Alfabeta - anno V - n. 50/51 - lug.-ago. 1983

L af anJascienzaè morta, viva la fantascienza. Morta, o almLno agonizzante, • è la fantascienza ldteraria; le succede, e forse ha contribuilo alla sua fure, qua/a cinematografica. Dopo poche scene di Biade runner (1982) di Ridley Scott, credevo non si tra/tasseso/JanJodi un film sul. futuro (si svolge nella Los Angela del 2019), ma anche e sopraltuJto di un film del fu/uro. Non sono stllJOl'unico ad avere qUt!Staimpressione. Nel mio caso, era seguita da un eff t!ltQ di magia: io ero allora uno speaatore del futuro, lo schermo trascinava l'intera sala cinematografica nella Los Angeles del 2019. Credo che tuJto ciò dovesse molto alla regia di Scott, al suo stile. Ma quuto era coadiuvato dalla tecnologia che aveva prodotto il film, e che ora il frlm esibiva. Non diversamente, laf anJascienlificiJàdel serial. Guerre stellari è in gran p~ la traccia del suo modo di produzione. Si può fare cinema di f antascienza senza effetti speciali? «Front projection (uno dei procedimenti che stanno alla base della 'rivoluzione visiva' di Odissea nello spazio); o i travelling-mattes (chepermet1ono di inserire perft!llarnt!nte personaggi 'reali' in ambienti 'irrt!Jl!io' ttenuti con plastici in miniatura); o lo 2.optic (il procedimento, escogitato da Zoran Perisic e adottato in Superman, che pennette di simulare la visione del volo di un oggetto o di un personaggio) ecc. Spft è la sigla avveniristica con la quale è ormai divenuto abituak indicare il nuovo, sofisticato repertorio degli effetti speciali (special effects)». Ho rilagliatoquesta citazione da Ftlmania n. 4, 1983, il mouik dei cinecbd, bolognesi - il numero in questione pubbliaz il programma del dclo di proiezioni che qui si recensisce. Forse l'anima visionaria della fantascienza prt!tt!nde la visione. Non riesco a pensare alla fantascienza «classica», quella dei pulps, senza pensare alle sue deliranti copertine con razzi e asteroidi, alieni tenJaco/aJie fanciulle in fiore. Chi legge oggi il dclo marziano di E.R. Burroughs, anche se non ne conosce le illustrazioni d' epoca (per esempio quelle di Allen Cinema del futuro St. John), non potrà fare a meno di rivolgersi a Flash Gordon per averne una controparte visiva. Come dice Brian Aldiss, nell'introduzione ali'antologia di illustrazioni Fantasia e fantascienza (Milano, Longanesi, 1976) da lui curata: «ln molti casi gli illustratori si innalzarono al di sopra dei clichés connessi al genere. {A questo punto Aldiss e.ila un disegno riprodotto nel libro]. È legittimo supporre che il redattore capo della rivista, Robert Lowruks, si sia limitato a commissionare a Fawcette'un disegno di un razzo che decolla'. Il risultllJOfu un esemplare stupendo, un tutto coerente nonostante laforma singolare, che non ha eguali nell'illustrazione di fantascienza». Se Biade runner sia veramente un film futuro lo sapremo tra qualche lustro, quando potremo verificare la sua modernità e la sua «tenuta». QUt!Stoesperimento possiamo farlo ora con i film che hanno dato il via alla new wave del cinema fantascientifico: 2001 Odissea nello spazio e Arancia meccanica, di Stanley Kubrick. Del 1968il primo, del 1972 il secondo, sembrano ancora girati l'anno scorso. E, a ripensarci, non è da scartare l'ipotesi che Kubrick volesse, intenzionalmente, fare dei film futuri. Le tracce non mancano: l'esibizione della tecnologia, nella perfezione iperre~ista o allucinatoria dei trucchi e della fotografw; un certo umorismo glaciale e buraltinesco, astratto come la commedia dell'arte e come qUt!Stasenza tempo; la colonna sonora fatta a macchina (musica classica sintetizzata elettronicamente); quei movimenti della camera all'indietro cosi regolari, freddi, meccanici. Si vedano, per esempio, le prime sequenze di Arancia meccanica. Ma anche tutto Barry Lyndon (1976), frlm ambientato nel St!ttt!cento,ma raggelato nella sua perfezione tecnologica da sembrare anch'esso un film futuro. Oltre al nome di Kubrick, volendo fare una genealogia del nuovo cinema di fantascienza, bisogna ricordare quello di Walt Disney. Tanto per cominciare, Disney ha rappresentato per generazioni di bambini quello che Guerre stellari o E.T. rappresentanoper i bambini d'oggi. Lo stesso ruolo decisivo Renato Giovannoli nella formazione di un immaginario di massa, la stessa tendenza a sperimentare tecnologie per aprire nuove «porte della percezione», la stessacapacitàdi assumere un punto di vista infantile. 1 cartoni animati di Walt Disney, almeno quelli girati entro il 1960, non cessano di meravigliare. Alcuni non li vedremo mai, come il Don Chisciotte soltanto progettato con Salvator Dalì (già collaboratore di Hitchcock). Non stupisce che più recentemente la Walt Disney produca Altman (Popeye) e un film come Tron, e in futuro coproduca, pare, con Lucas. Anche se Topolino è invenzione di Ub lwerks, e Paperino di Taliaferro e Barks, nessuno potrà privare Disney di gloria eterna. Non gli si neWalterMarchetti e, sotto, Juan Hidalgo, Po1ypbonix 5 Italia, 1983 ghi, tanto per cominciare, di essere il modello della nuova figura di produttore-autore rivestita oggi da Lucas o Spielberg. Quanto alla grandezza visionaria non era nei suoi anni aurei secondo a nessuno (forse alla pari con il cinema dada e surrealista). Torniamo a Stanley Kubrick. Con 2001, dunque, genera il nuovo cinema di fantascienza, e in particolare: Guerre stellari, che eredita il design e gli effetti speciali delle astronavi; Alien, per le stesse ragioni e in più per i contenuti filosofici sul rapporto uomo-alieno-robot; Incontri ravvicinati, Star Trek e Biade runner, per il tramite dell'effettista Douglas Trumboll (che ci aveva già provato, con scarsi risultati, come regista: 2002 La nuova odissea); forse, La guerra del fuoco, per l'episodio con gli ominidi. Con Arancia meccanica genera i gang-moovies (specialmente I guerrieri della notte, di Walter Hill) che generano 1997 (di Carpenter), Biade runner e, con minor fortuna, Interceptor e altre cose peggiori. Barry Lyndon genera l duellanti, che è l'opera prima di Scott, attraverso lo stile dellafotografia, teso alla citazione e alla simulazione della pittura, e per il soggetto: un duello (Kubrick fa risaltare nella storia di Tackeray la sequenza di duelli che scandisce l'ascesae la decadenza di Barry Lyndon; Scott più brutalmente filma un interminabile duello raccontato da Conrad). Tragli autori che si sono ispirati esplicitamentea Kubrik, si può ricordare infine Ken Russell, per il non memorabile Stati di allucinazione. Ridley Scott intrattiene con Kubrick un rapporto privilegiato. Oltre alle somiglianze tra i rispettivi film c'è una circostanza, per così dire, geografica. Per produrre i suoi film Kubrick emigra dagli Usa in Gran Bretagna. È qui che Scott impara la lezione sul cinemafuturo e gira l duellanti e Alien. Poi, con Biade runner, la riporta negli Usa dove nel frattempo altri cineasti si erano messi a lavorare in quella direzione: Coppola, Lucas, Spielberg. I predatori dell'arca perduta di Spielberg fu subito classificalo come un frlm fantascientifico. Si disse che fondeva magico ed elettronico. Ma dov'era il magico nel film (se si esclude il finale con gli angeli che escono dall'arca, che non è lascena migliore)? E dove l'elettronico? Non certo nel soggetto, che è quello di un film o di un fumetto d'avventure anni trenta. Il magico e l'elettronico stavano nella tecnologia che lo aveva prodotto, e di cui il film esibiva le tracce. In questo senso l predatori è un film di f antascienza, ma come 1941 Allarme a Hollywood (sempre di Spielberg), anche se si svolge nell'anno del titolo, persino come Apocalypse now. Il metodo che questi film hanno in comune si riflette talvolta in contenuti e tematiche comuni. Un sogno lungo un giorno, di Coppola, e Tron, della Walt Disney, escono quasi contemporaneamente a Biade runner. Tutti e tre i film iniziano o si concludono con l'immagine vista dall'alto di una città illuminata nella notte. Quest'immagine è emblematica, e i trefilm sono versioni moderne di un vecchio topos della letteraturafantastica (da Algernon Blackwood a Philip Dick), quello della cittàfantasma o simulata, comunque ontologicamente falsa. La città di Biade runner è fa/sa in senso letterale:gli animali sono estinti e ne esistono soltanto copie artificiali, l'uomo stesso è replicato ed espropriato di ogni autenticità. Quest'idea è una vecchia mania di Philip Dick che ha prodotto, tra l'altro, il romanzo non omonimo da cui Biade pmner è tratto. La città di Un sogno lungo un giorno è fa/sa nelle sagome di cartone esposte nelle vetrine, nei fondali dipinti che rappresentano un cielo indefmitamente lontano ma su cui gli attori proiettano la propria ombra, nelle illusioni di chi la abita. Il protagonista lavora in un posto che si chiama «La demolizione della realtà»in cui colleziona simulacri (un anello con rubino di un metro di diametro, ecc.). La Kinski, per di più, sembra un po' una replicante. Tron si svolge in un mondo simulato, quello dei programmi per calcolatore (e per videogame). Questi «programmi» sono antropomorfi: si possono anche vederne due, naturalmente di sesso diverso, baciarsi. Un programmatore, per volontà di un programma di controllo dispotico, si «incarna» in un programma (cosi come dio talvol((l si fa uomo). Al suo ritorno Ml mondo degli uomini, per scherzo, chiama gli amici «programmi»: Poi appare la città vista dall'alto, dove i fanali delle automobili lasciano scie neon-elettroniche, insieme al sospetto della sua, e nostra, falsità. Mirabile visione: gli effetti speciali da Coppola a Méliès rassegna di film a cura della Cineteca comunale Bologna, aprile 1983 ·nemaallaPensioneSerena Incuatri dnematografid resta edizione Salsomaggiore, '1D-Z1 aprile 1983 e hi scrive si è ritrovato, con stupore grande, nell'elenco. degli invitati agli ultimi «Incontri cinematografici» di Salsomaggiore. Stupore, dico, per non essere egli né un addetto ai lavori, né penna di qualche notorietà, tutto impegnato com'è a insegnare qualcosa tra linguistica e filologia e magari proprio ad andare al cinema (o a guardare la tv), ma da fervido amante, per così dire, mai corrisposto. Tranne, appunto, in questo caso, cosl da essere indotto ad ardire, magari a qualche passo falso... E in primo luogo un aneddoto vero: dunque alla Pensione Serena, equamente frequentata dai pazienti che passavano le acque e dai cinefili che s'ingozzavano d'immagini, intendo una paziente, bresciana, sui quaranta, di professione operaia, virtuosamente disinteressata agli «Incontri,. che, parlando di non so qual romanzo, afferBibliotecaginobianco Marzio Porro ma che esso è girato sulle Alpi, non ambientato o altro, proprio cosi: giralo. E la metafora popolare, almeno quanto alla creatrice, può stimolare a porsi una grossa domanda, e cioè se per caso la letteratura non si stia incinemando. Una banalità: quanti (e quanto) di molti capolavori letterari è oggi noto al gran pubblico solo attraverso riduzioni, anche famigerate, cinematografiche o televisive? Certo del testò resterà solo la fabula e i personaggi e qualche lacerto di dialogo o di descrizione, quando va bene. Ma, del resto, sopravvive qualcosa di più nella mia memoria della, ahimè, troppo lontana lettura di Madame Bovary? Eppure anche questo poco è qualcosa che conta, che mi consente di comunicare coi miei simili, per mezzo di Emma, quel realissimo personaggio dell'immaginario di cui sonò •innumerevoli le pallide repliche in carne e ossa. E l'aurea risposta a un poliziotto che fa notare quanto pesi la statuetta in piombo di un falcone, inseguita fino alla rovina da un manipolo di avventurieri che la credono tempestata di gemme, èfatta della pesante materia di cui sono fatti i sogni, a parte i precedenti classici, ce la ricordiamo da Hammett o da Huston? E la usano poi davvero tutti e due? Meno letteratura, forse, ~ più cultura, forse:

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