Alfabeta - anno IV - n. 42 - novembre 1982

I suoiteatri Sylvano Bussotti I miei teatri Palermo, Ed. Novecento, 1982 pp. 392, lire 18.000 «La musica in sé è un'arte che non esprime nulla ... » Igor Strawinsky 11primo libro di un musicista che si accinge a raccontarsi è fonte di un interesse scontato. Se non altro perché permette di appagare la curiosità, un po' indiscreta, sulle sue vicende personali, sui moti dell'animo fatti coincidere con l'invenzione musicale. Se poi l'autore è un personaggio pubblico votato allo scandalo, il suo lavoro non può sfuggire all'attenzione dei media. Così è stato anche per / miei teatri di Sylvano Bussotti. Le incontinenze del compositore fiorentino, seguace di Cage, ammiratore di Puccini e devoto di Boulez, ex dannunziano e semicomunista, traspositore in musica di Gramsci e del Marchese de Sade, non sono passate inosservate nemmeno in passato. Il microcosmo di suggestioni extramusicali da cui la sua musica trae i succhi vitali ha fornito materiale a iosa per polemiche di ogni sorta. Già lo sviluppo del compo~itore, influenzato più da circoli dell'avanguardia artistica che da un regolare corso di studi o dal contatto con Luigi Dallapiccola, nume del serialismo fiorentino, fa in modo che venga sin dall'inizio catalogato come un«fuorilegge». L'apprendistato dodecafonico, al contrario, è testimoniato dai Petits plaisirs, iniziati nel I946 e terminati undici anni dopo, ma rimasti inediti ancora a lungo. Si tratta di dodici «ricalchi» seriali suggestionati dal «respiro» intervallare di Berg, così come lo sono i Tre canti (1951-52) per voce e pianoforte; l'autore ne riprende il testo dalle Nouvelles Nourrit11res di Gide, mostrando sino da ora un'attrazione irresistibile per la letteratura. È sul finire degli anni cinquanta che Bussotti irrompe sulla scena musicale, e subito la polemica è durissima. E sterile, in realtà, perché i problemi che pone la grafia musicale adottata per i Five pieces [or David Tudor non cominciano con lui. I «tracciati» dello spartito, che lasciano ampi spazi «compositivi» allo strumentista (Cardini, nell'apprestarsi a eseguire un brano come Novelletta, ha sempre rivendicato una sorta di co-paternità ideativa), sono il risultato della frequentazione parigina di Max Deutsch e del breve incontro con Cage a Darmstadt. Proprio la riflessione di Deutsch sulla problematica essenziale dello schoenbergismo pone le basi per l'accettazione delle proposizioni cageane - da Bussotti tradotte nel pianismo ultravirtuosistico di Pour clavier. L'inserimento del pianoforte nella sfera del bruitisme e l'introduzione di Aldo Premo/i tecniche percussive nuove («battuto muto») e originali (crepitìo delle unghie sull'avorio dei tasti), incastonati in un contesto sonoro che non lascia spazio all'indeterminazione, producono risultati che vanno addirittura oltre le indicazioni del compositore americano. L'incontinenza creativa di Bussotti cristallizza in preziose forme sincretiche lo strumentismo di Boulez e l'esperienza cageana di The wonderful window of eighteen springs. La tecnica pianistica in Po11rclavier raggiunge livelli stratosferici. Allo sviluppo di tali scoperte, grafiche e strumentali, Bussotti lavora anche in Torso e Memoria, dai quali giungono inoltre segnali d'ordine visivo. L'esame di certe loro ineguaglianze, fatto a posteriori, risponde alla sintomatologia di un nuovo travaglio creativo. Alcune soluzioni «teatrali» confluiranno insieme a ogni possibile «extra» nella Passion se/on Sade. Nonostante qualche pagina musicale preziosissima, la Passion è innanzi tutto un accadimento teatrale, dove ogni cosa pare trasformarsi nel contrario di se stessa: gli esecutori divengono attori (il violoncello che mima un amplesso), gli elementi scenografici, rinvenuti nei magazzini d'opera, riportano visivamente alla musica (letto di Otello, staffili di Turandot e inginocchiatoio di Don Carlo) evocando i fantasmi di Verdi e Puccini, la musica stessa si fa elemento visivo. mmm ~ m ~ ~ ~linusalteralteralter .....,....,..., e...., e e c1· us1· lt alt romea·- 1a ·- ·- ·- 1n 1nusa ~ er mm ~~ mm ~ ~linuslinuslinusalter ...,...., e: e..., ....,e c1· us1· 1· us1· m- ·- := ca 1a ·- ·- 1n 1nu1sn 1nus S ~ !9 SSS ~alteralteralteralter - :a:a :E ca 1a1a -~alteralteralterlinus ~ ~ ~ SSS salteralterlinuslinus e e e e---- lt • 1· 1· := := =-= := carocaca a 1nus1nus1nus snu11snu11C:nu1 i110m mm===i:==== ■ _,_,,■ I ■ 1'1'-' - - - - :::, :::, :::, :::, snu!1sr1u! . aite.1ailtel li m i m 5nU! 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O fa appello, dalla Rara requiem (1969) fino a Il catalogo è questo (1982), alla vena evocativa che trae dalla propria autobiografia. L'insistito premere di Eros diviene il tema centrale della sua musica, convinto, come ora si dichiara, «della incompatibilità totale fra linguaggi morti del passato e sintassi del vivente». L'autobiografismo di cui tutte le più recenti composizioni portano il segno così ostinatamente torbido e scandaloso, eppure intrecciato di candore e sentimento, è frutto di una condizione umana dolorosa e di un'astuta gestione del proprio personaggio. La stessa combinazione di elementi è presente nei Miei teatri. Puntualmente del libro si è parlato per le ses- - santa pagine ( Critica del critico) che fornivano l'estro al giornale scandalistico di turno - questo Bussotti forse lo aveva previsto - senza nemmeno prenderne in considerazione il pensiero musicale. La novità vera del libro, del resto, non va ricercata nemmeno qui. Sta piuttosto nel gesto di un compositore che dà alle stampe un manoscritto che non è di teoria musicale, di commento critico o, contrariamente al titolo, di accompagnamento alla produzione drammaturgica, ma ha la pretesa di costituire un'operazione estetica valida in se stessa, dove il musicista si fa scrittore in senso pieno. L'intenzione letteraria, come si è visto, non è estranea alla musica di Bussotti. Nella Rara requiem sono allineate l'una accanto all'altra citazioni da Omero, Alceo, Petronio, Foscolo, Campana, D'Annunzio, Penna... e altrove appaiono Baudelaire, La Fontaine, Mallarmé e Proust. Nei Miei teatri tale «intenzione» è dichiarata sin dalla prima pagina; ma il secondo capoverso: «(.24 aprile, 1953 firenze.) - parentesi, punto, due numeri, nome del primo mese di primavera, virgola ... » è un'analisi della struttura. segnica della lingua che denuncia timidezza. La timidezza, e forse un po' il disagio, di chi non è aduso a «pensare» in un codice che è quello della scrittura letteraria. Lo sguardo che Bussotti appunta sui «tredici 'segni',. della data «raccolti capricciosamente '"ed- 0 - reo/a 9111 IJJe Se .... 6\)e rivistepiù.u.u.\)•·· \0 AARGHI B1bl1otecag1nob1anco ~ <: -~ "'- i.i °' ..... ~ ..:::, E .. " <:> " ~ "' ~ "' ..:::, ~ <:

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