Alfabeta - anno V - n. 48 - maggio 1983

MusileMach Robert Musi! Sulle teorie di Mach Milano, Adelphi, 1978 pp. 127, lire 2.500 Autori vari Le teorie della causalità Torino, Einaudi, 1974 pp. 217, lire 4.500 Aldo Gargani Stili di analisi Milano, Feltrinelli, 1980 pp. 68, lire 2.300 Freud, Wittgenstein, Musil Milano, Shakespeare & Co., 1982 pp. 127, lire 8.000 Claudia Monti «Parole spostate e parole sospese» Nuova corrente n. 85, 1981 (pp. 313-48), lire 6.000 El noto che Musil, già laureato in ingegneria, nel 1908 discusse una dissertazione in filosofia sulle teorie di Mach. Che cosa lo interessava, in questo precursore di alcuni dei maggiori temi della riflessione contemporanea sulla scienza? Principalmente la fornitura di uno schema concettuale per il superamento del meccanicismo; questo schema, a sua volta, in alcuni aspetti viene portato da Musi! alle estreme conseguenze, in altri criticato per le sue aporie. Se Mach introduceva la dicotomia tra descrizione diretta (scevra da ipotesi) e descrizione indiretta dei fatti, Musi! sottolinea che anche la descrizione diretta è di tipo concettuale, con un'anticipazione di quella 'theory-ladenness' delle osservazioni scientifiche su cui ultimamente si è molto insistito. Ma il nucleo delle argomentazioni di Mach che più interessano Musi! concerne il problema della causalità. «Quando parliamo di causa e di effetto - dice Mach - mettiamo arbitrariamente in evidenza quei momenti il contesto dei quali noi dobbiamo considerare nel riprodurre l'immagine di un fatto nella direzione per noi importante. In natura non esiste né causa né effetto. La natura esiste una volta sola. ( ... ) Nelle scienze naturali più altamente sviluppate l'uso dei concetti di causa ed effetto viene sempre più ristretto, diventa sempre più raro. La buona ragione di questo fatto è che tali concetti designano uno stato di cose in modo molto provvisorio ed incompleto, che ad essi manca il rigore ... » A tali concetti Mach, in linea con i mutamenti in corso nella fisica, propone la sostituzione del concetto di «funzione». Alla proposta - che potrebbe essere puramente terminologica - si accompagna una più profonda critica dell'idea di necessità: questa - sostiene Mach - non è nelle cose come volevano i meccanicisti, ma è il frutto di un'astrazione, di uno 'schema idealizzato' introdotto dall'uomo: «quando riproduciamo i fatti nel pensiero, noi non riproduciamo mai i fatti in generale, bensì solo secondo l'aspetto che per noi è importante; le nostre riproduzioni sono sempre astrazioni». Questa affermazione è estremamente significativa, non solo in relazione al problema della regolarità della natura e allo statuto delle leggi scientifiche (Mach è qui profondamente influenzato da Hume), ma perché suggerisce l'idea che uno stesso oggetto può essere visto e interpretato da diverse angolazioni, introducendo cioè diverse idealizzazioni. È insomma un'apertura a interpretazioni pluralistiche della conoscenza scientifica, e prelude all'uso che come Schizzi per Atlante secondo Lenin (1974) scrittore Musil farà della 'decontestualizzazione' (cfr. oltre). Musil tuttavia reagisce, nella sua dissertazione, negando che la necessità sia messa nei fatti solo mediante l'idealizzazione; per lui la regolarità esiste nella natura, «l'idealizzazione è motivata nei fatti». Questo commento antihumeano anticipa forse uno dei grandi temi dell'Uomo senza qualità: come conciliare la scienza e la letteratura, la descrizione che si attiene ai fatti (al senso della realtà) e l'allegoria (sostenuta dal senso della possibilità)? Nei suoi commenti a Mach, Musil sembra reticente ad andare oltre il riconoscimentodi un dualismo: se la descrizione ha carattere concettuale, se c'è una componente di • idealizzazione, vi è tuttavia la necessità di salvaguardare un riferimento alle regolarità immanenti nei fatti, per evitare che ogni conoscenza sia puramente allegorica. L a concezione machiana della causalità, o almeno la proposta di superamento della distinzione semplificata tra causa ed effetto (e quindi di una concezione ingenua della causalità), è certamente attuale. Lo stesso approccio viene riaffermato, seppure in modi più sofisticati, in testi recenti sulla causalità. Per esempio, M. Bunge (nel volume a più voci su Le teorie della causalità) suggerisce che il concetto di causazione apparte.nente alla tradizione filosofica esprime soltanto uno fra molti tipi di determinazione: «La causalità ci appare come una specie molto ristretta di determinazione e inoltre come un nesso che è lungi dall'essere universale. È questo il motivo per cui i fallimenti della causalità non vengono contati come sfavorevoli al determinismo in senso lato» e «il Bibliotecaginob1anco Paolo Vineis principio di causalità, pur essendo una forma molto ristretta del principio di determinismo, fa parte del motore filosofico della ricerca scientifica. Ogni volta che se ne afferma dogmaticamente l'estensione universale si commette un errore. Ma ogni volta che lo si ammette in prima approssimazione come ipotesi di lavoro si trova qualche cosa - talvolta un'acausalità che soddisfa a una forma più ricca di determinazione» (corsivo mio). Lo scritto citato di Bunge è importante non solo perché dissipa un equivoco frequente, secondo cui le teorie probabilistiche sono indeterministiche («Il caso è ora riconosciuto come un modo oggettivo di essere; e se questo modo d'essere soddisfa a leggi stocastiche e all'azione ritardata (... ) allora esso è deterministico in senso lato»), ma anche perché presenta la relazione causale come caso particolare della determinazione. Quest'ultima è una relazione di congiunzione asimmetrica tra proprietà appartenenti a sistemi diversi, tali per cui si possono distinguere un sistema determinante e un sistema determinato. Le due caratteristiche generali comuni ai vari tipi di determinazione sono la 'congiunzione legale' (o congiunzione regolare tra proprietà di si- , l1;p!i:'\,, 1:;-.;,-: r- » . \ ' . :J- ...~..--~-; t" .. . / . ; . J i ' X - ./,;; r· \ '/·· 1 1~A i( ' •• ''~"\ sterni diversi) e il princ1p10 di 'azione ritardata' (antecedenza del determinante rispetto al determinato). Perché si possa parlare poi di relazione causale (caso particolare della determinazione), la reazione del determinato sul determi- - M-- - ........ Disegno per Atlante secondo Lenin (1974, poi ed. L'Erba Voglio, 1977) - Coautore F. Leonetti nante deve essere trascurabile (feedback trascurabile), non vi devono essere effetti spontanei (le fluttuazioni del sistema determinato devono essere nulle o trascurabili), e cause ed effetti devono essere in corrispondenza biunivoca. È importante notare il riferimento a proprietà di sistemi, intesi come insiemi organizzati. La relazione di determinazione si dà soltanto tra sistemi diversi, e non comprende la congiunzione tra proprietà appartenenti allo stesso sistema. L a. rinuncia a una ~l?d~ dis~- z10ne tra proposworu teonche e proposizioni osservative (la già citata 'theory-ladenness' dei fatti) va intesa correttamente, per evitare di far perdere alla conoscenza scientifica le sue prerogative specifiche. Secondo la tesi di Sneed e Stegmiiller, come viene commentata da A. Gargani (Stili di analisi), «uno stesso termine può (... ) essere teorico rispetto a una teoria, ma non teorico rispetto a un'altra». «In questo senso, allora - sostiene Gargani, - si può accogliere la tesi secondo la quale i dati osservativi sono carichi di teoria, senza dover assumere le procedure di controllo delle teorie scientifiche nei termini di un circolo vizioso o di una specie di replica tautologica che sussisterebbe tra teorie e dati sperimentali». E ancora: «il riconoscimento della strutturazione culturale e sociale dei dati o termini non teorici non dissolve il momento del controllo sperimentale, come invece intende affermare Habermas». La polemica è rivolta qui a chi tende a dare interpretazioni puramente sociologiche della conoscenza scientifica, per cui le cosmologie derivano esclusivamente dalla struttura dei rapporti sociali. In realtà, «il riferimento alle matrici sociali e culturali della scienza si pone a un livello analitico diverso da quello dell'epistemologia che indaga e ricostruisce le procedure razionali, lo statuto scientifico di una teoria» (Gargani). Un altro aspetto importante della tesi di Sneed e Stegmiiller è il fatto che le applicazioni della teoria non sono repliche di una struttura assiomatica invariante, ma esemplari («exemplars») collegati da relazioni di somiglianza. Questo ricorda da vicino affermazioni di Mach sul ruolo conoscitivo dell'analogia (relazioni di somiglianza) e della metafora, riprese da Musi!: «l'ipotesi viene formulata secondo un'analogia» (Mach); l'analogia «concilia l'essenza della descrizione diretta con le facilitazioni della metafora» (Musi!, che altrove loda l'ardire della scienza nell'accostare «cose lontanissime come un sasso che cade e una stella che ruota»). Un uso della metafora estensivo e riflessioni teoriche in merito sono caratteristiche dell'Uomo senza qualità (d'ora in poi Usq); a questo argomento è dedicato il saggio di C. Monti pubblicato su Nuova corrente. L'idea di utopia o senso della possibilità, che permea tutto I' Usq, nasce proprio dalla ricerca di un «trasferimento della scienza nella vita», attuato attraverso un uso audace della decontestualizzazione («il coraggio di operare trasposizioni e sostituzioni, di formare e formulare metafore», secondo la Monti). Questa identificazione delle potenzialità insite nel metodo scientifico della decontestualizzazione non è priva tuttavia di critiche alla

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