EconommiaOiiillaelestampa italiana . I n che modo la stampa italiana informa i suoi lettori sugli avvenimenti e sulle dinamiche dell'economia a livello mondiale? Lentamente, anche se in modo ancora parziale, si fa strada nell'opinione pubblica la consapevolezza che nessun problema economico è interpretabile (e tantomeno risolvibile) al di fuori del contesto internazionale e della crisi che imperversa da anni sull'intero pianeta, «la peggiore crisi dopo gli anni trenta» - secondo la definizione entrata ormai nell'uso. Nello scorso n. 41 («Verso un crack finanziario mondiale?») abbiamo messo in evidenza il ruolo decisivo che assumono i media nel determinare una percezione più o meno esatta delle dimensioni, della natura e dei possibili sbocchi della crisi. Non può meravigliare, dunque, se torneremo a riproporre - da diverse angolazioni - una domanda che riveste un interesse tutt'altro che accademico e «massmediologico». Per cominciare ad abbozzare qualche risposta abbiamo tentato, innanzi tutto, di restituire la cornice generale del comportamento della stampa quotidiana. Abbiamo preso in esame un campione di cinque giornali «indipenA cura di lndex-Archivio Critico dell'Informazione. denti» nell'arco di dieci giorni, dal 1° articoli. La Repubblica, pur mancanal 10 ottobre 1982. Le testate sono: do dell'edizione del lunedì, presenta Corriere della Sera, Il Giornale, Il una quantità di articoli vicina a quella Giorno, La Repubblica, La Stampa. del Corriere, del Giornale e della Nella Tavola 2 sono sintetizzati i risul- Stampa. Anzi, la media dei numeri tati quantitativi dell'analisi. usciti vede La Repubblica un po' al di Si può osservare, in primo luogo, sopra delle altre quattro testate (in efche ogni quotidiano presenta in me- tetti, questo dato va preso con molta dia ogni giorno 5-6 articoli di argo- cautela, poiché l'edizione del lunedl - Tavola 1 - Articoli pubblicati in primapaginadal 1°al 10ottobre l'offerta di informazione contenuta nei 5-6 articoli che ogni quotidiano presenta mediamente ai suoi lettori sugli sviluppi dell'economia mondiale? A nostro parere, non si tratta di una offerta di informazione particolarmente «ricca». In una valutazione attenta bisogna infatti considerare che circa la metà degli articoli pubbliArgomento Corriere Giornale Giorno Repubblica Stampa Totale Gasdotto siberiano 2 Accordo italo-algerino per metano 2 Vertice Nato (gasdotto) 2 Quotazione record del dollaro Crisi dell'acciaio Sanzioni Usa per la Polonia Economia Usa 2 1(•) Economia europea Totale 9 4 2 ( 0) L'articolo trailadella disoccupazione negli Usa e in Gran Bretagna. mento economico riguardanti aspetti internazionali. Questo dato sembra abbastanza «stabile», anche passando dalla media aggregata a quella delle singole testate. L'unico scarto di rilievo appare costituito dal Giorno, la cui media giornaliera risulta inferiore ai 4 assai povera di notizie economiche - abbassa sensibilmente la media delle altre testate). In sostanza, l'analisi quantitativa dimostra che nessuno dei cinque quotidiani sopravanza nettamente gli altri. Quale valutazione si può dare delIndice della Comunicazione 2 5 3 3 3 3 3 3 3 6 24 cati riguarda relazioni italiane con l'estero ovvero avvenimenti che presumibilmente «fanno notizia» perché coinvolgono l'Italia. Una quantificazione esatta delle notizie «estere» in senso forte («extraitaliane») è molto difficile; una stima cauta indica in non ComeC!~-~~!.~~fe~!!.9hilterra I I 12 o//obre c'è stata una nuova scossa nel terremoto che scuote le fondamenta del sistema informativo mondiale. Questa volta è di scena il Regno Unito. È stato presentato al Parlamento e al Governo il cosiddetto rapporto Hunt, che prende nome da lord Hunt of Tanworth, presidente della commissione incaricatadi stabilire le direi/ive per lo sviluppo della rete via cavo inglese. Il rapporto Hunt stabilisce la base su cui il Governo prenderà le decisioni che modelleranno la nascita e la str11tturadei sistemi multicanale che trasporteranno decine di programmi televisivi, di servizi informatici e telematici, nelle case di milioni di inglesi. Il rapporto, Hunt sostanzialmente sancisce la villoria anche nel Regno Unito della filosofia della «deregulation»: mano libera ai privati e al mercato, minimo di intervento normativo da parte dello Stato. In questo senso, il rapporto Hunt ha accolto le pressioni «liberalistiche» che provenivano da buona parte della stampa e del mondo imprenditoriale. Non viene posto alcun limite al numero di canali che ogni sistema potrà offrire; il gestore di ciascun sistema locale sarà libero di stabilire quote di abbonamento, di determinare programmi e servizi distribuiti nella rete, di imporre canoni supplementari l!er I' accesso a determinati canali. E inoltre ammessa, senza limiti, la pubblicità, anche sotto forma di sponsorizzazione. Non è prevista alcuna quota minima di programmi nazionali: il solo vincolo è che alcuni canali siano riservati alla ritrasmissione via cavo dei programmi televisivi-giàdiffusi via etere dalla Bbc e dalla ltv, la rete IVprivata. Soprattutto, non è imposta alcuna separazione fra chi installaegestisce la rete fisica, chi controlla l'uso della re-. te, chi fornisce programmi e servizi e chi li produce. In sostanza: via libera alla concentrazione. Il rapporto Hunt non esclude nessun tipo di programmi dalla trasmissione via cavo, neppure quelli pornografici. Eppure i «liberalizzatori» non sono del tulio soddisfatti. I pochi limiti che il rapporto Hunt raccomanda appaiono ai loro occhi eccessivi: si tratta soprallutlo del divieto di trasmeltere in esclusivagrandi avvenimenti sportivi e del divieto di trasmissioni «pay-perview», per le quali l'abbonato - oltre al canone e agli eventuali «ex1ra•per certi canali - paga anche per ricevere un determinato programma. Il divieto del «pay-per-view» era richiesto in particolare dai dirigenti della Bbc, i quali ritengono questo uso delle reti via cavo una mina capace di scardinare tu/lo il sistema televisivo inglese. Secondo il Financial Times, «porre al bando il metodo pay-per-view riduce gli incentivi per i potenziali investitori dei sistemi via cavo, che saranno posti in condizione difare un salto nel buio» (editoriale del 13 011obre). Secondo Tue Economist, «il giubilo dei potenziali investitori nella televisione via cavo inglese si è un po' smorzato questa settimana quando hanno rilello il rapporto Hunt. li rapporto contiene alcune restrizioni inaspeuate: - divieto, almeno per il momento, del pay-per-view ... - divieto dei film porno nella programmazione diurna, a meno che essi vengano trasmessi in canali a pagamento muniti di «serrature» elettroniche che li precludano ai bambini, - le licenze saranno per aree.troppo piccole, con non più di mezzo milione di abitanti. - le licenze avranno una durata iniziale di dieci anni, quindi saranno rinnovabili ogni olio anni». Per i profeti della «deregulation» qualsiasi limite, anche quello delle «serrature» e/e/Ironiche sui canali destinati ai programmi pornografici (le «serrature»sono ritenute troppo costose), appare eccessivo e «disincentivante»per gli investitori. Il fallo è che cablare l'Inghilterra, o anche una sola città, comporta un investimento notevole (a prezzi correnti, occorrono 2,5 miliardi di sterlineper cablare le grandi città dove vive la metà dellapopolazione inglese); a fronte di tale investimento, c'è un mercato da esplorare e da inventare. Recenti tendenze emerse negli Stati Uniti .: dove la televisione via cavo raggiunge già il 30 per cento delle famiglie, anche se, spesso, con reti tecnicamente superate - indicherebbero che la pubblicità assorbita dai canali via cavo non è sufficientemente remunerativa al di sotto di un certo livello di concentrazione della proprietà, della programmazione e quindi della audience. Studi americani in questo senso sono citati dal Financial Times del 21 011obreper metlere in dubbio le valutazioni del rapporto Hunt, chepunta sulle entrate pubblicitarie, escludendo il «pay-per-view». Tutti questi elementi debbono esse.re inquadrati nella corsa contro il tempo che è stata ingaggiata dalle maggiori nazioni industrializzate per il rapido sviluppo di sistemi avanzati, come quelli telematici (tipo videotext) o multicanale (reti via cavo a fibre ottiche.). Lo stesso rapporto Hunt è stato preparato a tempo di record per consentire al Governo di prendere.decisioni operative entro l'anno, e quindi dare avvio alla installazione. del sistema via J.iù di 3 articoli al giorno la presenza media dell'economia «extraitaliana.. Per avere una certa visione della tipologia e della «qualità» degli argomenti trattati, possiamo analizzare innanzi tutto gli articoli pubblicati in prima pagina: essi rivelano abbastanza bene i criteri che guidano i giornali nella selezione dei temi ritenuti suscettibili di essere «estratti• dalle pagine economiche e proposti all'attenzione più generale. La Tavola 1 mostra la distribuzione degli articoli pubblicati in prima pagina, nel periodo, per argomento e per testata. È facile osservare che la maggior parte degli articoli di prima pagina è strettamente correlata a problemi che coinvolgono direttamente l'Italia. Scorriamo l'elenco dei titoli pubblicati sul gasdotto siberiano: Corrieredella Sera, 1° ottobre: Gromiko: proroga all'Italia per Ugasdotto siberiano. Corrieredella Sera, 1° ottobre: Gasdotto Uns/Si prof"tlal'intesa fra tmsiooi crescenti. La Repubblica, 1° ottobre: Gas/ Nuova proroga di Breznev all'Italia. La Stampa, 1° ottobre: Slitta l'ultl· matum dell'Urss per U gas. cavo inglese nei primi =i del /983. La posta in palio è immensa, non solo per quanto riguarda il mercato interno e la modernizzazione di interi se//Ori economici (sipensi alla «informatizzazione» della circolazione monetaria, ad esempio), ma anche per la conquista dei mercati esteri. Il paese che riuscirà a costruireper primo un modello efficiente di comunicazioni «integrate» sarà in grado di proporlo a tutti i paesi emergenti. Con opzioni diverse., con diverse stru//ure e tradizioni, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania federale e Giappone sono ormai fan. ciati in una corsa che ha come traguardo la società «informatizzata» degli anni novanta. Le prospettive sono molto più incerte di quanto faccia ritenere la superficiale informazione. che circolasull'argomento. Unpaese come l'Italia non può fare a meno di seguire, giorno per giorno, gli sviluppi della nuova «corsa allo spazio»: questa volta lo spazio da conquistare. è quello «interiore»delle comunicazioni. Tbe wiring or Britain The Economist, 6 marzo 1982 Broadcasting in a new era e Bunt Coounitttt Report OD Cable Tdm9on Financial Ti=, 13 ottobre 1982 Will British broadcasting sanive the dutches of cable? The Economist, 16 ottobre 1982 Doubtsraised OD cableTV advenising revenue Financial 7:"mres, 21 ottobre 1982 Le notizie sono desunte dalla ·rassegna quindicinale della stampa estera Indice della Comunicazione, a cura di Maria Rosaria Pedemonte e Tiziana Valenti, prodotta da Index per i suoi abbonati.
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