Alfabeta - anno V - n. 47 - aprile 1983

Prove d'artista Attilio Bertolucci La camerada letto [Alfabeta 47] CapitoloXXIV Eccoli, guardali sino a stancarti gli occhi per riconoscerne qualcuno: procedono aggruppati, così lentamente dentro il vento d'inverno, che sembrano grigi passeri ... La piccola compagnia (non sono mai più di cinque o sei che avanzano sbiancati dalla tramontana, eppure tanti di più.da riconoscere perché nella luce oscillante delle lampade le loro figure giovani e curve trasmutano di continuo, intercambiabili, nell'urgenza che li spinge), /'avanguardia insensata percorre il suo itinerario terreno: per poco, ancora, per poco, le vie madide, il trqffico scarso, i negozi rossastri di scarsa luce elettrica. li giovane cuore unanime, nel crepuscolo, acceleragià di aspettazione i suoi battiti. La città non è amena in questi mesi di freddo umido, sembra più piccola perché gli spazi ariosi delle porte daziarie non si raggiungono mai: ci si limita al centro angusto, lo si percorre con fiducia e cattiva coscienza di metropolitani autosufficienti, fieri d'appartenere al Liceo Romagnosi che ha soltanto due sezioni, la A e la B, di frequentare due caffè, due teatri, quattro cinematografi, uno anche con varietà, due librerie ben fornite, quanto fa la vita degna d'essere vissuta da giovani fra i sedici e i diciannove anni, d'estrazione borghese o quasi, cui è toccato di formarsi nei tempi del regime in via di torpida digestione e ruminazione d' eventi meschini, l'ultimo sangue versato ormai coperto dalla porporina volgare del potere. Il dicembre del /928 volge al suo termine ... Lascia che questi non intrepidi figli del secolo, fattisi sui resti dell'agape umanistica, cerchino l'unica luce che è concessa loro nel grembo, dove il vento muore, dei vicoli. Hanno scelto, o è stato scelto dalla mente di chi è delegato, senza che sembri, a dirigere i loro passi in questo e altro. Si confonde, quasi si perde, perché più basso di statura, nel manipolo giunto disunito in prossimità della méta, ma la voce stridula arriva anche ai passanti ignari con intenzione provocatoria, messaggio alato del non conformismo nutrito di Weininger, di Kupria. Dunque, seguitelo: profittando del danaro facile nella sua famiglia mercantile frequenta assiduamente, come nessuno, anche solo, in ore del tutto insolite ... Le ha visitate in tempo di scuola, di mattino tardi, strucr.ate come sorelle e madri giovani più pigre della norma: chi può giudicare meglio di lui le effettive qualità fisiche, la simpatia umana, che pure si richiede, l'età giusta? Ma non entra per primo, si mescola e mimetizza sempre, quando è il caso, lasciando che presenti la sua faccia ardita e incantata, il più alto e il più bello - sino a ieri campione imbattibile di cerbottana: di quelli che si innamorano innamorando di sé la più minuta - occhi incassati zigomi orientali o slavi accesi come garofani-: B1oliotecaginobianco e si perde subito con lei a lungo ... Nel salotto caldo, rutilante di seta gialla e di lampade d'oro, di raso crema e carminio, l'esperto è tornato a condurre la conversazione (e ne rallenta il tempo ai fini di assaporare in bocca il gusto del fumo) mai dominante come ora che sta seduto, puntato sul tenero d'un divano di molle lente... Lo ascoltano, così facevano nel vento crepuscolare; ma ora l'uno ora l'altro si sottrae ai suoi sofismi, assolve doloroso al suo dovere. E se il giovanegambe lunghe efelidi brune occhi piccoli - non torna mai, toccherà proprio a lui, instancabile Socrate, restare solo, senza uditorio, con uno specchio che gli rimanda la figura perplessa. La giovinezza vive e muore, c'è anche il predestinato a non conoscere pettinature diverse da quelle che usano in quest'anno di transito: ancora corti i capelli, eppure modulati da avvallamenti morbidi in cui la mano indugia goffa, infantile, arrossata nel ginnasio collegiale già rimasto dietro le spalle lasciando cicatrici. Ma tu, non saziato ragazzo della collina, in soprannumero su quelli che ormai escono dimenticandoti e scoprono, dono inatteso del vento, un cielo stellato e un'animazione nuova per le strade cittadine che li inserirà nel tempo del passeggio: non compreso figlio sradicato della piccola borghesia agraria collinare, razza d'affittuari timidi e immobili: dove se non qui, potevi trovare requie, poi che .laprimavera ti accoglierà per sempre sul soleggiato sperone funebre che il Baganza lambisce? Qui è la maestà delle figure intente a soccorrerti in gesti fiammeggianti nello scurirsi delle stanze, a ricevere la tua offerta ingenua e tiepida, qui dove la giovinezza vive e muore inalterata. Ma questi che hanno fatto sosta appena il tempo giusto necessario alla salute del corpo e de~anima, puntano ora, prima del rientro - attraverso la folla incantata dall'inattesa luminaria del cielo rasserenato, profumando un attimo l'aria il passaggio dei collettini di pelliccia di quelle figlie dei borghi di là dall'acqua venute in terra nemica con intenzione di dare e ricevere piacere e danno equamente - prima della cena e della conversazione familiare, dello studio notturno e della /e/tura personale, puntano là dove si prolunga il loro apprendistato e si perfeziona alla tempra della malizia ciuadina; ed è possibile un dialogo con gli sconfitti, ma non arresi, stazionanti, nel fumo e negli spifferi reiterati di dicembre, in insediamenti senza fine al caffè obbligato, dopo beffardi tragitti rasente i muri stillanti nelle ore più morte della giornata. Con essi sta, disattento agli scacchi, avvinto allo sgomitolarsi variegato dei ricordi - dopo un pomeriggio, che non finiva mai, di studio simulato nell'appartamento rimasto silenzioso ore e ore salvo che per le voci sommesse delle due serve dalla cucina lontana - quello che mancava alla compagnia piccola e ardita, allegra nel rientro ma già, subito, in via di frantumarsi: fuggente nello specchio verso la luce verde dei biliardi lafigura minuta e stridula de~'amico aspettato, esperto d'ogni vizio sanamente virile. Seppure debolt; di vista si pretende una mira, nel biliardo, senza uguali, supplisce con l'ironia alle sue manchevolezze, affila armi che gli serviranno negli anni futuri. Vinta e persa, lapartita andava giocata, quest'ultimo falso scopo: ora potrà raggiungere, forte di tanta dispersione conveniente al suo stato di praticante le lei/ere umane e laiche con molta apertura mentale e u·nsalubre scetticismo, l'impaziente-paziente annuvolato ridente compagno già ali'aperto sotto la tettoia di ftuno. Camminano affiancati per le strade di Panna che ritornano ai pochi: agli sconfttti in viaggio di ritorno verso le case logore, agli spettrali loro coetanei avversi (i vincitori delusi), che la droga nobilita, al notturno, immortale mimo che sbatte dagli uni agli altri sulle gambe di pezza sino a sprigionare dai volti di cera una piccola fiamma d'intesa. La breve tregua ottenuta in nome di veglioni defunti e di belle disfatte - per intercessione e grazia dello spirito comico - risulta un coprifuoco imposto dagli indegni alla città legale, tutta già • intenta alla consumazione del pasto: i tWe amici si rallegrano di venire implicati e coinvolti, di frodo, ma forse con qualche diritto, in tale quasi illegale, persa, incongrua compagnia ... I borghi echeggiano ancora delle parole di quella f ontastica rappresentazione a~aperto che ha visto inaspettatamente biechi occhi stanchi occhi incrociarsi da un marciapiede ali'altro incitando l'infaticabile clown che la città paga, in questi tempi tristi, per sopravvivere. È stata un'esperienza dolorosa e utile che ha inciso in maniera diversa sui due compagni di letture e, presto, di proiezioni, mediocattivi alunni liceali, svegli testimoni del moderno in via di rivelarsi - fiammante di colori internazionali - nel mondo giovane e inquieto, fra un dopoguerra sul finire e un anteguerra sul nascere. Ormai si salutano, il più giovane che è arrivato prima si rende conto solo nella corsa su per le scale abbuiate d'essere tanto in ritardo: mo pensa, appeso ansante alla campanella che trema a lungo annunciandolo vivo efelice, come potrà ridare fiammo al giorno smorente con la storia de~'accaduto che nel ricordo già si fa teatro misto in parti uguali di tragico e di comico, di nero e di rosso, splendido di pallore il buffone-tramite nella suo danza-speranza sulla scena non più quotidiana di Via Vittorio, al suo imbocco ardente ancora dei fuochi immobili e ambigui del Caffè Marchesi, nel suo lungo percorso fregiata dalle ombre slontananti del protagonista e dei figuranti.

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