Alfabeta - anno V - n. 44 - gennaio 1983

11 otere.. Occulto P Ro=w Canru, • . r-... .., Norberto Bobbio «La democrazia e il potere invisibile» Rivista italiana di scienza politica 1980, n. 2 Luigi Ferrajoli «Stato sociale e Stato di diritto» Politica del diritto 1982, n. 1 Umberto Curi «La politica sommersa» in Laboratorio politico 1981, n. 5-6 11problema del «potere» costituisce la questione fondamentale della politica. La sua «necessità», la sua conquista, la sua gestione, i rapporti tra detentori e «sudditi», la sua relazione con il diritto, la sua deriva di classe, ecc., rappresentano altrettanti nodi di ogni teoria politica, «autocratica» o democratica che sia. Pertanto non metterebbe conto parlarne, se la situazione politica italiana e alcune vicende che l'hanno recentemente caratterizzata non avessero dato luogo al recupero, sul piano teorico, di una categoria che, utilizzata un tempo, era da qualche secolo caduta in disuso: quella del potere «invisibile»o «occulto». Il recupero di questa nozione è dovuto a Norberto Bobbio, e si articola in due momenti. Nella prima parte del suo scritto, egli nota come il tema degli arcana imperii costituisca uno dei temi ricorrenti negli scrittori politici che con le loro teorie della ragion di Stato accompagnano la formazione dello Stato moderno, e come a un «sommo potere occulto» possa corrispondere un contropotere altrettanto occulto. Nella seconda parte, Bobbio indica gli elementi di potere occulto presenti nelle società democratiche contemporanee: da un lato i servizi segreti, dall'altro il «sottogoverno» e il no nelle istituzioni della rappresentanza politica( ... ). La estensione del segreto alla sfera della rappresentanza rischia infatti di trasformare quello che è solo un 'insuccesso' parziale della democrazia (la relativa opacità di settori importanti ma non centrali dell'apparato statale) in una sua totale smentita: la invisibilità delle istituzioni stesse della visibilità politica, o per meglio dire la loro doppia faccia, una visibile ma falsa, l'altra invisibile ma vera». Un tema analogo ricorre in Umberto Curi. Dopo essersi chiesto se e in che misura i meccanismi di formazione delle decisioni e di produzione delle scelte politiche coincidano con lo spazio legale dei luoghi istituzionali, o se invece le sedi effettive di gestione del pote- . re non siano per avventura collocate dentro organizzazioni occulte di interessi privati, Curi nota che il caso della loggia massonica P2 ha rivelato che «la condizione generale per la detenzione e l'esercizio del potere è che esso si collochi non nelle sedi istituzionalmente riconosciute, ma in organizzazioni private o clandestine» e che «il conflitto o la solidarietà degli interessi in gioco non ricalcano i contorni degli schieramenti politici. ma si dispongono secondo linee interne, trasversali rispetto a una immagine della politica legata a una geografia elementare del potere». Anche in Curi ricompare, sia pure in forme diverse, il «potere segreto» che porta con sé contropoteri altrettanto segreti, anche se per questo autore - a differenza cli Bobbio - non sussiste alcuna reale differenza tra i due, espressioni di una stessa curvatura «bellica» della politica e forse degli stessi interessi. «criptogoverno». I testi fin qui citati non sembraIl primo è tipico del governo no avere alcun dubbio sulla nedell'economia, in gran parte di cessità di contrapporre potere questi Stati sottratto al potere legi- visibile e potere invisibile, il primo slativo e a quello esecutivo, e affi- visto come un potere «buono» e dato alla sfera del potere invisibile quindi da difendere, il secondo co- «in quanto si sottrae, se non for- me un potere «cattivo» da rifiutare malmente, sostanzialmente, al e da esorcizzare. Tutto, a questo controllo democratico e al contro!- punto, sembrerebbe risolto e non lo giurisdizionale»; il secondo è resterebbe che disporsi a schiera costituito dall' «insieme delle azio- dietro il potere istituzionale, id est ni compiute da forze politiche ..visibile», id est «buono». eversive che agiscono nell'ombra Le cose purtroppo non sono così in collegamento coi servizi segreti semplici, solo che ci si voglia occuo con una parte di essi, o per lo pare di come il potere concretameno da questi non ostacolati». mente si articola nelle società delle Il motivo dello «stato occulto», quali ci stiamo occupando (quelle con esplicito riferimento a Bob- democratico-borghesi). Quale che bio, viene ripreso da Luigi Ferra- sia la definizione che del «potere» joli il quale, dopo aver notato co- si vuole dare, sembra comunque me la invisibilità delle sedi e delle innegabile che, quanto più svilupforme del potere non è affatto una pate sono le società prese in consinovità negli ordinamenti democra- derazione, tanto più numerosi sotici moderni e costituisce invece un no i «poteri» che operano al loro aspetto quasi fisiologico degli ap- interno. parati burocratici, aggiunge: «Ciò Indubbiamente la «volontà dei che è un fenomeno nuovo - mani- privati» ha perso alcuni degli attrifestatosi clamorosamente nel no- buti «sovrani» a essa riconosciuti , _5 stro paese (si pensi allo scandalo dalle codificazioni ottocentesche. g::> della loggia P2) - è l'espansione A volte essa deve fare i conti con ~ del segreto dalla sfera della buro- una volontà generale che non le ~ crazia alla sfera della politica, cioè consente di muoversi con la lievità ....., dei partiti in particolare di gover- e la discrezione dei tempi passati. -"9 no e più in generale delle istituzio- Ciò non toglie, tuttavia, che il doga: E ni rappresentative e persino di ma (come dicono i giuristi) della o0 quelle di controllo, come la stam- volontà continui ancora oggi a co- ~ pa e la magistratura. Abbiamo co- stituire, in questi Stati, la base delsì scoperto l'esistenza di centri di l'intero sistema di diritto privato e ~ potere paralleli non solo nei tradi- delle teoriche sul contratto. ;! rionali 'corpi separati' della orga- Questa «volontà» continua a es- ~ nizzazione burocratica, ma persi- sere libera di perseguire una gam- 110ecag1 ob1anco ma enorme di fini, e di apprestare i relativi strumenti operativi. In questo senso i «poteri dei privati» continuano a costituire - almeno per quanto concerne il settore, ancora abbondantemente fondamentale, dello scambio di merci - la tela di fondo di queste società. Quantitativamente assai diversi l'uno dall'altro per potenza e spessore politici, essi si presentano qualitativamente uguali in,quanto, appunto, «privati». Questi poteri, in ciò pienamente assecondati dall'ordinamento, rifuggono dal «pubblico», sia nel senso che osteggiano con decisione ogni intervento pubblico di controllo, sia nel senso che amano svolgersi interamente all'interno di una linea d'ombra, la quale spesso comprende anche il momento terminale dello «scambio» (anche questo, almeno a certi livelli, si svolge in un mercato «segreto»). La zona d'ombra è così connaturata a queste società da essere generalmente rispettata senza bisogno cliinter\'enti rnerciti\'i. Ori re- ,to. per ,coragg1are 4ualch.: «malintenzionato», le società in questione prevedono tutta una serie di «segreti»: quelli regolati dalla legge penale, quelli tipici del processo civile, quelli regolati dal diritto commerciale (segreto bancario, norme che vietano agli amministratori di società commerciali di divulgare notizie sulla impresa sociale), quelli regolati dal diritto del lavoro (divieto per il lavoratore dipendente di divulgare notizie attinenti alla organizzazione e ai metodi di produzione dell'impresa) e infine quelli che, nell'àmbito dell'impiego pubblico, vietano ai pubblici dipendenti di dar1r.infor-. mazioni o comunicazioni anche quando non si tratta di atti segreti, ecc. Nelle società _democratico-borghesi esiste dunque, accanto al potere «pubblico», una amplissima rete di poteri privati i quali, per loro natura, sono invisibili o poco visibili. E q4esta non-visibilità si estende· anche a certi poteri «pubblici» quando agiscono sul mercato (si pensi alle· imprese pubbli- •che), nel cui àmbito sono istituzionalmente chiamati a operare con gli stessi mezzi e comportamen~i dei poteri privati. La non-visibilità istituzionale dei poteri privati, conseguenza inevitabile di un assetto sociale fondato sulla proprietà privata, s( contrappone a una «visibilità» altrettanto istituzionale del potere pubblico. Negli Stati di questo tipo la pubblicità di tale potere è la regola, il segreto è l'eccezione. Anche quando l'ideale della democrazia diretta viene abbandonato e sostituito da quello della democrazia rappresentativa, il carattere «non segreto» del potere pubblico continua a essere uno dei criteri fondamentali per distinguere lo Stato costituzionale dallo Stato assoluto. Come scrive C. Schmitt, citato da Bobbio, «la rappresentanza può aver luogo soltanto nella sfera della pubblicità. Non c'è alcuna rappresentanza che si svolga in segreto o a quattr'occhi ( ... ). Un parlamento ha un carattere rappresentativo solo in quanto si crede che la sua attività propria sia pubblica. Sedute segrete, accordi o decisionisegrete di qualsivogliacomitato possono essere molto significativee importanti, ma non possono mai avere un carattere rappresentativo (... ). Rappresentare significarendere visibile e rendere presente un essere invisibile mediante un essere pubblicamente presente. La dialettica del concetto sta in ciò, che l'invisibile viene presupposto come assente e contemporaneamente reso presente». Certo sono abbondantemente presenti - anche all'interno dello Stato rappresentativo - momenti, istituzionali e non, di non-visibilità (si pensi al ricorso di tutti gli Stati ai «servizisegreti» e alla loro esplicita previsione legislativa), ma il principio «costituzionale»del potere pubhlico, nonostante queste eccezioni, rimane sempre quello del «potere pubblico in pubblico» (e tale continua a rimanere anche quando que- ,ti residui di poteri segreti tJavalica110 i loro compiti istituzionalie per- ,..:guono obiettivi· acldirittura.conI rastanti con essi), così come il prin: l'ipio-base dei poteri privati continua a rimanere quello del «potere privato in privato». e he gli ordinamenti di democrazia borghese, nonostante tutto il gran parlare che nel loro àmbito si fa di rappresentanza, pubblicità, ecc., restino tuttora saldamente attaccati ai principi «privati» tipici· di 1,ocietà che si reggono ancora sullo scambio di merci tra privati proprietar,, risulta anche da un altro fatto e cioè che tra i maggiori poteri «privati» degli Stati democratici vanno annoverati i partiti politici. Essi, che 'çostituiscono nei regimi rappresentativi l'autentico «sovrano» rooderno e i reali, detentori delle potéstà pubbliche massime, sono statì finora, e continuano a essere, d~lle associazioni private. A questa forma-partito le burocrazie detentrici di pÒteré al suo interno continuano a essere ferocemente attaccate, anche quando nei fatti sono costrette a volte a rinnegarne i presupposti (si pensi ai finanziamenti pubblici). E ciò non avviene a caso. La struttura privatistica della forma-partito consente di gestirne la vita interna in un modo che non si discosta molto da quello che si riscontra negli altri poteri privati, vale a dire con gli stessi criteri di non-visibilità, opacità e assenza di ogni controllo «pubblico» (nel senso di manifesto agli estranei). Lo stesso modello si riscontra all'interno di altre grandi organizzazioni politiche quali i sindacati, anch'essi investiti di tutta una serie di funzioni pubbliche e quindi in un certo senso «rappresentativi» del «popolo», e nel contempo poteri «privati» a tutti gli effetti e tali, a quanto pare, decisi a restare. Ma allora, se la regola predominante dei poteri è quella, propria dei poteri privati, della non-visibilità, della non-pubblicità, ecc., non si vede come alcuni di es-si possano essere condannati - solo perché non visibili - come poteri degenerati e come i nemici fondamentali di un ordinato sviluppo «democratico» del sistema politico. Se la ragione vera della condanna è la natura occulta di certi poteri, allora tutto il sistema di poteri (e dei rapporti di proprietà a essi sottostanti) privati - i quali tutti si uniformano a questo carattere - dovrebbe essere rigettato in blocco come esiziale per una democrazia autentica. I nostri autori, tuttavia, non hanno in vista questo obiettivo rivoluziçnario. Essi si accontentano di molto meno ma, così agendo, fanno mostra di non accorgersi che non è il carattere occulto o meno di un potere a destare le loro preoccupazioni, ma il fatto che, nell'àmbito di poteri tutti per definizione occulti, alcuni soltanto sembrano perseguire finalità «cattive», cioè incompatibili con la gestione ordinata e «libera» di un sistema nel quale ai poteri occulti è giocoforza riconoscere una posizione dominante. Si pensi a.quanto è avvenuto nei confronti della loggia massonica P2. Il potere di questa loggia è oc-. culto e non visibile alla stessa stregua di quello facente capo a tutte le altre logge massoniche. Ciò nonostante, dalla massima autorità •, dello Stato fino all'ultimo giornale di "provincia,tutti hanno concordemente dichiarato che solo nei con-· fronti di Gelli e della sua loggia era necessario intervenire, mentre ampi attestati di benemerenza sono. stati rilasciati alle altre logge, non molto dissimili quanto a modalità di gestione dalla Propaganda 2, fino a scomodare il ruolo «benefico» avuto dalla massoneria nella ... unificazione d'Italia! Se dunque il «nemico» non è, coi:ne si proclama, qualsivoglia tipo di potere occulto ma soltanto un potere occulto tra i tanti, dei quali nulla si dice, è inevitabile considerare l'operazione compiuta dagli autori di cui ci stiamo occupando come tutta ideologica. Essa finisce col fornire, al di là delle loro intenzioni, un attestato di «bontà» al sistema di poteri esistente, nelle sue componenti occulte (in gran parte) e non (in assai minor numero). Da questi vengono espunti come unici «cattivi» soltanto alcuni, i quali in realtà da un punto di vista strutturale non si discostano in nulla dai moltissimi altri tacitamente accettati. Il potere «reale», quello che esprime i rapporti di produzione esistenti, occulto o meno che sia, non ha nulla da temere da queste operazioni, dalle quali al contrario gli deriva, non fosse altro che per contrasto, una patente di «visibile» e perciò di «buono» che non sembra in alcun modo spettargli, posto che da un lato anch'esso è ampiamente occulto (nei suoi centri economici e politici), dall'altro, anche nelle sue parti visibili, è legato da molteplici nessi con i poteri occulti dai quali riceve impulsi e «comandi».

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