Alfabeta - anno V - n. 46 - marzo 1983

B B ValentinoZeichen Falkland/Malvine Marcello Angius Mausoleo di Augusto Insospettabili come i pacifisti ondeggiano pagine in bianco per dare movente alleflotte affinché si avvistino presto. Neofiti d'un teatro d' operazioni dallo spettacolo continuato reclamano che s'inscenino Sopraffatto dalla sterminata anonimia non so rendere nome ai comuni morti, né commozione alcuna mi pungola, Improvvisare per marzo marzo, l'inizio della malattia ... «Se la poesia può contare qualcosa (nei confronti della malattia) io non ne sono troppo convinto - può tra l'altro aiutare un po' dentro l'impossibile della malattia». a esempio: mio padre, mia madre. Ma quanda mi appresso all'Augusteo e alzo lo sguardo ai radi cipressi (da una lettera di Andrea Zanzotto, 22 febbraio 1982) «Adesso vorrei ricordare l'avvenire, e non il passato». i missili intelligenti; che circondano come anello nuziale l'albero genealogico ivi sepolto; J.L. Borges che il fitto incrociarsi essi, a mia stima, già sfiorano le stelle È arcaico sceglie la morte il mio delle parabole balistiche rammendi loro, le trame, pur di riavventurare la scrittura nei loro romanzi dai brillanti avvii e già in avaria dai primi capitoli. Per inatteso magnetismo, l'onesto indice degli indizi.si appunta e con le loro cime di compasso punteggiano una costellazione neonata che va assumendo laforma di un orro. Sebbene egli non siaper discendenza né frazione né multiplo degli OITAVI, l'alleanza di marmo e gloria mese anagrafico, sempre nuovo perché può cambiare efarmi svenire ... A lafin du siècle cercheranno le sue ossa sotto una pioggerellina verde (azzurro/chechet) come un'attraente parentela cercheranno gli appunti fatti da marzo stesso, le sue strategie: oggi sugli scrittori d'azione retorizza i sentimenti del poeta presunti mandanti della gue"a. e gli agevola il canto dei potenti. un kg di pioggia e 2 gr di sole; domani un gianburrasca e 3 tuoni; dopodomani una gran folata Aldo Fegatelli 35al 35 non so se il piacere è chiavare, certo; anch'io avevo il medesimo metro a Edoardo Sanguineti come lapizza napoletana (come a Roma soltanto) una macchina sportiva derubricata e, in primis, la figa (dialettismo scritto aforti tinte sui cessi delle FS di Olbia, nel sassarese); solo la spyder ho perduto, parcheggiata all'Aci del galoppatoio, probabilmente nel sogno di ogni mattina; certo, adesso ci ho questa Michela che è un tipo; naso indecifrabile, ma molti più seni di quanti ne abbiano le pupazze di Frascati (e non solo al bar degli Specchi); mi diverto a leccarle ogni umore, ed è forse questa laforza meno catarticae più scopertamente parlante del nostro rapporto, una fellatio continua e il piacere (te lo ripeto) del cunnilinctus (dice Moravia che, religiosi, in ginocchio, è un tornare nel grembo materno); ma vo"ei che tu lo spiegassi che cosa ci fai sposato con figlio e fugace, farfallone, scrivere cartoline delle tue imprese notturne con la scusa che tutto è finito, che non credi più a niente (e mai più ricomincia); come vedi, e lo vedi, èfacile - certo non sai il gusto tutto sottile del presentarsi, con calze fumée, a un bi"aio della Ringstrasse con certo, certissimo inglese: «It's the first time forme, I'mamale». SI, insomma, lapoesia è quello che è, siamo di nuovo allo stile: posso dirti che è come scoprir l'acqua caldaprof erire discorsi sulla mancanza di stile, ed essere questo lo stile? di anticamere son pieni gli ambulatori; come quello di via del Babuino dove, trepido efesso come uno stÙdenteda dieci in greco, attendevo il mio turno (e sentivo disquisire quel Milanese dallafaccia estraniata con quel damerino del critico(?) Oliva su un viaggio a Los Angeles); lo stile l'ho perso a Trondheim quando la giunonica bionda, tra brindisi e skol, in riva ali'oceano, si avventò sulle (mie) labbra e rotolammo verso il bagnato (e gli altri, ubriachi, continuare: viva la Fiati viva la Volvo!). Poi c'è chi dice d'essere lui il marxista (lui, il narcisista!) egli altri niente, neanche un po', ed ho subito un processo popolare ali'A vana da certi pretendenti al trono dell'Autonomia (e coatti! e coatti!) sputarmi in faccia che, se era gue"a, (io) ero al muro. M'avevano visto rotolare al Karachi, dove avanere di meraviglia mi riconciliavano con la Rivoluzione in Pensione; avrei voluto nascere nel '22 o nel '30 e dire, oggi, non ho più niente da dire; ma oggi, nato nel '48, lo dico, il mio credo, il mio credere al nulla, sovrano e soverchio. Sì, chiavare è anche un piacere. E oggi, se trovo i soldi per un film negli states, sogno di rifare, on the road, le stesse sciocchezze puntuali fatte prima di me [dovremmo partire quattro, io, un compagno della Federazione torinese, due segretarie affannate (una piemontese, l'altra di Follonica)]. di fredda (ricaduta bellebbuona!) quindi un venticello australuuw e cosi fino ad Aprile aprile dolce dormire Bruno Di Bernardo Maschio, mobile, intellettuale Sviluppa il tema della mobilità maschile, contrapposta alla fissità femminile, che comunque non viene presa in considerazione in questa poesia. L'intelletto virile è asportabile, come i cestini caldi delle stazioni. Inoltre esso è proporzionale alla distanza percorsa, e non conosce punti di arrivo, come quei gregari in bicicletta che continuano a pedalare anche dopo la linea del traguardo, fra un pubblico di madri che sfollano. L'uomo che aspetta l'autobus - com'è stupido! non sa vedere i pesci che incrociano a gruppetti nel lago opaco della realtà. Il suo occhio è offuscato dai muri di una prigione senza vie di salvezza: l'attesa. Nell'attesa non può fuggire non può distrarsi, non può sottrarsi alla responsabilità di sperare nell'arrivo dell'autobus: egli è un minerale un fossile un meteorite vagante per l'universo che aspetta per l'eternità l'autobus assieme al resto del cosmo. Invece, l'uomo che sale sull'autobus è intelligente, può finalmente distrarsi, se vuole, o scrutare i pesci del lago, valutando freddamente, se è il caso, di strusciarsi contro natiche femminili. Può anche sputare per terra, se riesce a non farsi vedere, può prendersi la sua rivincita sull'universo (ad es. facenda sedere qualche cariatide umana, o sfilando con destrezza un portafogli, o chiacchierando in tutto relax, un gomito sul sostegno, il culo in fuori e il borsello stampato sulla camicia a scacchi, o puntandogli contro un mitra e dirottando l'autobus), perché essere sul/' autobus dà potere invece aspettarlo no. Generalizzando, aspettare un treno è come aspettare l'autobus, solo che in teoria ci sarebbe un orario per farlo e poi non tutti i treni vanno bene mentre di solito quasi tutti gli aÙJobus che passano di lì vanno bene portano in centro nel cuore commerciale della città, alla casa della fidanzata che sospira in attesa di vederti arrivare Egk Lauzi in rovina... Tempo co"oso di sale, brivido acre nei muscoli, inconcludente il cervello e rattrappito il cuore. Viola impassibile di calcinacci divorati da pallida lebbra, da estati e salsedini troppo brucianti per me. Le rughe della carne stremata, Lei, sfrontata dipinge sulla mia faccia devastata e memore dei baci di un tempo. Dolorosa la luce trafigge trame di ragnatele e scarafaggi lucidi sui muri sporchi. I mobili trasudano tristezza perduta. Mi frugano bagliori anneriti, distratti e denudano accartocciategrondaie di ruggine rossastra e l'intonaco sbrecciato svilito dall'indifferenza di tutti. Solo ieri il mio autunno di colori parlava calore a chi incantato mi preferiva forse a una precoce e inesperta. Brina sul mio corpo vuoto a occhi annoiati dai miei cristalli di ghiaccio. in cucina... Vitello al f omo col miele spaghetti in aglio e mitili cosciotto alto di agnello: t'invito a pranzare. Carne immangiabile su strofinacci candeggiati pesanti una libbra, su scaglie di testuggini troppo indigeste per te. Il sugo della starna scarnata e disossata costringe chi lo faccia a buttarlo in cenere e disperderlo nel vento. La pencola borbotta e soffrigge d'aragosta le chele e i sanguinacci trucidi in modi accorti. Tre gatti trafugano mondezza scordata. Sirugano di avanzi marciti, vogliono e miagolano cotolette di maiale con ariafurbastra da monaco sfondato farcito di salsicciotti e prosciutti. Solo adesso se ne vanno perché ho fatto un gran fetore con un rosolato di ceci, topi e scorze: odore atroce anche ali'aperto. Mi restano in serbo trefinocchi e un chilo di peperoni gialli: che faccio? poi tira fuorì la macchina e tutto si risolve ::::i a meno di un incidente "' - una possibilità da non sottovalutare -~ considerato che oggi ~ guidano come i pazzi ~ senza riguardi per chi guida timidamente ~ e nutre sentimenti per la sua auto ~ la spolvera ogni pomeriggio con un boa di struzzo e la tiene col serbatoio pieno ~ così al primo incidente fa un bel falò e fa la fine dei bonzi e non ci sono più cazzi 2 maledetto autobus ~ .,1_..:\c.:f..;,-.,,.~,...;..,..·'"Ìl-.a;.=:-:rt-;i-;-; nc':,-...,:--f ---, ., -" f·"\..:c.:,-.......:'n-=- _______ no_n_c_i_s_oPn_oiù_ca_z__z_i_._____________________________ ...;...___. ~ ----::,•• ...... ..... --

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