.......................................................................... ., ■ - Maledetti filologi/I - ■ Le • • ■ 5 serp1, ,!I seno i • • • • •• Q uando, nell'ottima e varia sarebbe morto vescovo a dieci an- pire (ofingere di capire)parole co- colto le sue narrazioni nei caruggi alla signora Giusi, fa sì che pagine : «Biblioteca del Minotauro» ni, dopo aver scritto centinaia di me catello, unghiale, nomora, an- di Genova, allora pullulanti di di autori di ogni epoca siano ripro- ■ di Serra e Riva, abbiamo vi- pagine in latino. Per di più si affer- dare caendo e così via - solo nelle agiografi e narratori di leggende dotte senza economia. Persino ■ ■ sto un volume di Jacopo da Varagi- ma, ivi stesso, che i suoi sermoni prime pagine. edificanti. Fratelli di Samonà è disturbatoper ■ : ne, ci siamo rallegrati:questo auto- erano in volgare. Un altro colpo Il verbo «capire» ci è sfuggito. Sempre fedele al suo «metodo», commentare la vita (apocrifa) dei ■ ■ re arciconosciutoma di difficile re- per i filologi, che hanno sempre Come dichiara con lodevole since: la curatricenon accenna nemmeno santi Frumenzio e Frumenzio (p. ■ ■ perimento è tornato a portata di creduto che quei sermoni fossero in rità la signora Baldissone, ella ha alla tradizione celticae ai testilatini 265), che infatti erano anch'essi ■ ■ mano. Insospettiva il titolo, da lui latino. evitato non solo le note filologiche, sulla navigazione di san Brandano fratelli. ■ ■ mai usato e senz'altro improprio, Resterebbe l'utilità di avere sotto ma quelle esplicative (p. 28): ciò (p. 110), di cui si accontenta di ci- Questo libro è unfrutto sintoma- ■ ■ specie dopo aver letto le due giusti- mano la Legenda aurea. Ma que- che si deposita nel corpo minore tare il volgarizzamento recente- tico dello spontaneismo critico in : ■ ficazioni che ne danno i curatori sta è stata sottoposta a un tratta- che segue i testi è il sedimento delle mente ripubblicato (1975). Tanto voga qualche annofa. E certo, nes- ■ ■ (pp. 21 e 27); insospettivail sottoti- mento che non si oserebbe augura- sue (della signora Baldissone) as- meno ricorda (eppure la cosa non suno ha il diritto di turbare il piace- ■ ■ tolo, dato che birbanti sembra po- re agli scritti dei curatori. L'ordine sociazioni di idee (p. 28), ispirate dovrebbe interessaresolo i filologi) re che i testi e le associazioni libere ■ ■ co consono agli «oppositori» dei dei capitoli (anche molto sfoltiti) è da un orgasmatico «piaceredel te- che la vitadi san Giosafat è ricalca- hanno procurato e procurano ai ■ : santi e ai santi stessi, anche prima scompigliato a favore di un rag- sto» (p. 26). ta su quella di Budda, giunta in oc- due curatori. Ci si può invece do- ■ ■ della loro carriera verso il paradi- gruppamento tematico, e non si ac- Si penserà con fastidio che, dati cidente per tramiti completamente mandare con che diritto questo ■ ■ so. Ma era meglio non precipitare, cenna nemmeno che queste vite di questi intenti, il supermercato «Me- noti. L'associazione di idee che le è stesso piacere sia imposto al lettore ■ ■ pendeva la deprecazione dello santi (ma i curatori le chiamano dioevo e curiosità» abbia fornito i venuta in soccorso è quella con la indifeso, che forse preferirebbe ■ ■ «specialismo filologico», pronun- novelle) sono ordinate, nel/'origi- soliti surgelati:un po' di psicanalisi biblica valle di Giosafat, che e' en- avere testi autentici e informazioni ■ ■ ciata sin dallaprima pagina (p. 9), nate, secondo il calendario liturgi- - magari combinata con Sade per trasolo come stimolo alladeforma- pertinenti, su cui poi cercare lui, ■ ■ ribadita dallaseconda curatrice (la co e con una periodizzazione sim- l'ovvia frequenza di supplizi in zione del nome originario del per- come e quanto vuole, e probabil- ■ ■ Baldissone), che assicura di aver bolica. Inoltre, molte vite non sono un'opera su santi martiri, - un po' sonaggio. mente con maggiorgiudizio, il pia- : ■ «messo daparte ogni intentofilo/o- quelle scritte da Jacopo, ma altre, di cultura del corpo, un po' di tra- Abbondano invece le associazio- cere proprio. ■ ■ gico» (p. 26). Era tempo di vedere aggiunte in un'edizione secentesca: sgressione, un pizzico di Bachtin e ni «brillanti»:per san Pietromarti- ■ : con calma cosasi combina con cosi insomma degli apocrifi. Un nuovo forti dosi di Baltrusaitis e di certo re si citano l tre moschettieri e Ro- ■ ■ illuminati propositi. ludibrioper il pio scrittore, qui pre- Borges. Purtroppo sì, la supposi- bin Hood (p. 145); sant'Orsola è ■ ■ Inutile cercarenellepagine intro- sentatoperò come «fine e truculen- zione trova conferma. Molte illu- una «belle dame sans merci» da ■ ■ duttive la spiegazione del titolo (di- to (?) inventore di exempla» (p. strazioni saccheggianoproprio gli confrontare con certedonne di Me- ■ ■ co quello vero, Legenda aurea, che 27). Poi (è la trovatapiù originale ultimi due autori, senza preoccupa- rimée (p. 77);MariaMaddalena ri- Jacopo da Varagine ■ ■ non significa propriamente «leg- di questimangiaftlologi) le vite non zione per il fatto che il gusto misti- corda, nell'ordine, la Maria Janis Le serpi in seno : ■ genda»). Vano chiederenotizie sul- vengono date né in latino né in una ficatorio di Borges sia anche mag- di Tomizza (La finzione di Maria), Santi e birbanti della ■ ■ la vita del grandepredicatore e ero- scorrevole versione italiana, ma giore della sua erudizione. Il col- santa Teresa del Bernini vista da Legenda aurea ■ ■ nista. L'informazione più ampia è nella traduzione trecentesca già fantedi tutti questi ingredienti è una Lacan, frate Cipolla del Decame- dal Medioevo alla Controriforma ■ ■ nella quarta di copertina, dove un pubblicata dal Levasti nel 1924. confusa considerazione dell'orali- ron, Il monaco di Lewis, Atti im- a cura di Giusi Baldissone ■ ■ diavoletto antifilologico ha fatto Nessun aiuto al lettore che, oltre a tà, quasi che il dotto vescovo non puri di Pasolini, e cosi via (pp. e Folco Portinari ■ : scrivere come data di nascita 1288 digerire i molti conciossiacosaèhé avesse compilato dalle fonti (allo- 300-1). Questa serie di associazio- Milano, Serra e Riva, 1982 ■ Linvece che 1228:insomma, Jacopo di dallacasianameritoria, deve ca- ra) più accreditate, ma avesse rac- ni, dato il piacere che ha procurato pp. 359, lire 18.000. ■ ........................................................................... Botho Strauss La dedica Milano, Guanda, 1982 pp. 94, lire 7.500 Botho Strauss Paare, Passanten Miinchen-Wien, Hanser, 1982 Jurek Becker Aller Welt Freund Frankfurt, Suhrkamp, 1982 I n una sala da ballo un po' malandata di Berlino due persone, marito e moglie, stanno ballando un vecchio successo degli anni cinquanta. Lui non ricorda esattamente le parole della canzone, borbotta qualcosa e si confonde; lei, al contrario, sussurra, come in sogno, una strofa dopo l'altra. Non può dedicare il ricordo a chi le sta accanto: il suo sguardo si volge pallido agli angoli della sala che ruota intorno a lei («non esiste un ricordare comune»). In questa assenza, in questa impossibilità, si radica la solitudine dell'individuo. La tragicità un po' crepuscolare dell'uomo tardo-moderno, umanista e già televisivo, sta in ciò, che lo sguardo che egli rivolge, carico di significato e di desiderio, non raggiunge mai l'altro ma. desolatamente, viene colto dall'altro in un modo che ne snatura il senso. Il tempo è perennemente sfasato rispetto a se stesso, non riesce ad aprire un orizzonte comune che permetta la comunicazione. Così. il nostro amore per una persona è determinato da qualcosa d'altro dalla persona stessa, e l'affetto che conduce a noi questa persona trova, la sua ori BothoStrauss di un gesto dimora sempre altrove. «Alla fin fine non c'è nulla che unisce, proprio nulla», dice il protagonista della Dedica: l'intervallo che separa un'azione dal suo destinatario, una carezza dal volto che la riceve, nonché unire, apre uno spazio incolmabile in cui si consumano, muti l'uno di fronte all'altro, i destini degli individui. La risibile banalità che, per un osservatore esterno, costituisce il senso di un avvenimento soggettivamente decisivo (un tentativo di suicidio, la separazione dalla donna amata), è l'ultima parola che il mondo pronuncia sull'uomo che lo abita, è per così dire l'epitaffio che riassume una storia, ogni possibile storia. Fabrizio Rondolino La donna che, in Paare, Passanten (Coppie, passanti), sale sul cornicione di una casa e minaccia di gettarsi di sotto perché il suo uomo la maltratta, è già tutta ricompresa nell'insignificanza dell'articolo di giornale che, il giorno dopo, ne narrerà la vicenda. Il suo gesto è spogliato di ogni tragicità (cioè di. ogni significato) nel momento in cui il corpo in bilico fra la vita e la morte costituisce un diversivo per gli impiegati dell'ufficio di fronte, e per i pompieri che accorrono non è altro che routine. Un poliziotto, esperto in casi del genere, ha già capito eh,~la donna non si getterà: la sua protesta viene diluita e riassorbita nell'anoni1T1ità di una statistica, diviene, per la protagonista stessa, occasione per un po' di pubblicità al telegiornale regionale. Lei stessa non conosce più il senso del suo atto. La vita vera, la sua angoscia, il suo senso restano ignoti anche a chi, per un attimo, li ha portati alla luce. Lf opera di Botho Strauss ruota intorno a questo sfuggire all'incontro, a questa impossibilità di raggiungere l'altro; le sue storie dicono la solitudine di chi, alla ricerca di un volto, trova il viso privo di sguardo di un'annunciatrice televisiva. Tutta la Dedica è la storia dell'appuntamento mancato di Richard con Hannah; ~ Paare, Passanten, galleria di ritratti, storie, meditazioni, un po' impressionistico e .un po' aforistico, è un libro che restituisce nel suo freddo splendore al neon la assoluta superficialità, «presenzialità», insignificanza del mondo contemporaneo. Richard, il protagonista della Dedica, è stato lasciato da Hannah senza neppure conoscerne il motivo: la sua vita si volge ora alla descrizione precisa e minuziosa di tutto ciò che gli accade mentre è solo. Quando Hannah sarà tornata - così pensa Richard - le pagine scritte saranno la testimonianza della continuità di un dialogo che non può finire. In una Berlino torrida per il gran caldo estivo, Richard pregusta la nuova vita che verrà e assapora ciò che è già stato con la sicurezza allucinata di chi ha già perso; e quando Hannah finalmente telefona, egli le si precipita incontro portando in una borsa tutto ciò che ha scritto per lei: a un passo dalla felicità riconquistata, Hannah gli spiega che aveva soltanto bisogno di soldi, ora li ha già trovati, è tutto a posto. Le pagine che egli le consegna, quasi a garanzia della prossima riconciliazione, Hannah le dimentica in un taxi. Non è l'amarezza di una storia che finisce a essere narrata, quanto piuttosto la radicale, definitiva solitudine che impedisce all'incontro - a ogni incontro - di realizzarsi. Separati dal tempo che per ciascuno ha preso a scorrere in direzioni diverse, nessuna parola è più possibile, e il passato irrevocabilmente perduto riluce nell'incomunicabilità del presente. Paare, Passanten è una sorta di Minima moralia degli anni ottanta: la precisione della scrittura, il
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