Alfabeta - anno V - n. 46 - marzo 1983

scista ebbe culmine nella ribellione contro la decisione del ministro Scelba di estromettere il prefetto Troilo, ex partigiano. Questo episodio, notissimo, così viene descritto da L. Conti: «alle otto di mattina, subito dopo letta la comunicazione ministeriale sui giornali, gli operai decidevano lo sciopero. La sollecitudine di far rimanere qualcuno al posto di lavoro, per garantire la continuità di collegamento e di informazione, dava origine spontaneamente alla occupazione delle fabbriche. Alle dieci la prefettura era già occupata dai partigiani, gli operai andavano predisponendo i posti di blocco. A mezzogiorno il blocco era assicurato tutt'intorno al palazzo della prefettura, e lo sciopero era assolutamente generale»". L a stessa esplosione di violenza che seguì l'attentato a Togliatti (vissuto dalle masse come il primo atto di un più ampio disegno reazionario) può essere inquadrata in questo irripetibile sentimento antifascista della popolazione in genere, e della classe operaia in particolare. La precisa ricostruzione di quegli avvenimenti, già fatta da altri", rende superfluo un elenco dettagliato di tutte la manifestazioni di spontanea collera popolare e operaia. A Torino, Milano, Genova, nel Veneto, l'occupazione delle fabbriche, la loro difesa armata e il sequestro dei dirigenti, i blocchi stradali, l'organizzazione di squadre armate partigiane danno comunque un quadro abbastanza netto della risposta radicale e militare che l'attentato aveva provocato nel nord del paese. In questi episodi si può facilmente leggere l'ultima grande esplosione delle aspirazioni a un'immediata modifica della società, che erano maturate nel dopoguerra entro la classe operaia. La scomparsa delle autoblinde a Genova, l'uso della violenza armata contro giornali e sedi politiche di destra, la consistenza organizzativa di alcune formazioni partigiane dimostrano come la lealtà verso i dirigenti del movimento operaio organizzato e le cocenti delusioni derivate dalla strategia collaborazionista scelta da costoro, non avevano spento nelle forze della Liberazione l'aspirazione a uno scontro duro con gli avversari di classe. Dopo due giorni di scontri, il sottosegretario agli Interni fece il sepolizia occupò gli stabilimenti. Ciò provocò la sospensione generale e spontanea del lavoro in tutte le fabbriche torinesi (alla Fiat tolsero la corrente al macchinario per impedire a chiunque di lavorare) e gli operai rifiutarono l'ora di fermata proposta dalla Camera del lavoro e decisero lo sciopero generale, la cui conclusione fu condizionata alla revoca della serrata". In conclusione, si può dire che nei primi anni del dopoguerra due bisogni, primitivi ed elementari, predominarono nelle rivendicazioni esplicite della classe operaia: un assillante bisogno di cibo e un profondo bisogno di giustizia, addirittura di vendetta, nei confronti dei fascisti. Sappiamo che al primo si iriiziò a dare una risposta positiva, mentre il secondo fu sopraffatto dall'esigenza di continuità che, in fabbrica e nello Stato, prevalse in nome della restaurazione capitalistica. L'aspirazione a un cambiamento radicale, a una nuova democrazia economica e politica, a un risolutivo scontro con i vecchi alleati del fascismo, non fu mai esplicitata in un programma di lotte, ma fu lentamente soffocata e annullata; riuscì soltanto a esplodere in maniera improvvisa e disarticolata, in episodi che ne testimoniano la presenza ma anche l'irrimediabile progressiva scomparsa. Contribuirono poi a frenare la creatività operaia, in termini di obiettivi e di forme di lotta, la centralizzazione della contrattazione e la disciplina che partiti e sindacati - forti del prestigio accumulato durante il fascismo e la Resistenza - riuscirono a ottenere dai lavoratori. Sarà quindi estremamente difficile individuare o ricostruire il filo diretto, il progressivo emergere della conflittualità operaia dalla sommersa quotidianità di fabbrica, dalle informali opposizioni alla quantità e alla qualità del lavoro. Ad esempio, fu presto vinta - grazie al grande impegno del Pci e del sindacato - la diffidenza degli operai contro il cottimo, mentre nei casi di fabbriche particolarmente nocive si preferiva porre in risalto il valore morale del sacrificio degli operai che vi «lavorano in silenzio». Occorrerà aspettare gli anni cinquanta perché, cadute le illusioni, chiariti gli equivoci sulla ricostruzione e sui suoi beneficiari, agli operai sia restituita la loro piena capacità di autotutela. guente bilancio: 7 morti e 120 feri- D alla parziale elencazione di ti tra gli agenti di polizia; 7 morti e episodi della conflittualità 96 feriti tra i dimostranti". operaia emerge in maniera Dopo la sconfitta elettorale del- abbastanza chiara la insostenibilità le sinistre il 18 aprile 1948, le forze storica - pur in un periodo di alti della ·conservazione, paghe e sod- livelli di autodisciplina - della condisfatte dei risultati della collabo- trapposizione tra spontaneismo razione offerta dalle organizzazio- cieco e disorganizzato e lotte sinni della classe operaia (con la re- dacali coscienti e disciplinate. In staurazione del potere dell'impre- un momento di straordinaria tensa e del capitalista sull'impresa, sione sociale è ravvisabile un suscon i bassi salari e la centralizza- seguirsi e un intreccio di lotte orzione della contrattazione, con la ganizzate e gestite dal sindacato e continuità del vecchio Stato auto- di altre <!Splosecome diretta rearitario, erano state gettate le basi zione a particolari stati di disagio del miracolo economico degli anni materiale e morale. cinquanta), iniziarono una violen- Il rifiuto del limite giornaliero di ta azione di attacco contro i vecchi 250 grammi di pane e pasta, l'opalleati. posizione alla farsa dell'epurazioAi primi di maggio, la polizia in- ne, lo stesso furore popolare sevase la Federazione e alcune sezio- guito all'attentato a Togliatti, si ni del Pci torinese, con il pretesto espressero con e contro il sindacadel furto di una calcolatrice e di to, che frequentemente si trovò a due fusti di benzina avvenuto alla gestire lotte illegali e violente che Fiat. Due degli arrestati avevano inizialmente aveva tentato di fre- «collaborato» con la polizia e ave- nare e controllare. L'informalità e vano fatto una chiatnata in correi- la slealtà dei comportamenti contà nei confronti di due iscritti al flittuali della classe operaia acquipartito. Gli operai torinesi, spe- stano la loro autonomia culturale e cialmente quelli delle grandi fab- politica proprio perché si stagliano briche, reagirono a questa «ingiu- in un orizzonte formale e di collaria» della polizia di Scelba con uno borazione che pure costituisce un sciopero, sfuggito al controllo dei patrimonio di idee, di esperienze, sindacalisti, che si protrasse fino a di organizzazione del movimento che gli arrestati non furono rila- operaio. sciati. Adesioni e solidarietà operaie Verso la metà di giugno, alla andarono a molte rivolte di reduci Lancia la direzione dispose la ser- ed ex partigiani, nonostante il loro Bibro eéagrmiobiancore confuso e spesso ambiguo, e nonostante l'incomprensione e gli anatemi di partiti e sindacati (contro un sovversivo dell'epoca, «un certo professor Garro», venne diretta dalla stampa e dalla polizia una pesante azione denigratrice e repressiva)". Plebeismo e lotta di classe organizzata ebbero spontanei momenti di fusione tanto al Nord quanto nel Meridione, anche se ai dirigenti del movimento operaio mancò la capacttà - osserva Lelio Basso - di «fare degli spostati, dei disoccupati, dei reduci, dei combattenti, degli operai, dei contadini, dei pensionati, degli impiegati, di tutti coloro che patiscono ingiustizia dall'attuale ordinamento sociale, un formidabile blocco per abbattere questo ordinamento sociale»". (Togliatti, quale ministro della Giustizia, invocò, in una circolare ai procuratori generali, «una pronta ed esemplare repressione» nei confronti delle violente manifestazioni dei disoccupati)". Questa prima, provvisoria tappa del nostro itinerario di ricerca conduce: fatta salva l'esigenza di ulteriori approfondimenti, a formulare una duplice ipotesi: 1) è storicamente indimostrabile la contrapposizione tra lotte spontanee e lotte organizzate, in quanto le prime sono spesso il frutto della sedimentazione di elementi di resistenza e di opposizione - operaia e popolare - che acquistano, nel momento dello scontro, una loro intelligente e naturale organizzazione; 2) alla luce dèi discutibili esiti dell'azione del movimento operaio ufficiale, specialmente nei primi anni del dopoguerra, si impone il rifiuto di qualsiasi demarcazione tra irrazionale spontaneismo di base e lungimirante strategia del vertice. Note (1) Vedi Rinascita n. 43, 9 novembre 1979. (2) R.A. Rozzi, Psicologi e operai, Milano, Feltrinelli, 1977, pp. 218 sgg. (3) V. Foa, Per una storia del movimento operaio, Torino, Einaudi, 1980, p.XIll. (4) L. Pennacchi, «La concezione del ruolo del sindacato nella Cgil: 194448», in Quaderni di rassegnasindacale D. 59/(i). (5) G. Di Vittorio, di senso della misura», in li Lavoro, 17 luglio 1945. (6) Levi, Rugafiori, Vento, Il triangolo industriale tra ricostruzione e lotta di classe 1945/1948, Milano, FeltrineUi, 1977, p. 135. (7) Il dibattito e le mozioni del direttivo Cgil del 15-19 luglio 1946 sono pubblicati in Quaderni di rassegnasindacale n. 59/(1). (9) Vedi G. Quazza, Resistenzae storin d'Italia, Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 330 e 339, a proposito della «doppiezza» del Pci sulla prospettiva, nell'immediato dopoguerra, dell'insurrezione armata. (9) G. Quazza, op. cit., p. 333. (IO) L. Lanzardo, Classe operaia e partito comunista alla Fiat. La strategia della collaborazione, Torino, Einaudi, 1974, pp. 312 sgg. (11) L. Lanzardo, op. cit., p. 332. (12) V. Foa, «La ricostruzione capitalistica nel secondo dopoguerra», in Rivist!l di storia contemporanea, ti, n. 4, ottobre 1973. ( 13) L. Conti, «Agitazioni a Milano, caso Troilo», in Socialismo, III, luglioagosto 1947. (14) I fatti sono compiutamente descritti da Levi, Rugafiori, Vento, op. cit., e L. Lanzardo, op. cit.; i loro risvolti giudiziari sono ampiamente valutati, in relazione ai processi per sequestro di persona, da E. Gallo, Sciopero e repressionepenale, Bologna, li Mulino, 1981, pp. 259 sgg. (15) li risorgimento, 17 luglio 1948. (16) L. Lanzardo, op. cit., pp. 462 e 473. (17) La rivolta partigiana, che, nell'agosto del I946, partì da Asti per estendersi, con i consensi della popolazione, in altri luoghi di Piemonte, Liguria, Lombardia e Veneto, è ampiamente descritta da L. Lanzardo, op. cit., pp. 328 sgg., in E. Piscitelli, Da Parri a De Gasperi. Storia del dopoguerra 19451948, Milano, Feltrinelli, 1975, pp. 168 sgg. (18) L. Basso, «Una svolta», in Quarto Stato, 31 luglio 1946, p. 192. (19) Il documento, tratto da I. De Feo, Tre anni con Togliatti, Milano 1971, p. 262, è citato da G. Quazza, op. cit., p. 391. NOVITA' E SUCCESSI YUKIO MISHIMA Il Padiglione d'oro Un bestseller giapponese Il miglior romanzo di Mishima La labirintica esplorazione delle ossessioni di un giovane monaco buddista deforme, autore di un sacrilegio FELTRINELLI STEPHAN HERMLIN Crepuscolo Il significato della propria esistenza nell'autobiografia di uno dei maggiori scrittori della DDR Una storia amara e straordinariamente umana tra il fascismo e la seconda gue,:ramondiale ARNOLD GEHLEN L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo introduzione di Karl-Siegbert Rehberg Il grande interlocutore di Heidegger e Adorno. I fondamenti di una "'antropologia elementare"' finalmente pubblicati in Italia ILCORPO Antropologia, psicoanalisi, fenomenologia di Umberto Galimberti con un saggio di Eugenio Borgna Dalle società primitive alla nostra civiltà Una serie di interessanti e inedite annotazioni antropologiche sul gesto, la voce, le vesti, la carne, l"immagine, la legge, la trasgressione THEODOR W. ADORNO AlbanBerg Il maestro del minimo passaggio a cura di Paolo Petazzi Una penetrante definizione critica del grande allievo e amico su uno dei massimi protagonisti della musica del Novecento ANTROPOLOGIA Razza lingua cultura psicologia preistoria di Alfred L. Kroeber edizione italiana a cura di Gualtiero Harrison Finalmente in italiano un testo introduttivo e di sistemazione organica, mai superato, di uno dei fondatori della moderna antropologia E ILY DICKINSON Le s nze d'alabastro trad zione e testo a fronte di N dia Campana 140 esie per la maggior parte inedite in lt ia L'UNICA DANZA diRamDass Un occidentale, psicologo, psicoterapista, lunghi soggiorni in India, trae insegnamenti dalla saggezza orientale e li condensa in una sorta d~ breviario pratico ed utile INTORNO ALLA LINGUISTICA Introduzione e cura di Cesare Segre Saggi di Bertinetto, Bonorni, Cinque, Conte, Ferraro, Giacalone Ramat, Lepschy, Nencioni, Parisi, Prodi, P. Ramat, Segre In un disegno unrtario, i maggiori specialisti italiani definiscono la posizione pilota della linguistica nella cultura moderna CHARLES BAUDELAIRE SuWagne, a cura e con un'introduzione di Antonio Prete Uno dei manifesti dell'estetica baudelairiana La più appassionata difesa di un musicista che un poeta abbia mai scritto RUDOLF ARNHEIM Film come arte Unclassico delle teoriche cinematografiche Contro chi nega al cinema ogni possibilità artistica il grande psicologo dell"arte ne confuta i detrattori, in una serrata analisi FRANCESCO GUICCIARDINI Ricordi con il saggio L'uomo del Guicciardini di Francesco De Sanctis a cura di Sergio Marconi Le sentenze dell'iniziatore, con Machiavelli, del pensiero polrtico moderno e la considerazione "'critica'" di un grande storico della letteratura KAMALA MARKANDAYA Nèttare in un setaccio Il romanzo di una grande scrittrice indiana che si misura felicemente con La buona terra di Peart S. 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