Alfabeta - anno V - n. 50/51 - lug.-ago. 1983

Mensile di informazione culturale Luglio-Agosto 1983 Numero 50-51 - Anno 5 Lire 3.500 - - . Edizioni Cooperativa Intrapresa 50/51 Via Caposile, 2 • 20137Milano Spedizione in abbonamento postale gruppo 111/70• Printed in Italy Agenzie per la comunicazione pubblicitaria in Milano e Modena LarocdlFi,raboHaR,wlfatoP, orta,BrignoneA, nceschPi,roniD, iBernardo, • <alabreseG, raffiP, uma,BalestrinVi, icinellVi, erginel,eonelli Bibliotecaginobianco

pau\-C\aude Racamier Gli schizofrenici E ·d Balint Michael e ni La regressione Margherita Lang (a cura di) Strutture intermedie in psichiatria Paul-Claude Racamier Lo psicoanalista senza divano Pierre Male Psicoterapia dell'adolescente Willy Pasini Il corpo in psicoterapia John Bowlby Costruzione e rottura dei legami affettivi RaffaelCloortina &litore le immagindiiquestonumero Le immagini di questo nwnero presentano il lavoro del Gruppo di ricerca sull'immagine fotografica «Rido» (Rina Aprile, Donatella Morelli, Patrizia Bellieni, Nina Bellomo), che si propone di documentaregli spettacoli culturali a Mi/ano, sperimentando un linguaggio visivo specifico e complementare. Dopo Polyphonix 5 Italia, 1983 (Milano, 22-27 giugno, in collaborazione con Jean-Jacques Lebel, dell'Association Polyphonix, Parigi), occorre rendere conto delle esperienze fatte finora (poesia in pubblico, poesia in scena, poesia e teatro, poesia-spettacolo, poesia cabaret, poesia-film e film-poesia, poesia in danza e danza nella poesia... ) e pensare al futuro. Reso un omaggio per nulla convenziona/e ad alcuni spettacoli precedenti (Futura, poesia sonora, che abbiamo rivisto in video, Blackout, Le Milleuna e Banana Lumière) va ancora sottolineato l'impegno di Valeria Magli, che ha dato il meglio in Primule e sabbia, dt!dicato a Pier Paolo Pasolini. Se è vero che «la vergogna è, in un certo senso, un correlato essenziale dell'attività poetica d'oggi ... », come per l'ennesima volta ci ha ricordato Giuseppe Loy, allora, chiede Valerio Magre/li (cfr. L'ozio letterario, se//.-o//. 1982), «se il poeta nasconde e libera, se tanto profondamente la sua opera appare intessuJa di vergogna, quale potrà mai essere il suo luogo? Nel giro di pochi anni si è venuta elaborando una risposta carica di sorprese e paraSommario Poesia in prùno piano dossi: i poeti sono usciti dal silenzioso riserbo in cui vivevano per misurarsi con la società dello spettacolo. Questo apparente ossimoro (altrimenti detto: l'ombra della scrittura alla luce dei riflettori) è indice di una trasformazione profonda e delicata. Infatti, se da un lato la figura del poeta ha 'presoforma' (acquisumdo ww status civile), dall'altro invece sembra aver 'perso forma' (rinunciando alla sua abituale contumacia)». Ho la nettasensazione che la questione della vergogna della poesia occorra lasciarla perdere una volta per tutte: i poeti hanno imparato a portare la vergogna in scena, ma non quella di esserepoeti o di fare poesia, ma di appartenere, in qualche misura ma con ilforte impulso a distaccarsene,allafamigerata specie umana. C'è ironia verso la parola non in quanto poetica ma in quanto tale, sedimentazione di una storia intollerabile. Su questo scacco si basa, tanto per fare un esempio colossale, il teatro di Shakespeare. La parola poetica conserva sulla scena tuJtala sua forza anche se diventa una cosa diversa da quel che sa o può esseresullapagina. Questo è inevitabile (cambia il medium del messaggio, come sappiamo). Tanto è vero che, quando sulla scena (e quella del teatro Carcano è gigantesca) leggeun vero poeta senza alcun tipo di supporto o di trucco (è il caso esemplare di Armand Schwerner), la scena si colma e sembra ridursi al solo spazio essenziale occupato dal corpo del poeta (o è il corpo del Testi Paul Valéry Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci a cura di Francesco Porzio trad. di Beniamino Dal Fabbro pagine 13-17 poeta che si è dilataJofuw a riempire l'intera scena). li discorso si articola in direzioni diverse quando agiscono altre mediazioni, quale un attore che interpreta una poesia come fosse ww spartito (è stato il caso di Paolo Bessegato, splendido su testi di Giancarlo Majorino), quale una ballerina che evoca immagini a dilaJareil testo (Valeria Magli per Pasolini, già citata). Ancora, il caso del duo Leandre!Nozati, che ha provveduJo con abilità da alta professione strumentale e canora a cancellarela poesia più che a evocarla. Poesiasenza parole, potrebbe invece essere definita quella di Walter Marchetti... e così via. È tutto aperto e le scommesse per il fururo sono tutte da immaginare (una buona stradapotrebbe essere quella del rinnovamenJO della tradizione dei lieder su basi nuove.. .). È certoche non si sono manifestati né dogmatismi né linee dominanti. Un poeta (Gianni Toti) può sorprendere tutti elaborando in moda straordinario due minuti e quaranta secondi di un film che aveva per protagonisti Liii Brik e Majakovskij: un semplice gesto diventa segnale di un'infinità di sensi, un sasso gettato nell'acqua. Un uomo e una donna possono uscire dalla gabbia del tempo anche allacciandosi una cravattao alzandosi da una sedia. Non c'è spazio qui per parlare di tutto. Basti, per ora, /'indicazione di alcune linee di tendenza. Il dibattito è in corso. Antonio Porta ALFABETA N. 52 In edicola il IO settembre Samir Amin, I nuovi soggetti storici Mario Perniola, Del cinismo politico Olof Lagercrantz, Scrivere come Dio Angelo Guglielmi, Cinema e tv Aldo Premoli, Computer music Pasternak (inedito) su Kleist: l'ornamento u2> Assunto, Oorfles,Marin,Vattimo, Pemiola, Carchia, Ferraris, Negri, Vercellone, Palmero, Sottani, Marchianò, Salizzoni,Gordon, Calabrese, Alinovi pp. 176, L. 9.500 rivista di estetica abbonamento 1983113. 14, 15) L. 25.000 gli anni cinquanta <6> Signorelli,Loriga,Tassis, Piccone Stella, Bonansea, Calvi, Cacioppo pp. 144, L. 6.500 memoria ~ do stona delle donne abbonamento 1983 (7, 8. 9) L. 16.000 l'unionesovieticanel momentodellescelte 115> economia, ideologia e tensioni internazionali sul tavolo di Andropov Claude Julien: la pace secondo Reagan pp. 64, L. 4200 dossier di le monde diplomatique tnmestraie d1 1nforma:none mternaDOOale abbonamento 1983 (15, 16, 17.18} L. 13.000 FredWeinsteine GeraId M. Platt sociologiastoria psicoanalisi l'interpretazione dei fatti storici e i fenomeni del comportamento collettivo introduzione di Eugenia Scabini pp. 11(), L. 14 000 Rosenberg &_ Sellier Edìtari in Tarino ,t I 1.uom I d1111ni11, Boris A. Uspenskij San Nicola e l'orso a cura di Maria Di Salvo pagine 18-20 1--•A_ff_arr_aei_to__?_»__ ----lSHERLOCK HOLMES Marisa Fiumanò Dove vai, Irigaray? (Passioni elementari - Speculum - Questo sesso che non è un sesso - Amante marina, di L. lrigaray) pagina 3 Maria Corti Una pseudo-querelle («Maledetti filologi» 5) pagina 4 André Gunder Frank Il marxismo oggi pagina 5 Nino Briamonte La traduzione (Premio Città di Monselice, quaderni 1-12, di Autori vari; Processi traduttivi: teorie ed applicazioni, di Autori vari; Palimpsestes, di G. Genette) pagina 7 Antonio Prete Luzi traduttore (La Cordigliera delle Ande, di M. Luzi) pagina 7 Paolo Volpooi Etna: natura e scienza pagina 8 Prove d'artista: Piero Gilardi pagina 9 Amelia Rosselli da Appunti Sparsi e Persi 1966-1977 pagina 10 Da Parigi a cura di Nanni Balestrini e di Maurizio Ferraris pagina 11 Da Stoccolma a cura di Carmen Giorgetti Cima e di Maurizio Ferraris pagina 12 Roberto Esposito Ortega e Machiavelli (Il principe e Discorsi, di N. Machiavelli;Sull'Impero romano -Aurora della ragione storica, di J. Ortega y Gasset; Machiavelli, di Q. Skinner; Histoire et décadence, di P. Chaunu) pagina 21 Ludovico Geymonat Disarmo o sterminio (Disarmo o sterminio?, di Autori vari) pagina 21 Vittorio Storaro Alta definizione video pagina 22 Cineteca comunale di Bologna L'immagine elettronica pagina 23 Renato Giovannoli Cinema del futuro (Mirabile visione Bologna, aprile 1983) pagina 25 Marzio Porro Cinema alla Pensione Serena (Incontri cinematografici - Salsomaggiore, 20-27 aprile 1983) pagina 25 Paolo Bertetto Bresson e gli altri pagina 27 Antonio Attisani Privato d'attore (Confessioni di un peccatore, di L. Olivier) pagina 27 crr. pagina 29 Giornale dei Giornali Il vertice di Williamsburg pagina 30 Indice della comunicazione Forza Etna pagina 30 Le immagini Gruppo «Rido» Poesia in primo piano Supplemento Supplemento letterario. I alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeto Comitato di direzione: Nanni Balestnni, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazinne: Carlo Formenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Edizinni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazinne e amministrazinne via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore runico: Giovanni Alibrandi Coordinamenro marlcLling: Sergio Albcrgoni Composizinne: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano Telefono 5392546 Stampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorki, San Giuliano Milanese Distribuzinne: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo Lire 30.000 estero Lire 36.000 (posta ordinaria) Lire 45.000 (posta aerea) Numeri arretrati Lire 5.000 Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Conto Corrente Postale 15431208 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981 Direttore responsabile Leo Paolazzi Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati NELLEMARCHE Anarchici e siluri ROMANZO DI JOYCE LUs.5U Allarmato da un rappono diplomatico riservato della rappresentanza consolare inglese sulle strane rivelazioni di un inventore anarchico braccato dagli agenti austroungarici, il Ministero della Guerra di S_M. Britannica è costretto a ricorrere per un' ultima volt:a, nel 1908, al noto investigatore londinese per la ricerca di una fabbrica segreta di sottemarini dotati di un nuovo, potentissimo strumento bellico. (pagg. 128, L. 10.000) Comunicazione ai collaboratori b) tutti"gliarticoli devono essere cor- La maggiore ampiezza degli articoli di «Alfabeta» redati da precisi e dettagliati riferimen- o il loro carattere non recensivo sono Il lavoro editoriale Le collaborazioni devono presentare ti ai libri e/o agli eventi recensiti; nel proposti dalla direzione per scelte di casella postale 118 i seguenti requisiti: caso dei libri occorre indicare: autore, lavoro e non per motivi preferenziali o Ancona tel. 071/896678 - a) ogni articolo non dovrà superare titolo, editore (con città e data), nume- personali. Tutti gli articoli inviati alla ~ le 6 cartelle di 2000 battute; ogni ecce- rodi pagine é prezzo; redazione vengono esaminati, ma lari- Distributore esclusivo zione dovrà essere concordata con la c) gli articoli devono essere inviati in vista si compone prevalentemente di :: 1. V/11G.RasJini,4 20122 Milano direzione del giornale; in caso contra- triplice copia e l'autore deve indicare collaborazioni su commissione. I ma- per Emilia-Romagna, ~ rio saremo costretti a procedere a ta- indirizzo, numero di telefono e codice noscritti non pubblicati non si restituì- Marche e Abruzzo ~ gli; fiscale. scono. u Comitato direttivo L'Editoriale s.r.l. - Bologna ~ -------------------------------------------------------------.._ _____________ _.,;i Bibiiotecaginobianco

Luce Irigaray Passioni elementari trad. it. di Luisa Muraro Milano, Feltrinelli, 1983 pp. 106, lire 13.000 Speculum trad. it. di Luisa Muraro Milano, Feltrinelli, 1975, 1980' pp. 348, lire 8.000 Questo sesso che non è un sesso trad. it. di Luisa Muraro Milano, Feltrinelli, 1978 pp. 181, lire 3.800 Amante marina trad. it. di Luisa Muraro Milano, Feltrinelli, 1981 pp. 214, lire 12.000 H a preso posto silenziosamente, negli scaffali delle librerie, l'ultimo libro di Luce Irigaray: Passioni elementari. Pure, solo cinque anni fa, l'uscita di Questo sesso che non è un sesso fece scalpore- e non solo all'interno del movimento delle donne. Venuta in Italia per presentare il suo libro e incontrare, come diceva, le femministe italiane, la Irigaray era stata accolta con un entusiasmo affettuoso e un'approvazione pressoché unanime. Incarnava allora la speranza di trasformare l'afasia delle donne sul proprio sapere, del corpo e del godimento, in un discorso che le avrebbe fondate in uno statuto culturale autonomo e sessuato. Quel libro aveva un sottotitolo («Sulla condizione sociale e sessuale delle donne») che ne faceva un testo - e quasi un manifesto - politico. Aveva anche degli interlocutori-avversari, Freud e Lacan, e un destinatario dichiarato, le donne. Fu subito annesso, e considerato letteratura del movimento oltre che sul movimento. In Amante marina, uscito tre anni dopo (1981), abbandonato il terreno del politico, la Irigaray ingaggiava un dialogo con Nietzsche: le sembrava il filosofo che più avesse tentato di rompere con «il logocentrismo metafisico che corre da Platone a Hegel». La sfida era al più prossimo, al più simile, fra gli interlocutori della «cultura maschile», per mostrare anche lì la radicale alterità del «femminile». Passioni elementari si muove lungo un tracciato analogo ma con un'ambizione in più: essere già discorso femminile autonomo, che non si cura di sostenersi con rimandi e referenze culturali. Un discorso, cioè, dotato di una sua propria articolazione simbolica, o che almeno costituisca un esempio di ciò che un tale discorso potrebbe essere. Francamente bisogna dire che il risultato manca totalmente l'obiettivo, per il semplice motivo che si tratta di un obiettivo impossibile, seppure suggestivo e seducente. Forse, se il libro della Irigaray stenta a vendersi, se non se ne parla, è anche perché la politica delle donne - politica nel senso più allargato che il femminismo ha dato alla parola - non può più nutrirsi né di miti, né di suggestioni, né di alterità solo immaginarie. Si comincia a interrogare in altri modi, più forti e consapevoli, la questione della «differenza». In questo senso, Passioni elementari è datato: realizza ciò che annunciava Speculum (1975), il libro che costò alla Irigaray la sospensione dall'insegnamento al Dipartimento di psicoanalisi dell'Università di Vincennes, ma non la sua esclusione dall'École diretta da Lacan (da quella Scuola non ci sono mai state esclusioni, solo dimissioni volontarie). Valeria Magli in «Le Milleuno», 1978 Un misticismo protofemminista Passioni elementari è un libro di poesia scritto da una mistica: è la prima impressione che se ne ricava una volta arrivati alla lettura dell'ultima riga. Una mistica postmoderna. E postfemminista. O protofemminista? Sparite le donne, la sorellanza, la rivendicazione sociale, il discorso politico. Sparita pure la polemica con i padri della psicoanalisi, Freud e Lacan. Sparito l'attacco «argomentato» alla cultura detta patriarcale e alla filosofia che le è omogenea. I tracciati del percorso della Irigaray si dissolvono o meglio si fluidificano - per usare un termine caro all'autrice - in un discorso poetico. Prende forma una filosofia poetica in cui il tattile, ciò che parla della materia - materia del corpo e materia fisica - predomini sul visivo. Una bella poesia? Forse, ma non è questo che più interessa valutare. Il progetto del libro è più ambizioso e ciò su cui vuole misurarsi non è - non è solo - il piano estetico. Quanto alla filosofia che contiene, essa pretende non solo a una visione del mondo complessiva, ma anche radicalmente estranea a quella della razionalità occidentale: si tratta nientemeno che di inaugurare un Discorso, un Linguaggio al femminile. Questa mistica che parla in prima persona a un Tu maschile e senza nome - cioè a Dio, - è anch'essa senza nome, giacché si dà il nome di La donna. Il che non ne fa una santa Teresa, cioè un'anima, piuttosto ne fa l'Anima o l'Amante, il femminile che parla al maschile. B1bl1otecagoi bianco La coppia divina Questo testo è allora Discorso dell'Amante rivolto all'altro della coppia divina; un Altro sordo e cieco, abitato da un'altra logica, dalle sue passioni - a tratti scelte fra le più banali, luoghi comuni delle passioni maschili («Egli si rivolge a lei. Questa attenzione il più delle volte non è che tendere a una consumazione in più. E non l'attenzione a un'altra. Essa non esiste per lui» p. 53), - dall'ignoranza di sé, da desideri di possesso totalizzanti. Lei, l'Amante, invece sa; trasparente a se stessa, fluida, senza inizio né fine («Il tutto, per te e per me, non è lo stesso. Per me, non è mai uno. Mai terminabile, sempre infinito» p. 89), propone un'altra dimensione dell'amore: «Tra l'amore che fluisce attraverso le pareti involucro delle pelli o mucose e l'amore che si appropria Lydia Schouren, Polyphoni.x 5 Italia, 1983 nel e per il medesimo, non c'è altra differenza che l'attraverso che lascia a ciascuno il suo divenire vivente ... l'amore è il motore del divenire che lasn • ·1<> e l'altro alla loro crescita,, , . Tutto quest" , . ·-r.: di un Altro luogo, di un Altro godimento, di un Altro discorso - l'abuso di maiuscole è qui giustificato dalle pretese del testo, - viene detto. Su questa possibilità di dirne e di scriverne e di fame insieme una specie di filosofia che con questo dire coincida, non ci sono esitazioni. Questo dirf del godimento di La donna permetterà anche all'altro della coppia di accedervi: è la riconciliazione degli amanti divisi. Giungiamo così, alla fine del libro, a un catartico lieto fine: «Per la prima volta, mi sei apparso ... Nessuna scorza ti negava più a me... Tra noi, il cielo era, a corpi aperti, nube illuminante. E io ero cambiata in nube ... e non conoscevo più la morte, ma restavo in una leggerezza in cui tulto si abbracciava ... E come dire l'unione del più denso e del più lieve? L'alleanza del più medesimo e del più altro? Mescolata e così calma e ampia, eppure attenta a lasciarti il tuo cielo. Confusi e restituiti a noi stessi» (pp. 98-99). Ecco: Per la Irigaray c'è La donna e, grazie alla sua mediazione che spalanca a un altro «sentire», c'è rapporto sessuale. È la sua risposta a Lacan, l'antico maestro e, in fondo, ancora il vero interlocutore della Irigaray. Il rapporto sessuale, il godimento, ciò che «non va» tra gli uomini e le donne; questioni dell'ordine dell'«impossibile», di ciò «che non cessa di non scriversi» - era la posizione !fi Lacan, che pure non si stancava di contornare i modi di quest'impossibilità formalizzandola nelle sue «scritture». Ma certo che si scrive, ma certo che cessa di essere impossibile, risponde la Irigaray- e da Speculum in poi non fa che cercare le strade per dimostrarlo fino ad approdare alla soluzione, inevitabilmente immaginaria, di questo testo. Sul finire del libro, infatti, quando comincia a smorzarsi l'annuncio di questo segreto sapere del femminile e del suo singolare godere, si fa spazio un voto. Si tratta di un «Wunsch» nel più puro senso freudiano che, proprio come nei sogni, permette di continuare a dormire e, naturalmente, a sognare. È un voto di riconciliazione fra l'uomo e la donna che produce una «alleanza in cui i partiti opposti vengono a unirsi in un'intensa mescolanza» (p. 101). Una per una È curioso che la Irigaray non parli più alle donne - tranne che in due o tre pagine - ma è anche naturale perché questa teoria di La donna le fagocita tutte, ne livella le differenze, le disparità del parlare e del sentire. E perché non rivendicare piuttosto questo essere non-tutte, questo dover essere prese una per una che la saggezza del vecchio Don Giovanni aveva così ben compreso? E ancora: dov'è la psicoanalista in questo testo? Dov'è quell'esperienza quotidiana dell'indicibile di un «reale» che la pratica analitica rivela tanto più bruciante e scoperto nelle donne? E poi: cos'è questa tentazione dell'analista di cedere alla letteratura e alla poesia? Al punto di non interrogare più soltanto l'artista e il poeta, ma di prenderne il posto. Capita che un analista non sia che uno scrittore mancato, ma capita anche che voglia mancare di esserlo. Il perché sta nella x del desiderio che lo incolla alla sua poltrona a registrare più prosaicamente i balbettii dell'inconscio - nient'affatto poetici, bisogna ammetterlo: la pesantezza e la noia della letteratura analitica per chi non fa l'analista stanno lì a dimostrarlo. Ho tranciato pesantemente adottando una logica da aut-aut: o il poeta o l'analista, o La donna o la castrazione, o il riconoscimento dell'immaginario o la sua magnificazione, o la verità dell'analisi - l'inconscio non conosce la differenza sessuale - o la sua denegazione. La durezza del mio giudizio sarebbe ingiustificata se il testo non pretendesse di essere che un delirio poetico - e non c'è connotazione spregiativa - come un altro, l'approdo di un percorso soggettivo, il modo di dire una differenza. Invece pretende di dire /a differenza, esalta l'immagine di una specie di Madonna laica, eleva alla dignità di significante una formazione immaginaria. Questa dimensione dell'immaginario, cioè la donna che sa e dice ed è maestra d'amore, non appartiene solo alle donne. Gli uomini ne sono anch'essi impregnati, come mostrano mille esempi rintracciabili nella cultura. Così come ne è segno la curiosità e l'attenzione, più o meno manifeste, degli uomini per ciò che nel movimento delle donne prendeva forma di parola. Allora: certo che c'è da dire ancora sulla particolare inserzione delle donne nel simbolico, ma sul come e sul che cosa produca come conseguenza il discorso resta aperto. E plurale. Perché le donne, purtroppo o per fortuna, sono una più una più una, e poi ancora.

Unapseuii-querélle E, sempre proficuo fare attenzione, e non solo nell'ambito della critica letteraria, a distinguere le querelles dalle pseudo-querelles. Le prime nascono quando entro la cultura di un dato momento storico si produce un campo di tensioni, cioè uno scontro tra forze centripete che aspirano a persistere intatte e forze centrifughe fornite di un impeto di rottura e di trasformazione. Già negli anni venti Sklovskij aveva con la consueta arguzia affermato che, se in ogni epoca coesistono diversi punti di vista e indirizzi, nell'arte come nella critica, vi è tuttavia sempre nella fase della esistenza simultanea una scuola o un indirizzo che si impone, assumendo un ruolo dominante sino a raggiungere una sorta di canonizzazione. Nel frattempo gli indirizzi minori, che sussistono in funzione di cadetti, avviano un rapporto dialettico, quando non di scontro, con l'indirizzo dominante e, dal momento in cui quest'ultimo viene a trovarsi canonizzato, essi cominciano a produrre squilibri, granelli di anarchia che mantengono, a suo dispetto, la società in stato di grazia finché una delle linee cadette prenderà a sua volta il posto di quella dominante. In altre parole, non esistono nell'universo letterario prolungati diritti di maggiorascato. In questa prospettiva molte polemiche del passato hanno esercitato un importante ruolo di rinnovamento. sa» (la Repubblica, 14 maggio), ecc. Un vero trionfo del buon gusto! LJ oggetto del contendere, schematizzato, è oggi questo: la critica letteraria tenderebbe a divenire, e in parte sarebbe già divenuta, una scienza della letteratura, qualcosa di asettico, tecnico, fornito di stabili apparati scientifici, atto a essere parimenti applicato a Mallarmé o all'ultimo poetucolo, in quanto il testo sarebbe per lo studioso soltanto un pretesto. Di conseguenza, questa linea critica chiuderebbe la via, secondo gli uni, all'unica cosa che in fondo conta veramente, il «piacere del testo»; secondo gli altri, la chiuderebbe al giudizio di valore e al senso stesso della comunicazione sociale fra testo e lettori. Va riconosciuto che il mettere insieme un numero così notevole di imprecisioni e incomprensioni nei riguardi dell'ultimo quindicennio della critica italiana, magari try: Semiotica della poesia, 1983) o alcuni altri stranieri e italiani, ben noti a chi lavora in questo campo (e per un primo colpo d'occhio basterebbe al non esperto leggere le interviste di La semiotica letteraria italiana, a cura di Marin Mincu, Milano, Feltrinelli, 1982). E allora? Come spiegare la genesi di questi errori di decodifica? Forse vi contribuiscono fondamentalmente due fattori concomitanti. Da un lato un epigonismo attivissimo dovuto all'approdare al testo letterario da parte di studiosi provenienti da altre discipline, esse sì scientifiche e cui si deve l'apparato, che scandalizza i nostri letterati, a base magari di formule, simboli, quadratini, triangolini. Chi guarda la letteratura da una prospettiva culturale diversa può funzionalizzare il testo letterario ad altro tipo di ricerche. E in democrazia culturale ciascuno fa ciò che gli pare. Se mai, tocca al critico e al sociologo della letteratura serio l'atto del distinguere. aprile vi è stato un convegno di critica semiotica a Milano, organizzato dal direttivo di Co"ente e in particolare modo da Fulvio Papi, convegno assai frequentato da giovani, dove la ricca e a momenti appassionata discussione finale tra filosofi, sociologi e critici verteva proprio sul significato da dare ai metodi in una disciplina, quale la critica, imparentata più con la creazione artistica che con la scienza; ma tra i presenti non si sono visti coloro a cui questo discorso avrebbe giovato, siano essi critici edonisti o pragmatisti. Presso i primi domina l'idea del «piacere del testo». Cosa meravigliosa a cui tutti ci dedichiamo nel delizioso téte-à-téte fra testo e lettore; ma la critica ovviamente vuole essere operazione non individuale, bensì riscaldata al sole della socialità culturale. Come direbbe Alberto Cirese, si può fare l'amore e si può fare una teoria sull'amore, ma non si possono fare le due cose contemporaneamente. ; Diverso il caso delle pseudoquerelles che si presentano con alcune caratteristiche proprie: la polemica può essere repetitio di uno scontro già avvenuto anni prima e presentarsi quindi un po' gozzanianamente vestita di tempo. Oppure può offrire il rifiuto di ciò che c'è, ma senza accompagnarlo con un chiaro modello alternativo. A volte dietro le pseudo-polemiche si riscontra da un lato un fastidio umorale o ideologico, dall'altro una non precisa conoscenza dell'oggetto del contendere. L•z;;:~~~ Ecco, si ha un po' la sensazione che il gran parlare in questi ultimi mesi, a livello principalmente giorda sinistra: fohn Greaves e Peter Blegvad, Polyphoni.x 5 Italia, 1983 nalistico e da parte di intellettuali sufl'auctoritas del signor Roger fra loro assai diversi, contro le co- Shattuck, risulta operazione in siddette metodologie critiche rien- certo senso assai curiosa e quasi tri, in parte almeno, nello statuto conturbante per la scarsa conodi una pseudo-querelle, laddove scenza dei lavori critici del periodo ben altro peso di proposte alterna- che risulta a essa sottesa, ecceziotive distingueva l'opposizione a Ja- ne fatta - chissà perché- per i testi kobson, allo strutturalismo e alla usciti nell'ambito del Saggiatore. nascente semiotica negli anni ses- Stando così le cose, si può o voltasanta da parte di una allora ag- re pagina e uscire a prendere una guerrita critica sociologica e ideo- boccata d'aria, o limitarsi a postillogica (si era alcuni anni a monte lare alcuni degli enunciati più eiadel fatidico '68). morosamente eccessivi. E poiché L'aspetto ripetitivo già è stato il cardinale di Retz diceva che «in rilevato da un intelligente articolo fatto di calunnie tutto quello che di Romano Luperini (in Il Quoti- non nuoce serve a chi è attaccato», diano di Lecce, 1°maggio 1983); il mettiamo subito sul tavolo le due critico vi osserva giustamente che affermazioni più estreme, da un entrambi i fronti di allora si sono lato quella della critica come spostati indietro, gli oppositori scienza della letteratura, dall'altro hanno reciprocamente assimilato quella speculare del puro «piacere vari punti di vista dell'altro, sicché del testo». «il problema è quello di fondare Che non esista e non possa esiuna nuova teoria della letteratura, stere scienza della letteratura - per magari avvalendosi anche delle la natura stessa dell'oggetto artistiscoperte della semiocritica, piutto- co, ambiguo, polisemico, sfuggensto che quello di attardarsi in pole- te a ogni definitiva sistemazione miche ormai superate». critica, oltre che per la natura del· Un segnale odierno del soprad- soggetto inquirente o uomo storidetto, più o meno razionale, «fa- co, coi suoi condizionamenti perstidio» è dato dalla monotona roz- sonali e sociali, - è nozione che da zezza di alcuni titoli: «Semiologo, un ventennio illustrano col loro lati dichiariamo guerra» (l'Unità, 21 voro i critici semiotici seri, si chiafebbraio), «Attenti, c'è una nuova mino Starobinski o Lotman, ChatInquisizione» (l'Unità, 23 marzo), man o Segre, Riffaterre (di cui il «Semiologo, discòlpati» (Tutto/i- Mulino ha appena tradotto il bel Bib'1 oriti cag I nob i ainoco 1978, Semiotics of PoeMa qui interviene purtroppo l'altro fattore a cui si è fatto sopra riferimento: per distinguere bisogna con pazienza leggere, non comportarsi come il lettore descritto da Malerba che i libri si limita a fiutarli, aprirli a caso, leggerli attraverso le altrui recensioni. In questo modo ecco nascere i luoghi comuni, che quando diventano tali, cioè comuni, si riferiscono a cose già vecchie: ecco il logocentrismo o la «scientificità » contro cui come un don Chisciotte si affanna, per esempio, Alberto Arbasino sulla Repubblica del 14 maggio. N on si renderebbe certo giustizia a Chomsky attribuendogli la responsabilità di quelle inverosimili grammatiche scolastiche a base di alberi, alberelli, formule e simboli che per anni hanno traumatizzato insegnanti e studenti delle scuole medie; né si renderebbe giustizia a Croce attribuendogli i pensamenti di alcuni tardissimi epigoni del crocianesimo. Come dire che, per obiettare - operazione di per sé gradevolissima, - bisogna ben conoscere l'identità dell'altro, non confondere quindi il famoso armaiolo che temprava spade a Toledo con un mercante di ferramenta. Nei giorni 9 e IO dello scorso Questo l'acutissimo Roland Barthes lo sapeva molto bene. I critici semiotici, o almeno così chiamati nella polemica, si presentano in Italia come negli Stati uniti o a Tolcio o nell'Urss con la qualifica di assai attrezzati. In effetti hanno lavorato a lungo in prospettiva anche interdisciplinare per attrezzarsi appunto; e questo comincia a mettere in sospetto un settore dei succitati detrattori, quello a cui dà fastidio la preesistenza di metodi di approccio nei riguardi del singolo testo. La ragione di tale attrezzatura - chiamiamola rozzamente così, - cioè di una preparazione di tipo storico, sociologico, semiotico oltre che filologico-linguistico, sta nel fatto che, come già ha messo in luce nel dibattito Angelo Guglielmi («Chiamo Gadda come testimone», in l'Unità, IO marzo - si osservi tra parentesi come continui nei titoli la metafora processuale), i metodi possono essere tutti buoni, ma solo se usati a proposito: ogni testo richiede il suo tipo di approccio. Il che già svuota l'obiezione di griglia precostituita. Anzi qui ci si accosta al vero nodo della questione: ogni critico che si rispetti, quindi anche il semiologo, partito dal piacere del testo con relative intuizioni, tenta di accrescerlo e poi di comunicarne il senso mettendo in opera delle strategie di approccio, il cui fine è appunto di capire qualcosa di più dell'oggetto misterioso e passibile in ogni epoca, come si sa, di decodifiche assai diverse. Del resto, già Omar Calabrese ( «Non nascondetevi dietro Paperino», in l'Unità, 26 febbraio) si è domandato con un bel gioco di parole quale valore avrebbero i «giudizi di valore» se impressionistici e non guidati da un qualche criterio di approccio. Un aspetto della critica semiotica sottaciuto dalla polemica giornalistica, con eccezione per l'intervento di Cesare Segre ( «Quei nostalgici del fanciullino», in Tuttolibri, 2 aprile), e caratteristicoproprio di questi ultimi cinque o sei anni, è il tentativo di attuare un diverso modo di fare storia della cultura, di inserire cioè i testi letterari nella contestualità di un'epoca specifica coi suoi meccanismi culturali, le sue molle dirette e indirette, i suoi ricambi. Questo recente privilegiare il punto di vista del sociale e dello storico, ma senza perdere l'identità propria del testo (a cui sono abbastanza indifferenti i pragmatisti, preoccupati solo dei destinatari) fa evitare il pericolo sia del ritorno alla vecchia sociologia sia delle ri~ cadute nello storicismo. In pari tempo si carica di maggior pregnanza storica il duplice processo dal testo ai lettori e dai lettori al testo. Né è casuale che questa sia la !ematica del prossimo convegno annuale (in ottobre) della Associazione italiana di studi semiotici (Aiss). Non è un caso nemmeno che le ricerche italiane di questi ultimi anni sui modelli culturali e su «come parla» una cultura siano oggi sentite all'estero come cosa nuova e subito tradotte. È anche questo un segnale. Forse un modo di liberarsi dal punto di vista limitativo dovuto alla «provincia Italia» potrebbe essere quello di guardare di più, sia pure con discrezione, ai «luoghi» del mappamondo dove idee e punti di vista critici vengono messi a confronto con più ampiezza di prospettiva; e non irritarci o consolarci sempre con le cose caserecce - come le chiamava Gadda, - con i periodici ritorni ai modelli del passato. Oggi si fiutano nell'aria da molte parti del sociale e del politico la restaurazione e il riflusso; possibilmente non aggiungiamoci il restaurativo critico. Trovo molto' giusto quanto ha scritto A. Guglielmi (art. cit.): «In realtà (e in· fondo) la funzione del critico non è dissimile da quella dello scrittore; l'uno e l'altro lavorano, se pur con strumenti diversi, a tenere in attività il processo della elaborazione culturale (di elaborazione di una cultura), al quale è legato il continuo miglioramento e aggiornamento delle possibilità e della capacità di conoscenza e di consapevolezza di una società e di un popolo». Non resta che augurarsi quindi da ogni parte un serio confronto fra i diversi criteri di misura scelti e gli esiti concreti raggiunti con la ricerca applicata, piuttosto che rosari di discorsi generali e spesso generici. A meno che, ci si scusi la brutalità dell'ipotesi, sia la critica tout-court a essere messa sotto accusa dagli edonisti o dai pragmatisti e il suo disarmo generale a essere auspicato, magari in forma ancora inconscia e segreta.

«L'uomo costruisce la propria storia, ma non a suo piaciml!nto». Karl Marx I n occasione del centesimo anniversario della morte di Karl Marx vorrei esaminare la rilevanza ininterrotta di Marx e del marxismo oggi, concentrandomi sui principali strumenti d'analisi e sui problemi che ne risultano. Il mar~ilfflO oggi L'obiettivo principale di Marx e dei marxisti è stato cambiare in meglio il mondo («Finora i filosofi hanno solo interpretato il mondo; il nostro obiettivo è trasformarlo»), in particolare eliminare lo sfruttamento, l'oppressione, l'alienazione dell'uomo - e della donna - da parte dell'uomo. li metodo fondamentale di Marx, seguito dai marxisti nella teoria se non sempre nella pratica, è stato il materialismo storico: «Non è la coscienza degli uomini che determina la loro esistenza, ma al contrario è la loro esistenza sociale che ne determina la coscienza». La pratica del materialismo storico richiede una «analisi concreta della concreta realtà» (Lenin), di tipo scientifico dunque, e non l'adesione ideologica a testi sacri o l'accettazione politica di una dottrina ricevuta. La combinazione di questo metodo con questo obiettivo, e in particolare con gli strumenti dell'analisi materialista storica al fine di liberare l'uomo e il suo spirito - o viceversa, perché l'uomo costruisce la propria storia, ma è soggetto a limitazioni materiali, - pone una lunga serie di contraddizioni dialettiche e di interazioni di opposti ancora irrisolte e forse insuperabili. Esaminiamone alcune. Gli obiettivi marxisti Cento anni dopo la morte di Marx e centotrentacinque dopo la pubblicazione del Manifesto del Partito comunista, gli obiettivi di Marx e dei marxisti contraddicono il fatto che oggi un terzo dell'umanità è governata (più di quanto non governi essa stessa) in nome di Marx, delle sue finalità e del suo metodo. Tuttavia questo successo numerico è minore di quanto Marx avesse predetto, sulla base della propria analisi materialista storica, e di quanto avesse sperato nei termini delle proprie finalità. Questo mutamento, inoltre, non è avvenuto nelle aree del mondo materialmente avanzate, dove la sua analisi materialista storica lo portava a prevederlo, ma piuttosto là dove egli meno se lo aspettava - almeno fino a poco prima della sua morte, - in Russia, in Cina e in aree di quello che oggi è chiamato «Terzo Mondo». Ciò nondimeno, per gran parte del mondo il marxismo è ancora un faro di speranza, ma lo è più al Sud che al Nord e, si può dire, più nell'Occidente, dove non è al potere, che nell'Est, dove lo è. Oggi questa speranza marxista è più tenue nel Nord e nell'Est perché fino ad ora è fallito il tentativo di eliminare in nome di Marx lo sfruttamento, l'alienazione e l'oppressione nell'Est; eppure, malgrado questi insuccessi in parte del Sud e in alcuni settori dell'Occidente, rimane ancora forte la speranza di conseguire gli obiettivi marxisti. Queste insufficienze nella realizzazione degli obiettivi marxisti possono essere attribuite alle perduranti limitazioni nello sviluppo materiale delle forze produttive, della coscienza marxista e dell'analisi materialista, e alle contraddizioni tra queste ultime, che a loro volta possiamo studiare con l'aiuto delle analisi offerte dal materialismo storico marxista. Il metodo marxista del materialismo storico Il ml!todomarxista nel/'Occidente e nel mondo. - Marx e i suoi seguaci, fino a Lenin, svilupparono il metodo dell'analisi materialista storica basandosi sullo sviluppo capitalistico in Paesi specifici, in particolare l'Inghilterra, e nell'Occidente capitalista, per utilizzarla nello studio (interpretazione) e nel cambiamento (trasformazione) di quest'ultimo. Quest'origine e questo uso del materialismo storico marxista contraddicono (o sono contraddetti da) lo sviluppo del capitalismo su scala mondiale, che fu riconosciuto e commentato da Marx e Lenin, ma solo parzialmente incorporato nei loro modelli analitici (il primo volume de Il Capitale di Marx, Lo sviluppo del capitalismo in Russia e anche Imperialismo come fase suprema del capitalismo - nell'Occidente ma non nel Sud - di Lenin). Dall'epoca della pubblicazione di quelle opere l'integrazione e l'interdipendenza di tutti i Paesi in un unico processo storico di sviluppo capitalistico mondiale è divenuta cosl forte e immediatamente determinante - rispetto alle limitazioni a cui sono sottoposti gli uomini quando fanno la loro storia - che l'analisi materialista storica oggi deve renderne conto in misura maggiore di quanto non abbiano fatto i primi marxisti e di quanto ancora non facciano molti marxisti contemporanei. Questi ultimi non sono ancora riusciti a risolvere la contraddizione in ciò che - contrariamente al metodo e alle finalità degli stessi Marx e Lenin - è diventata una «dottrina» marxista, sostenuta da citazioni di testi sacri, a cui aderiscono alcuni sedicenti marxisti, incuranti del metodo marxista e dell'analisi del materialismo storico, e contraddetta dagli sviluppi storici e dall'esperienza materiale. Cosl, l'attuale crisi economica mondiale è nata da disfunzioni strutturali sempre più profonde, che coinvolgono Ovest, Est e Sud tanto al loro interno che nelle loro reciproche relazioni; la crisi colpisce tutti i Paesi - sia pure in modo diverso, - in ognuna di queste parti del mondo; e la soluzione, se esiste, della crisi attuale comporterà in gran parte del mondo un cambiamento economico, sociale, culturale, ideologico di grande portata. In parte, questa trasformazione è già manifesta in una nuova divisione internazionale del lavoro, in nuovi sviluppi tecnologici e nel declino da ultimo di una potenza egemone, oggi gli Stati uniti, nei confronti di avversari distribuiti ovunque - ma in primo luogo in altri Paesi capitalisti, come il Giappone, e non nel mondo socialista. Questo sviluppo storico è contrario a ciò che molti, sia a sinistra che a destra, amano sostenere facendo un erroneo riferimento alla pretesa superiorità militare, al potere politico e al primato ideologico e offensivo dell'Unione sovietica. li cambiamento sarà accelerato anche dall'accresciuta consapevolezza sociale, culturale e politica, e dai movimenti di massa che scuotono la terra sotto le bandiere nazionali, religiose, etniche-e.di classe - e alcuni di que~ti ancb.ein nome di Marx. Questa importante trasformazione del mondo e della coscienza popolare è realmente l'oggetto dell'analisi materialista storica Bibliotecaginobianco marxista del mondo nella sua totalità e delle sue parti sempre_più differenziate, a patto di riconoscere che l'intero è più grande della somma delle sue parti. Nonostante le limitazioni del materialismo storico marxista, che non si è sviluppato in questi contesti e finalità mondiali, il suo metodo sembra offrire una capacità analitica maggiore di quella delle analisi e degli approcci - economici, politici e socio-culturali - alternativi. Per esempio, sulla base dell'analisi offerta dal materialismo storico, i marxisti furono i primi a prevedere, annunciare e analizzare l'attuale crisi economica mondiale, mentre gli economisti borghesi ne erano ancora inconsapevoli o ne negavano l'esistenza. Però, paradossalmente, all'atto pratico neppure i marxisti, e meno che mai i regimi che governano in rapporti di produzione nel processo lavorativo, - dagli importanti effetti della crisi attuale nell'Occidente capitalista sull'economia, la società, la politica, e dalla coscienza ideologica nell'Est socialista. li cosiddetto mondo socialista non si è sottratto al processo storico dello sviluppo del capitalismo mondiale né è sfuggito all'utilizzo, nel cuore dell'economia socialista, della legge del valore, tratta dal mondo capitalista, e dell'uso e dello scambio della forza-lavoro come merce, che è storicamente la base dello sfruttamento, della oppressione e della alienazione dell'uomo - e della donna - da parte dell'uomo; tale sfruttamento è tuttora operante nel cosiddetto mondo socialista, il quale avrebbe conseguito, o starebbe per conseguire, gli obiettivi marxisti, almeno stando alle dichiarazioni di coloro Adriano Spatola, Polyphonix 5 Italia, /983 nome di Marx nei Paesi socialisti, sono riusciti a scorgere l'avvento di questa crisi economica mondiale, e ancor meno sono riusciti a prevederne gli effetti. I Paesi socialisti, infatti, si sono fidati ciecamente dell'ininterrotta prosperità dell'Occidente quando, nei primi anni settanta, hanno cominciato a dedicare i loro sforzi maggiori all'importazione di tecnologia dall'Occidente nella speranza, fin da allora, di ripagarla con esportazioni in Occidente. A questo atteggiamento, fin dal 1980, seguirono le crisi della bilancia dei pagamenti nei Paesi socialisti e del debito pubblico, e gli eventi politici in Polonia (già avvenuti e che avverranno). Il ml!lodo marxista nell'Est. - I cosiddetti Paesi socialisti, e coloro che - là e altrove - parlano in nome di Marx, secondo le loro dichiarazioni sono spesso esenti dalle contraddizioni di cui sopra, ma paradossalmente lo sviluppo storico mondiale e la sua analisi in termini di materialismo storico li contraddicono forse più di quanto avvenga per altri Paesi. La tesi di Stalin di due mercati e due sistemi sociali mondiali, uno capitalista e l'altro socialista, è totalmente contraddetta dalla recente reintegrazione accelerata dell'economia socialista nella divisione internazionale capitalistica del lavoro - mediante le relazioni commerciali di scambio, ma anche attraverso i che nell'Est parlano in nome di Marx. Nessuna di queste affermazioni risponde a verità; sono tutte quotidianamente smentite dall'esperienza materiale e dalle relazioni sociali delle masse, soprattutto del proletariato urbano dei contadini; e tutto questo processo può essere sottoposto ali' analisi marxista del materialismo storico. honicamente, coloro che in questi Paesi - che si pretendono socialisti - parlano in nome di Marx, sono i meno capaci di condurre un'analisi delle loro stesse società in termini di materialismo storico, e meno che mai costituiscono la base materiale della coscienza del proletariato, come si vede in Polonia. In un Paese socialista cosiddetto post-rivoluzionario, si è approfittato del nazionalismo e della religione per promuovere la lotta di classe per se stessa - cosa che Marx aveva previsto e atteso, finora per lo più invano, solo nei Paesi capitalisti! Un secolo dopo la morte di .Marx, quindi, c'è il disperato bisogno di un'analisi impostata sul materialismo storico marxista più reale e realistica, che sappia muoversi nell'ambito dell'economia del mondo capitalista, tanto più in quanto Marx e Lenin non si curarono di sviluppaiè~tlmarxismo per questi scopi; e fintanto che chi parla in loro nome in quei Paesi non si sforzerà di superare tali limitazioni del marxismo classico, fallirà nell'applicare le analisi del materialismo storico alle proprie società e alla base materiale di classe sociale della loro falsa coscienza. Il ml!todo marxista al Sud. - Si può sostenere che il metodo del materialismo storico dei marxisti e il suo uso per analizzare le loro società e lo sviluppo complessivo del capitalismo mondiale, è più avanzato nel Sud sottosviluppato c;be nell'evoluto Occidente e nell'Est marxista. Questa è un'altra contraddizione che si riscontra nello sviluppo del marxismo, soprattutto nei decenni più recenti; essa merita un'analisi materialista storica che illustri le basi materiali di quella consapevolezza. Forse - meglio: probabilmente - è stato il grado infinitamente più alto di sfruttamento, oppressione, alienazione a cui è stato sottoposto il Terzo Mondo - nell'evoluzione del mondo capitalista, - che ba provocato anche un più alto grado di coscienza, di teoria e di analisi marxista tra gli intellettuali e, in misura significante, tra parte delle masse di molti Paesi del Terzo Mondo. Questi banno contribuito alla maggior parte dei recenti avanzamenti di rilievo nella teoria economico-politica e nell'analisi dei modi di produzione, della subordinazione, dell'imperialismo, del sistema mondiale, dell'accumulazione del capitale, dei mutamenti economici di struttura, dello Stato autoritario, dei movimenti popolari e della strategia rivoluzionaria; alcune loro analisi sono state accolte dai sedicenti marxisti dell'Est e dagli anti-marxisti dell'Occidente. Questi progressi dell'analisi storico-materialista - una forma di consapevolezza - non hanno avuto, tuttavia, per contropartita un pari avanzamento deU'anti-capitalismo e del processo rivoluzionario nel Terzo Mondo, e ancor meno altrove. L'analisi storico-materialista può indicare i motivi di questo fenomeno nella contraddizione fondamentale tra metodo e obiettivi marxisti, e in particolare nelle limitazioni materiali, che includono quelle sociali, da cui dipende l'abilità dell'uomo nel costruire la propria storia come gli piace. u contraddizioni tra i mezzi e i fini manisti Oltre alle contraddizioni tra obiettivi e realizzazioni marxisti e a quelle interne all'effettivo utilizzo del metodo marxista, nel secolo scorso la maggior parte dei contrasti verteva sui fini e sui mezzi del marxismo - una contraddizione c;bepromette di rimanere tale anche in futuro. Naturalmente né Marx né i mar- •xisti banno mai prom= la realizzazione dei loro obiettivi tramite la semplice interpretazione della realtà èon il metodo del materialismo storico. Per Marx e, dalla sua morte in poi, per i marxisti, «la lotta di classe è il motore della storia». Ma è stato il materialismo storico marxista a rivelare il modo in cui la lotta di classe si sviluppa al di fuori delle contraddizioni tra evoluzione delle forze e rapporti di produzione, e anche il modo in cui gli uomini (e le donne) - con una consapevolezza accresciuta proprio dal materialismo storico - possono imparare dove, quando e come intervenire coscientemente nella storia della lotta di classe, per guidarla e dirigerla ve130 la realizzazione degli obiettivi marxisti. II.fallimento dei marxisti, nel secolo che ci separ.a. dalla morte di Marx, nel ·portare _a <;O_!JljÙmento in modo soddisfacen~ questi pro- _positi,secondet-fini e i mezzi delineati da Marx, éostitiùsce il loro limite maggiore; e il loro ripromet- . tersi di avete I~megljo in UD prossimo futuro non è né saggio né credibile. Forse il motivo di questo

scacco va cercato in qualch~ con-. traddizione' fd~dahtenta1e interna·_il agli·stessi mezzi•e fini-marxisti'. .,,-. Le contraddizioni in Occidenle. - Nell'Occidente, per il quale vennero anzitutto delineati i mezzi e i fini marxisti, il metodo del materialismo storico non è stato in grado di condurre alla vittoria la lotta di classe, e neppure di farla progredire. La prima grande delusione è stata la prima guerra mondiale e il fallimento della rivoluzione prima in Germania e poi ovunque (tranne che in Russia). Poi arrivò il nazismo, che l'Internazionale comunista aveva erroneamente sottovalutato, la seconda guerra mondiale e, fin da allora, il fallimento dei partiti marxisti. Con l'avanzamento dello Stato assistenziale e della democrazia borghese, oggi entrambi nuovamente minacciati dalla crisi economica, per l'Occidente capitalista il sogno marxista si è ancor più allontanato, e i partiti marxisti - dai socialdemocratici agli eurocomunisti e a tutti gli altri - sono stati integrati nel sistema capitalistico e cooptati per collaborare a mantenerlo e a farlo progredire. La ragione di questo processo può essere rivelata dall'analisi materialista contemporanea: essenzialmente, il proletariato ha pochi motivi per svolgere il ruolo che originariamente gli era stato attribuito dal materialismo storico di Marx. Le contraddizioni nell'Est. - Nei cosiddetti Paesi -socialistidell'Est, per i quali Marx e i marxisti hanno malauguratamente preparato il metodo e l'analisi storico-materialisti, il marxismo è diventato la religione ufficiale, sostituendo provvisoriamente il cristianesimo - e spesso anche la scienza. In quei Paesi l'analisi del materialismo storico, soprattutto dello stesso socialismo, brilla per la sua assenza. Anche qui il materialismo storico potrebbe rivelare per quale motivo la formula leninista «socialismo= soviet+ energia elettrica», con in più l'analisi taylorista-fordista dei tempi e dei movimenti nei processi lavorativi, e in meno, infine, i Soviet, in altri termini come la continua mercificazione e alienazione del lavoro, l'integrazione (anch'essa leninista) nel mercato capitalista mondiale, per non parlare del centralismo democratico leninista (più centralista che democratico), nonostante l'ampia crescita e il livellamento degli ostacoli al progresso tecnologico, - come tutti questi fattori, dunque, abbiano allontanato le società socialistedagli obiettivi marxisti di transizione socialista al comunismo, posto che non le abbiano complessivamente condotte a una società non-socialista o (anche ciò si potrebbe sostenere) fatte retrocedere fino al capitalismo. Il «realismo socialista» ha abbandonato il «socialismo reale e realmente esistente». È inoltre significativoche i marxisti nel mondo socialista non considerino più l'attuale crisi del capitalismocome il veicolo che, con il motore della lotta di ~lasse, potrebbe condurre il mondo sulla strada che va dal capitalismo al socialismo. In primo luogo, come abbiamo osservato sopra, essi non hanno previsto la crisi - che danneggia i loro reali interessi - e sperano che questa si risolva al più presto per poter tornare agli affari consueti. Questi marxisti autorizzati, in gran parte sovietici, nutrono qualche speranza socialista solo per il Terzo Mondo; ma la loro cosiddetta analisi materialista storica e le loro direttive politiche sono state, a questo riguardo, ancor più sbagliate che altrove, dalla Cina al Vietnam, da Cuba al Cile, dall'India all'Egitto, dall'Etiopia alla Somalia, all'Angola, al Mozambico e alla maggior parte dei Paesi del Terzo Mondo, che non vale neppure la pena di nominare fintanto mpxisti è essenzialmente simile, che le mire del IOcialismo~- !IOROStl!J,lltaerCCF~ ~~ di rimarranno arioora CiOil- ttmòti,f :• -? Ìnoviménti rivokiÌi~ilìe- proLe contraddizioni nel Sud-Est. - Questi Paesi del Terzo Mondo, compresa la Cina (che ama esser considerata in tal modo) rivelano più chiaramente la contraddizione tra metodi e obiettivi marxisti. Innanzi tutto non si è mai pensato che la transizione al socialismoiniziasse fuori dall'Occidente, come già abbiamo osservato parlando di singoli Paesi e dell'Occidente. Forse questa sorpresa avrebbe dovuto, e potuto, essere ovviata per mezzo dell'analisi storico-materialista del processo di sviluppo capitalistico e della polarizzazione su scala mondiale considerati complessivamente; tale analisi avrebbe rivelato dove e quando si sarebbero manifestati gli anelli davvero deboli. Tuttavia, se un'analisi di questo tipo venne intrapresa da Mao dseDong per la Cina, da Ho Chi Min e Giap per il Vietnam, e da Fidel Castro per Cuba, lo fu in contrasto con l'analisi ortodossa e con le pressioni istituzionali di Mosca: altrimenti le loro rivoluzioni non si sarebbero verificate, perché secondo l'ortodossia marxista in questi Paesi lo sviluppo delle forze produttive e le loro contraddizioni con i rapporti di produzione non erano ancora maturi per la rivoluzione. Ma questi leaders rivoluzionari, e soprattutto la «politica al primo posto» di Mao, persuasero molti che lo stesso sviluppo della consapevolezza potesse contribuire a mutare le cause determinanti dell'esistenza sociale. Mao lavorò per la rivoluzione proletaria socialista in una società contadina, con un proletariato assai scarso al tempo della lunga marcia. A metà degli anni sessanta, quando questo processo vacillò e fu minacciato dalla reazione, Mao lanciò la «rivoluzione culturale», in un ultimo vano tentativo di salvare •e sviluppare ulteriormente le forze di produzione mutando i rapporti di produzione con un accrescimentodella consapevolezza. Ma la rivoluzione-culturale falll e la morte di Mao creò le condizioni per un «grande passo indietro» (Bettelheim), al 1957, per perseguire le «quattro rimodernizzazioni» di Chou en-Lai sotto la guida di Deng Xiao Ping. La politica di Mao è stata spogliata del posto di comando e il materialismo storico è sotto accusa- e non solo in Cina. In Vietnam e a Cuba, come in Cina, dopo tutti gli eroici risultati conseguiti contro l'imperialismo militare, politico e ideologico e contro l'opposizione economica, il socialismo «reale» ha di nuovo sostituito il «realismo socialista», a causa dell'incapacità di apportare modificazioni sufficientemente veloci e profonde nei rapporti di produzione e di scambio - compresi quelli con il mondo capitalista - e nello sviluppo delle forze produttive. La privatizzazione dell'amministrazione terriera e la commercializzazione della maggior parte della produzione e del mercato, gli investimenti esteri e la promozione dell'esportazione, l'educazione di élite e altre concessioni alla realtà materiale storica sono all'ordine del giorno in questi Paesi socialisti del Terzo Mondo, cosi come lo sono in quelli dell'Europa dell'Est. Sembra che Il il materialismo storico· realista abbia cessato di avanzare sullavia del socialismo per «consolidarsi», e che si sia dedicato, almeno finora, a consolidare il socialismo in vista di un progresso. È così che il materialismo storico socialista è diventato più conservatore che rivoluzionario. Le contraddizioni al Sud. - Negli altri Paesi del Terzo Mondo la contraddizione tra mezzi e scopi babilmente saranno presenti anche in futuro). Negli anni sessanta le «vie non-capitaliste» al socialismo in Indonesia, India, Egitto, Ghana, Guinea, Mali e probabilmente Algeria e Iraq, hanno ripiegato sul capitalismo, come ogni analisi materialista storica, onestamente realista, avrebbe potuto dimostrare e ha dimostrato. Dalla metà degli anni settanta gli avvenimenti in Angola, Mozambico, (ex) Guinea Capo Verde, Zimbabwe, Somalia,. Etiopia (nonostante la sua oppressione), Eritrea, Yemen del Sud, Siria, Afghanistan, Grenada, Nicaragua e poi in El Salvador e Guatemala (e altrove), hanno fomentato le ire di Washington e dei suoi amici e le speranze di Mosca e dei suoi compagni. Per il momento ci sono poche ragioni storico-,materialisteper sostenere ire o speranze e per ritenere che questi processi storici condurranno oltre quelli che negli anni sessanta hanno riportato i loro Paesi al capitalismo. In realtà, in alcuni casi i tentativi di slegarsi dal mondo capitalista e di modificare i rapporti produttivi interni, non sono giunti così lontano come avvenne in precedenza in altri casi, e/o sono già entrati in un meccanismo di riflusso. Per esempio l'Angola non si è mai slegata dal mondo capitalista, lo Zimbabwe non ha mai pensato di farlo, e il Mozambico sta già ricollegando e riprivatizzando la sua economia. In Nicaragua i sandinisti stanno subendo severe limitazioni economiche e stanno affrontando ostacoli politici derivanti dal problema del debito estero, dalla dipendenza di esportazione e struttura produttiva ereditate dall'amministrazione Somoza, e strumentalizzate dall'amministrazione Reagan per completare il suo programma militare e politico-economico di destabilizzazione del governo sandinista. Anche sperando che Reagan fallisca in questo piano, qualsiasi analisi materialista storica realista non offre un futuro molto luminoso. E nei limiti in cui lo offre, la maggior parte del merito va a due alleati che il materialismo storico non si aspettava e che, fino a poco tempo fa, non desiderava: il nazionalismo e la religione. Contraddizionidi materialismo, nazionalismoe religione Una contraddizione più importante e ancora più profonda tra (e nell'ambito di) fini e mezzi marxisti proviene dal ruolo inaspettatamente rilevante di nazionalismo e religione. Secondo l'analisi materialista storica classica, entrambe queste forme di coscienza sarebbero presto scomparse, specialmente come forze in grado di mobilitare le masse, sia nello sviluppo del capitalismo sia nei regimi socialisti. Non solo è successo il contrario - il nazionalismo e la religione sono sopravvissuti e la loro forza sta crescendo anche all'interno dei Paesi socialisti, - ma queste forme sono divenute alleate necessarie per mobilitare le coscienze e le masse, sono strumenti più importanti di quelli che parlano in nome di Marx e cercano di integrare il suo metodo materialista storico al fine di perseguire i suoi obiettivi cento anni dopo la sua morte. Che ironica contraddizione! Oggi nessun partito o movimento socialista che opera nel nome di Marx giunge al potere altrimenti che facendo affidamento sulla forza del nazionalismo, ancor più che su quella del marxismo. Quindi il marxismo, come metodo materialista s\orico, è stato rovesciato in una religione ufficiale di Stato, integrato con sacre scritture, dottrine, dogmi, inquisizioni, catechi81011otecag1 r ,ooianco smi, olJbedienze rituali al, metodo ~ (~'Piene negato in pra- • tica) :fa clasìÌe: il'nazionalismo, lo sciovinismoe il razzismosono stati invocatiper dare una presuntaassoluzione marxista a una peccaminosa violazione del vero vangelo, e per negare la legittimità della fede marxista degli altri, che vengono combattuti con il fuoco e lo zolfo infernale senza esclusione di sacre crociate e guerre sante contro di loro. D'altra parte, dove il potere in nome di Marx non è ancora stato _raggiuntoe consolidato, il metodo della ragione storico-materialista deve allearsi sempre più alla follia anti-metodica di cuore, anima e corpo religiosi. Perché, come ha spiegato un cristiano marxista sostenitore della teoria della liberazione, senza una testa materialista storica il corpo religioso è cieco, e senza un'anima religiosa la mente non ha una strada su cui condurre il corpo. In America latina, dove molti vorrebbero celebrare il centenario della morte di Marx con un decennio di lotte nel suo nome, che un tempo era considerato (da se stesso e da altri) l'Anticristo, oggi i soldati di Cristo sono in prima linea nella lotta rivoluzionaria e i generali dell'analisi materialista storica devono seguirli, perché questi sono i loro leaders! Gomito a gomito, stanno bussando alle porte del paradiso, ma non di quello secolare predetto da Marx e dal suo materialismo storico. Ciò nondimeno, mentre i cristiani possono invocare il furore di Dio e l'amore di suo figlio. o lo Spirito santo per santificare queste nozze con i marxisti, questi ultimi possono ancora avvalersi del metodo del materialismo storico per spiegare il rinnovato vigore della religione e il loro matrimonio di interesse con essa? In realtà il revival religioso, spesso frammisto a nazionalismo e razzismo (come tra i musulmani iraniani e arabi), sta ancora dilagando nel mondo, molto tempo dopo che un erroneo materialismo storico lo aveva decretato morto e sepolto. Tuttavia, nella grande area che va dal Nord e dall'Ovest dell'Africa, passando per il Medio Oriente e il Sud dell'Asia, fino al Sud-Est asiatico, questo revival e mobilitazione religiosa - dell'islamismo ma anche delle altre fedi - sta minacciando di crocifiggere il materialismo storico di Marx e di seppellire qualsiasi progetto futuro di socialismo in suo nome, lasciandone solo un'immagine. Tutto ciò anche se là il materialismo storico può ancora essere usato da coloro che vogliono onestamente capire come e perché la prima analisi materialista storica, per non menzionare il vangelo marxista, ci ha condotti così fuori strada rispetto alle reali cause materiali determinanti della coscienza. Oggi il materialismo storico marxista non deve essere usato per negare la persistenza di questa coscienza o per dirigerla alla realiz.: zazione degli obiettivi di Marx, ma per facilitare adattamenti migliori a questa realtà storico-materiale e per dirigere l'uomo nella costruzione della sua storia, nell'ambito delle limitazioni delle mutevoli realtà e consapevolezze storicomateriali. (Traduzione dall'inglese di Morena Danieli) Questo contribuJo di André Gunder Frank è il testo, rivisto dall'autore, di una relazione letta al Convegno su «Karl Marx e i paesi del Terzo Monda» tenutosi a Treviri dal 14 al 16 marzo '83, in occasione del centenario della morte di Marx, su iniziativa dellafondazione Ebert. HENRTCOUIN L'IMMAGINI DEL1IMPIO n granck iranista nancae ncomuistt magistralm=e la pr=za ddl'i-, lrmp/i ndla cultura ebraica. crisòana r islamica, dalla Ka'ba al astdlo dd Graal Introduzione alle culture antiche voi. 1 OUUl'À sc:amuu SPETTACOLO a cur11d1i Mario Vegelll Una granck oprra collettiva, cl,., offre una sintrsi dd rinnovamrnto che: ha invrstiro gli studi classici. In qursto volumr: il porta. il 1.-ner.uo, il musico. l"anore. il matstro. il rabbino. il pubblico in Grecia r a Roma. Saggi di Cavallo, Dr langl,. Frddi, Grntili. Lanza, u PrMa. Longo, Manacorda. PAULA PHIUPPSON ORIGINIEFORME DELMITOGUCO Ritorna ndl""Univrrsalr scimtifica"" un volume, chr si colloca nd grande fdonr drgli studi sul mito aprno da Uvy-Bruhl e Krrényi. Jung e Dumail. lnrroduzionr di Dario Sabbarucci. CAllL G. JUNG LA SAGGEZZAORIENTALE u tradizione buddhistica. i resti confuciani. le pratiche yoga e zen: i dati religiosi come, espressione simbolica della personalità umana. A cura di Luigi Aurigcmma. "Universale scientifica'" MARIE-LOUISVEON FRANZ ILFIMMINILENELLAFIABA 11ne in chiave junghiana. le fiabe offrono una parabola sorprendrrue della psicologia femminile: il mondo fantastico comr bussola nei comuni ca.si ddla vita. ALFONSOM. DI NOLA L'ARCODI ROVO Due rituali che esorcizzano l'aggressività e l"impocenza nd mondo arcaico dei contadini dd Sud; due mo~nti ritrovatiddle cultu~ popolari. JOHNBOWUT ATIACCAMENTOEPERDITA voi. 3 La perdita della madre Il volume che conclude la ricerca di Bowlby sul legame affmivo tra madre e bambino e i disturbi causati dalla perdita della figura materna. LORDICAHN L'ECONOMIADELBREVE PERIODO Prima edizionr mondiale. Serina nd 1929 ndl"ambierue intellmuale di Keyncs e Sraffa. quest"opera resta di vitale interesse per chiunque si occupi ddl"adeguatezza deUa teoria economica di fronte alla crisi attuale. A cura di Marco Dardi. JOSEPHSOIUMPETER STATO E INFLAZIONE Nd centenario ddla nascita, un volume, che raccoglie quattro sagw inediti in Italia, tuni di panicolare attualità. A cura di Nicolò De Vecchi. BIRNAllD D'ESPAGNAT ALLARICEllCADELREALE In quak misura gli apponi ddla f151ca consrntono di affermare I" esistenza di una realtà oggmiva. accessibilealla ricerca.U' n ìmponame comributoalla fdosolia ddla scienu. BORINGHIERI

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