Bib di una nuova destra», il secondo «Costanti ed evoluzioni di un patrimonio culturale». Nel secondo volume, alcuni interventi fanno sorgere il problema del rapporto tra comunità e gerarchia. Il tema della comunità e del ruolo della componente magica ed esoterica della cultura di destra nella creazione di questo possibile «mondo dell'avvenire», mi pare cruciale in questa fase di riflessione delle varie culture politiche che in parte si contrappongono e in parte si intrecciano nella società italiana. Basti ricordare che il tema della comunità e della festa, del ruolo del rito e della liturgia, è al centro anche delle teorie e dei propositi organizzativi di Comunione e Liberazione. Di comunità parlano pure i Nar, ai quali la cultura della nuova destra si contrappone drasticamente. P er porre i termini della questione, parto da un tema che è all'origine del mio modo attuale di accostare i problemi del sistema politico (democrazia rappresentativa) in relazione al fenomeno detto «stregoneria». È un accostamento che esprimo nella più recente formulazione: «La macchina politica della democrazia rappresentativa è una macchina eccezionalmente adeguata al controllo delle tensioni - per questo subordina e controlla la tensione rivoluzionaria dei ceti subalterni della società industriale - perché è stata costruita e sperimentata come risposta culturale a una tensione di estrema gravità che ha caratterizzato il passaggio dal Medioevo alla moderna società industriale: la tensione culminata nella lotta di sterminio contro le cosiddette 'streghe'. «Premessa alla creazione della società industriale, espressione di una guerra tra i sessi probabilmente di antica data, la caccia alle streghe è guerra senza norma; ma con una guerra senza norma la società industriale non funziona, all'interno dello Stato moderno... Una tensione permanente, un conflitto non regolato tra borghesi e proletari nei singoli Stati, paralizza l'economia... Da questa esperienza della caccia alle streghe, la cultura della rivoluzione borghese deriva la concezione e gli strumenti per normare i conflitti sociali del futuro che sta per cominciare ... «Una riflessione su questo tema può permettere di indagare su due filoni della cultura occidentale: quello che origina dal pensiero greco e dalla democrazia della polis che moltiplica il 'miracolo greco' tra Rinascimento e Illuminismo, con organizzazione politica della democrazia rappresentativa; e il filone che giunge dai culti dionisiaci delle baccanti ai sabba ... «E probabilmente bisognerebbe risalire più in là, al 'miracolo egizio', come tentò di fare in una fase dei suoi studi Margaret Murray. (È) la lunga storia presente nei 'miracoli' razionalistici greco ed egiziano e che contrasta con lo gnosticismo il fenomeno dell'integrazione dell'ellenismo e del giudeo-cristianesimo... Una cultura alternativa a forte presenza femminile, che nei momenti di espansione la cultura egemone della società patriarcale combatte con tutti i mezzi esistenti ... secondo il meccanismo di 'sfida e risposta', per usare lo schema di Arnold Toynbee... Alle ribellioni dionisiache e orgiastiche si risponde con la razionalità greca, all'agape gnostica con l'autoritarismo della Chiesa incentrata a Roma, alle ~treghe con la ripresa della razionalità e con l'invenzione della democrazia rappresentativa» (Storia del socialismo italiano, Bari, Laterza, 1980). L'ipotesi di una cultura alternativa a forte presenza femminile richiama ovviamente quella di Bachofen sul matriarcato. E con Bachofen ritroviamo Evola, che lo presenta parzialmente in Italia in Patera una versione compatibile con la visione gerarchica della cultura di destra della Tradizione. Evola vede la civiltà come organizzazione dell'autorità. Non gli appare abbastanza forte la risposta al dionisismo della democrazia greca. Contro l'agape gnostica la risposta della Chiesa di Roma non è all'altezza delle grandi religioni indo-arie e olimpico-nordiche, ma è degna di considerazione rispetto alle degenerazioni antitradizionalistiche e democraticistiche della Riforma. E la democrazia rappresentativa è tutta decadenza, anche se controlla le tensioni sociali dopo aver annientato la cultura dei sabba (che si svolgevano soprattutto nella notte del 1° maggio, festa tipica del movimento operaio). P resento questa descrizione in forma sintetica, nel senso che - se anche non ha approfondito i singoli momenti storici - Evola ha una visione omogenea e conseguente della storia (ciclica) nella quale il disordine (orgia, agape, sabba) è il polo della decadenza: al polo opposto sta la gerarchia dei sacerdoti e dei guerrieri del rito, come momento del sacro e non della festa. La magia, l'esoterismo del pensiero tradizionale, sono quelli dei grandi sapienti ignoti, dei maghi di Agarthi e di Schamballah che perseguono l'ascesi e la potenza. Non è la magia (pQtere paranormale) della donna («strega») che gestisce per il suo sesso e per l'insieme della collettività il controllo delle nascite, che conosce il corpo nei suoi ritmi naturali e che lo cura con le erbe nella malattia, che vede nella <<festa»(orgia, agape, sabba) il momento centrale della comunità. Naturalmente non sto descrivendo una sorta di età dell'oro. Senza risalire all'Egitto e alla Grecia, la durezza e la brevità della vita nella fase del declino dell'Impero romano (gnosticismo) e alla vigilia della società industriale (stregoneria) sono ben noti. Anche se una riproposizione dello studio della vita quotidiana in quelle fasi di passaggio è possibile superando alcuni schematismi storiografici. Le ipotizzate culture alternative a forte presenza femminile non hanno costruito dunque società felici da età dell'oro. Esprimevano una proposta di vita e organizzazione della comunità fondate ~u una serie di valori, tra i quali la gioia (preferibile alla sofferenza) e l'egualitarismo (preferibile alla gerarchia). La cultura di sinistra si trova, di fronte a queste tematiche, nelle difficoltà che ho tentato di esporre nella mia citata Storia del socialismo italiano. E la cultura di destra? Trovo significativo che Franco Cardini («La strega nel Medioevo», «Magia, stregoneria, superstizioni dell'Occidente medioevale», in Al di là della destra e della sinistra, cit.) abbia studiato la stregoneria. Ma non mi pare che le attribuisca un valore positivo, nel senso delineato in questa comunicazione. Eppure, se la nuova destra assume come esperienza cruciale la comunità, e se in questa comunità la festa è un momento particolarmente positivo di rapporto, l'interpretàzione del sabba (trucemente capovolto dalla cultura dei vincitori, tra i quali furono personalità come Jean Bodin che pure prefigura in altri campi la tolleranza dell'Illuminismo) come «festa delle streghe» potrebbe essere importante per capire che cosa è andato perduto; e che cosa può essere recuperato in una «concezione del mondo dell'avvenire». Nichilismo::@:populis «Sempre il vincere è bel, sempre si loda I o per sorte si vinca ovver per froda». G. Marino, Adone XV, 198 G li ultimi vent'anni, che hanno visto da un lato, sul piano della teoria, la riscoperta delle cosiddette «filosofie della crisi» e dall'altro, sul piano della po- _litica, il ritorno del cosiddetto «estremismo di destra», hanno forse chiarito anche l'essenza del rapporto tra il pensiero di Nietzsche e il nazionalsocialismo? Negli anni cinquanta, per Lukacs, questo rapporto era chiarissimo: Hitler, come realizzatore pratico dell'irrazionalismo, è stato - scriveva Lukacs - l'esecutore testamentario di Nietzsche e dello sviluppo filosofico che da lui prese le mosse. Negli ultimi vent'anni questo giudizio è però radicalmente mutato: da un lato, la Nietzsche's Renaissance è stata in gran parte orientata a dimostrare il carattere politicamente libertario del pensiero nietzschiano; dall'altro, alcuni autorevoli studi sui fonda- .menti culturali del Terzo Reich 'hanno visto in Rousseau uno degli ispiratori remoti dell'azione politica nazista. Sorprendente capovolgimento! E tuttavia bisogna riconoscere èhe di mero capovolgimento si tratta. Attraverso un gioco incrociato, infatti, si è certo mostrato che pensatori ritenuti reazionari posspno dar luogo a fenomeni politici rivoluzionari, e viceversa pensatori ritenu i ·voluzi nari J>?S59"0dar luo o a fenomeni ipolitic1 eazionari, ma ci si è astenuti dal porre la domanda più radicale intorno al rapporto tra la filosofia e la politica nell'epoca del nichilismo e del populismo compiuti. Nichilismo e populismo nella fase della totalità: nietzschenismo e nazismo In fondo si continua a nutrire la grande illusione secondo cui ogni filosofia è politicamente rilevante e che viceversa non esiste politica che sia irrilevante sul piano della teoria filosofica, cioè che quel rapporto di coappartenenza reciproca operante in passato tra filosofia e organizzazione (per esempio tra la metafisica e la Chiesa, tra la dialettica e lo Stato) sussista anche oggi. Poco importa in fondo che Nietzsche sia l'ispiratore della reazione oppure al contrario dei movimenti di liberazione, che la responsabilità teorica del nazismo sia assegnabile a Schelling oppure al contrario a Rousseau; ciò che sembra irrinunciabile è proprio la fede, da un lato nell'effettualità politica della filosofia, anche della filosofia più estranea a ogni «engagement», dall'altro nella razionalità intrinseca dell'organizzazione, anche dell'organizzazione più ci!lica e opportunistica. Si sottovaluta così l'incommensurabile opera di dissoluzione e di corruzione svolta dal nietzschenismo e dal nazismo, la quale è consistita proprio nel cambiare il rapporto tradizionale tra teoria e organizzazione politica. A partire da Nietzsche, la filosofia rivendica una completa autonomia rispetto all'organizzazione politica e - faCO Studio romano con volumina, scri11oio,sedia, tavola, lampada, ecc. cendo di se stessa una manifestazione della volontà di potenza - stabilisce un rapporto diretto con l'esistenza e con la realtà, la gestione delle quali era tradizionalmente assegnata al partito o allo Stato, alla Chiesa o alla professione. Analogamente, a partire dal nazismo, l'organizzazione si appropria direttamente di quell'ambito di attività che era tradizionalmente assegnato al pensiero filosofico, perché pone se stessa, in quanto popolo (Volk), come l'origine di tutte le filosofie. Su entrambi i lati si compie un processo di enorme intensificazione e autopromozione, attraverso la quale tanto la filosofia quanto l'organizzazione, ciascuna pe~ proprio conto, pretendono di essere tutto. Non ha più senso perciò chiedersi se Nietzsche sia un filosofo reazionario o rivoluzionario, progressista o tradizionalista, perché la sua intuizione filosofica fondamentale consiste proprio nella pretesa di essere l'uno e l'altro, di contenere in se stesso entrambi gli aspetti della realtà storica, con la ~ quale ritiene di essere - per così ., dire - in presa diretta, con l'esclu- e -~ sione di tutte le mediazioni orga- e:.. nizzative. La volontà di potenza :;::i anima tanto la reazione quanto la ~ rivoluzione, così come l'eterno ri- .sa tomo - l'altra nozione fondarnen- l:: tale della filosofia di Nietzsche - :2 mira a un possesso incondizionato ~ del processo storico in tutti i suoi ~ aspetti. o: Il nichilismo dissolve non solo ~ ogni forma di moralismo. in quan- ;g to connesso necessariamente con <>
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