Mensile di informazione culturale Aprile 1983 Numero 47 - Anno 5 Lire 3.000 Agenzie per la comunicazione pubblicitaria in Milano e Modena Beniamin,Musi, Speei MarcoPoo, Piaget,LecourtV, erga VegettiFinzi,IlluminatiC, alabrese, ValesioG, uglielmiLeonetti Proved'artista:Baruchello-Bertolucc Genet:Quattroorea Shatila ,.. . • ~t-~ S. Vegetti Fimi: L'invenzione dell'isterica* R. Musil: Sul M99io, f,rm-•nto hlellito * L Mannarilli: Co■1■1elllo a Musi V. Bertoluccl: Marco Polo* A. llluMinati: BenlaMin e l'anello. Satunao * G. Ronchi: Ancora Marco Polo Prove d'artista : G. Baruchello/ A. Bertolucci: Capitolo XXIV* M. Meneguno: La rivista «Figure»* Da Parigi* Da New York A. Munari, D. FablNi MonteNno: Disonline •costruzione* E. Rasy: Il corpo del laa..Wno * G. Ficara: 1IIOllli..... i....,. E. Mascitelll: Biologia e gioco linguistico* Testo: .I. Genet: Quattro ore a Shatlla (a cura• M. Leva)* O. Calalarese: Furor B. Garavelli Mortara: Fourier, Aguirre • Hlaoia * C.A. Madrignani: Critica verghiana * A. PreMoR: Cathy Berlaerian * Cfr. F. Dal Co, S. Polano: Speer, l'ultiMG Intervista* O. Calalarese: La casa elulldca * A. Attisani: La nuova legge sul teatro M. Guatlerinl: Danza, Alllerica •Giappone* M. Maderna: Buchner w GMOur* A. Gugliellni: L'ope1aaione soniso F. LeoneNi: Comunisti• cultura *Giornale del Giornali: Il vertice del non aDineati *lndex: I.Ilari sulla co•unil:mdone Indice della cOMunlcadone: Elettronica europea: kaput *Lettere• •-•1lni: Dal htKhio all'..,. Bibliotecag obianco
!classici dei classici. Marlowe Il Dottor Faust A cura di Nemi D'Agostino con testo a fronte Sofocle Aiace Trachinie traduzione di Umberto Albini e Vico Faggi a cura di Umberto Albini Tucidide La guerra del Peloponneso libro primo a cura di Luciano Canfora Chaucer I racconti di Canterbury traduzione di Ermanno Barisone a cura di E. Barisone e A. Brilli Biblioteca Le immagindii questonumero Alla ricerca dell'identità americana?Alla scoperta di ciò che veramente si celadietro l'aquila? Certamente un viaggio dentro l'anima statunitense per tappe inconsuete: i cimiteri del New England, del Massachusetts, di Boston e di Salem, dove approdarono nel XVII secolo i primi «padri pellegrini» provenienti dall'Inghilterra, carichi di un'utopia religiosa e politica che non erano riusciti a realizzare in patria, e che sognavano di impiantare in questi territori vergini. L'utopia dell'uguaglianza, della fraternità, la nuova Gerusalemme, la città di Dio in terra. Ma poi vennero i patiboli di Salem del 1692. E poi venne l'aquila imperiale. L'aquila del 1819, che sovrasta - agguerrita, imperiosa, aggressiva - la Custom House, la dogana di Salem, nei cui uffici ancora si conserva il timbro del I847 che Nathaniel Hawthorne apponeva ai carichi di merce che approdavano da tutto il mondo al porto di Salem. Sommario SilviaVegetti Finzl L'invenzione dell'isterica (Tre storie d'isteria, di D.M. Bournevil/e e P.M. L. Regnard; L'invention de l'hystérie, di G. Didi Hubermann) pagina 3 Robert Musll Sul saggio, frammento inedito pagina 4 LaUlMannarini Commento a Musil pagina 5 Valerla ~rtolucci Marco Polo («Maledetti filologi» 2) pagina 6 Augusto IUumlnati Benjamin e l'anello di Saturno (Metafisica della gioventù - li concetto di critica nel romanticismo tedesco - Passagen-Werk, di W. Benjamin; autaut nn. 189-190; Walter Benjamin. Il tempo e le forme, di F. Desideri; Lesabéndio, di P. Scheerbart; WalterBenjamin e il suo angelo, di G. Scho/em) pagina 6 Gabriella Roncbi Ancora Marco Polo («Maledettifilologi» 3) pagina 8 Prove d'artista: Gianfranco Baruchello pagina 9 Attilio ~rtoluccl La camera da letto, cap. XXIV pagina 10 Marco Meneguzzo La rivista «Figure» (Il progmo moderno de~'arte e la critica - La lineaanaliticadell'artemoderna - Critica della critica, di F. Menna; Critica ad arte, di A. Bonito Oliva) pagina 11 Da New York a cura di Stefano Rosso e di Maurizio Ferraris pagina 12 Da Parigi a cura di Nanni Balestrini e di Maurizio Ferraris pagina 13 Alberto Munarl Donata Fabbri Montesano Disordine e costruzione (Introduzione ali'epistemologia genetica, di J Piaget; Disordine e costruzione, di G. Bocchi e M. Ceruti; Fatti scientifici e stili di pensiero, di P. Rossi) pagina 15 Elisabetta Rasy Il corpo del bambino (Le figure dellaperversione, di M. Masud R. Khan; Quando morì Jonathan - Diario di un innocente - L'infanzia al maschile, di T. Duvert; Che cosa sapeva Maisie, di H. James) pagina 16 Dal teschio all'aquila Quest'aquila hawthorniana è stataper me come una folgorazione: i teschi delle lastre tombali, che per settimane avevo fotografalo nei tre cimiteri di Boston e poi nella stessa Salem, avevano la loro spiegazione proprio nello sguardo di quest'aquila imperiale: dal teschio ali'aquila, attraverso vari passaggi, erivestimenti, e travestimenti, e rivisitazioni, e immaginazioni. La spiegazione radicale di quel- /' aquila stava proprio nella multiforme interpretazione della morte che ignoti scalpellini - angloamericani o protoamericani - avevano iconicamente rappresentato per due secoli; e sono le uniche testimonianze iconiche (accanto a qualche mobile intarsiato) di questa prima America puritana: l'immaginario collettivo di un'utopia religiosae politica naufragata e tradita, anzi sepolta insieme ai corpi dei primi pellegrini inglesi morti nel New England, e sepolti in questi piccoli cimiteri nel cuore della Boston sei-settecentesca o tra le Giorgio Flcara I nomi degli alberi (L'angelo di A vrigue, di F. Biamonti) pagina 17 Ernesto MasciteUi Biologia e gioco linguistico (L'ordre et /es jew:, di D. Lecourt) pagina 17 Testo Jean Genet Quattro ore a Shati/a a cura di Marco Leva pagine 19-22 Bice Garavelll Mortara Fourier, Aguirre e il boia (Lezione di geografia, di Ch. Fourier; Aguirre il traditore, a c. di P.L. Crovetto e E. Franco; La Maschera del Boia, a c. di F. Vazzoler) pagina 23 Carlo A. Madrlgnani Critica verghiana (Verga, di Autori vari; I Malavoglia di G. Verga 1881-1981, di Autori vari; I Malavoglia - I carbonari della montagna, Sulle lagune - Le storie del castello di Trezza, di G. Verga) pagina 24 Omar Calabrese Furor (Furor n. 8, gennaio 1983) pagina 25 Francesco Dal Co, Sergio Polano Speer, l'ultima intervista pagina 26 Omar Calabrese La casa elettrica (La casa elettricadi Figini e Pollini, di S. Po/in) pagina 27 Antonio Altisanl La nuova legge sul teatro (Norme per una disciplina organica delle attività teatrali di prosa - Senato della Repubblica, IO luglio 1982) pagina 28 Aldo Premoli Cathy Berberian pagina 29 Marlndla Guatteri.nl Danza, America e Giappone (Lo spazio di Leonardo, di L. Falco e R. Bufano; Leonardo e il potere dell'Uomo, di V. Biagi; La Argentina - Mia madre, di K. Ohno) pagina 30 Maria Maderna Biichner mon amour (Buchner mon amour, di C. Santagata e A. Morganti; Quarte/I, di H. Muller) pagina 31 crr. Bibliografia analitica: Biografie e autobiografie a cura di Maurizio Ferraris pagine 32-33 Angelo Gugllelmi Operazione sorriso (Il best-sel/era/l'italiana, di G. Ferretti) pagina 34 Francesco Leonetti Comunisti e cultura (Marx allafine del XX secolo, in L'Unità, 27 febbraio 1983; Lo scienziato Karl Marx, in Rinascita, 4 marzo 1983) pagina 36 Comunicazione ai collaboratori b) tutti gli articoli devono essere cordl «Alrabeta» redati da precisi e dettagliati riferimenLe collaborazioni devono presentare ti ai libri e/o agli eventi recensiti; nel i seguenti requisiti: caso dei libri occorre indicare: autore, a) ogni articolo non dovrà superare titolo, editore (con città e data), numele 6 cartelle di 2000 battute; ogni ecce- rodi pagine e prezzo; zione dovrà essere concordata con la c) gli articoli devono essere inviati in direzione del giornale; in caso contra- triplice copia e l'autore deve indicare rio saremo costretti a procedere a ta- indirizzo, numero di telefono e codice vecchie case dell'antica Salem. È difficile poter dimostrare logicamente, cr.,icamente, questa strada americana «dal teschio a/l'aquila». È una suggestione iconica, non peregrina né impertinente, che qui si vuole presentare. Cosa è rimasto di questa utopia puritana e americana? Questi sono gli unici resti iconici materiali. Tutto il resto è stato spazzato via, distrutto, livellato. E l'aquila impera. La raffigurazione, la rappresentazione della morte - o dell'immagine della morte - di questi anonimi scalpellini è il riflesso dei sermoni dei grandi predicatori puritani. Quest'immagine della morte si evolve e si trasforma: da teschio ad angelo, a persona umana, o a sembianze umane. È un itinerario suggestivo, avvincente: può essere una verifica, o una tentazione. La suggestione iconica ha strade sue, che val la pena di percorrere. Lettett pagina 37 Giornale dei Giornali Antonio Ria Il vertice dei non allineati pagina 38 India ddla comunicuione Elettronica europea: kaput pagina 38 lndex Libri sulla comunicazione (Rai-tv l'autarchia impossibile, di S Ba- /assone, A. Guglie/mi; L'universo te/ematico, di G. Richeri; Buon giorno Videotel, a c. di F. Dani; Telecomunicazioni obiettivo 2000, di A. Glowinski; Immaginare l'avvenire, di B. Lefevre) pagina 39 Le immqini Dal teschio all'aquila di Antonio Ria alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeta Comitato di direzione: Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione: Carlo Formenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Edizioni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amministrazione Via Caposile 2, 20137Milano Telefono (02) 592684 Coordinamento editoriale: Carlo Formenti Coordinatore tecnico: Giovanni Alibrandi Pubblù:JrLrelazioni: Marco Pesatori Composizione: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano Telefono 5392546 Stampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorld, San Giuliano Milanese Distribuzione: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo Lire 30.000 estero Lire 36.000 (posta ordinaria) Lire 45.000 (posta aerea) Numeri arretrati Lire 5.000 Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale via Caposile 2, 20137Milano Telefono (02) 592684 Conto Corrente Postale JS43U08 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981 Direttore responsabile Leo Paolazzi Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati La maggiore ampiezza degli articoli o il loro carattere non recensivo sono proposti dalla direzione per scelte di lavoro e non per motivi preferenziali o personali. Tutti gli articoli inviati alla redazione vengono esaminati, ma larivista si compone prevalentemente di collaborazioni su commissione. Nuove collane Novità Narrativa A.P. Giitersloh La favola dell'amicizia pp. 240, lire 17.000 Ironica rielaborazione del milo fausdano di uno degli autori più singolari e più geniali della letteratura del Novecento. I. Cankar Immagini dal sogno pp. XI-147, lire 12.000 Ventinove brevissime novelle che ritraggono con vivacità polemica il vecchio mondo austro-ungarico in decadenza. Saggistica Autori vari Anima ed esattezza pp. 320, lire 20.000 Le ragioni e le implicazioni di un incontro - quello tra letteratura e scienza nella cultura austriaca - che ha dillo avvio alle grandi opere di Musi/, Broch, Kafka, Hofmannsthal, Canetti. Scritti di Magris, Bevi/acqua, Gargani, Funari, ecc. R. Caillois Babele Postfazione di M. Yourcenar pp. 301, lire 23.000 Un nuovo «vocabolario estetico» che capovolge ron roraggio brutale i vecchi dogmi e critica sfacciatamellle le avanguardie del nostro secolo. Filosofia Centenario della nascita di K. Jaspers Ragione ed esistenza pp. 199, lire 12.000 Le lezioni più imponanti di Jaspers con saggi su Kierlcegaarde Nietzsche. Cifre della trasandenza pp. 142, lire 12.000 Per uno studio più approfondito sul rapporto tra filosofia e religione un ronlribUIOancor oggi attualissimo. Collana «Dabar» A. Neber Il siJenzio della parola Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz Introduzione di Sergio Quinzio pp. 253, lire 18.000 Una divena lettura della Bibbia che s'interroga sul silenzio e la lonlllna/lZa di Dio nella storia de~uomo. casa editric maertiti ArnoldoMondadoriEditore ~gli__·;___________ fi_sca_l__e_. ____________ n_eo_nu_·ta_t_o_d 1·reth_·v_o~-----------~ B bi oteca'"'1001anco "' .. .5 "" .. Q. ~ .... ~ ... ~ 1-... .,,,. s:: .\: .. . ,. ~ ..
l'invenziondeell'isterica D:M. Bourneville P.M.L. Regnard Tre storie d'isteria a c. di A. Fontana Venezia, Marsilio, 1982 pp. 254, lire 20.000 G. Didi Hubermann L'invention de l'hystérie Paris, Macula, 1982 I n Tre storie d'isteria, costituito dalle cartelle cliniche e dalla documentazione fotografica su tre isteriche, ricoverate alla Salpètrière nel decennio 1870-1880, assistiamo a una delle più determinate ed efferate imprese conoscitive che la scienza occidentale abbia tentato. Ci è difficile comprendere perché mai l'isterica rappresenti, nel secolo scorso, un quesito particolarmente arduo per il sapere medico e perché si organizzino, intorno a questa figura evanescente, una pratica clinica, una metodologia e una teoria destinate ad assumere valore paradigmatico. Non è tanto col definire l'isteria un'affezione epocale, provocata da una società moralistica e sessuofobica, che troveremo una risposta soddisfacente, in quanto l'età vittoriana non detiene certo la palma della repressione sessuale e della misoginia rispetto alle precedenti; piuttosto, dovremo considerare l'isterica istituzionalizzata il punto terminale di una amministrazione plurisecolare del corpo femminile, l'esito ultimo della sua grammaticalizzazione. In questo senso, i curatori della collana (Alessandro Fontana e Mario Galzigna) presentano il volume come un tassello della genealogia del soggetto moderno; ma, a dispetto del complesso congegno di osservazione, registrazione, manipolazione e strumentazione, assemblato per captarlo, il soggetto rimane qui evanescente definendosi, in ultima analisi, come la tessera mancante. Oggetto d'indagine è la donna in quanto rappresentante la sessualità femminile, polo d'attrazione del desiderio maschile e, al tempo stesso, luogo della sua mancanza, alterità, difformità: è la donna sessualmente attiva, vale a dire (in un'ottica maschile) giovane e bella. Da sempre questo oggetto del desiderio costituisce un enigma per l'uomo che ha inteso, nel suo corpo, un sapere segreto, che vi ha scorto un godimento sfuggente alla regolazione. Come efficacemente ricostruisce Giulia Sissa («La Pizia delfica: immagini di una mantica amorosa e balsamica», in aw-aut n. 184-185,pp. 193213), la Pizia di Delfi profetizza attraverso un corpo cavo, in cui i vapori della terra si trasmutano in parola oracolare. Ma questo rapporto corporeo con il sapere ha qualche cosa di indecente, qualche cosa che lo rende comunque estraneo, per eccesso o per difetto, alla circolazione della cultura. Sappiamo che Aristotele situa la donna, unita- •mente al tiranno e al crematista, fuori dallo spazio razionale della polis, dalla grammaticalità del logos, dalla legalità del nomos. Se la donna, in quanto madre, può costituire l'anello di congiunzione tra la natura - i suoi tempi, i suoi spazi, la sua specifica produttività - e l'organizzazione sociale, come materia erotica rimane invece aliena e inquietante. Il desiderio femminile, che è impossibile ridurre al registro della maternità socializzata, rappresenta una sfida per la tassonomia del mondo, un irriducibile ostacolo alla sua esaustiva formalizzazione. Paola Manuli, nei suoi studi sulla scienza antica (vedi «Fisiologia e patologia del femminile negli scritti ippocratici» in Hippocratica, Paris, Cnrs, 1980), ha dimostrato come la medicina costruisca la sua dimensione antropologica, così come il suo specifico campo disciplinare, decretando l'emarginazione del corpo femminile, per il quale appronta una scienza regionale e separata: la ginecologia. In questo spazio, preposto alla amministrazione del diverso, il medico individua nell'utero il significante privilegiato del corpo femminile. L'utero è inteso allora come un animale indomito o come un demone che il ginecologcrpuò, con una terapia che metaforizza il rito sacrificale, placare ed esorcizzare. Si tratta comunque di una terapia sintomale perché il disordine costitutivo del corpo femminile può essere regolato solo dal dominio sessuale maschile, che trasforma la sessualità in maternità. «Dell'isteria - scrive ancora P. Manuli («Elogio della castità», in Memoria n. 3, marzo 1982) - il coito è farmaco assoluto». S i opera in tal modo, all'interno del corpo della donna, una contrapposizione tra sessuale e materno dove, al secondo, è demandato il potere del farmaco, il primo termine restando invece connotato di patologicità. Una contraddizione che Sorano (I secolo d.C.) cercherà di superare proponendo alle donne l'ideale della castità o, quanto meno, una gestione la più oculata possibile del loro corpo erotico e materno - l'integrità del quale è affidata a un intenzionale regime di frigidità e astinenza. La sua precettistica medica ed etica persegue un distacco dalla immediatezza del bisogno e dalle necessità istintuali che equipara, intorno al comune valore della castità, i due sessi. Ma il presupporre Bibllotecag;nob.anco Silvia Vegetti Finzi una identità sessuale che prescinde dal reciproco scambio e misconosce la potenza del desiderio, produce una iconografia fittizia della mascolinità e della femminilità ove ciascuno persegue, attraverso la negazione dell'altro, l'affermazione della propria unità e integrità. L'ideale dell'astinenza sessuale veicola in tal modo due figure antropologiche - quella del monaco da una parte, e della suora dall'altra - destinate a esemplificare i valori dell'istituzione religiosa. La monaca, votata alla verginità, è una donna che, contrariamente alla sposa, non ha bisogno di coniugarsi con l'uomo per realizzare la sua femminilità. Mentre la moglie si sottomette alle leggi della riproduzione biologica, la suora si declina in una pratica metaforica. Le tappe dell'ordinazione rimandano esplicitamente agli accadimenti fondamentali della sessualità femminile, così come il rito ne riprende i contenuti, solo che lo sposo ideale prende il posto di quello reale e l'icona di Gesù bambino sostituisce il figlio mai nato. È facile intravvedere nelle storie di mistiche, quali quelle riportate nel volume in discussione, come queste metafore trascinino imprevisti importi d'affetto, sollecitino imbarazzanti vissuti immaginari. Parole e simboli si rivelano più pregnanti e vischiosi del previsto sì che lo sposo celeste può indurre un delirio erotico, e il divino bambino sollecitare una imperscrutabile maternità isterica. La mistica, questa protagonista della conventualità secentesca, sembra realizzare - nella povertà di socializzazione e nella deprivazione culturale della sua istituzione - una autonomia dell'immaginario, una priorità del fantastico sul reale, una separazione ed enfatizzazione del mondo interiore che (con tutte le differenze indotte dal diverso contesto istituzionale) saranno ripresi dall'isterica e infine fatti 'corpo teorico' dalla psicoanalisi. Il prodigio della levitazione rappresenta appunto il distacco raggiunto nei confronti di una 'realtà bassa', mentre l'assenza segna il rifiuto di uno scambio sessuale impossibile. Sono performances che accadono, comunque, nella forma dello spettacolo, chiedono un pubblico, reclamano attenzione, anche a costo di incorrere nella demonizzazione e nella repressione spietata che ne consegue. Dal luogo della sua verginale segregazione, la mistica, così prossima alla strega, sfida l'uomo a possederla nella forma sublime della conoscenza. La sua seduzione assume allora le modalità di una produzione di segni criptici, sfuggenti a ogni regolazione categoriale, mentre il femminile si conferma, per utilizzare le note metafore freudiane, l'enigma, il continente nero della conoscenza - in quanto tale, però, capace di produrre una fascinazione potente dello sguardo maschile, la captazione di un desiderio di sapere che trova esca nella completa irriducibilità del suo oggetto. S i costituisce così una modalità di rapporto - erotico e cono- , scitivo a un tempo - che connette tanto la monaca al suo confessore quanto l'isterica al suo medico, dove alla volontà indagatoria dell'uno fa riscontro il nascondirnento enigmatico dell'altra. La mistica, cosl come l'isterica, è una sfinge evocata dalla domanda e cancellata dalla risposta. L'una e l'altra, poi, non sono che la rappresentazione di una sessualità femminile dimidiata, resa narcisisticamente infantile dalla sottrazione della componente genitale. Risulta evidente, dai resoconti clinici, che le isteriche, indipenqentemente dalla loro età anagrafica, sono bambine: l'istituzione psichiatrica, infatti, riconosce, accoglie e amministra soltanto le loro pulsioni parziali, connotate di devianza, di anormalità, di perversione. Non è certo quello il luogo del coniugale e del materno che trovano invece, nella dimora familiare, legittima collocazione. Il desiderio di maternità, espresso dal ventre gonfio esibito dalle ricoverate, non viene mai riconosciuto come tale; allo stesso modo si registrano deliri di parto, angosce d'aborto e l'automutilazione del capezzolo infertasi da Geneviève, senza attribuire loro particolare rilevanza o significato specifico. Sembra che l'organizzazione manicomiale non possa accogliere l'isterica come un tutto, senza sconvolgere la sua stessa economia. Occorre allora ridurla a oggetto medico, inscriverla completamente in una logica di malattia, diagnosi e terapia. Ma tutto l'apparato perde colpi -di fronte a una sintomatologia sfuggente a ogni tassonomia, a una fruizione perversa della terapia, alla parodia della malattia e della guarigione. Dalle cartelle cliniche abilmente selezionate da Fontana, emergono tre indimenticabili figure di donne, giovani, belle, narcisisticamente sventate, che si scoprono insofferenti all'ambiente miserabile, faticoso e violento cui la nascita le ha destinate. Preferiscono invece (e si ha talora il senso di una scelta di vita o di quei ribaltamenti esistenziali di cui sono capaci le eroine dei romanzi erotici settecenteschi) l'atmosfera protetta, premurosa, attenta, le frequentazioni altolocat~ che trovano alla Salpètrière, dove si installano da divine, con tutti i vezzi, le bizze e le moine delle primedonne. Fuori di lì hanno conosciuto per lo più due cose: la tranquillità del convento (ove sono state più o meno a lungo allevate) e la brutale accoglienza che la società riserva alle giovinette prive di tutela familiare. Sono storie di stupro, di incesto, di fuga, di maternità illegittime, di inganno, di sfruttamento e di solitudine. L'istituzione psichiatrica, nella nuova versione «scientifica» voluta da Charcot, accogliendole nei suoi ruoli, permette loro di regredire alle esperienze più gratificanti. L'isterica, ammessa alla Salpètrière, ha dinanzi a sé una carriera: se sarà tanto brava da costituire un 'caso', sarà osservata, registrata, fotografata, potrà recitare la sua parte alle lezioni del martedì, dove, addobbata con larghi cappelli adorni di piume (perché anche i visitatori degli ultimi posti possano scorgerne i movimenti), mimerà efficacemente il «grande attacco isterico,., il pezzo forte del suo multiforme repertorio. Ma quella che, per certi versi, può sembrare una opzione, si rivela una trappola in cui l'isterica rimane invischiata, moltiplicando, il suo divincolare, i lacci che la stringono sì che lei stessa, infine, è la carceriera e la prigioniera di sé. In un'alternanza di fuga e di captazione, di rifiuto e di reiterata richiesta, in un intreccio inestricabile di sofferenza e di piacere, inizia con il suo osservatore una lotta vischiosa di complicità manifeste e implicite. Più appare arresa allo sguardo manipolatorio del medico, più gli affida il suo corpo inerme, mollemente sdraiato tra gonfi cuscini di piume, più gli sfugge nel luogo segreto del suo godimento autoerotico. Ma questo climax è preceduto da tutta una serie di schermaglie volte a irretire l'interlocutore in un gioco di preliminari erotici, dal quale il medico si difende trincerandosi dietro la neutralità della registrazione, l'imparzialità del metodo. I ntorno alla coppia costituita dallo psichiatra e dalla sua isterica, alla loro segreta complicità, il tempo si ferma e lo spazio si contrae. Il brusio della grande macchina istituzionale tace in-
torno a quell'attimo di intensità in cui si condensa lo sguardo clinico, si rappresenta la sfida tra il sintomo e il metodo. Apparentemente, l'uomo è solo uno sguardo che vede, la donna solo un corpo che soffre. Ma, progressivamente, la sapiente economia del libro - riportando le parole del delirio amoroso di Geneviève e di Augustine - svela il legame erotico che la connette alla figura del medico e la concreta esistenza di un rapporto immaginario. L'investigazione diagnostica, riesaminata con la consapevolezza del transfert che allaccia i due partners, rivela allora quanto sia effimera la presunta neutralità e impersonalità dell'agire medico. Leggiamo nella cartella clinica della quindicenne Augustine: «È bionda, grande e robusta per la sua età, ha tutto l'aspetto di una ragazza pubere. È attiva, intelligente, affettuosa, impressionabile, ma capricciosa, piacendole assai attirare l'attenzione. È civettuola, cura molto la sua toilette, l'acconciatura dei capelli che sono abbondanti e che dispone ora in un modo ora nell'altro; i nastri, soprattutto di colore vivo, la rendono felice» (pp. 119-20). Rimaniamo qui favorevolmente colpiti dall'imbatterci nella descrizione viva, vera e partecipata di una deliziosa ragazzina, tanto più che contiene frammenti di sapere psicologico tutt'altro che insignificanti, che possono aiutarci a capire come mai sia lì e quale vantaggio ci ricavi, come direbbe Groddeck. Ma subito, paventando l'eccessiva contiguità, il coinvolgimento affettivo, il medico la sostituisce con il più pertinerite e tranquillizzante oggetto scientifico: il corpo frammentato dall'anatomia. Annota, infatti, di seguito: «La motilità è diminuita a destra: cinque o sei prove col dinamometro Mathieu hanno dato alla pressione della mano sessanta a sinistra e trenta a destra». Al posto della bella adolescente, un arto, una macchina, dei numeri, qualche cosa che si può impunemente protocollare senza essere implicati di connivenza. Una volta operata la sua traduzione in oggetto medico, il corpo femminile può essere legittimamente esplorato; sadismo e voyeurismo possono liberamente esercitarsi al riparo di un metodo clinico che fa da garante delle loro intenzioni. Ma quanto più la donna viene ridotta a corpo, tanto più il medico deve spogliarsi del suo per farsi mero apparecchio di rilevazione e registrazione, mentre la pulsione, negata alla coscienza, ritorna nelle vesti del sintomo, Così lo stesso procedere medico-terapeutico si struttura nella forma della ossessività, ove la coazione a ripetere scandisce il tempo della pulsione di morte. Sotto il segno della negazione, le gelide dita dell'anatomo-patologo esplorano furtive un corpo femminile cadaverizzato. «La sensibilità cutanea, nelle varie forme - prosegue lo sperimentatore, - è abolita in tutta la metà destra del corpo: trazione di peli, toccamento, sfioramento, solletico, contatto con pressione [che sia ben forte, si specifica in nota] pizzicamento, puntura, caldo e freddo ... Le punture di spillo determinano da ambo le parti piccole papule... Lo stesso dicasi per le righe tracciate con l'unghia. Se si distrae la malata, le si chiudono gli occhi e si impongono varie posizioni alle dita, al braccio o alla gamba, lei non sa più indicare, senza errore, l'atteggiamento loro imposto» (p. 120). Si ha l'impressione, in questi casi, di spiare due bambini intenti a «giocare al dottore». E la gamma degli attacchi isterici, che va da piccole assenze sino al «grande attacco», è estremamente variegata. Per normalizzarla e trasformarla in «fenomeno scientifico» si ricorre alla sua riproduzione sperimentale. Per lo più si procede in questo modo: il medico sollecita zone erotiche della sua paziente, come il seno, le ovaie, la lingua, le vertebre dorsali, finché non provoèa una serie di reazioni che vengono catalogate e numerate. Ad esempio, nel caso di Alphonsine si commenta: «Questa è stata la progressione degli attacchi: dal 15 al 30 giugno, 707, in luglio 272, in agosto 113, in settembre 149, in ottobre 18, in novembre 29, in dicembre 50» (p. 179). La quantificazione dei dati tiene il posto dello scacco epistemologico di una impresa scientifica, che si rivela impossibile per lo scarto esistente tra l'apparato categoriale e la cosa. Si dimostra impotente a spiegare, ad esempio, come mai la pressione della mano del mèdico sulle zone isterogene provochi sia l'accensione dell'attacco sia, a seconda dei casi, la sua remissione. La cecità riguarda qui il desiderio che anima l'intervento medico e la seduzione che esso opera, mentre la sistematica e intenzionale palpazione del corpo femminile e la registrazione minuziosa delle sue reazioni disegnano una cartografia erotica che fa dell'amoroso sapere dell'alcova un paragrafo di manuale neurologico. B raccato come una preda, lungo i sentieri del piacere femminile, il sintomo viene annientato nel luogo della sua presunta produzione: l'ovaia, repentinamente compressa dalla mano taumaturgica del medico, o sistematicamente bloccata da un apposito ferreo strumento ortopedico che ripropone la medioevale cintura di castità. L'elenco dei gadgets approntati per un morbo inesistente produce effetti agghiaccianti: cella di contenzione, camicia di forza, bagni gelati, scosse elettriche indotte con la pila Trouvé o la bottiglia di Leida, magnetismo, ipnotismo, suono di diapason o di tam-tam, visione improvvisa di luce elettrica o al magnesio. Presidi terapeutici destinati a produrre gli effetti più imprevedibili: pianto, riso, canto, contrazioni, collassi, indifferenza, sonno, guarigione improvvisa, secondo l'imperscrutabile copione della divina isterica. Una sintomatologia enfatizzata, poi, dal costante ricorso a farmaci e droghe (utilizzati con quella incredibile disinvoltura che ritroveremo nel giovane Freud), tra i quali: nitrito e valerianato d'amile (di cui sono noti gli effetti afrodisiaci), cloroformio, mÒrfina, etere. Alla manipolazione alchemica del corpo e dell'anima, l'isterica oppone la sua volontà di protagonismo culturale, mimando una gestualità mediata dai romanzi popolari e dalla ritrattistica dell'epoca. L'apparato fotografico ci rimanda una serie di fanciulle che riproducono la postura delle sante, gli abbandoni delle mistiche, i vezzi delle attrici, le moine delle cocottes, in stridente contrasto con la tassonomia psichiatrica che le etichetta. La tavola XIII, ad esempio, ritrae una ragazzina in posa chiaramente seduttoria: la corta camicia sapientemente discinta, la spalla nuda, la gamba destra protratta in avanti, lo sguardo assorto e ammiccante al tempo stesso. La didascalia sottostante titola: «Istero epilessia: contrattura». Effetti di involontaria comicità, frutto di una interazione che ha espulso dal suo perimetro l'incidenza del desiderio. Che, invece, opera inesorabilmente e deforma il sintomo isterico sino a sottrarlo a ogni codice di lettura. Solo dopo essere stato tradotto in parole, il «linguaggio d'organo» sarà sottoponibile alla maieutica della interpretazione. Nella traduzione del sintomo in discorso, proposta da Freud, si perde però la possibilità di una comunicazione diretta del corpo, di un suo sapere specifico: «Se il corpo - scrive in proposito Starobinsky («Breve storia della coscienza del corpo», in Intersezioni l, I, aprile 1981, pp. 27-43) - si vede rifiutare ogni funzione rilevante in quanto origine causale del disturbo psichico, esso acquista però un ruolo decisivo in quanto luogo o scena delle manifestazioni di questo disturbo». M a il reparto per isteriche della Salpetrière non è solo il luogo dove si rappresenta la preistoria della psicoanalisi: esso rimane, indipendentemente dai suoi esiti, un punto alto della ricerca scientifica, il momento in cui il sapere occidentale cerca di cogliere il nesso corpo-anima, di operare una fusione tra le scienze della natura e quelle dello spirito, di totalizzare la sua presa. In questo senso - come ben coglie la prefazione di A. Fontana - funziona da metafora di tutta una civiltà. Riaccendendo, dopo più di cento anni, le luci sul polveroso scenario dell'ospedale di Cbarcot, rievocando i suoi personaggi e rileggendo le sue pièces, ci sentiamo a un tempo estranei e partecipi di un'impresa scientifica i cui effetti non ci è ancora possibile calcolare. Molti dei quesiti sorti tra le morbide piume e le ruvide lenzuola timbrate di quella istituzione ci interrogano tuttora. L'isterica, con il suo disperato tentativo di ricomporre le contraddizioni del femminile, costituisce un riferimento ineludibile, anche quando tentiamo di allontanarla in una prospettiva storica o di esorcizzarla nel grottesco. Come propone Nanni Balestrini, nelle sue Ballate della signorina Richrrwnd (Roma, Cooperativa Scrittori, 1977), le «istruzioni per l'uso pratico» della quale così prescrivono: «nettatela squamatela infilatele nel ventre / le erbe odorose fissatela allo spiedo ... / cospargetela con rosmarino e alloro ... / tagliatela a dadini portatela a bollore ... / ammollatela nel latte per 24 ore .. . / allargatela sul tagliere e battetela... / disossatela dalla testa alle spalle salatela ... / lasciatela marinare per 2 giorni / copritela con vino rosé e chiudete il recipiente / con carta oleata e cuocete a forno basso finché / la carne sarà cotta ma consistente». Sul saggJo, . frammento1ned1to A Ila parola 'saggio' si collegano per me etica ed estetica. [Il termine) deve venire da 'provare' [?]', viene adoperato dai dotti in genere solo per denominare i tralci più leggeri, scritti non sotto una piena responsabilità, della loro opera maggiore, e vuol dire anche 'tentativo'. In quest'ultimo senso, che intendo però diversamente riempire, posso adoperarlo anch'io. Saggio è: in un campo in cui sia possibile procedere con esattezza, qualcosa con un residuo... Oppure: il massimo rigore raggiungibile in un campo in cui, per l'appunto, non sia possibile procedere con esattezza. Tento di mostrare il secondo [aspetto]. Descrizione del campo: a un suo lato si trova il campo della scienza. Dall'altro il campo della vita e dell'arte. In un primo momento non si può esprimerlo più precisamente. Perciò dobbiamo anzitutto in- . dagare come sia delimitato il campo della scienza. Al nostro scopo diciamo, anche se non nel modo migliore: esso esclude completamente la soggettività. 'Completamente' è dir troppo. Poiché una certa soggettività fredda, razionale, viene mantenuta; si danno inoltre momenti arbitrari e casuali. Diciamo allora meglio: i suoi risultati sono oggettivi. È dominato dal criterio della verità. Quest'ultimo è un criterio oggettivo, insito nella natura del campo. Esistono verità matematiche e logiche. Esistono fatti, e una connessione tra fatti, che hanno validità universale. Che sono regolari o sistematici. Che, in entrambi i casi - e questa è nello stesso tempo l'esigenza minima che poniamo, - consentono un ordine spirituale di vasta portata. E ci sono campi che non consentono un simile ordine. Si estraggano dai libri degli scrittori gli uomini che questi vi hanno magicamente prodotto e si provino ad appli8 o otc ag o ,arie Robert Musi/ care a questa società le leggimorali della società umana. Si scoprirà che ogni personaggio è costituito da più individui, che egli è nello stesso tempo buono e riprovevole, che non possiede alcun carattere, è inconseguente, non agisce causalmente: in breve, che non si possono in alcun modo ordinare e classificare le forze morali che lo muovono. A quest'uomo non si può indicare altra strada al di fuori della via accidentale dell'azione del libro. La questione se Torless abbia ragione o torto a maltrattare Basini, se inoltre la sua indifferenza verso tale problema sia segno di ragione o di torto, non ammette risposta. Per quale motivo non sia mai possibile sollevare una simile domanda è una questione cui si potrebbe rispondere solo in un autentico saggio. - Come persone appartenenti a una cerchia morale, con doveri, cure e opinioni, leggiamo una poesia e nel leggere tutto ciò si trasforma un poco in un modo che si può percepire quasi solo sentimentalmente e che si perde rapidamente. - Qualcosa d'analogo si può dire delle esperienze che facciamo in momenti inconsueti come quelli dell'amore, di un'ira fuori del comune, e di ogni rapporto non abituale con persone o cose. Tra questi due campi si trova il saggio. Esso possiede, della scienza, la forma e il metodo. Dell'arte, la materia. (L'espressione 'vita' non è corretta, in quanto comprende anche il conforme a legge. Quel che nella vita è analogo all'arte è stato menzionato sopra con 'il campo della vita'). Esso cere::.di creare un ordine. Non offre immagini, bensl una connessione di pensieri, dunque di natura logica e, come la scienza, prende le mosse da fatti, che pone in relazione. Solo che questi fatti non sono universalmente osservabili e anche il loro collegamento è, in molti casi, solo un collegamento particolare. Esso non offre alcuna soluzione totale, ma solo una serie di soluzioni particolari. Tuttavia afferma ed esplora. Maet.[erlinck) ha affermato una volta: esso offre, al posto di una verità, tre buone probabilità. Più in là ci domanderemo quando una tale probabilità debba dirsi «buona». Intanto vorremmo però chiedere ancora una volta come mai esistono campi in cui non domina la verità e la probabilità rappresenta qualcosa di più che una approssimazione alla verità. [Il motivo) deve risiedere nella natura degli oggetti. L'elemento logico - nel senso più ampio - resta il medesimo. Fmora tuttavia la differenza è stata ricercata proprio in una simile differenza di funzione. La conoscenza intuitiva è stata contrapposta a quella abituale nello sforzo di derivare da essa la dignità della conoscenza mistica. Esiste intuizione anche in ambiti puramente razionali. Oltre a ciò
[?) questo concetto viene scientificamente applicato a... La funzione mistica tuttavia non è questa intuizione essendo molto più comprensiva e concettualmente meno pura. L'uomo non si limita a pensare, ma sente, vuole, percepisce, agisce. Come esistono azioni puramente automatiche, senza partecipazione del pensiero, così esistono anche idee puramente razionali, senza partecipazione del sentimento o della volontà. E ne esistono altre ancora. Quando un'idea ci afferra, ci sconvolge, ecc., essa compie in campo sentimentale quel che una conoscenza rivoluzionaria opera in quello puramente razionale. L'intensità del suo effetto è un segno di quali grandi masse sentimentali vi siano coinvolte. Masse; poiché qui non si tratta di sentimenti nel senso più stretto del termine, bensì di sentimenti fondamentali, disposizioni sentimentali, costitutivi dell'individualità. Questo è un campo ancora poco esplorato. Ma si può ipotizzare che qui un fattore sia rappresentato dalle universali caratteristiche emozionali dell'individuo, quel che è stato chiamato il temperamento, la reattività, eccitabilità, ecc., una disposizione relativamente stabile; un altro fattore [ è rappresentato dal) le esperienze personali, incluse quelle spirituali. Queste sono conservate in una somma di complessi, confusamente intrecciate a ragionamenti. La malinconia è certamente una cosiddetta malattia dell'anima, e tuttavia essa consolida il suo dominio con l'aiuto dei pensieri da essa colorati. Il pessimismo filosofico, lo stoicismo, la saggezza epicurea non sono affatto creazioni esclusivamente razionali, ma anèhe esperienze vissute. Ora un ragionamento razionale può essere vero o falso, uno sentimentale anche, ma, oltre a ciò, quest'ultimo «interessa» o non interessa. E ci sono pensieri che influiscono effettivamente solo attraverso il secondo. Per una persona priva di risonanza essi sono del tutto confusi e incomprensibili. Eppure si tratta in questo caso evidentemente di un mezzo di comunicazione assolutamente legittimo, anche se non di una universalità vincolante. Il numero di queste forme di comunicazione tra uomini è inoltre più grande di quanto si supponga (coppie-scimpanzé, effetto suggestivo del capo, ecc.). Anche il singolo individuo . sperimenta che il medesimo pensiero, per lui una volta morto, una serie di parole, un'altra volta è vivente. Questo improvviso prendere vita di un pensiero, questa repentina rifusione, per suo tramite, di un grande complesso sentimentale (materializzata con efficacia nella conversione di Paolo), per cui si comprende contemporaneamente se stessi e il mondo in un altro modo: questa è la conoscenza intuitiva in senso mistico. In misura minore è il movimento continuo del pensiero saggistico. Sentimenti, pensieri, complessi di volontà vi sono coinvolti. Non sono funzioni straordinarie, bensì quelle normali. Ma il filo di un pensiero strappa gli altri dal loro posto e i loro riassestamenti - anche se solo virtuali - determinano la comprensione, il suono, la seconda dimensione del pensiero. Poiché la differenza non sta nella funzione, può essere fondata solo nella natura del campo. Sappiamo quanto più limitato sia l'ambito della nostra conoscenza rispetto a quello dei nostri interessi. Escludiamo ora gli interessi mistici, poiché il loro oggetto è metafisico e perché pretendono alla conoscenza mentre per il saggio richiediamo solo una trasformazione dell'uomo. Maeterlinck, Emerson, Nietzsche, in parte Epicuro, gli stoici, i mistici fatta astrazione dall'elemento trascendente, ma anche Dilthey, Taine, la ricerca storica nomotetica appartengono alla sfera del saggio. Qui si trova il ramo umano della religione. Siamo di fronte a una nuova suddivisione dell'attività spirituale. L'una orientata alla conoscenza, l'altra alla trasformazione dell'uomo. Complessi sentimentali lottano per il predominio. Idee direttrici delle epoche o generazioni. Nuovi rapporti tra gli uomini vengono a galla. Ora una elaborazione razionale dei diversi risultati è naturalmente preziosa. Per lo meno un ordinamento sistematico. Esso lotta semplicemente con difficoltà, che non sono mai del tutto superabili a causa dell'ambiguità dell'espresCommentaoMusil Q uesto frammento sagg1S1tco di Robert Musi/, trovato fra le carte postume' dello scrittore privo di titolo e di indicazione di data, è stato pubblicato per la prima volta nel 1973, accompagnato da un ampio commenlo e da una nota sulle varianti presenti 11elmanoscritto, a cura di Marie-Louise Roth sulla rivista Recherches Germaniques (3, 1973, pp. 235-43). Oggi il frammento è compreso nell'edizione completa delle opere di Musi/ curata da Adolf Frisé per Rowohlt (R. Musi/, Gesammelte Werke, Reinbek bei Hamburg 1978). In Italia la produzione saggistica di M11Sil è ancora solo parzialmente conosciuta; esistono traduzioni di singoli saggi', ma al momento attuale non è ancora disponibile un'edizione completa degli scritti critico-teorici (saggi, discorsi, articoli e recensioni) dell'autore dell'Uomo senza qualità. La traduzione di una vasta scelta di questa produzione musiliana, che include anche il teslo qui pubblicalo, è in programma presso l'editore Einaudi. La datazione del frammento ipotizzata dagli studiosi tedeschi non è concorde: mentre MarieLouise Roth, autrice di un vasto studio su/l'aspetto teorico dell'opera musiliana', tende - nel presentare il testo - a collocarlo ne~'arco di tempo che va dal 1920 al /923, basandosi sull'affinità tematica di questo scritto con altri abbozzi saggistici riguardanti questioni etiche ed estetiche (la Roth, nel suo commento, accenna in particolare alla contiguità di saggi come «Kampf um die Sittlichkeit» e «Der Dichter undseine Zeit» del 1921-22), Adolf Frisé, dal canto suo, nell'edizione rowohltiana dei saggi Lositua invece più indietro, a/l'incirca 11el/914. Al frammento è stato dato il titolo indicativo «Uber den Essay» in riferimento al suo tema centrale: un'analisi teorica e sistematica della nozione di 'saggio', della forma Lellerariae delle sue implicazioni teoretiche. Il '.saggio'rappresenta un nucleo essenziale del pensiero di Musi/, una di quelle 'idee' fondamentali attorno alle quali si concerLtranoe si articolano tutta una serie di problemi gnoseologici, etici ed estetici. Occorre appena ricordare che Musi/ non è certo il primo, né sarà l'ultimo, tra i suoi contemporanei a occuparsi e a interessarsi della forma-saggio, la quale può vantare una già cospicua tradizio11edi scritti e di studi, una piccola letteratura sull'argomento'. A questa tradizione Musi/ ha apportato tuttavia un contributo essenziale e originalissimo, ponendo la categoria del 'saggio' e del 'saggismo' al centro della sua opera, e in particolare dell'Uomo senza qualità, e caricandola di sig11ificati filosofici, psicologici, etici oltre che Letterari. La tesi romantica (e Lukacsiana) del 'saggio' come autonoma forma d'arte viene insomma radicalizzata e rovesciata da Musi/ con l'affermare l'arte stessa, la Letteratura stessa, come 'saggismo', mentre il concetto di 'saggismo' viene contemporaneamente esteso al di là della sua caratterizzazione di genere, divenendo atteggiamento esistenziale, forma di vita e strumento di pensiero: «All'incirca come nei vari capitoli di un saggio si considera un oggetto da molti Lati diversi senza comprenderlo tutto (... ) così egli credeva di poter considerare e trattare nel modo più giusto il mondo e la propria vita»'. La dimensione teorica rappresentata dall'idea di 'saggio' è dunque in Musi/ estremamente complessa, proprio perché operante su diversi piani: formale, psicologicoesistenziale, estetico-Letterario, gnoseologico-epistemologico. ln tutti ì casi essa rappresenta innanzi tutto una categoria metodologica: il 'saggio' significa per Musi/, prima di ogni altra cosa, un'indicazione di metodo, ovvero una forma di rappresentazione della realtà e contemporaneamente un criterio di condotta, una forma etica. Le implicazioni teoriche e metodologiche della nozione di 'saggio' discendono direttamente dalle caratteristicheformali del genere, che vengono assunte come simboli e sintomi di una diversa struttura cognitiva. Nel frammento qui presentato M11Silanalizza tali strutture formali e soprattutto «posizionali» della forma-saggio. La natura particolare della forma esige in/alti una determinazione negativa, estremamente congeniale al metodo m11Siliano:per dire cosa è il saggio, occorre innanzi tutto dire quel che il saggio non è. In questo senso il frammento consiste proprio in un progressivo Bibl.otecagInoo1anco Lalli Mannarini avvicinamento ali'individuazione dell'essenza del saggio: si procede per gradi verso Ladefinizione della forma e della categoria di 'saggio·. Infatti, è convinzione di Musi/, e parte essenziale della sua definizione, il fatto che il 'saggio' non possa essere definito immediatamente e che Lasua definizione possa giungere solo al termine di una preliminare e hmga ricerca, come prodotto finale di un'operazio11edi analisi sistematica degli «spazi» che gli sono contigui e dai quali, differenziandosene, esso ricava la sua propria collocazione. Prima ancora di co11siderareLe sue caratteristichespecifiche, Musi/ intende qui11dicompiere una distinzione preliminare e indispensabile: il 'saggio' di cui si parla non ha nulla a che vedere con ciò che generalmente viene cosÌaefinito: i «tralci più leggeri» delle opere maggiori degli studiosi, gli «scarti», informali e non compiutamente elaborati - secondari dunque, - di lavori più ampi e ben altrimenti «impegnati». IL saggio è al contrario, nelle sue realizzazioni più alte, una 'forma' autonoma e necessaria, caratterizzata da proprietà e attributi specifici e peculiari, necessari appunto, cioè inerenti e strettamente funzionali alla 'forma' cui appartengono. li secondo «grado» della definizione, che si incontra all'inizio del frammento, non prende Le mosse da una sua apriorica «essenza», bensì dai «risultati» del suo operare; in altre parole, se L'essenzadel saggio non è determinabile a priori, essa può essere ricavata induttivamente, cioè solo a partire dagli «effetti» del suo agire: «Saggio è: in un campo in cui sia possibile procedere con esattezza, qualcosa con un residuo... Oppure: il massimo rigore raggiungibile in un campo in cui, per l'appunto, non sia possibile procedere con esattezza». Per sviluppare il secondo elemento della definizione - 'saggio' è «il massimo rigore raggiungibile in un campo in cui(. .. ) non sia possibile procedere con esattezza» - Musi/ passa ad analizzare La«posizione» peculiare del saggio. Questo si trova fra il campo della scienza e quello della vita e dell'arte (Lavita e l'arte, pur nelle Loro differenze, rappresentano qui una funzione unica e omogenea in contrapposizione a quella della scienza). La sua è dunque una posizione-limite, di confine, fra due campi ben delimitati e carallerizzati. IL 'saggio' rappresenta una forma intermedia, l'anello di transizione e di trapasso dall'atteggiamento scientifico a quello estetico ed etico. Dei due campi esso possiede (conserva) alcune proprietà mentre ne scarta altre: ha dunque qualcosa in più e qualcosa in meno rispetto al primo e al secondo; rappresenta una forma ambigua e ibrida, ma che proprio grazie a questa ambiguità e ibridità consegue risultati teorici diversi e specifici, cioè non raggiungibili dalleforme diconoscenza proprie degli altri due campi. Per comprendere La natura del 'saggio' occorre dunque individuare anzitutto Lanatura dei campi con cui esso confina: Lanatura e Leproprietà della scienza e quelle dell'arte e della vita. La scienza si corollerizza in primo Luogoper L'assenza (relativa, in quanto ridotta al minimo) della dimensione soggettiva; i suoi risultati sono oggettivi e vi domina il criterio della 'verità'. Essa opera confatti regolari e sistematici, conformi a leggi generali, i quali, possedendo validità universale, consentono «un ordine spirituale di vasta portata». L'atteggiamento scientifico - Logico e sistematico -si incontra dunque con fatti e fenomeni a esso omogenei. Ma questi ultimi non esauriscono La realtà fenomenica: esistono altri fatti e fenomeni che non rispondono a tali requisiti e pertanto rimandano a un altro atteggiamento conoscitivo, che non può esserequello della scienza. Tra questi «fenomeni» vi sono ad esempio i personaggi dei romanzi, per i quali non valgono Le leggi morali convenzionali ma La«Legge»del loro personale e fortuito «destino»; e ci sono Le esperienze «straordinarie» di certi momenti dell'amore, dell'ira e di tutti gli altri rapporti «non abituali» con persone e cose. Ali' atteggiamento scientifico corrisponde dunque una determinata sfera di fenomeni; a quello estetico un'altra sfera fenomenica. li 'saggio' si distingue perché unisce trasversalmente i due gruppi di funzioni; esso applica il procedimento scientifico, proprio del primo campo, alla materia propria del secondo, provocando in tal modo un risultato nuovo e inconsueto; combinando i due fattori produce sione. Storia del movimento interiore. Appendici Qui domina lo schema triadico hegeliano della nascitadel concetto. Rathenau è l'esempio della degenerazione di un saggista in un dilettante di filosofia. Un ulteriore campo limite della saggistica è costituito dalla pubblicistica politica quotidiana. Quest'ultima rappresenta il suo sfruttamento senza accrescere il tesoro. Schleiermacher, Schelling, Hegel, Lassalle. La mancanza di sistematica determina il fatto che gli uomini poetano e poi vivono come i maiali. Produce romanticismo, espressionismo, eccentricità. Parlare a vuoto. (Traduzione di Lai/i Mannarini) Nota (I) Nel testo tedesco si legge: «Es soli von Wage (?] kommen». Il punto interrogativo indica che la parola è incompleta. Noi abbiamo interpretato il termine come un riferimento a wagen, il cui significato (osare, rischiare, azzardare, ma anche provare, tentare) si avvicina a quello di versuchen, utilizzato da Musil più avanti. (N.d.T.) una forma di conosce11za simile e nello stesso tempo diversa da quella scientifica. li 'saggio', infatti, non offre soluzioni «totali» ma solo «parziali», non offre - non può offrire - «verità» ma solo, come afferma Musi/ citando Maeterlinck, «probabilità». Tale «probabilità» non è tuttavia un sottoprodotto della verità scientifica: è un principio diverso, ma metodologicamente altrettanto Legittimo - Legittimo nel campo che gli compete. Si tratta dunque di una differenza di campi (e non di «funzione», poiché «l'elemento logico - nel senso più ampio - resta il medesimo»), ciascuno dei quali possiede il criterio di misura a essopertinente: sono i campi per i quali Musi/ inventerà i termini di «razioide» e di «non-razioide»'. Se Lascienza è venuta a coincidere - nel suo processo storico - con il primo, il saggio, insieme ali'arte, appartiene al secondo. Nella seconda parte del frammento Musi/ descrive Ledue diverse sfere, di cui La scienza e il saggio rappresentano Le manifestazioni storiche e concrete: si tratta di «una nuova suddivisione dell'attività spirituale. L'una orientata alla conoscenza, L'altra alla trasformazione dell'uomo». Note (I) Nachlass, Mappe IV 1/N 48 A 53. (2) Vedi «La Germania in Europa», in Mario Schettini, La, letteraturadella Grande Guerra, ,Firenze, Sansoni, 1968, pp. 151-53; Discorsosullastupidità, Milano, Shakespeare & Co., 1979; La conoscenzadelpoeta (raccolta di sette saggi), Milano, Sugarco, 1979; «Principi di una nuova estetica» e «L'Europa derelitta», in Ca/ibano n. 4, novembre 1979;i capitoli V, VI, VII di L'uomo tedescocome sintomo, in Metaphorein n. 7, luglio-ottobre 1979. (3) M.L. Roth, Robert Musi/. Ethik und Aesthetik. Zum theorethischen Werk des Dichters, Miinchen 1972. (4) Si pensi alla riflessione romantica sul concetto di 'critica' e di 'saggio' visti come forme d'arte, autonome e necessarie, il cui compito è quello di proseguire e portare a compimento l'opera invece di limitarsi a «commentarla»; una tendenza sviluppata e variamente assimilata, più tardi, nelle teorie del giovane Lukacs, di Adorno, di Benjamm. (5) R. Musil, L'uomo senza qualità, trad. it. di A. Rho, Torino, Einaudi, 1972, p. 241. (6) La teoria musiliana del «razioide» e del «non-razioide» è contenuta nel saggio «La conoscenza del poeta», in R. Musil, La conoscenza del poeta. Saggi, trad. it. di C. Monti, Milano, Sugarco, 1979, pp. 83-90.
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