Alfabeta - anno V - n. 45 - febbraio 1983

co mostra come la teoria dei diritti di proprietà e il marxismo (volgare?) condividano «alcuni» caratteri comuni: evoluzionismo, idealismo retrospettivo, messa in scena di un soggetto metastorico (l'individuo massimizzatore, i lavoratori) dotato di un sapere assoluto cir, ca i propri obiettivi e i propri mezzi di azione (decisioni infallibili, coscienza di classe)... Che cosa manca ancora per concepire tutta la storia, come pensava Althusser, come lo sviluppo in senso hegeliano di una forma semplice, primitiva, originaria: il valore o/e ... la proprietà privata? Si capisce dunque perché sarebbe meglio, secondo Andreff, non limitarsi a criticare l'economicismo dei neoliberali (si rischierebbe di buttare via il bambino insieme all'acqua sporca), per dimostrare come la nuova economia consideri le istituzioni quale istanza determinante delle relazioni economiche. In effetti, la teoria dei diritti di proprietà segna la regressione de~'economia politica verso l'economia giuridica, regressione pregalileiana in cui si perde quel tipo di trattazione scientifica sottolineata da Marx (da Stewart a Ricardo passando per l'Adam Smith esoterico). Il che rivelerebhe «una contraddizione profonda tra il progetto esplicito di elaborare una vera scienza economica e la concretizzazione di tale progetto, per cui il valore dei beni, lo scambio, la crescita e l'equilibrio economico dipendono così strettamente dall'evoluzione del diritto»'. Inoltre, se - come ~ostiene Demsetz - «è il valore dei diritti relativi a una merce o a un servizio che determina il valore di ciò che si scambia», la contraddizione si stabilisce ormai tra la nuova economia e i suoi fondamenti neoclassici: il fondamento del valore non è più l'utilità, ma il diritto inteso come definizione delle regole che contribuiscono a diminuire il livello dei costi di transizione. P er giusta che sia, l'analisi di Andreff non va oltre la constatazione critica del formalismo e dell'astrattezza di una nozione il cui approfondimento, egli dice, avrebbe reso anche troppo evidente l'obiettivo dei neoliberali: convincere che la proprietà privata è il migliore dei mondi possibili... Ma elude anche, a sua volta, il solo interrogativo «fondamentale»: quale concezione del diritto è operante nella teoria dei Property Rights? • colazione, capitalizza tutti i processi di soggettivazione e sogna di ridurre il sociale a un mercato che garantisca equilibrio e misura - misura in quanto funzione di comando. Il paneconomicismo dei neoliberali è l'operatore ideologico di questa serializzazione della popolazione in unità atomizzate di produzione e di consumo. Grazie a essa, «la teoria economica è forse in grado di fornire un quadro unificato per ogni comportamento che mobiliti risorse rare, mercantili e non, monetarie e non, sia interne a un gruppo ristretto che concorrenziali»". È lo schema del «consumo produttivo» e della sussunzione reale - della circolazione produttiva di sussunzione reale: dal felificit calculous di Bentham eretto a griglia di decifrazione di ogni comportamento umano, alla procedura di iscrizione degli affetti e dei corpi nello spazio economico dei prezzi, misurati dal «costo d'opportunità» del tempo non mercificabile. Annie L. Cot denuncia questa «fragile costruzione» nella quale un unico concetto (il costo di opportunità del tempo definito come reddito sacrificato per unità di tempo consumate in produzione di soddisfazioni finali [sic] basta ad autorizzare l'analogia tra sfera mercantile e non mercantile, concetto che suppone l'utopia di una possibile misurazione delle rispettive produttività marginali delle unità di tempo mercificabili e non. Per aggirare questo ostacolo - la logica circolare inerente a questa «misura» - Lepage propone un approccio soggettivo al costo, per definizione non quantificabile. Si giunge allora a una posizione paratività sociali»? Questo è forse il vero senso del progetto neoliberale: e significa ben più di un ritorno all'utopia del XVIII secolo. L à dove il riferimento ad Aristotele potrebbe assumere un significato del tutto diverso, agendo sino alla superficie del racconto del Politico, si rivela il carattere inattuale di una scienza cieca e sfrenata, che si distingue dall'oikonomia retta dal valore d'uso in quanto la circolazione diventa la fonte di una ricchezza illimitata, una scienza del denaro il cui cattivo infinito ossessiona l'organicità del corpo politico, spezzando il postulato dell'equo scambio. La «Crematistica» o lo Scambio Ineguale: crematistica che sostituisce con l'interesse l'unità sociale del bisogno, referente naturale del segno monetario nell'Etica Nicomachea. Per Aristotele la crescita è soltanto l'effetto di una dismisura che stabilisce la diseguaglianza in funzione di una cesura, e perciò la permanenza della moneta non coincide più con la presenza sociale del bisogno, con l'immanenza della fine in ogni atto di scambio, ma con la differenza e il differimento temporale (différance) di un potere che ignora il tempo concreto della presenza. La crematistica, il cui operatore è l'interesse in quanto numero dell'accumulal Che cosa dice Lepage quando scrive con la franchezza degli epigoni che «il diritto altro non è che un'attività sociale la cui finalità è contribuire all'aumento del surplus economico»? Oppure Mc Kean, per il quale gli oggetti di scambio «non sono tanto i caratteri fisici dei prodotti quanto piuttosto dei pacchetti di diritto utilizzabili»? O ancora Furubotn e Pejovich, secondo i quali «il commercio genera accordi contrattuali non tanto per scambiare beni, quanto per scambiare fasci di diritto di proprietà che autorizzano a fare determinate cose con quei beni», allorché giungono ad affermare che il valore di un'automobile aumenterà man mano che il «fascio di diritti» comprati dal proprietario comporterà minori restrizioni sull'uso del veicolo?' Soldato romano, dalla Colonna Traiana dossale: «questa economia di mercato generalizzata finisce per negare gli stessi concetti di mercato e di prezzi descritti dalla teoria neoclassica della socializzazione tramite il mercato»". Ciò non è certo sufficiente per giungere alla conclusione che, per la «nuova» economia, l'economia domestica - l'oikonomia aristotelica - ha sosti- • tuito vantaggiosamenté l'economia politica, dall'homo oeconomicus allo zoon oikonomik6n ... Ecco che cosa ci suggeriscono Ma non si potrebbe dire, piuttoasserzioni di questo tipo: se è la sto, che in questa recinzione di terstessa proprietà privata a fondarsi ritori non me'rcantili si gioca /' effisu diritti, e non il diritto a fondarsi cacia del capitale come integrale su cose o persone (diritto romano dei plusvalori di potere? E non è «topico»), la cosa dipende dal fat- forse perché «la circolazione proto che il capitale diventa simulta- duttiva è solo tempo, evanescenza neamente assiomatica e diritto at- temporale» (Negri) che i nuovi tivo, diritto attivo che assume economisti, secondo Annie L. sempre più la forma diretta e i ca- Cot, dislocano dallo spazio al temratteri immediati dell'assiomati- po la posta in gioco dell'economica••. Avvento del capitale come co, sostituendo alla trasparenza B • b 1soggéttività,gj ba e eh deguat • ttica di Rousseau e Bentham I all'iitera oeietà I r ce so di Cl n n eontrollo pancronico delle atzione, sostituisce al tempo limitato, vivente e singolare, un tempo astratto, macchinico e seriale, infinitamente suddivisibile, il cui accesso è dato da un futuro che viene scontato in valore attuale. «Hai piegato il Tempo con l'Uncino della Concupiscenza ... » E poiché il tempo viène convertito in denaro, esso si rivela come forma vuota, pura, puro ordine del tempo, monetizzabile e misu- - rabile, e la moneta porta in sé un debito incancellabile. Tempo senza qualità del mercante che segmenta il Tempo (chronos) in una durata lineare messa a profitto per realizzare investimento e accumulazione. Ciò che viene investito è allora il tempo stesso, poiché non c'è credito se non di tempo - la capitalizzazione o la Conquista del Tempo. In questo senso, si potrebbe anche sostenere che la riorganizzazione del sistema promossa dai nuovi economisti è davvero un ritorno al modello più arcaico, quello delle origini della crematistica (e non dell'oikonomia) ... La teoria del capitale umano non si è forse costituita prendendo in prestito da Irving Fischer l'unità fittizia della nozione cli capitale nella sua forma più esteriorizzata (ausserlichste, dice Marx) di capitale portatore di interesse? «La circolazione produttiva è solo tempo, evanescenza temporale, oppure - rettifica Negri, in maniera non mistificata, - scontro di temporalità diverse ed antagonistiche»". Ecco quello che incendia l'indice Dow Jones ... Note (Traduzione di Daniela De Agostini) (I) Cfr. E. Alliez, «I nouveaux économistes» in Alfabeta n. 37, p. 9. (2) Autori vari, L'économie fiction. cit., p. 11. (3) R. Tartarin, «La théorie des droits de propriété: vers un historicisme libéral?» in L'économie fiction, cit.. p. 106. Vero è che questo punto di vista non è condiviso da tutti, perché Roger Frydman, ad esempio, scrive che «quel che caratterizza la posizione dei nuovi economisti è una restaurazione implicita del modello più arcaico, quello delle origini, di John Lockç o di Adam Smith, quello dell'emancipazione del discorso economico dai discorsi politici o morali( ... ). Parlare di novità, a questo proposito, significa permettere l'occultazione delle molteplici ridiscussioni o smontaggi del paradigma». Resta ancora da sapere se l'economista marxista non si situi in una contiguità alquanto strana rispello a quel pensiero liberale che afferma la superiorità dell'economico sul politico, o, in termini più moderni, come Frydman precisa, la determinazione delle sovrastrullure ideologiche o politiche via la base economica o infrastruttura. Ma non anticipiamo... (4) Ibidem (il corsivo è nostro). In questi economisti di osservanza neoclassica - la nuova economia altro non è mai che una operazione di rinnovamento della micro-economia neoclassica - e ispirata all'empirismo logico, la rottura è provocata dal tentativo di confutare concretamente la critica storicistica, la quale affermava l'estraneità dei fenomeni sociali rispetto ai concelli che gli empiristi consideravano universali. Non si dimentichi che il famoso articolo di Demsetz (nel quale si promuoveva la costituzione di una teoria dei diritti di proprietà), si fonda esclusivamente su un'analisi dell'emergenza dei diritti privati sui territori di caccia degli indiani delle montagne (H. Demsetz, •Toward a Theory of Property Rights•, American Economie Review, voi 57, maggio 1967). Per una confutazione di questo argomento, cfr. Tartarin, op. cit., pp. 121-27. (5) E.G. Furubotn, S. Pejovich, «Property Rights and Economie Theorv. A Survey of Recent Literature•, The Journal of Economie Literature, dicembre 1972, p. 1139. Citato da W. Andreff, «Firme et système économique: les non-lietlll de la théorie des droits de propriété», in L'économie fiction, cit., p. 61. (6) C. Bettelheim, Ca/cui économique et Formes de propriété, Paris, Maspero, 1970, p. 40. (7) J.G. Fichte, Lo Stato commerciale chiuso (1800). (8) W. Andreff, op. cit., p. 73. (9) Rispettivamente: H. Lepage, Autogestion et capitJllisme.Réponse à l'anti-économie, Institut de l'Entreprise, Paris, Masso!), 1978; R. Mc Kean, «Property Rights within Government and Devices to Increase Governmental Efficiency», Sourhern Economie Journal, ottobre 1972; Furubotn e Pejovich, op. cit. (LO)Sul passaggio dal diritto soggettivo, congiuntivo 7 ~topico•, al diritto moderno di tipo assiomatico inteso come integraledeiflussi decodificati ( «come dire che il capitalismo si costituisce con una assiomatica generale dei llussi decodificati»), cfr. G. Deleuze, F. Guauari, Mille plateaux, Paris, Minuit, 1980, pp. 563-66. (11) G.S. Becker. The Economie Approach to Human Behavior, Chicago, University of Chicago Press, 1975, p. 205. Citato da Annie L. Cot, «Nouvelle économie, utopie et crise», in L'iconomie fiction, cit., pp. 138-39. (12) Annie L. Cot, ibidem, p. 141, p. 144. Per l'analisi di Lepage, cfr. Demain le libéralisme, Paris, Librairie generale française. 1980, p. 75, in particolare: •al limite, ciò porta anche a considerare che i costi utili per l'analisi economica (... ) sono per definizione grandezze non quantificabili•. (13) Antonio Negri, «La costituzione del tempo. Prolegomeni», in Macchina tempo, Milano, Feltrinelli, 1982, p. 292. Guida editori "'i:1;.:-, "\1pnl1 \ll \1..nt.1:.d1a1 "'; J LI 1:~ \ 1 ,.q-..-4; Novità Paolo lticci ARTE E ARTISTI A NAPOLI [180o.t9♦3] RIL CON SOVRACOPEllT A 71 lLL A COLORJ 72 ILL IN NEllO PP. J" L 90..000 Andrea G. Nappi GIORDANO BRUNO Quattro tempi drammatici PP. 250 L IZ.000 Guido Panico AGRICOLTURA E POPOLAZIONE IN CAMPANIA IN ETÀ LIBERALE (1880-1914) PP. 121 L 12.000 Gargani • Conte • Egidi WITIGENSTEIN Momenti di una critica del sapere PP. 120 L 10.000 Teresa Tomaselli DEMOGRAFIA E SOCIETÀ IN CAMPANIA TRA LE DUE GUERRE PP. 111 L 7..50Q Giuseppe Galasso PASSATO E PRESENTE DEL MERIDIONALISMO Voi. I: Genesi e sviluppi Voi. II: Cronache discontinue degli anni settanta PP. 464 L 4.000 CAD. QUALE STORIA DELL'ARTE A cura di C. de Seu PP. 250 L 9.000 William H. Hudson L'ERA DI CRISTALLO PP.21, L f.4..SOO Paolo D'Alessandro LINGUAGGIO E COMPRENSIONE PP. l'4 L 12.000 Renato Treves LA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO IN ITALIA OGGI PP. 72 L 4..000 Alberto Varvaro LA LINGUA E LA SOCIETÀ Le ricerche sociolinguistiche PP. 176 L ♦.000 Williarn Morris NOTIZIE DA NESSUN LUOGO Ovvero: un'epoc:2 di riposo PP. .J40 L 10.000 PER LA STORIA SOCIALE E RELIGIOSA DEL MEZZOGIORNO D'ITALIA II A cura di G. Gabsso e C. 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