Autori vari Premio Città di Mopselice pa- la traduzione. letteraria e scientifica quaderni 1-12 a c. dell'Amm. comunale Monselice, 1971-1983,s.i.p. Autori vari Procem traduttivi: teorie ed applicazioni Atti del Seminario su «La traduzione» • (Brescia, 19-20 novembre 1981) Brescia, La Scuola, 1982 pp. 324, lire 18.000 Gérard Genette Palimpsestes. La litUrature 1111 second degré Paris, Seui!, 1982 pp. 4n, ff. 100 «Est gens aliqua conmùtae nature2 in Rubri maris insula, quam linguas omnium nationum loqui posse testilnlUT.Et ideo hominu de longiquo venientes eorum cognitos nominando adJonitos fadlmJ, ut decipiant et crudos devorenti, (Testimoni riportano di una razza variammte versa.ik, in un'isola del Mar Rosso. Costoro parlano tutte k lingue del mondo, e perciò lasciano di siliceo gli stranieri che càpilano Il venendo da lonJano, chiamando per nome i loro conoscenti, nella loro lingua: cosi li acchiappano e se li mangiano subito, senza neppur cuocerli). Libu monstrorum de diversis generibus, a c. di C. Bologna, Milano, Bompiani, 1m La·traduzione «Traduttore traditore... » «Libro tradoao libro corroao... » D alla «mirabilissima» allegoria che l'anonimo d'epoca carolingia ci presta con modi smaliziatamente allettanti e in cui ci pare di vedere la «mostruosa» fine del testo tradotto, alla paronomasia d'un altro Rinascimento che pure usa spesso, parlando di traduzione, immagini del linguaggio gastronomico (Dolet, du Bellay), fino alla piccola raccolta (che può essere messa insieme) di epigrammi che hanno accompagnato nei secoli, con altre espressioni di morte, il lavoro di piccoli e grandi artigiani-divoratori ( «Du iibersetzt die alter Poeten?/Das heifJt wohl recht, Gestorbene toten» Ephraim Moses Kuh, 17311790), si svolge nella storia il processo di demonizzazione, di emarginazione del traduttore, come di altre trasgressioni, dell'eretico, del libertino, del folle. C'è una patologia del tradurre. Ma, allontanando gli occhi, come Nino Briamonte si fa quando si cercano i caratteri più grandi su una carta geografica zeppa di segni minuscoli, si può leggere in sovrimpressione il testo, in ben altri colori, di un'altra storia, avventurosa e gloriosa, di quella «traduction, dont l'importance littéraire n'est guère contestable, soit parce qu'il faut bien traduire Ics chefs-d'oeuvres, soit parce que certaines traductions sont ellesmemes des chefs-d'oeuvre» (Genette). Questa storia, la intravvediamo solo confusamente: una storia della traduzione -+ storia della lingua della traduzione-+ storia della lingua. E l'autotraduzione? Non la dimentica Genette, ma ci passa sopra velocemente. Diverso è lo scandaglio gettato da Maria Corti nell'opera di traduzione e aùtotraduzione di Beppe Fenoglio (Premio Città di Monselice n. 3, 1974) che preleva campioni ricchi di depositi, fecondi alla lettura. Il mare è vasto e offerto alla ricerca. Si pensi, giusto per fare alcuni esempi ugualmente ricchi per ragioni diverse e ideologiche e storiche, alle autotraduzioni, in un'epoca felice ma pericolosa come la prima metà del Cinquecento, del «martire» Etienne Dolet (latino -+ volgare), a quelle di Goldoni, a quelle di Karl Marx. Un'occasione da cogliere, questo quinto centenario del gran traduttore Martin Luther: un invito è nel volume Processi traduttivi: teorie ed applicazioni (M.F. Frola, «Lutero e l'arte del tradurre»). Più chiaro è il panorama delle teorie della traduzione, ma anche qui non mancano le zone d'ombra o completamente coperte dalla patina del tempo o dalla «rumeur des distances traversées», o perché alcune tessere sono da rimettere al posto giusto. E poi le teorie, a volte, non corrispondono alle pratiche: le belle infedeli, le brutte fe. deli, il programma ottocentesco delle belle fedeli. Opera il traduttore sempre per il libro già esistente e mai contro? Come si vede, è un campo in cui ci sono molti conti da fare. Luzi traduttore Antonio Prete N ella bibliotecache, sulla tra- mour, la relazionecon lapoesia ila- l'argine sabbioso dove la donazio- Di Baudelaire Luzi traduce qui duzione, allinea teorie ed liana è il tramiteper una resapoetica ne di senso è un'onda che può tra- un solo testo, il sonetto La vie anesperimenti, Mario Luzi che riportail ritmp e il lessicoin un sformarsi in una invasione di sen- térieure, emblema del patto che sceglie un proprio posto di discre- territorio dove la cifra letteraria è so: ma può anche dar vita a quel nelle Fleurs du mal la poesia strinzione e di empiria. La sua vicenda tuJta esplicita («effimero soggior- rimbalzo di interrogazioni chef an- ge con la domanda su~origine, sul di traduttore lambisce la terra del no», «passioneusala»).Il petrarchi- no dellapratica del tradurre un'av- prima della lingua e dell'antica suo scrivere poesia: qualche volta srrw, frequentaJoda Ronsard e an- ventura dell'interpretazione. amara separazione: l'altrove è tutla smuove e irrora. Ma il più delle che da Louise Labé, finisce col fare II lavoro del traduttore è insom- to raccolto in un tempo che, sulla volte k si accompagna a lato con di un testo w specchiodell'altro:ma ma sospeso tra la scritturapoetica e ferita, fa esplodere il gioco delle passo di pari sempliciJà e nitore. il compito del traduttore è in questo l'esercizio esegetico. Per queste at- correspondances tra suoni, colori, Dissipala la vecchia congiunzio- caso il compito di chi introduceuna tinenze;;predo, Benjamin poté co- profumi. L'alessandrino è imprine di «bellae infedele•, anche l'al- sorta di anamorfosi, uno sguardo struire il suo saggio sul Compito gionato da Luzi nell'endecasillabo tra vulgala coppia di «fedeltà e Ii- che rinviaaltrove. del traduttore muovendo dallame- italiano:ma il nuovo ritmo, che vabertà» è staJasottoposta da Luzi a II codice petrarchesco che pro- ditazione di Mallarmé sullapoesia: ria anche la relazione metrica, ha tensioni, spostamenti, aggressioni, duce tak effetto è quello che porta attivando un'analogia, dando [or- un effetto di leggerezza e insieme di insomma a quell'arco estesissimo a estenuazione figure del sapere ma teoretica, e trasposta, alle illu- intensità. La scrittura di Baudelaiche fa del rapporto tra testopoetico amoroso e giochi ossimorici attor- minazioni mallarmeane di Crise de re è asciugatasenza essere raggelae testo tradotto una storia di spec- no al registro del «foca d'amor» vers. Quello che per il poeta è «un ta: il respiro del nuovo testo, piechi, o un «sottile duello», o una declinato in mille variazioni, Io fait de nature», per il traduttore è la gando le immagini verso la forma strategiadi cancellazione e rinasci- stesso registro che Michelangelo lingua. Vale per l'uno e per l'altro essenzialee contratta, non ne dissita, o infine una resa al giogo di do- poeta risolve in grido interiore (si l'evento nominato in «le dis: une pa la forza. ver tramandare soltanto tradendo. vedano le straordinarie traduzioni fleur ... » Si confronti, per La vie antérieuSe k traduzioni della Ballata più che Rilke darà di Michelangelo, a Tornando da queste divagazioni re, la traduzione di Luzi con quelnota di Cokridge, o di Kubla Kan, testimonianza di un ascolto esegeti- a Luzi, si può dire che il poeta si la, pubblicata di recente, di Geo del Riccardo Il di Shakapeare si co della nostrapoesia cinquecente- dispone dinanzi all'altro poeta te- sua/do Bufalino, che - scegliendo dispongono con qualche impeto sca che dopo lamediazione roman- nendosi fermo, ogni volta, a qual- con un esercizio strenuo e denso di nella stessatastieradelpoeta, k tra- ticaaltingedelleprofondità di kttu- cosa chefa dellapropria sparizione memoria letteraria di conservare duzwni raccolte ora ne La Cordi- ra estranee alla nostra stessa tradi- l'affermazione d'un nuovo testo. l'armatura ritmica e metrica delle gliera delle Ande compongono un zione). Una scelta - di un codice, di una Fleurs du mal - costringeil testo, e quaderno di esercizi taglientie tra- La lingua del traduaore è come maniera, di un ritmo, di un campo non solo questo testo, in volute sognali, ma sono anche un taccui- una «cameraoscura»,per dirlacon di allusioni o di citazioni, - è il filo preziose ma lo risolve verso un ecno su cui la flànerie di chi s'aggira una delle numerose osservazioni che permette di ritrovare la diffe- cesso di eloquenza, e talvolta di rinel recinlo meraviglioso della poe- leopardianesul tradurredissemina- renza che è il nuovo testo. dondanza. sia francese fissa illuminazioni e te nello Zibaldone ( «sicché tutto Così, traducendo dal Joseph De- Le traduzioni da Mallarmé, poesceglie forti intrattenimenti subito l'effetto dipende dalla camera !orme di Sainte-Beuve (libro poeti- ta a lungo frequentato da Luzi crisigillati nel nuovo testo. Un viaggio oscura piuttosto che dall'oggeao co che funzionò da repertorio di tico e traduttore, muovono dalla che muove da Ronsard e Racine reak»). Da qui l'altra convinzione provocazioni fantastiche per tutta stessa idea mallarmeana di poesia, verso Michauz e Frénaud. Una ere- di Leopardi: non si può tradurre una generazione, fino a Baudelai- dal ritmo fatto astrazione, da qiielstomazia, repertorio di frequenta- un poeta senza esserepoeti. re), Luzi esalta il ritmo che va ver- la impossibilità del pensiero che zwni e di scoperte. Queste considerazioni mi paiono so la prosa. Raccoglie in questo raccogliela sfida della «notion put... AI sonetto di Ronsard Sur la appropriate al lavoro di Luzi. E modo una delle più forti tensioni re» e del «mot tota/», eventi propri -~ mort de Marie il testo di Luzi si appropriata mi pare soprattutto della scritturapoetica dei romanti- d'una lingua altra, d'una lingua ~ sovrappone con adesione ritmica e un'altra riflessione leopardiana: ci, già teorizzata da Novalis, e che che è muta orchestrazione scritta, ~ metrica, schivando l'enfasi e tuna- «La perfezion della traduzione troverà poi nel poème-en-prose di «compensazione al difetto delle lin- i via anneaendo qualche voluta di consiste in questo, che l'autore tra- Baudelaire il passaggio più inten- gue»: idea che ha a che fare con la .... ~ ldteraria melanconia. Con in più dotto non sia, per esempio, greco so: il sogno del romanzo, impossi- «lingua pura» di cui scrive Benja- ~ una grazia, propria del petrarchi- in italiano,greco ofrancese in tede- bile a scriversi, vero «assolutopoe- min (ma anche, forse, con la dante- ' smo italiano di fine Cinquecento, sco, ma tale in italiano o in tede- tico», che intanto sperimenta la sca «panteraprofumata», come rio in particolare di quell'area che fa- sco, quale egli è in greco o in fran- poesia in forma di prosa. (Anche corda Jacqueline Risset introdu- J ceva esperienza d'una lingua in cui cese». Questa corrispondenza tra il su questo le osservazioni di Leo- cendo l'antologia mallarmeana di metafisica ed espressionismo si lavoro del traduttore e il lavoro del pardi nello Zibaldone testimonia- Guanda). 11 trentennio che abbiamo alle spalle è stato prodigo di lavori. La bibliografia intemazionjlle sui problemi storici, teorici e pratici della traduzione è ormai vastissima. Solo a scorrere la sezione delle opere collettive e degli atti di congressi, promossi dalle accademie o dagli stessi traduttori, con le prime provocazioni di questi ultimi ai linguisti latitanti, si fa il giro del mondo e ci si perde in quella Babele in cui si vuol mettere ordine: da Montréal a Bratislava, dalle università statunitensi agli istituti moscoviti. E molti in Germania, nelle due Germanie: Bad Godesberg, Hamburg, Leipzig, Heidelberg. Un cammino ormai noto agli specialisti, che non può essere trascurato. E proprio dalla Germania federale, nel 1960, da una seduta della giuria d'uno dei più prestigiosi premi riservati a una traduzione (in e dal tedesco), quello della Deutsche Akademie fiir Sprache und Dichtung di Darmstadt, istituito nel 1958, partiva la proposta del nostro Ervino Pocar (La Fiera Letteraria n. 22, 1960) di istituire in Italia un premio per la traduzione, giusto per cominciare a provocare. E sl che altrove, dappertutto, la traduzione era oggetto di studi e riceveva l'attenzione che le era dovuta e anche premi (ne ricordo almeno cinque in Francia). In Italia, come vedremo, la proposta di Pocar ebbe una risposta dieci anni dopo. Il 1983 si propone come l'anno di una nuova attenzione rivolta ai ne di astratta bellezza, una levigatezza e sospensione della parola che è come il sogno del pensiero e insieme l'esperienza del suo limite. L'incorporamento dei silenzi dilata in nuovi timbri la scansione della parola. Esercizio del tutto assente nel successivo testo (fete de faune, di Rimbaud), che è invece affidato a un calco elegiaco e alla stupe[azione dolce dell'endecasillabo («quel riso trema ancora nelle foglie»): una fonesi dalle liquide tremule sanziona la nuova forma. Su ciascuno degli altri testi che Luzi traduce bisognerebbesostare: sulle scene dall' Andromaque di Racine, ma anche su Valéry, Supervielle, Cadou. Ma almeno su due esempi non si può sorvolare: le traduzioni da Michaux (uno dei suoi testi dà il titolo al libro) e la traduzione di un testo di Frénaud. Nel primo caso la conservazione di tutti i livelliformali del primo testo, e l'intrattenersi su un gradino di appena più forte essenzialità, è anche custodia di que~intreccio tra accensione immaginativa e meditazione sulle domande ultime che è la poesia di Michaux. Su Frénaud (Il n'y a pas de Paradis) una lieve dilatazione del ritmo, la caduta del timbro su alcune ripetizioni, conducono verso un esito d'ascolto che fa pensare a Rilke, così come poteva essere accolto nella cultura ermetica. Risalendo dalla suite finale di Guillén (sola eccezione all'itinerario francese) verso l'inizio del libro, la crestomazia di Luzi domanda un'altra lettura: la lingua del traduttore, senza più lo specchio del testo originale, invita al gioioso inganno del/'autonomia. La copia e l'interpretazione prendono la maschera del nuovo testo. ~ congiungevano, annunciando poeta non riguarda solo la canee/- no della sua appartenenza a un Non so se l'operazio4di Luzi è trionfi del barocco_ /azione e ricostituzione di uno stile, campo europeo di corrispondenze volontaria, ma certo riportare i So- Mario Luzi i: Cosi, per i tre sonetti di Louise e d'un ritmo, o l'azzeramento di un teoriche che l'igiene storicista dei netti verso il centro linguistico e La Cordigliera delle Ande ~ Labé, la poetessa lionese autrice del istituto linguisticosu cui s'accampa critici italiani si ostina a non vede- poetico, cioè verso Un coup de Torino, Einaudi, 1983 .Q ~ dialogo Débat de la folie et de l'a- un altro istituto, ma attinge quel- re). dés, vuol dire introdurre una dizio- pp. XII-155, lire 16.000 .;._ ________________________________________________________________________ J B1blietecagtnobianco
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