - cosi certo lo avremmo definito tro sul fiume pareva descrivere se giù molto, mol~o lentamente, e Dopo quel sogno mi venne da noi, ma così non era, - aveva ma- stesso, con quel suo prognatismo avesse quindi con estrema dolcez- pensare che in ognuno di noi, for- :::: nifestato e manifestava, nei suoi pronunciato, la fronte bassa e za ucciso il capwmo, toccandolo se, permane l'eredità dello sguar- c:s individui sparsi qua e là per ii sfuggente, le orecchie a sventola, solo con una pesante, inesorabile do di Neanderthal: lo si direbbe ·t mondo, una mitezza commossa, le manone da primitivo... e soprat- delicatezza, così che lui aveva fat- uno sguardo pago, mite, senza an- 1 profonda e pensierosa: era insom- tutto la faccia, quella sua faccia to in tempo a levare gli occhi me- goscia alcuna, capace di una con- i ma un uomo essenzialmente buo- non si sapeva se da credulone, da ditabondi verso un punto vuoto sapevolezza misteriosa ... in segui- -. no, acuto, consapevole di una pro- mistico o da commediante ... Ma del cielo e a mormorare lievemen- to a tale consapevolezza si può S messa che per noi invece era anda- ciò che ci precipitava nel più enor- te: « ... ooh ... Dio ... », prima di la- continuare, per anni, a ricordare i ta smarrita, anche se in seguito a me impaccio non era tanto il rico- sciare la presa e precipitare di la bruma che d'inverno risplende -_I:::' tale smarrimento avevamo trionfa- noscimento di questa somiglianza, schianto nel temporale e nell'abis- laggiù, sul fiume Han... è lo sguar- _ to sulla Terra ... Il capitano ritene- quanto la constatazione del fatto so. do dell'umanità ai suoi albori, sova di essersene accorto proprio abnorme che il capitano De Vigili Ora io so che, mentre sussurra- no gli albori dell'uomo che conti- ~ laggiù in Corea: quell'effigie disar- non ne era consapevole neI:.modo va quelle due parole, il capitano nuano a risplendere nel nostro .,.. mante, inafferrabile, da spacca- più assoluto ... Niente! Non si ren- De Vigili non ba pensato a sé e sguardo ... in ultima istanza, e per montagne di provincia o da cretino deva conto di nulla, né di quel che alla vita che lasciava, ma ha rivisto quanto ci possa sembrare estraneo ~ intelligente - la bazza con i labbro- andava elucubrando su di sé, né per un'ultima volta la casermetta o angoscioso, è lo sguardo sereno, .Q ni prominenti, gli occhi luccicanti tanto meno del nostro spiacevolis- bianca sulle Dolomiti e poi la bru- imperturbato, o forse commosso e t di commozione all'ombra di enor- simo imbarazzo: era, la sua, una ma celeste del fiume Han e l'uomo sorridente, che non pensa la mor- S mi arcate sopraorbitali ... - ebbe- sorta di supremo candore, di inge- dallo sguardo arcaico in cui si ri- te, bensì la permanenza, che vede ~ ne, era come se all'uomo di Nean- nuità patetica e commovente, che specchiava quella bruma ... Due o la permanenza della V-Ili Lattea ~ derthal mancasse sì qualcosa che ci lasciava confusi, attoniti, quasi tre cose, poche immagini soltanto, dopo la fine della Terra.... } ..

FabioPusterla. i ~ "5 2 5 _§ Le parmtesi L'erosione cancellerà le Alpi, prima scavando valli, poi ripidi burroni, vuoti insanabili che preludono al crollo, gorghi. Lo scricchiollo sarà il segnale di fuga: questo il verdetto. Rimammno le po2ZC, i montaruzzi casuali, le pause di riposo, i sassi rotolanti, le caverne e le piane paludose. Nel Mondo Nuovo rimarranno, cadute principali e alberi sintattici, spene certezze e affermazioni, le parentesi, gli incisi e le interiezioni: le palafitte del domani. Bolkttino stradale Ddesolante inverno sbraita fuori e non tintinna di slitte e renne, ma )µpo f;lmelico fruga poltiglie i! foglie cartacce cartocci di bucce d'arancia, si andrà (cupi) raschiando !}ellafanghiglia la gola, sputacchiando (attaccati al freddo, da lui sostenuti) su crinali di bestemmianti montagne: C.ornodi Gries! Pizzo di Oaro! (o ancora: Pontresina! Diavolezza! Piz Lagalb!) Ddesolante inverno ulula fuori o anche dentro che è un buio quasi pesante, e posa ghiaccioli inattesi su cornicioni e barbe (e inquietanti formule sui vetri) e rugginosi automezzi (trax, containers, Trr in ringhiante parcheggio, la berlina del Fiihrer recentemente vista su foto in periodico nell'altra attesa, dal dentista, l'automobile da corsa coi serpenti sul cofano, argentei). Sulle murate del castello, mettiamo, l'intabarrato appare, getta uno sguardo di sotto, accenna un passo di danza, dei preliminari, corre sul posto. Batte le mani e rientra. D desolante inverno abbaia sempre demente cagna: uno lo sente se tornando, sgombra la strada diritta, l'ora non tarda, con una mano sul volante voltandosi, preso da raptus, giunto all'apposita piazzola accosta, piscia dal monte delle Ceneri nel vuoto (in faccia l'altra sponda del nulla) e riandando, soddisfatto il bisogno, allacciandosi, all'auto, come per infantile curiosità, restando un attimo sul ciglio a contare gli altri che sfrecciano, sentendo tra i rombi l'afflosciarsi delle spalle, gli occhi in progressiva torbida dilatazione, ricordando il mattino, la partenza (e «non sei neanche più capace di fare un abbraccio») e ancora pensando di dover scendere l'altro versante, scegliere tra sinistra e destra all'ultimo bivio, incanalarsi quindi in autostrada, per perdersi poi intorpidito nella sigaretta, nel rito del sole calante .... Poesia dal Canton Ticino Si sarebbe tentati di pensare che un poeta assomigli in qualche modo di necessùà alla sua terra, ne abbia virtù e vizi; invecenon è quasi mai cosi, ogni paese è ben rappresentato da qualcuno diverso, che si offre come campione speculare, facies quae videtur inversa, direbbe A/ain de Lii/e. Dal Canton TICÌIIOp,aese faJto di banche, luoghi turistici, pubbliche difese di un conso/aJorio dialeno, ecco venire un giovane poeta, Fabio Pusterla, nato a Chiasso nel 1957, nervosamente insoddisfatto, sospettoso dell'ordine tecnologico, un poeta dalla fantasia ironica e trasgressiva, che dentro le acque del placido lago vede carcasse di annegati e sulle autostradepanoramiche automezzi rugginosi e fantasmi di veicoli nazisti sfreccianti. Laureatosi in Lettere a Pavia, docente alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona, per ora Pusterla ha pubblicato solo otto poesie sulla rivista ticinese Bloc Notes (n. 4, 1981), estratteda due raccolte inedite: Tredici quadri o anche di più (1981) e CatarifranParadiso, caprino, cavallino Io credo che un vecchio da qualche parte immobile sul quai (scura ombra antistante l'acqua marcia) in bilico sul margine, dove straborda l'onda al passaggio di parodie di navi, un marinaio d'acqua dolce, cupo turistico Caronte lungo il golfo, guardi la sera il lago. Da impronunciabili presagi apprende che da sotto (egli sa) usciranno. (I pochi morti annegati non vengono di solito tratti in superficie: correnti ignote e mobili fondali, lucci, alghe incolori arrestano il transito dei pallidi). Verranno una nottè inattesa e prenderanno •possesso della citti: nerastri·, untuosi; le algose chiome sciogliendo; ·a sconvolgere verranno, per tingere, infine, &catrame i rami, e benzinose essenze. Per l'abolizione dellastoriaantica nelle Scuole ticinesi Credo che sia troppo tardi (tra venti caldi e sabbie) per evitare il disastro - disse Assurbanipal con muta cuneiforme disperazione a Tecnes lo scriba. E rimase nella sera sabbiosa assorto da Ninive guardando l'infinito contro le orde guerriere le onde del Tigri i mattoni affioranti (i libri) il rotolio dei secoli l'obllo. Heteròptera O anche quando vengono - le lunghe code, i ranghi, e le frotte impazzate, intristite - patetici, anacolutici, eci snodano i serpenti sintattici, malefici crotali, a voce o in bollettini anastatici, giocandoci poi come gli acrobati - gli applausi i panegirici i grafici economici i tagli indispensabili alle spese sociali i purtroppo inevitabili sacrificifamelici, energetici questi cari politici. genti (1981-82). 1 testi qui editi provengono da altraserie, intitolata Situazioni grosso modo immagini e de/l'ultimo Montale, mentre collegail giovanepoeta svizzero ali'ironica eticità di una certa Padanarie, del 1982. nia, è da lui sentita come una sorta li pensiero dominante di Puster- di felice gi-avitazione. Quando il la è che gli uomini hanno fallito probo ordine elveticogli si configunella scommessa con la vita, dai ra un intralcio, un ostacoloa intentempi della «muta I cuneiforme I dere il senso delle cose, Pusterla disperazione» di Assurbanipal, in non indugia a sovrapporgli immaPer l'abolizione della storia antica gini «altre»per continuare a rifletnelle Scuole ticinesi, al tempo at- tere senza intralci, ora con ironica tua/e dei «famelici, energetici»poli- grazia ora con graffianti congettutici, il cui fa tuo ludismo oratorio è re. mimato in Heteròptera con un gioco di ossessivi sdruccioli allitteranti. La presenza in Pusterladi PariMaria C.orti ~ '-!~--_.._.._..,.,,..._. .._.._.._.._..._.._.._._.._.._..._...__.. ,..._._. ..._.._.._._.._.._. ..._.._.._._.._.._. .._.._._.._.._.._. ..._._.._.._.._..._. ..._._.._.._.._. ..__..__ . _.._.._.._. ..._._..._.._.._._. ..._._..._.._.._. ..._.._.._._.._.._. ..._._..._.._.._..._..._._._.._.._. .._..._.._.._.._. ..._._..._.._.._. ..._...__.._.._.._. ..._._..._.._.._. :_..., Bìol10ecag1 ob1anco Pietro lngrao TRADIZIONE E PROGETTO ■ Riforme I p,ot., .. ,.._, L 7.500 Eugenio Garin TRA DUE SECOLI Socialismo e t1i-t1a In Itali■ dopo l'UnHi •Elll...i15o, L 22.000 Hans-Ulrich Wehler JOrgen Kocka SULLA SCIENZA DELLA STORIA Storiografi• e aclenn sociali ■Puaato • prnentel1 h, L. 20.000 Walter Korpi IL COMPROMESSO SVEDESE 1932-1976 •Put•lo • preHnlell•, L 22.000 . Marcello Fabbri L'URBANISTICA ITALIANA DAL DOPOGUERRAA OGGI ■ FUOfl cOllana•, rii., con lii., L 48.000 Paolo Perulli Bruno Trentin (a cura di) IL SINDACATO NELLA RECESSIONE Modelll e tendenze delle politiche contrattuali In Occidente Saggi di Dal Co Rolller Alt Hoffmann Altvater Rosanvallon Zaritian Moynot Sisson Sassoon Priore Hedborg Vandermlssen Della Rocca Tel6 ' Carrleri Donolo Reglnl Giugni Baglloni Chiesi M;irtlnelll Accornero ■ MOYlmenlo operalo/74•, L 18.000 Giuseppe Richeri,· • L'UNIVERSO,.TELEMA'r19O ■ OlaaensU122•, L &.000 Robert Havemann DOMANI La società contampor■nH al bivio: distruzione o Utopia ■ Olsaensl/123•, L 8.500

Elizabeth e Christine Giancarlo Marmori ~l Il più difficile è stato raffi- tare come e quando s'era imbattu- «Sedotta dal salario», concluse della sua fatua, incontinente mal- Temeva che potesse disfarsi, flutgurare le rose selvatiche», to in quella ragazza. Everett - «E dalla speranza, pro- vagità. Arrossì, o meglio sembrò tuare un attimo nell'aria, effimera confessò John Everett Mii- Aveva copiato dal vero il pae- babilmente infondata, di accedere che il sangue fosse affluito alle come un miraggio. lais. Alludeva alle rose in riva al saggio, l'estate scorsa nel Sussex, ad un ambiente meno squallido guance di un Apollo di marmo pa- «Si sieda, Elizabeth, prenda una ruscello, in fondo al quadro che quindi acquistato una tinozza, in del suo. Elizabeth è per sfortuna rio, e non di un comune mortale. tazza di thé», la pregò Everett, stava dipingendo. Dipingeva attesa di immergervi un'adole- povera e per fortuna ambiziosa. Everett era stupendo, sfacciata- mentre la domestica posava sopra un'Ofelia alla deriva. «Raffigurare scente e di integrarla così alla na- Suo padre vende coltelli nel porto, mente stupendo. Hunt sospirò. un tavolino il vassoio luccicante di le rose fu per me una lotta contro tura, mediante quel simulacro di dalle parti di Wapping, suppongo Era un asceta, oltre che un tenero argenti e porcellane. E lei si accoil tempo. Appassivano troppo pre- ruscello shakespeariano. Stava per agli assassini». e come riluttante censore. Brown modò nella sedia indicata. «Grasto, oppure si chiudevano per il re- zie», sussurrò - «L'accetto volensto del giorno, appena scendeva tieri». E, a quelle parole pronunqualche goccia di pioggia o una ciate con accento coockney, Evenuvola andava a profilarsi contro rett contrasse le spalle, come se un il sole». Sorrise nell'ammettere soprano prestigioso si fosse lasciache ne avevano il diritto: «Non po- to scappare una stecca. Con artifitevo pretendere che se ne stessero ciosa cortesia, le domandò se il thé immobili. Non erano pagate per le piacesse davvero. «Adoro il posare». Si riferiva alla modella thé», proseguì, indifferente a quel che intanto posava per Ofelia, alla che lei avrebbe risposto- «Confesvergine che ritraeva supina sulla so di non aver mai saputo resistere corrente con gli occhi fissi al cielo ad una offerta del genere». Non e le palme offerte. Prese fiato e si era vero, si diceva Gabriele, nel dilungò sulle difficoltà incontrate senso che in un'altra situazione si nel dipingere i mulinelli d'acqua sarebbe arrischiato a bestemmiaattorno al ciuffo di giunchi ed ai re, cioè a dichiarare il contrario. tappeti di foglioline sospese in su- Per Everett, parlare non era espriperficie, poi gli effetti dei raggi so- mere concetti e impressioni, bensì lari nell'alveo folto d'erbe oscillan- un'arte fine a se stessa. Era una ti e inclinate. «Erano immagini la- musica. «Conforta il pensiero di bili», sospirò - «L'acqua è tersa il ospitare una modella che gradisca mattino, sfolgorante il pomeriggio il thé», riprese - «Tempo fa, una e smorta la sera. Riflette lo svol- sua collega pretese addirittura di gersi del tempo, il suo perenne ci- preferire un bicchiere di rhum a clo illusorio!» Staccò il pennello . ;.:,-:· una tazza di thé». Le porse la tazdalla tela e si girò verso gli ospiti. zina, ma come colto da un dubbio, Bionda e ricciuta, la sua testa si ·,\.·· • • ✓ le chiese: «Preferisce un bicchiere eresse come sul torso d'un atleta ~; _;.,;,,~~'- di rhum?» Elizabeth tacque. Era della statuariaellenica. ~~ confusa. Era evidentemente sulle Era un giorno di primavera del GiuliaNiccolai,Polyphonix5 Italia,1983 spine. 1850. Dalla vetrata dello studio, Pregava forse che un prodigio, affacciato al giardino, spioveva il rinunciare all'impresa, deluso dal- Gabriele fu rivoltato da simile si restrinse a scuotere il capo. Tra un vento o una nube, la sollevassechiarore d'una sera limpida e len- le poche e volgari modelle reperi- ferocia. L'aveva già offesa impu- loro quattro preraffaelliti, si di- ro dal supplizio di tale chiacchiera ta. Dante Gabriele Rossetti se ne bili a Londra, quando l'Ofelia nemente, accennando alla sua stingueva per la moderazione. Era insidiosa. Gabriele si proponeva di stava addossato a fianco della por- ideale gli era comparsa davanti per alienazione di modella, contrap- un giovane probo e positivo, un soccorrerla alla prossima occasiota. Per le iridi, i baffi ed il pizzo caso, oltre la vetrina d'una modi- posta al capriccio delle rose e delle borghese bene educato. ne. Non avrebbe tardato a presennerissimi, e per le braccia conserte steria di Leicester Square, ovvero acque, e ora la offendeva in sua Una cameriera entrò nel frat- tarsi, si diceva, perché la crudeltà sul petto, era dato scambiarlo più Elizabeth, un'oscura commessa. assenza, rincarava la dose. Cerca- tempo, reggendo il vassoio del dell'amico era feconda e volubile, che mai per un tenebroso carbona- Colpito dalla sua bellezza eterea, va una frase pungente da ribatter- thé, ed Elizabeth riapparve da die- nessuno lo ignorava. Ma, sul moro calabrese. Due altri giovani s'era precipitato a proporle di po- gli e lo scrutava cosi minaccioso tro la tenda dello stanzino. Ga- mento, gli bastava contemplarla. amici di Everett, pittori come lui e sare e lei aveva accettato, senza che l'altro arrossi, come avesse in- briele trasalì di nuovo, investito Tranne il sussurro d'un attimo primembri fondatori della Confrater- opporgli eccessiva resistenza. tuito il pericolo o si vergognasse dal fascino di quella minorenne. ma, lei sino a allora non aveva fianita Preraffaellita, indugiavano lì tato, ~e la dominasse il timore nello studio. Ford Madox Brown di lasciarsi sfuggire qualche enorsedeva rigido, un giovanotto robu- mità in un ambiente nuovo e, per sto, le mani sovrapposte sul pomo lei, sofisticato. Beveva il thé a sorde( bastone, i guanti e il cilindro, si brevi e si preoccupava di non far grigio e peloso, poggiati su uno cadere le briciole di pudding dal sgabello vicino. I suoi stivali, di piatto mantenuto in equilibrio sulpelle giallognola, brillavano. Hol- le ginocchia. Gabriele non si stanman Hunt s'era invece raggomito- cava di studiare i particolari di lato in una panca, accanto al calco quell'adolescente, ora fasciata in del gladiatore greco-romano. Da un vistoso abito scozzese, di taffequell'uomo introverso, infagottato tà. La sua faccia sembrava piccola in una redingote sdrucita, dal suo perché sporgeva da un collo smisusguardo dolce e da un sorriso eter- rato, su cui calava la capigliatura no, perso nella barba rossiccia, fulva. I suoi occhi, grigio-turchini, trapelava un che di stranito, l'aura trattenevano luce. Il pregio della d'una segreta pazzia. La conversa- bocca consisteva per assurdo in un zione languiva e, nell'aria ormai difetto. Il labbro superiore, di tiepida, si udiva una mosca ron- bambina, spuntava rilevato per lo zare. smerlo, gonfio tanto da dirlo tuFu quando Everett coprì il qua- mefatto. dro con un drappo ed invitò la mo- Everett continuava a monologadella a rompere la posa: «Per oggi re, la testa piegata verso una spaibasta», le disse - «Si alzi, la pre- la, come prestasse l'orecchio a una go». Un'adolescente si alzò allora melodia. Gabriele sussultò nell'udall'acqua di una vasca disposta ai dirlo -1ffermare: «Cara signorina, piedi del cavalletto, una tinozza mi auguro che non rimpianga di ot?lunga, come ne usavano nelle aver abbandonato una confortevocampagne. Emerse con tanta gra- le carriera di commessa, per quezia e lentezza, la chioma attorci- ArmandSchwerner,Polyphonix5 Italia,/983 sta così difficoltosa di modella gliata al collo, che Gabriele pensò pressapoco subacquea». Le offri di aver sognato. «Vada a togliersi una seconda fetta di pudding e l'abito zuppo, si asciughi e si rive- ------------------------------•--------------"" proseguì: «Altrimenti, non saprei sta», le raccomandò Everett, e lei In ricordo di Marmori da FeltrinelliMarmori pubblicò nel sity of California Press, 1981). No- proprio dove trovare a Londra corse verso un camerino, seminan- 1965 il suo secondo romanzo, Sto- tevoli le sue traduzioni di Pierre un'altra Ofelia disposta eventualdo petali e gocce lungo il percorso. Giancarlo Marmori (La Spezia ria di Vous. Klossowski. mente ad annegare in una tinozRanuncoli, digitali e pratoline 1926 - Parigi 1981) era noto in Ita- Nella collana «Materiali» della Elizabeth e Christine è trano da za». Gabriele fu sul punto di agdondolavano ancora sull'acqua da liasoprattuttocome corrispondente stessa casa editrice uscì nel 1968 un romanzo, lasciato incompiuto gredirlo, ma Elizabeth gli tolse la cui si era appena levata, due palmi de L'Espresso da Parigi, dove ri- Senso e anagramma. Meno note le da Marmori, che ha come perso- parola. «Non so dove possa trovad'acqua di rubinetto che l'amico siedeva dal 1951. Ma la sua opera Poesie, uscite nel 1957 a Parigi naggio centrale Dante Gabriele re un'altra modella disposta a totaveva via via temperato con quella più significativa è legataa/l'attività (Ed. Caractères), che vennero an- Rossetti. Questa pubblicazione è lerare il suo sarcasmo», reagi d'imfumante in una brocca, posata ap- del Gruppo 63. Nel 1963, infatti, che incluse in una dellepiù interes- anche un affenuoso ricordo dapar- provviso - «Le assicuro che ascolposta sulla stufa accesa. uscì il romanzo Lo sproloquio, santi antologie in lingua inglese di te degli amici e lettori che non lo tarla è il solo inconveniente del «Chi è?», domandò Gabriele. nella collana allora di punta della poesia italiana contemporanea, hanno dimenticato. mio nuovo mestiere». Everett la «Si chiama Elizabeth Siddal», lo Feltrinelli, «Le comete». Ancora quella curata da A. Smith (Univer- A.P. osservava incredulo e Gabriele si informò Everett. E prese a raccon- era ritratto, come davanti alla Bi' •

B inattesa brutalità d'una pianta sensitiva. «Non ne dubito•, commentò Hunt - «È praticamente impossibile intrattenere dei rapporti umani con Everett. Sopportarlo, se vi si è obbligati, può venir considerato uno dei mestieri più penosi•. Brown commentò a sua volta: "Non è il caso di risentirsi, Elizabeth. Il nostro amico non l'ha offesa. Offende tutti, specie se stesso, quindi nessuno». Lei non afferrò il significato di quelle astruse considerazioni. Si era espressa tuttavia con molto elaborata impertinenza, e il labbro gonfio vibrava ancora per le parole appena sibilate. «Signorina Siddal!» proruppe Everett, accostatosi a lei con passo elastico e cauto, la testa rovesciata all'indietro e le braccia aperte - "Signorina!» ripeté sorridente - «Averla conosciuta è per me un dono inestimabile. Cercherei invano a Londra una creatura più degna di rispetto». E le baciò la mano, con gesto teatrale. Elizabeth si alzò, come intendesse precipitarsi fuori dallo studio, ma scoppiò in singhiozzi e Everett tornò a profondersi in scuse. La supplicò di perdonarlo, di non lasciarlo così. «Prenda un'altra tazza di thé!» esclamò con voce stentorea, come pronunciasse una battuta del repertorio di Kean. Lei sedette. Si era ammorbidita. Si rimproverava forse lo scatto di prima. Forse, lo sforzo di erigersi contro quel vanesio l'aveva spossata. Imbruniva. Hunt e Brown si congedarono e Gabriele si attardò di proposito, nella speranza di uscire con lei, per domandarle di posare per lui, ignorava quando e come, non disponendo di uno studio. Si attardò sino ai limiti della decenza, mentre Everett la intratteneva amabilmente, dopo esser sceso in giardino a tagliare una rosa ed avergliela offerta. Era tornato quasi volando verso di lei, come un Mercurio armato d'un caduceo floreale, si disse Gabriele. Le parlava delle sue rose con un brio che attenuava la straordinaria erudizione botanica, sino a ridurla ad un discorrere mondanamente squisito. Elizabeth era di nuovo sulle spine. Sedeva immobile, la tazza sospesa a mezz'aria da una mano che le tremava. Infine, Gabriele dovette congedarsi e lei gli rivolse uno sguardo implorante, almeno gli parve, come se desiderasse accompagnarlo e venir sottratta cosl al tormento di quell'inesauribile sfoggio di vaniloquenza. ( ... ) Attraversando in punta di piedi il corridoio, Gabriele scorse il padre oltre l'uscio socchiuso dello studio. Il vecchio non lo aveva udito entrare. Sedeva al tavolino, come sempre dopo cena, intento a maneggiare, leggere e correggere le sue carte e le sue bozze, che reggeva all'altezza degli occhi. Quell'uomo col berretto a visiera, calato sulla fronte, e gli occhiali scivolati in mezzo al naso, gli parve più. che mai e prodigiosamente arcaico, una creatura quasi imbalsamata nella penombra della stanzetta, circondato da scartoffie e pile di volumi. Era convinto di aver scoperto la traccia di una cabala laica e liberale che, dalle pagine di Dante, riemergeva a tratti in quelle di altri pochi eletti, Boccaccio, Chaucer o Swedenborg. Come un agente di Scotland Yard, si diceva Gabriele, incaricato di indagare nei testi più enigmatici delle lettere universali, egli s'era prefisso di scoprire ciò che definiva, nientemeno, il «misterium magnum». Ex professore al King's College, dove aveva occupato la cattedra di lettere italiane, prima di doverla abbandonare da quando non vedeva quasi più, da sempre tollerato, ignorato e, o aca addirittura, deriso dai colleghi, egli si dedicava altrimenti e frattanto a comporre versi ispirati al Petrarca, oppure infiammati libelli antipapalini. Trascinava comunque un'esistenza fondata sull'accettazione del martirio intellettuale e sul culto della famiglia, secondo i più rigorosi precetti del cattolicesimo romano. Gabriele compativa il padre, giacobino napoletano, rifugiatosi a Londra, anni e Annick Nozati, Po/yphonix 5 Italia, /983 anni prima, per scampare alle galere di Ferdinando I e, nello stesso tempo, lo temeva, sebbene fosse una creatura mite e si scusasse quasi di esistere. Gli rincresceva deluderlo, anzi di mostrargli che condivideva il generale parere negativo sui suoi scritti, rifiutandogli l'eredità morale e culturale che lui aveva sognato e sognava di trasmettergli. Dell'ascendenza meridionale, ciò il fuoco dello sguardoe gli scatti di umore, senza però saper fermare lo sfarfalno perenne delle piccolemani. Si voleva inglesee lo irritavain sommo gradosospettare o sentirsidireche avevaassimilato alcunché dal padreerudito, illuministaesoterico, patriota maniaco e poeta da strapazzo. Tanto più che asserirlo non era del tutto infondato. Aveva sl respinto il nazionalismo acceso, la fede repubblicana e la contraddittoria pietà cattolica del genitore. Ma come questi, e a modo suo, egli inseguiva simulacri femminili d'un ridondante canzoniere medievale, rievocava nei propri dipinti e nelle proprie poesie le trasognate atmosfere senesi e fiorentine. «Sei tu?», bisbigliò la madre. Comparso nella sala da pranzo, che fungeva assieme da salotto, Gabriele le rispose: «Scusami. Bernard Heidsieck, Polyphonix 5 Italia, 1983 Gabriele accettava soltanto i caratteri esteriori, gli occhi scuri, le labbra tumide e la pelle olivastra. Tali sembianze esotiche, la sua tenebrosa bellezza di ventitreenne lo rendevano seducente o, perlomeno, lo facevano spiccare tra le tante facce smunte o rubizze degli inglesi. Quanto alle maniere, si era impiegato a raffinarle, perché si uniformassero ai modi flemmatici dei connazionali. Controllava per-· o Che ora è?» E si chinò su di lei, per sfiorarle i capelli con le labbra. Amava invece la madre, una inglese di origine toscana, nata Polidori, malgrado lo irritasse a volte la sua austerità di osservante anglicana. Ma era una donna semplice ed abbastanza colta, era stata un'educatrice energica ed affettuosa dei suoi quattro figli, di lui, del fratello e delle due sorelle, mentre il padre continuava a smarrirsi nelle sue ricerchepazzoidi e nella sua paranoia di rifugiato politico. Lamadregli aveva insegnato a leggere e a scrivere, gli aveva anche impartito le prime lezioni di metrica. «È tardi!,. lo rimproverò la madre, fissandolo con uno sguardo che avrebbe voluto severo. «Sono le nove!,. sospirò la sorella Christine, la minore, sbucata dalla camera che divideva con Maggie, la primogenita. Mentre Christine toglieva il piatto che ricopriva una scodella, posata al suo posto sul tavolo da pranzo, e gli versava dal fiasco un bicchiere di vino, Gabriele tornò ad individuare la somiglianza tra lei e la madre, soprattutto la rigidezza comune dei lineamenti che i capelli appiattiti e divisi in due bande accentuavano. Simili pettinature davano infatti risalto ai loro zigomi puntuti ed ai menti sporgenti, a un che di arcigno e di quasi meschino. Un mento ben disegnato, pensò Gabriele, è un fattore indispensabile perché un volto risulti gradevole. Non ricordava più il mento di Liz. I particolari del suo viso si fondevano nella sua memoria in un insieme pallido, aureolato dalla chioma. «Cerca almeno d'essere puntuale», gli raccomandò la madre, rituffando gli occhi in un volumetto di pelle nera, col taglio dorato, come se ne trovano nei banchi delle chiese e che nessuno ha voglia di rubare. «In certi casi», aggiunse - «la puntualità è un'occupazione,.. L'accenno indiretto alla sua esistenza improduttiva, cioè di sfaccendato studente alla Reale Accademia, non lo ferl assolutamente. Meditava di lasciare la casa paterna e riteneva d'altronde Indecente approfittare ancora dell'aiuto dei genitori e dei fratelli. n padre, quasi cieco, riscuoteva ogni mese una pensione modesta di professore. La madre e Cbristine insegnavano in una scuola privata, in Arlington Street. Maggie occupava un posto di governante presso una famiglia e il fratello William, impiegato all'Inland Revenue Office, era un burocrate agli inizi di una squallida carriera. Gabriele viveva dunque a loro carico e non aveva mai nutrito l'intenzione di collaborare al bilancio familiare. Gli sembrava assurdo produrre provviste in quel povero alveare. Comunque, da sua madre accettava ogni rimprovero, sia perché l'amava, sia perché, nel caso, lo giudicava meritato. Sedette davanti alla scodella e, alla vista di quella minestra rappresa, sentì lo stomaco contrarsi. Ne mangiò qualche cucchiaio e toccò appena ciò che la sorella gli servi poi. Non aveva fame. Desiderava solo ritirarsi in camera al più presto. L'odore della cena, consumata in sua assenza, ristagnava nella sala ingombra di arredi e di oggetti volgari. Sulla mensola del camino, troneggiavano una brutta pendola e due coppe di alabastro e, sul piano della credenza, luccicava un busto di faienza policroma, raffigurante Giuseppe Garibaldi travestito da gaucho. Finita la cena, la madre mandò Christine a portare un'ennesima tazza di caffè al padre, quindi andò lei stessa a pregarlo di non vegliare troppo. Aveva smesso di crederlo un genio e, da allora, per la rivelazione della sua fragilità, della sua sconfitta, gli voleva veramente bene. Dalla pendola, scoccarono dieci malinconici rintocchi, per scandire un tempo assurdo, si disse Gabriele, in uno spazio assurdo altrettanto. William cenava fuori con un editore. Svolgeva a tempo perso la funzione di agente e segretario della Confraternita Preraffaellita, concorrendo a tale impresa culturale con la sua positiva ed accorta T LA QUINT~ENZA DELL'EDITORIA ESOTERICA NON ARCHÈ Le scelte di Archè non si richiamano all'irrazionalismo equivoco di una moda corriva ma alla tr:1dizione universale e all'intuizione intellettiva che è al di sopra della ragione. Dal catalogo generale: E. Arrigoni, 1anicheismo Mazdakismo e sconfes.sione dell'eresiarsa romano-pelliiano Bundos. 84 pp. Lire 6.500 Una singolare novità storiografica: la scoperta della più antica contraffazione e • ripersonificazione • del Buddha mai dissimulatasi nell'ambito cristiano ed occidentale. J. Bohme, Dell'Impronta delle Cose ovvero della Generazione e delta Definizione di tutti gli Esseri, Specchio temporale dell'Eternità (De Signatura Rerum)- 224 pp. Lire 10.000 L. Charbonneau-Lassay, Le Bestiaire du Christ. 1000 pp., 1157 xilografie incise dall'autore. Ed. numerata di 500 esemplari. Lire 162.400 A. de Gubematis, La Mythologie des Plantes ou Les Légendes du Règne Végétal. 2 voli, di pp. 712 complessive. Ed. numerata di 1000 esemplari Lire 87.700 M. Schneider, Pietre che cantano. Studi sul ritmo di tre chiostri catalani di stile romantico. 120 pp. e 16 tavv f.t. e 4 tavole doppie. Lire 10.200 Biblioteca de/J"Unicorno voi. n. 20. Collana « Documenti d'Amore » Nel centenario rossettiano: G. Rossetti, Il Mistero dell'Amor Platonico del Medioevo derivato • da' misteri antichi. 5 voli di pp. 1860 complessive. Tiratura numerata di soli 200 esemplari. Lire 145.000 Ristampa anastatica dell'introvabile edizione di Londra 1840. Francesco da Barberino, I Documenti d'Amore. Secondo i ms. originali, a cura di Francesco Egidi 4 voli. di complessive pp. 1368 con numerose incisioni, tiratura limitatissima. Lire 186.000 NOVITA' Guillaume de Lorris, Il Romanzo della Rosa. Prima traduzione integrale in versi italiani a cura di Massimo Jevolella. Con introduzione e note del Traduttore. pp. 208 Lire B.800 Ritagliare e spedire a: ARCHÈ via Medici 15 - 20123 MILANO --. ---------------. - _--.-· J>{; ;: ; . . I I I 11 IJ l'l " E o e .. o u z ~ "' o ..i ..i ..., < ~ !:: o "- ..J .. ~ < .e·-.: u ~ ... o .. .,, .J u ~ :j ..., e a: :l ..., :,. a: ~ "' E nelle migliori librerie

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==