Alfabeta - anno V - n. 44 - gennaio 1983

Robbe-Grllet e Vittorini -cònKuhn Alain Robbe-Grillet Djinn trad. it. di Roberto Rossi Milano, Gtianda, 1981 pp. 107, lire 7.000 •Elio Vittorini Le due tensioni Appunti per una ideologia della letteratura a c. di Dante !sella muta il-nome. Vittorini fa giochi sul nome: che è un punto dove oggi non è più possibile a un autore moderno non far giochi, nell'imbarazzo, nella rottura ... In tutto ciò entrano per lui comportamentismo, liricità, ecc. ecc. E insieme entra l'inquieta innovazione più radicale in Italia nel Novecento nell'antitesi al concetto di «rappresentazione». Francesco Leonetti Devo dire oggi che sui rilievi di Barthes ho un'impressione duplice: per un verso, sono strettamente connessi allo strutturalismo lin- •guistico crescente; per l'altro, hanno pur·essi un'incidenza epistemologica. Né si tratta di due valoti" contraddittori, certo; ma non sono la stessa cosa. In uno scritto Barthes distingue Robbe-Grillet da Butor (più amico suo, ricordo, in quegli anni); in- Milano, il Saggiatore, 1967, 198!2 pp. XVIIl-284, lire 12.000 pure l'assurdo», «La sua arte con- sul senso; però non sembra porre siste precisamente nell'operare un problema di fondamenti; osseruna decezione del senso nel mo- va che Robbe-Grillet tenta di non mento stesso in cui apre il senso», dare senso, pur sapendo che è im- «Morrissette mostra chiaramente possibile. E ciò si colloca, piuttoche il romanzo di Robbe-Grillet è sto, come·una verifica al contrario una 'storia'», «Come ogni autore, della sua tesi esposta nel famoso e nonostante le sue dichiarazioni saggio del '63, «L'attività struttuteoriche, egli si esprime sulla sua ralista», nella rivista di Nadeau, opera in modo costitutivamente mentre usciva la raccolta fondatiambiguo; inoltre la sua opera evi- va sul termine di struttura di R. -dentemente evolve» (Saggi c'!_tjyi. Bastide; dove appunto Barthes arr--------------------------------------------, gomenta che tale attività, di cui la I ntendo anzitutto ricostruire, in breve, alcuni motivi critici e teorici che sono riferibili a Robbe-Grillet nel principio degli anni sessanta. E intendo ricavarne un utile' attuale di valutazione nuova, e di ritocco complesso, confrontando il versante allora dibattuto, e poi trascurato più o meno, della teoria della letteratura (e, in essa, della tecnica narrativa) e il versante di crisi della ricerca scientifica a livello dei principi in questo ventennio. Riapro i polverizzati e insistenti pensieri di Vittorini, poi raccolti col titolo Le due tensioni: quella specifica letteraria, e quella teorica particolarmente politica, nel suo tentativo (fra gli altri) di sforzare il luogo comune del «realismo» in rapporto con la sinistra, sostanzialmente lukacsiano all'origine e poi deteriorato o fisso. C'è un capitolo intitolato «Cézanne: il bicchiere di Cézanne - (per Robbe-Grillet) - descrizione che è una ridefinizione». E cito più oltre: «la pittura di Cézanne è una tensione che procura solo tensione, sforzo razionale, senza alcun conforto nemmeno accessorio di piacere, di edonismo, di godimento estetico ( ... ) immedesima chi guarda con la sgradevole, non distendente, non tranquillante posizione di chi compie una ricerca» (pp. 44 e 47). Ricordo di averlo letto nell'originale. • Robbe-Grillet non figura, dopo che il titolo l'aveva indicato fra parentesi ... Ma è compreso e implicitato in quella frase sulla ricerca ... E a lui fra taluni altri- con sospetto invece per le avanguardie - Vittorini si riferisce quando parla dei «congetturali». Il termine di congettura, che può valere come ipotesi, procedimento critico, ecc. ecc., nel suo senso corrente, ha veramente qui un'estensione maggiore di messa in dubbio, di messa fuori certezza. È ciò che in altra sede comincia a porsi esattamente con Kuhn nel '62. Va dunque notato che c'è in Vittorini un esplicito e assai tempestivo (anticipatore) interesse epistemologico, con sua lettura della querelle relativa nei primi anni sessanta (mentre Vittorini è oggi trascuratissimo). Lui stesso ha indagato problemi dell'identità e dei fondamenti, come autore. Si può vedere presso di lui il tormentato statuto del personaggio: che si chiama Coi Baffi o Senza Baffi, ecc. ecc., ma non ha la carta d'identità che lo costituisce in un finto stato civile. Il suo nome è connesso con l'azione, ne emerge al momento. del suo ingresso, che lo fissa, con una certa variabilità; nel ll'ateag,l· ol e, ra Jby60111 1p MHu11h: Xeana TH Cp6■jo nena· - Bram10 Ve Poliansky: La tace qui aiffle - Mi, ■jaH M11K1>U: hpRo oor1111e/be111k10Hnpy1<- u111y cnoaHa1e. aCHJIHje KHHAIIHCKM: Anc:Tpaa:- THa v•nHocT - Herwarth Walden: Oedlcht l'pHrop11R tl•THHKOH: llec•a - PHCTa Panro11111;:Mvae, - l:Tf'k8H )f{11~aHOHN16ip: vKa • UP Ha pyKa - f f eo M1111ea, Gh~oMilef-f ft-o MM11te:CrnTrMRpNI - 6p111tko Be llo- /b8HCKH: LB81CO j po CRHP~M - A11.11pa y-- TPOIIMh: foeop KMno111eTllpCIIR - eCIIIIK Y ,!IV.llHHUH - M. E. fO,llOHCICII; Hlll'I08 O -- BeK. ~cnHTalbe, y•eTHHKY JbyOo■■p M11u11h:Bapeapcky Kajra11y - LJparyTHHMapHI;: CallpaHa - Boj11cnae Aea1<v■oe■II: Hoaa - Mat<pOCkOn. INTERNATIONALE - • ..... - • .. t ·- ZENIT DIRECTEUR - L IOUBOM IR M ITZITCH L a linea interpretativa maggiore o più durevole per RobbeGrillet proviene da Barthes, come è noto, con rilievi che vanno al di là del noioso e inconcludente dibattito centrato già, per il nouveau roman, sull'oggetto e sullo sguardo... Noioso, devo dire, a mio avviso. E pensare che già Lacan, qui non presente, aveva esposto una idea folgorante: come lo sguardo precede l'ingresso nel simbolico e la rottura col tutto, nell'infante, e come, dunque, lo sguardo nell'artista è un ricupero de luto ... _un altro presenta Morrissette su Robbe-Grillet. Possiamo, per ricordo, estrarre alcune definizioni: «È il tentativo di mantenere la negazione al livello delle tecniche romanzesche», «Lo scacco è nella natura stessa di questo progetto (non c'è un grado zero della forma, la negatività gira sempre in positività)», «Questa negatività, tecnica e non morale» ('58). E ancora nel '62: «Il primo Robbe-Grillet (non si tratta di un' anteriorità temporale, ma solo di un ordine classificatorio) decide che le cose non significano nulla, nep- ·· ed. it. Torino, Einaudi, 1966 e 1972, pp. 49 e 130). Certo ho citato troppo, per puro piacere. E, per esempio tempestivo, nella rivista Il menabò di Vittorini e Calvino, la valutazione di Guido Guglielmi per Robbe-Grillet, la prima corposa in Italia, se non sbaglio, elabora pure Barthes, dice: «In realtà ciò che si attua è l'elusione sistematica del senso» (Il menabò n. 6, p. 258 - insieme con un mio Blanchot, con aura simile). Ecco, questo discorso di Barthes verte epistemologicamente letteratura fa parte, è un'attribuzione di senso, mentre «comporta due operazioni tipiche: ritaglio e coordinamento» ... S e ora pigliamo in considera-. zione il quesito tecnico, il tipo di costrutto narratologico con le sue leggi interne, che è pure un approccio possibile a Robbe-Grillet, ci potremo forse accorgere che esso è insoddisfacente. Si volle compiere vent'anni fa una contrapposizione generica fra il criterio della «rappresentazione» in senso tradizionale, e una narrativa giustamente moderna che rompe e scompone questo criterio (antinaturalistica). Non c'è dubbio che la rottura e la scomposizione, come nelle avanguardie artistiche alcuni decenni prima, è il nuovo. Ma, detto questo, oggi occorre una valutazione non schematica. E dunque: a) La rappresentazione può darsi «allargata». Come Brecht si diversifica da Lukacs sulla nozione di realismo, includendo il proprio espressionismo, possiamo comportarci ancora, scartando il fastidioso ricorso, naturalista sempre e non realista, alla rappresentazione. Aggiungiamo, su ciò, che il fastidio investe ormai ogni realismo, se non quello elaborato nel '76 da Putnam come «interno», contro quello metafisico, dove risulta che l'ambiente è sempre una costruzione simbolica dell'ambiente, ecc. ecc. b) La rottura e scompos1z1one (che giunge quindi, come è noto, alla disseminazione, quale abbiamo in Burroughs, e in Sollers anche) è stata assolutizzata: sia come gioco linguistico, sia come sintomo di crisi del soggetto. (E al confronto va oggi valutata la misura di Robbe-Grillet). Io non mi trovo d'accordo del tutto, per esempio, col recente scritto-intervista di Jean-Jacques Lebel per Burroughs (in Change), dove si pone inizialmente un confronto fra le tecniche innovative della pittura, divenute essenziali, e quelle rare e ritardate della letteratura (anche il Vittorini da me citato risente di un simile paragone, legge il Cézanne di Merleau-Ponty). Mi va benissimo che Lebel scelga Burroughs, dove c'è insieme tale tecnica e la liberazione di flusso che è attribuita da Deleuze alla letteratura come valore suo proprio e riferita al movimento beat. Tuttavia, qui nel movimento beat, come forse già in certi romanzi del vecchio secolo XIX con categorie di raffigurazione, si determina un uso della finzione che ha valori inattesi: appropriazione espansiva di un ambiente simbolico, legame e contraddizione fra tempo storico e passioni, ecc. ecc.

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