Alfabeta - anno V - n. 50/51 - lug.-ago. 1983

San Nicolea l'orso Boris Andreevic Uspenskij P uò apparire inedito in Italia. dove la fama di B.A. Uspenskij è affidata agli studi sulla semiotica delle icone, un saggio come questo, dedicato all'etnografia e al folclore russi. Ma è noto che. accanto all"attività prettamente teorica, gli studiosi della scuola di Tartu sviluppano anche una ricerca concreta, spesso di prim'ordine, nei rispettivi ambiti di competenza, come è per Lotman la letteratura fra Sette e Ottocento. e per Uspenskij la storia della lingua russa e della tradizione slavo-ecclesiastica. voro di erudizione e di interpretazione sul culto di san Nicola nell'area slavo-orientale. Per facilitare la lettura di queste pagine (che sono quelle conclusive della ricerca), sarà opportuno esporre succintamente !"argomentazione di Uspenskij e chiarirne alcuni aspetti generali. un fenomeno più volte registrato con curiosità dai viaggiatori stranieri, e cioè la speciale devozione dei russi per san Nicola, che nella religiosità popolare e nel folclore viene talora addirittura identificato con Cristo o inserito fra le persone della Trinità - di qui l'ipotesi che il santo abbia preso il posto di qualche divinità preesistente e molto venerata. l'agricoltura. Al primo poi s1 sarebbe in qualche caso sovrapposto sant'Elia. al secondo Nicola, che diventa così - soprattutto nel nord della Russia - protettore del bestiame. delle messi e della fertilità. ma eredita anche tratti del mito originario, associandosi al drago e al serpente. avversari del dio del tuono. per l'affinità fonetica fra Nikolaj (o Mikolaj. o Nikola. com'è nella tradizione popolare russa) e Michail: l'immagine del santo si contamina così anche di tratti propri dell'arcangelo Michele (uccisore. si ricordi_ del drago), al posto del quale egli viene spesso raffigurato nelle icone. L'ultima opera di Uspenskij, pubblicata dall'Università di Mosca col titolo un po' anonimo di Ricerche filologiche nel campo delle amichiuì slave (Filologiceskie razyskanija v oblasti slavjanskich drevnostej). è un fondamentale laLa Russia conobbe a lungo la cosiddetta dvoeverie, ossia la convivenza di paganesimo e cristianesimo, un fenomeno contro cui la Chiesa ortodossa lottava ancora nel Settecento; ma. accanto a questa esplicita sopravvivenza del paganesimo. si verificò anche - come in quasi tutto il mondo cristiano delle origini - una fusione di riti e costumi pagani con la nuova religione. che diede luogo a manifestazioni spesso difficili da decifrare. Uspenskij prende le mosse da Utilizzando ricerche pubblicate da Jvanov e Toporov agli inizi degli anni settanta, e nelle quali si dimostrava la discendenza di alcune divinità pagane slave dal mito indoeuropeo del combattimento fra il dio del tuono e della tempesta e il drago, Uspenskij afferma che, in area slava. alle due divinità originarie corrispondevano Perun, dio del fuoco e del fulmine. e Volos-Veles, dio del bestiame e delIl problema è reso ancora più complesso dal fatto che ulteriori stratificazioni vengono dal rapporto di Volos col lesij (spirito dei boschi) e con l'orso, e che per l'etimologia popolare suggerita dalla omofonia di Volos con volos (pelo, capello) alla figura di Nicola si trasferiscono riti e usanze collegati col pelo, i capelli, il filo. la filatura. la tessitura. La catena si allunga ancora per la somiglianza del nome Volos con Vlasij (Biagio) e È evidente che, data la ricchezza del materiale utilizzato da Uspenskij. il libro risulta molto denso e avvincente anche nelle apparenti digressioni: il brano tradotto (eliminando per semplicità di lettura i numerosissimi riferimenti bibliografici, le note e gli excursus) può quindi fornire solo un 'idea della ricchezza di spunti e dell'originalità delle proposte a cui contribuiscono i numerosi interessi dell'autore. Maria Di Salvo I isogna sollolineare in modo particolare che l'orso, come anche Nicola,. ha ovunque la funzione. di protellore del bestiame. E appunto P,fr questo che durante la rituale aratura del te"eno circostante i! villaggio, compiuta durante morìe di bestiame, alcuniportano una testa d'orso; è significativo che un suo _equivalentefunzionale sia in altre località l'icona di san Biagio (Vlasij), egli pure collegato col dio Volos; anzi, questo rito può anche essere collegato col giorno di san Biagio; si veda anche la menzione di questo santo in un canto rituale che veniva eseguito mentre si girava con l'aratro intorno al villaggio. In questa stessa circostanza, e con funzione analoga, può comparire anche l'icona di Nicola. Amuleti fatti con la testa, o anche con le zampe e la pelliccia dell'orso, sono considerati ovunque un mezzo destinato a proteggere il bestiame e afavorirne la riproduzione. Ma lo stesso identico ruolo, come abbiamo visto, può svolgerlo anche l'immagine di san Nicola. Così, ad esempio, l'uso di appendere una testa d'orso sulla stalla dei cavalli si rrasforma nell'usanza di porre nel luogo corrispondeme l'icona di Nicola; l'uso di far passare l'orso tuu'imomo al cortile col bestiame corrisponde a quello di girare imomo alle bestie con l'icona di Nicola. Dato il rapporto esistente, e da noi già esaminato, fra Nicola e la Terra madre, è interessame rilevare come anche /"orso instauri una silnile correlazione. Ad esempio, in 1111 incantesimo d"amore si legge: «Come 11011 può vivere /"orso senza la madre Terra, così non porrebbe ,·il'ere il servo di Dio (segue il norne) senza la serva di Dio (segue il nome)». La partecipazione dell'orso a//"araturarirualein quesro caso trova una corrispondenza perfetta nella figura di origine folclorica di Miku/a Seljaninovié, della cui origine abbiamo già parlato'. Secondo Zivancevic, «l'uso di aggiogare a/l'aratro l'orso accanto al bue è certamente un resto del/'aratura rituale, in cui la divinità aiuta a lavorare la terra». Nei riti geneticamente collegati col culto dell'orso si ha anche un riflesso del rapporto fra Volos e la ricchezza, /'abbondanza, la fertilità, ecc., il che corrisponde anche a/l'immagine diffusa di Nicola. Così si può interpretare il cappolto di montone rivoltato, che tanto spesso compare in ogni sorta di rituale di origine pagana. Ad esempio, nel rito nuziale del governatorato di Podo/'sk, la madre dello sposo indossa un giaccone di pelo rovesciato, «perché lo sposo sia ricco come il giaccone è peloso»; nel governatorato di Kaluga agli sposi viene incontro un uomo della famiglia dello sposo con una pelliccia dal pelo rovesciato in fuori, «perché i giovani sposi siano pelosi, perché siano ricchi»; nel governatorato di Vo- /ogda «ilpadre e la madre dello sposo vengono incontro alla coppia con le pellicce rovesciate. Allora la sposa deve domandare: 'Paparino e mammina, perché siete pelosi?' Ed essi rispondono: 'Siamo pelosi perché voi viviate riccamente'». - t • --Bbi iiotecaginobianco Si veda la descrizione delle nozze russe in Collins ( 1671), che metle inparticolare rilievo il rapporto fra la pelosità e la fertilità: secondo Collins, un uomo «with a sheep-skin coat turn'd outward» si fa incontro alla sposa «and prays she may have as many children as there are hairs on his coat». Resti della medesima usanza sono registrati nel governatorato di Pskov, dove i genitori dello sposo, accogliendo la coppia, le gel/ano contro orzo e luppolo, dicendo: «Una bestia pelosa alla ricca casa, perché i giovani principi vivano riccamente»; invece, nel distretto Jsimskij, l'augurio «Una bestia pelosa a una ricca casa» lo pronuncia il compare dello sposo quando a/traversaper la prima volta la soglia della casa della fidanzata. La vecchia con la pelliccia dal pelo rovesciato in fuori, che per prima accoglie gli sposi dopo le nozze, può addirittura essere chiamata orso; si veda a questo proposilo anche l'informazione secondo la quale il giaccone rivoltato viene indossato allo scopo di spaventare gli sposi (oppure ilfidanzato e la fidanzata), perché la nuora tema la suocera, ecc. Inoltre la madre dello sposo con la pelliccia rovesciaw e con un cappello da uomo alla rovescia, che chiaramente rappresema l'orso, nel rito nuziale può essere chiamara anche serpente ( ciò che, a proposiro, conferma il rapporto genetico fra /"orsoe /'avversario del Dio 1ona111ec):osì, in Belorussia, dopo l'arrivo degli sposi dalla chiesa, «il compare, vedendo la madre vestita in modo strano, mosrra stupore e, come se fosse spave111atod, ice agli estranei: 'Dacché son nato non ho ancora visto 111s1imile serpente; che cosa ne faremo?'» Sempre orso oppure orsa si possono chiamare anche altri partecipami al rito nuziale. Nel governatorato di Kaluga si copre la sposa con 1111paelliccia, e si dice: « Dio ,·oglia che la nostra sposa sia a/treuamo pelosa!» Nel governatorato di Vladimir, prima del matrimonio in chiesa, si pongono i fidanzati su una pelliccia col pelo rivolto all'insù, perché «vivano in modo ricco e soffice»; al medesimo scopo si meuono gli sposi su una pelle di pecora quando li si accompagna indietro dalla chiesa. Allo stesso modo, anche nel rito nuziale della regione di Mosca, «dopo la benedizione si porta una pelliccia di pecora e la si stende sulla panca che sta sotto le icone (lungo la parete laterale) col pelo rivolto in alto (le spiegazioni fornite sono: perché abbiano delle pecore, perché vivano riccamente)». li culto di Volos consente di spiegare in generale ilparticolare significato che la pelliccia aveva negli usi di un tempo, e che, in particolare, si riflette nelle usanze slavo-orientali. Così, in Belorussia, «nonostante Ìa calura estiva, marito e moglie si sposano con la pelliccia addosso... perché nella casa degli sposi vi sia abbondanza»; nel governatorato Nitegorodskij, «lasposa indossa durante il rito... una pelliccia di pelo (anche se è estate), per vivere riccamente». Come si vede, dunque, la pelliccia compare in rapporto çol culto .de//'orso; si veda anche la Mnce.7-ionedella pelliccia come • attributo del/'orso. • • Lo stesso ruolo ha la pelliccia nei riti di battesimo: in varie localitì, il neona!o, dopo il battesimo, viene adagiato su una pelliccia a pelo fino perché diventi ricco. Così, ad esempio, nel govenu1torato di Voronet dopo il battesimo del neonaJo «la kvatrice lo prende e lo posa su un giaccone o su una pelliccia, perché il bambino sia ricco»; secondo un'altra informazione, dopo il battesimo del neonato i padrini lo pongono su una pelle di pecora stesa a te"a, col pelo rovesciato, e pronunciano le seguenti parole: «Voi ci avete affidato questo bambino santo, acce11atelo ra che è ba11ezzato,affinché sia ricco così com'è ricco di pelo il suo le110».Fra i cosacchi del Don la madre, durante il battesimo, dà il bambino alla levatrice, la levatrice mette il bambino su una pelliccia, e il padrino o la madrina lo prendono dalla pelliccia; dopo il ba11esimo,il compare o la comare pongono ancora una volta il bambino battezzato sulla pelliccia, e la levatrice lo prende a sua volta dalla pelliccia e lo restituisce alla madre, dicendo: «La pelliccia è pelosa, e ru sii ricca (ricco)!» Esauamente identica è la motivazione de/l'usanza di compiere sulla pelliccia il primo raglio di capelli, di sistemare sulla pelliccia i cantori di canti natalizi o il prete che è venuto nell'izba con la croce, ecc. Del umo simile è il ruolo della pelliccia, rovesciata o stesa col pelo all'insù, anche nei rituali collegati col bestiame e con gli uccelli di casa. È significativo, ad esempio, il riro registrato nel governatorato di Ore/: «Quando si accompagna sull'aia una mucca appena comprata, la viene ad accogliere una persona grassa, in particolare una donna incinta, che allargasulla porta una pelliccia, sulla quale si fa passare la mucca»; qui è souolineato in modo particolare il rapporto di Vo/os sia con /'abbondanza (fertilità), sia col pelo (il motivo della pelliccia). li rapporto fra ricchezza (benessere) e pelosità è nellamente evidente nelle formule augurali. Particolarmente significative sono le parole che si pronunciano quando si traggono auspici nel bagno (quando lafanciulla cerca di prevedere il suo matrimonio): «Ragazzo ricco, colpiscimi sul sedere con la mano pelosa». Si vedano anche le superstizioni ucraine: «Chi è peloso sarà ricco», o «Chi ha peli lunghi e fitti sulle braccia, le gambe e il petto, sarà ricco». È necessario tener presente che l'epiteto bogatyj (ricco) in molti casi può essere in rapporto sia con la ricchezza, sia con la parola bog (dio): perciò, in particolare nel detto riportato sopra («Ragazzo ricco... »), bogatyj può evidentemente essere inteso anche come «divino». la parola bogatyj nel senso di 'divino' va considerata un arcaismo semantico, dato che lo slavo bogù (dio) significava originariamente 'ricchezza, distributore di ricchezza'; una simile evoluzione semantica si osserva anche nelle lingue iraniche. Negli esempi citati si rivela con particolare nettezza lo spe_cialerapporto esistente fra il pelo (la pelliccia) e la ricchezza o·benessere, corrispondente ~ia a/l'etimologia popoJa~edel nome Volos, sia alla visfime delfdrso come immagi-

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