Alfabeta - anno IV - n. 42 - novembre 1982

biamo ancora trovare laforma logica di quest'ultima, che esprimeremo sostanzialmente in questo modo: Il teatro è l'arte dell'attore. IV bis Coloro che definiscono il teatro «una sintesi di tutte le arti» hanno così risposta. Ma un malinteso urteràquei nostrifautori che non si conoscono. Mal comprendendo il termine «definizione», riterranno proibito tutto quanto lo supera: errore da dissipare con un esempio: definire l'uomo un animale razionale non gli impedisce di vestirsi, ma definire l'uomo un animale razionale e vestito gli toglierebbe ogni speranza di fare un bagno nudo. Ora, se la scenografia, tra le altre cose, non è più essenziale al teatro di quanto lo sia il vestito all'uomo, ciò non impedisce all'attore di esibirsi con un apparato scenico né all'uomo di presentarsi in solino. La reciprocità non esiste: se si definisse il teatro una sintesi di tutte le arti o almeno di due arti, qualsiasi ricercadrammatica mirante a suggerire la scena, laparola, la musica, ecc., verrebbe bandita dal palcoscenico. fl reatrn è /"arre del/"a11nre. V Tutto ciò per arrivar dove? ... A questo: se solo l'arte dell'attore realizza il teatropuro, la nostra sta morendo sotto le macerie. Nelle compagnie, ci si aspetta lafortuna da un buon scrittore, e la rovina da uno cattivo. li male è tanto radicato che si rivelagià nel lessico, che chiama «pezzo» il testo stampato. Ecco il rimedio: 1. Per un periodo di trent'anni, messa al bando di ogni arte estranea. Si sostituirà alla scenografia del lavoro la scenografia del teatro, non avendo in mente altro che il rilievo di ogni azione possibile. 2. Per i primi dieci anni di questo periodo di trenta: messa al bando di ogni sopraelevazione sulla scena, come sgabelli, scale, terrazze, balconi, ecc. Dovrà essere l'attore a suggerire l'idea di essere in alto e il suo partner in basso, pur trovandosi l'uno di fianco all'altro. In seguito autorizzazione di tali sopraelevazioni a condizione che creino all'attore difficoltà maggiori. 3. Durante i primi vent'anni dello stessoperiodo: messa al bando di qualsiasiforma di sonorità vocale. B CO In seguito, ammissione di grida disarticolateper cinque anni. Infine, sarà ammessa laparola durante gli ultimi cinque anni del periodo di trenta, ma solo se trovata dall'attore. 4. Dopo il periodo di guerra: stabilizzazione. ! lavori verranno composti nel modo seguente: A. Approssimativa messa a punto de~azione scrittache serva da traccia di lavoro. B. L'attore deve mimare l'azione, poi accompagnarla con suoni disarticolati, poi ancora improvvisare il testo. C. Introduzione dello scrittore per tradurre il testo nella lingua scelta e senza aggiungervi altre parole. D. Ricomparsa delle arti estranee, ma praticate dagli attori. E quando l'attore sarà padrone a casa sua, deciderà di impiegare ballerini, cantanti e musicisti in lavori indispensabili e ben definiti. Allora si leggeràsulla locandina: testo adattatodal signor Secondo. Ma è questo il giusto rimedio? Non esistono prove che il teatro puro compenserà con i suoi progressi la perdita delle arti ausiliarie, come non c'erano prove che il disegnatore avrebbe imitato la lontananza e il pittore la luce. L 'impre'ìa 11011 dà prn,·,·. Quel che è per:r:in.e,;;ir,:,,·•nlonrà e i,nn,agi11u~iu11e. !)1 1ru11u i/1 1111;/iun·fu 111u11udeilra ul 1eu1ru. (1931} Questo articolo, nato trent'anni fa, fu il mio primo scritto sull'arte. E fu anche pubblicato. Su una rivista di compagni, grigia e facile a spiegazzarsi: ciclostilata. I suoi lettori, giovani di teatro, ne discutevano la notte per strada. È per loro che questo articolo parla: seduto, in piedi e di corsa. L'ho scritto mentre mi truccavo. Lasciamogli le sue formule ardite, inutilmente del resto, a lato della questione. Quando il mio passato si china su di me, non ho voglia di farlo migliore di quanto è stato. Sono ancora d'accordo con l'essenziale, vale a dire: che il lavoro teatrale deve essere provato prima che scritto; che il teatro è l'arte dell'attore, il che dimostra che, in quanto arte del bello, il teatro non esiste. (New York, 10 marzo 1962) Prima di essere completa l'arte deve essere Fui presentato per la prima volta come attore professionista da Gaston Baty, nel 1925. Ecco che oggi il nostro vecchio maestro, che mi ammette a discutere con lui, sembra ignorare che io sono stato suo apprendista. Per esprimermi chiaramente, ho scelto lo stile affennativo ... sempre pedante e tinto di insolenza. Possa Gaston Baty non perdere di vista almeno il fatto che io rimango con gioia il suo servitore non soltanto cordiale, ma profondamente rispettoso, e che non devo sostenere alcuno sfono per provare nei suoi confronti la gratitudine che gli è dovuta. Nella letteraaperta che egli ha voluto gentilmente scrivenni noto, accanto alle lodi gratificanti, le seguenti riserve: «li teatro è la sola arte completa, capacedi esprimere tutto dell'anima e del mondo. «Le altre si formano quando uno dei mezzi d'espressione del teatro vive di per sé e si dichiara indipendente; sono come gli spiccioli d'argento di una moneta d'oro. Quando Decrowc cerca di isolare dalla recitazione drammatica la mimica, amataper se stessa, ancora una volta egli mutila l'arte maggiore a vantaggio di una manifestazione, malgrado tutto, minore. «Amputazione che non ci propone neppure un corpo amputato di un membro, ma il membro di cui il corpo è stato amputato. «C'è in questo un pericolo tantogrande quanto grande è il talento di Decrowc». Ecco la mia risposta. Credo che un'arte sia tanto più ricca quanto più è povera di ,nezzi. La rivista di music-ha/1ha il massimo di mezzi, è povera. La scultura ha il minimo di mezzi, è ricca. Credo che un'arte non sia completa se non quando è parziale. L'impressione del fruitore non è artisticase non quando fa dei paragoni. Ho visto un monello parigino esclamarealla vista di un bel fiore vero: «Oh, che bello! Sembra finto». Si sente dire di un fiore artificiale:«Oh, che bello! Sembra vero». Di una felicità prevista si dice: una vita in rosa. Perché non dire invece: una vita felice? Si dice anche: La voce bianca, la rotondità di un suono, il colore di un testo, il rilievo di un giornale, il peso di un pensiero, il caldo di un cuore. Per la danza si usano termini come incantesimo, cantilena. Paragone = emozione. Il paragone di cui si trattasi fa a nostra insaputa. Se l'emozione essenziale del fruitore è dovuta al paragone, bisogna che questo sia possibile. E lo diventa solo se un'arte parziale dà l'idea di un mondo per mezzo di un altro mondo. Se, per esempio, dà l'idea del colore presentando una forma senza colore, oppure quella della fonna presentando un colore senza forma. Dare l'idea del movimento con l'atteggiamento, de~atteggiamento con il movimento, del concreto con l'astratto e dell'astratto con il concreto: Questo è divertente. Quando si batte un punto del gong, tutto il gong risuona; qualunque sia il punto toccato. Prima di essere questo o quello, bisogna essere. Prima di essere completa, un'arte deve esistere. Il nostro mimo che tenta di evocare con l'esclusivo movimento del corpo la vita mentale sarà, se ci riesce, un'arte completa. Manca poco, il teatro non sarebbe un'arte perché evoca la cosa con la cosa medesima: l'obeso con un obeso, la donna con una donna, il corpo con un corpo, laparola con laparola, l'elevazione con l'elevazione, lo spostamento con lo spostamento, il volume colorato con il volume colorato. Il baraccone del lunapark, dove si esibiscono la donna barbuta, il gigante e il nano, l'idrocefalo e i due corpi uniti con una sola testa, è la raffigurazione del teatro ortodosso o della sua fonna perfezionata: il cinema. L'infermità di un attore vi diventa uno spettacolo che ci nasconde la verità. E fra queste infermità, si devono m~tterein conto anche il fascino di un'attrice e la bellezza di un attore, che frapponendosi silenziosamente tra spettacolo e pubblico offuscano il nostro giudizio. Se il teatro ci emoziona, è come un crimine che ci sconvolge quando lo vediamo dalla finestra. Le scenemadri fanno giàparte della vita:le sofferenze dellapersona amata, la guarigione; la vittoriadell'uomo iniquo, il castigo. L'emozione che ci provoca la vista di queste miserie e del loro alleviarsi è abbastanza disinteressata? Così, che febbre in teatro! Invece del museo, che esercitasul nostro spirito l'auroralità. Se dunque qualcuno ci obietta che, senza questi cariparagoni, il teatro ortodosso genera emozione, potremo rispondere: - Sì. E la più forte di tutte. Ma non è quella delle belle arti. Quando si gusta l'opera d'arte, C'est avec le palais et non avec le ventre', come dice del vino il poeta Miguel Zamacois. Il teatro ortodosso, essendo a malapena un'arte, ha poche possibilità di essere completo. Si è detto che il teatro tra tutte le arti è la più popolare perché la più diretta. Non ci vedo alcuna lode. Perché il paragone non è «direi/o». Paragonare non è andare da un punto ali'altro per la via più breve. È attardarsi, lasciare la strada principale per andare un po' a spasso per le vie laterali. Paragone è lusso. I ricchi, se sono colti, hanno bisogno di arte. I poveri di tutto hanno sopra/lutto fame di storie.

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