Alfabeta - anno IV - n. 42 - novembre 1982

Mensile di informazione culturale Novembre 1982 Numero 42 • Anno 4 Lire 2.500 Printed in Italy Palermo :comReoma: lamafia i( LaTorre, 1Tranfaglia) .(accia . allestreghe (CanosaColonnello) Israele (Rambaldi) !S1"i.,.nella ... 1• l .,,,,. b ,,.,,.,"'. 1Ca G rese, L . I • , • ..• \,ne.· .~. Edizioni Coopcra1iva Intrapresa Via Caposilc. 2 20137 Milano Spc<lizionc in abbonamento postale gruppo Il 1170 E. Floranl Leonettl: Medioevo e •pita-* O. CalalN'•e: Una storia clell'arte ltallalNI R. Can-■ • I. Colonnello: Cacda aie streghe* N. FNl11b Un,......... cli porcellana* G. GraMl911■: Il IIOllle del poeta .A. Premoll: I suol tealal * Cfr. * Testo: É. Decroux: Teatro e mimo (a cura di V. MaglQ R. Greco: Sindacato e gludld * P. Volponl: Una proposta da Reblllltla * F. Leonettl: Prima del rito del proceuo E. Ra-■ldb Israele, l'ebreo clegUstati?* D. Frlgeul Castelnuovo: Soc:lologla del lager* A. Mangano: Panzlen giovane P. La Torre: Pal.,_o co111e Roma * M. Spinella: Pio La Torre * N. Tranfaglla: La mafia co111e metodo A. Mendlnb Oggetto lnfOl'lll■llco *Lettere* Immagini: Étlenne Decroux, cli É.B. Well Poesie cli G. Gramigna* GI0111Gledel GI0111GI:Economia moncllale e stampa ltallana Bibliotecaginobianco

LEZIONI DI WITTGENSTIIN SUI FONDAMENJI DELLAMATEMATICA Nelle lezioni tenute a Cambridge nel 1939, Wìngenstein discute con i suoi allievi i rapporti tra filosofia, logica e matematica. ERNSTMAYR BIOLOGIA EDEVOLUZIONE Varietà, mutamenti e storia del mondo vivente. "Un'ottima sintesi, in forma chiara e accessibile a tutti" (Francois Jacob). D.W. WINNICOTT 'PIGGLE': UNA BAMBINA La storia del trattamento anafoico di una bambina: una registrazione dal vivo, di grande int..:resscteorico, tecnico e umano. G.E.R. LLOYD MAGIA RAGIONE ESPERIENZA La nascita della scienza greca: la ricerca empirica in medicina e in astronomia, lo sviluppo di nuovi strumenti concettuali. REUBENFINE STORIADELLAPSICOANALISI La prima stona organica della psicoana1isi, da FreudallosvilupPodellevariescuole, alle scissioni e al dibattito odierno. AUaMIWR ILDRAMMA DELBAMBINO DOTATO A quale prezzo psicologico si ottiene un "bravo bambino"? Le sottLliviolenze dell'amor materno. 150.()(Xc)opie vendute in Germania. BORINGHIERI frtullio ,i,mti 8/itore Metaphorein 8 L'interrogativo Luktics Continuando nell'approfondimento dei temi della cultura contemporanea dopo i fascicoli su Heidegger e il problema della tecnica, curato da Giulio Raio,e Arturo Martone, e Musi/ in Italia, curato da Ferruccio Masini e Claudia Monti, è la volta dell'autore di Storia e coscienza di classe, curato da Ferrucio Masini e Mario Valente. Contributi di Bedeschi, Cacciari, Cases, Cometa, Markus, Masini, Negri, Prestipino, Scarponi, Tertulian, Valente. Inediti di Lukacs. Libribianchi Collana diretta da Luigi Parente e Achille Flora Mezzogiorno 80. li governo del conflitto sociale Tra Comunità europea e area mediterranea il domani del Sud d'Italia? pp. 192, lire 7.500 Edward P. Thompson Protestare per sopravvivere Contro l'armamento nucleare delle due superpotenze la proposta del grande storico del movimento operaio inglese. pp. 96, lire 3.800 Piazza Dante 30, Napoli, Telefono 347335 ~tullio ,i,mti 8/itore Le immagini dique~tonumero AA.VV., Claude Bemard. Scienza, Filosolìa, Letteratura, a cura di Mario di Giandomenico, prefazione di Mirko D. Grmek. Le foto di questo numero trovano il loro adeguato commento nello scriuo di Étienne Decroux, che pubblichiamo come testo. Naturalmente, le parole del grande maestro di mimo sono molto più di un semplice commento al lavoro di un fotografo, sono la base per la sua conoscenza. Anche Étienne Bertrand Wei/1 ,. molto più di un fotografo: ha comribuito direttamente alla realizzazio11<' de/l'antico sogno di fare coincider,• poesia e luce, parole e corpo, musica <' invenzione mimica. Nato nel 1919 a Parigi, dove lavora, ha volwo definir<' il suo progetto «musica per gli occhi». Dal /954 a oggi è stato protagonista di decine e decine di mostre personali i11 tulio il mondo. Dal 1960 in poi ha allestito e promosso un centinaio di speuacoli: serate di «musica per gli occhi"· concerti-spettacoli, films, proiezioni allestite per «poesia e danza». Di lui Jean-Louis Barrault ha deuo che «non è solo un fotografo, ma 1111 poeta». Definizione certo calzante, 111t1 perfino ovvia. Scegliamo fra le tante queste altre citazioni: «Abbandoniamo per un attimo la pittura... Esistono altre forme espressive che contribuiscono alla nostra felicità. Anche a livello cerebrale. Restando insomma nella dimensione Sommario Eleonora Fiorani Leonetti Medioevo e capitalismo (Intervistasulla storia a J. Le Goff; La nuova storia, a cura di Le Golf; Farestoria, a curadi Le Goffe Nora;La storiografia contemporanea,di Jerzy Topolski;Mito e pensiero presso i greci, di Jean-Pierre Vernant; li sistemamondialedel/'ecvnomia moderna, di lmmanue/ Wallerstein) pagina 3 Omar Calabrese Una storia dell'arte italiana (Il Novecento, Storia dell'arteitalianaEinaudi, voi. 7) pagina 5 Romano Canosa Isabella Colonnello Caccia alle streghe (Thesyphiliticshock I e 2, di StanislavAndrevski) pagina 6 Nadia Fusini Un'esistenza di porcellana (Emily Dickinson:Lettere,a c. di B. Lanati - The completepoems, a c. di T. H. Johnson - Poesie, a c. di M. Guidacci - Poesie, a c. di G. Errante• Poesie,a c. di B. Lanati - Poesie,a. c. di G. Bompiani) pagina 8 Giuliano Gramigna Il nome del poeta pagina 9 Aldo Premoli I suoi teatri (I miei teatri,di Sylvano Bussotti) pagina IO Cfr. pagine 12-13 Elienne Decroux onirica. Le Metaforme di Étienne Bertrand Wei/1, dove le mani dell'arrista non sono intervenute che indirettamente e prima della creazione in senso streuo, meritano che si faccia loro tanto di cappe/In ... " (}e1111-M11ril' 01111oyer, Le Monde. IY75); «Etie1111e Ber/rand Wei/1ha perseguito per anni una linea di ricerca tutta sua ... Con la sua musica, i suoi disegni, le sue unità mobili e le sue macchine fotografiche è simile a un inventore o a un mago ... Renato Greco Sindacato e giudici (Ordinanze29 luglio, 14 agosto, I° settembre /9/J2dellaPreturadel Lavoro di Milano sul casoAlfa Romeo) pagina 19 Enrico Rambaldi Israele, l'ebreo degli stati? pagina 21 Delia Frigessi Castelnuovo Sociologia del lager (/eh wi/1reden, di MargaretaGlas-Larsson) pagina 23 Attilio Mangano Panzieri giovane (L'alternativasocialista.Scrittiscelti /944- /956, di RanieroPanzieri) pagina 24 Nicola Tranfaglia La mafia come metodo pagina 26 Alessandro Mendini Oggeuo informatico pagina 27 Giornale dei Giornali Economia mondiale e stampa italiana pagina 30 Finestre Paolo Volponi Unapropostada Rebibbia pagina 19 Francesco L.eoneui Primadel rito del processo pagina 20 Pio La Torre Palermo come Roma pagina 25 Mario Spinella Pio La Torre pagina 25 Indice della Comunicazione Come cablarel'Inghilterra pagina 30 Occorre qualcosa di più di strutture. luce e movimento per produrre un'opera d'ane: occo"e quella scintilla che ci fa cadere nella trappola, per cui è come se comunicassimo con una persona a cui non servono le parole ... Étienne Wei/1 ottiene tuuo ciò, dando il massimo con il minimo dei mezzi» /Georgina 0/iver, The Paris Metro. 1977); « Fra tulio ciò che ho potuto vedere e capire del Festival (Seuimane musicali internazionali di Orléans) la cosa più interessante è stata Metaforme di Wei/1, con la musica di Stockhausen» (Tadeusz Kaczynski, Ruch Muzyczny, Varsavia 1979). Meglio di tutti ha fallo Jean Arp (di rni Weill è stato fotografo ufficiale). che gli ha dedicato i versi che qui traduciamo: Commercio di luci forgiate cnn il surnaturale. ... Parrucche di luce. Colpo di pettine astrale. Funi intrecciate di stelle. Autentici astri in compagnia del sogno. Uragani di fotografie. Clessidra piena di meraviglie. Vibrazioni e ondulazioni di fiori ... ... ne detiene il segreto soltanto Étienne Bertrand Wei/1. Jean Arp, Jours effeuillés, 196~ A.P. Lettere pagina 29 Le immagini É. B. Weill Étienne Decrou.x alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativaAlfabeta Comitatodi direzione: Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rcvatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione: Carlo Fonnenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Marco Leva, Bruno Trombeui (grafico) Art director Gianni Sassi Edizioni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amministrazione Via Caposile 2, 20137Milano Telefono (02) 592684 Coordinatoreeditoria/e: Giovanni Alibrandi Pubblicherelazioni: Marco Pesatori Composizione: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano, Tel. 5392546 Stampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorlù, S. Giuliano Milanese Distribuzione: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo Lire 30.000 estero Lire 36.000 (posta ordinaria) Lire 45.000 (posta aerea) Numeri arretrati Lire 5.000 Filippo di Forti, Per una psicoanalisi dellaMafia. Radici, fantasmi, territorio e politica. Vittorio Craia, Proiezione e peste psichica. Una analisi reichiana dei rapporti fra blocchi caratteriali e disfunzioni sociali. Erodoto n. 5. Problemi di geografia. «La geografia nella scuola,.. Nuova serie di Herodote/Italia. Quademi Razionalisti n. 2. Numero monografico. «L'eresia oggi». Articoli di Edgar Morin, J acqueline Marchand, Ludovico Geymonat, Gianfranco La Grassa, Giuseppe Prezzolini, Mario Quaranta, Aurelio Macchioro, Antonio La Penna, Massimo Bonfantini ed altri. Albeno Benini, Massimo Torrealta, Simulazione e falsificazione. Il segno come valore; semiotica e lona di classe. Introduzione di Paolo Fabbri e Franco Berardi (Bifo). Ludovico Geymonat, Per Galileo. Attualità dd razionalismo. A cura di Mario Quaranta. Petr Bogatirev, Semiotica della cultura popolare. Feste-tradizioni-abbigliamento-teatro-marionette-grida degli ambulanti-insegne di commercianti e anigianicanzoni popolari. A cura di Maria Solimini. Eugenio Turri, Dentro il paesaggio. Caprino e il Monte Baldo. Ricerche su un territorio comunale. Dino Coltro, Paese perduto. La cultura dei contadini veneti. Volume primo: la giornata e il lunario. Nuova edizione. Peter Burke Sociologiae storia Incerca di una teoria della storia sociale. Parlando di Marx,Weber, Bloch, Febvre, Braudel, Le RoyLadurie Francis L. Carsten Le originidellaPrussia Prima del grande impero di Federico Il, la genesi di una nazione Esteticae psicologia a cura di Lucia Pizzo Russo La psicologia dell'arte inun confronto interdisciplinare. Contributidi Amheim, Luccio, MiglioriniF, omari, Fanizza, Massironi, Bodei, Menna, Bozzi,Fubini, Gizzi,Sambin, Dorfles,Pizzo Russo Inviare l'importo a: Intrapresa Marie Jahoda Cooperativa di promozione culturale via Caposile 2, 20137 Milano Freude I dilemmidella Telefono (02)592684. I I I Conto Corrente Postale 154312tNI PS CO og a Testo Autorizzazione del Tribunale di Milano Freud, una •spina nel cuore· della Éticnne Dccroux Poesie o. 342 del 12.9.1981 psicologia. La controversia senza fine sullo Teatroe mimo Giuliano Gramigna Direuore responsabile Leo Paolazzi statuto scientifico-intellettualedella a cura di Valeria Magli Anna/es Tutti i diriqi di proprietàletteraria psicoanalisi. Dilemmi,domande, risposte t-p_a_g,_·n_e_1_5_._1s _ _ _ _____ .._P_a_g_in_a_9 __ _ ________ _._e_a_rt_is_t_ic_a_r_is_e_rv_a_t,_· ----------i perunascienzadell'uomo Comunicazione ai collaboratori di «Alfabeta» Le collaborazioni devono presentare i seguenti requisiti: a) ogni articolo non dovrà superareile 6 cartelle di 2000 ballute; ogni eccezione dovrà essere concordata con la direzione del giornale; in caso contrario saremo costrelli a procedere a tagli; b) tutti gli articoli devono essere corredati da precisi e dettagliati riferimenti ai libri e/o agli eventi recensiti; nel caso dei libri occorre indicare: autore, titolo. editore (con cillà e data), numero di pagine e prezzo; e) gli articoli devono essere inviati in triplicecopia e l'autore deve indicare indirizzo, numero di telefono e codice fiscale. La maggiore ampiezza degli articoli o il loro carattere non recensivo sono proposti dalla direzione per scelte di lavoro e non per motivi preferenziali o personali. Tutti gli articoli inviati alla redazione vengono esaminati, ma la rivista si compone prevalentemente di collaborazioni su commissione. Il Comitato direttivo il Mulino B1b..o ecag1noo1anco :::

MedioevoEl,~tJ~pitalism Jacques Le Goff Intttvm sulla storia a cura di Francesco Maiello Bari, Laterza, 1982 pp. 135, lire 7.000 Autori vari La nuova storia a cura di Jacques Le Goff Milano, Mondadori, 1980 pp 317, lire 5.000 Autori vari Fare storia Temi e metodi della nuova storiografia a cura di J. Le Goffe P. Nora Torino, Einaudi, 1981 pp. 225, lire 8.000 Jerzy Topolski La storiografia contemporanea Roma, Editori riuniti, l'T77 pp. 358, lire 12.000 Jean-Pierre Vemant Mito e pensiero presso i greci Torino, Einaudi, 1970e 1978 pp. 415, lire 12.000 Immanuel Wallerstein U sistema mondiale deU'economia moderna Bologna, li Mulino, 1978 e 1982 voli. 2, pp. 535+532, lire 30.000 Per chi mantiene o svolge una visione critica generale, quale è pur quella che definisce la sinistra (ancora oggi), i problemi di nuova epistemologia e le analisi delle scienze sociali si intrecciano fondamentalmente ora con le formulazioni di fondo che sono poste dai teorici della «nuova storia», intendendo con questa etichetta la più recente generazione francese, in parte diversificata. della scuola delle Anna/es. U Medioevo e la nuova storia Il discorso che in più libri di alto prestigio e di grande diffusione manualistica viene svolto da Le Goff, accanto allo sviluppo della sua ricerca. può diventare nel prossimo periodo un riferimento centrale degli interessi, in Italia per tradizione assai vivi. sul processo storico e sul suo senso. Anche perché, a monte di essi, c'è stato il lavoro dello stesso Le Goff e di altri «eredi» delle Anna/es in alcune voci tematizzate del grande aggiornamento eqciclopedico presso Einaudi. Leggendo l'intervista di Le Goff entriamo con provocazioni acute nel laboratorio della nuova storia, come si usa dire convenzionalmente:entriamo cioè nei meandri del ripensamento categoriale del presente, anche se gli oggetti sono il Medioevo e la società antica; perché si_tratta del ventre materno medioevale (e non solo per noi occidentali) e delle funzioni della mentalità, della memoria e dell'inconscio. I nodi sono fitti e intricati: mi interessa, selettivamente, la crisi del progresso in senso generale, o meglio la rici che si sono susseguite dalla fondazione negli anni venti delle Anna/es. È caratteristico di queste modificazioni il passaggio da un privilegio delle «strutture» di lunga durata (i sistemi economici, le attrezzature) alla preminenza della «mentalità», di altrettanto lunga durata, con uno scavo per più versi sorprendente sull'uomo occidentale. E tuttavia, se dal Medioevo ad oggi non risulta più una differenza decisiva. costituita come nella tradizione storica anteriore dalla struttura industriale capitalistica, sempre per Le Goff vi è la permanenza della lotta di classe, da lui stesso ribadita o ammessa (p. 109). Oggi si può ritenere in parte modificato il carattere di ricerca «dietro le' crisi della sua illusione e del suo carat- quinte» che ha avuto la nuova storia, tere totale-sistemico, nel nesso che vera e profonda, non evenemenziale, tutto ciò propone con l'attuale rivisi- cioè non relativa ai grandi eventi. Pertazione del passato. (Vi si è già riferì- mane in essa l'irritazione verso la stoto Cesare Segre in Alfabeto n. 40, ria di superficie, politica e diplomatiquando metteva in rilievo come il no- ca, dell'avvenimento e del mutamenstro passato è il Medioevo). to clamoroso; in aggiunta vi è una Sono su questo tema particolar- sensibilità acuta verso i mass-media e mente visibili le modificazioni inter- la cultura dell'immagine: verso lo venute lungo le tre generazioni di sta rtesso avvenimento che diventa «storia» nel punto in cui si rende visibile televisivamente a milioni di spettatori, e non è più solo raccontato, ma appunto teletrasmesso, con una forza nuova coinvolgente e sconvolgente, o semplicemente persuasiva. La nuova storia è e rimane una storia antropologica che reintroduce la cronologia e la memoria alle fonti della storia occidentale. moltiplica le dimensioni temporali. rialliva i silenzi delle e,du,ioni e dcglr e,du,r. Con la questione della «mentalità» pone il problema, al presente, dell'inconscio della storia e fa della storia un problema epistemologico e metodologico, da ripensare. Tanto più che, come dice le Goff, la società attuale sogna di trovarsi allo stato fetale: riproduce l'immaginario medioevale. E lo fa in modo perverso, commisto alla più moderna tecnologia. Dietro - ci sembra - ci sono le fabbriche-fantasma della robotica e dell'informatica, c'è la destra nuova, i nuovi signori della guerra con la munificenza della corte rinascimentale e i suoi intrighi di palazzo. Sicuramente riappaiono la povertà e la miseria, e le città moderne hanno ora i nuovi miserabili, dolci, violenti e barbari, un nuovo campionario di mostri da Notre-Dame ... Sicuramente ora conta e c'è la differenza visibile tra le classi, di nuovo, dopo le illusioni dell'egualitarismo, della società di massa e dei centri-sinistra. li concetto di mentalità Un filo sottile collega. nelle tre g.enerazioni degli storici. k analisi della mentalità con la rivisitazione della memoria e l'individuazione dei luoghi dei silenzi. Si tratta innanzi tutto di categorie del tempo, interne alla sua ridefinizione attuale, all'assunzione della sua polivalenza, alla crisi della nozione classica geometrico-quantitativa, che scandisce le ore della fabbrica, ed è unidimensionale e progressiva. Il discorso sul tempo si è intricato e complicato innanzi tutto in sede scientifica ed epistemologica con la termodinamica e la scoperta dell'irreversibilità. Ora viene accostata a ciò la riscoperta del tempo qualitativo, rotondo, e della pluralità del tempo in relazione ai gruppi sociali e alle loro «culture». Ciò costituisce (per essere maligni) una sorta di «vendetta» rispetto alla «lunga durata» - che pur viene mantenuta, ma senza il privilegio della dimensione spaziale che originariamente la caratterizzava, dato che le attrezzature non mentali ma materiali inevitabilmente si collocavano spazialmente, e dato il riferimento fondamentale, per le Anna/es originarie, alla nuova geografia antropologica. Ci ricorda Vovelle che fu Labrousse nel 1965a invitare gli storici a scendere al terzo livello della storia, quello appunto del mentale. Ma qui serve un ampio riferimento a Le Goff: Fare storia si chiude col suo saggio sulla mentalità, attraverso un'analisi epistemologica, critica e semantica del concetto stesso, che per un verso spiega le difficoltà evolutive, con interposizione ritardante, per l'altro svuota le strutture economico-produttive e ambientali. La storia della mentalità è per definizione storia ambigua, di difficile individuazione, piena di insidie. Il termine stesso è ambiguo, di complessa derivazione, di assunzione polivalente di significati che stanno tra la Weltanschau,mg e l'ideologia, tra l'inconscio dell'individuo e quello comunitario. Allude ai popoli primitivi e al bambino, in un'associazione classica che ha suscitato le rimostranze ben motivate di Lévi-Strauss. Eppure quest'associazione di bambino e popolo primitivo è continuamente ritornante, forse appunto per la lunga durata delle parole e delle attrezzature mentali che resistono alle innovazioni e ripetono l'identico. O forse occorre ripensare criticamente questa associazione evasiva ritornante. Certo è che la mentalità è in equilibrio tra la materialità e la spiritualità: impone la materialità e la naturalità del mentale (rispetto all'artificiosità dell'ideologia) e pone insieme la sua spiritualità nel simbolismo e nell'immaginario. Inoltre - va detto chiaramente - tale concetto storiografico tende presso alcuni, o esplicitamente o con «gioco», a sostituire il riferimento economico o materiale in senso lato, storico-geografico e istituzionale; ed è qui, mi sembra, non in Braudel, che viene sfumato o dissolto il salto complessivo della «rivoluzione industriale». Sul concetto di mentalità interviene anche lucidamente Philippe Ariès nel manuale intitolato La nuova storia, sottolineandone l'effetto di «dilatazione» sul territorio dello storico (Nora e Le Roy Ladurie), di rivisitazione di vecchi campi, d'innovazione tematica e metodologica. La storia della mentalità è ricerca degli elementi inconsci della nostra cultura di oggi. Annota Ariès: «Può darsi che gli uomini di oggi provino il bisogno di portare alla superficie della coscienza i sentimenti un tempo nascosti in una memoria collettiva profonda. Ricerca sotterranea della saggezza anonima: non saggezza e verità atemporale, bensì saggezze empiriche che regolano i rapporti familiari delle collettività umane con ogni individuo, con la natura, con la vita, con la morte, con Dio e l'aldilà» (p. 166). È questa la giustificazione più interessante dell'introduzione e dello sviluppo d'uso di tale concetto storiografico, che rischia talora di assumere, in uno slittamento dell'insieme, valore causale

I.novità.I loescher università manuall Roy F. Harrod INTRODUZIONE ALL'ECONOMIA MONETARIA L 17.500 Elman R. Service INTRODUZIONE ALL'ETNOLOGIA L. 2s.ooo Massimo Livi Bacci INTRODUZIONE ALLA DEMOGRAFIA L.21.000 Angelo Plchierri INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA I INDUSTRIALE L.13.500 Gian Franco Gianotti Adriano Pennacini STORIA E FORME DELLA LETTERATURA IN ROMA ANTICA L.22.000 Romano Luperini IL NOVECENTO apparati Ideologici ceto Intellettuale sistemi formali nella letteratura Italiana contemporanea L.37.000 Massimo L. Salvadori STORIA DELL'ETÀ CONTEMPORANEA 1. 1815-1914 2. 1914-1945 3. 1945-1970 L. 16.500 L.16.500 L.16.500 monografie Graham A. Allan SOCIOLOGIA DELLA PARENTELA E DELL'AMICIZIA L.11.500 Robert Mcc Adams LA RIVOLUZIONE URBANA Mesopotamia antica e Messico preispanico L.9.000 scienze dell'educazione collana diretta da Maria Corda Costa David Hawkins SCIENZA ED ETICA DELL'UGUAGLIANZA L.3.500 Richard C. Phillips APPRENDIMENTO E PENSIERO NELLE DISCIPLINE STORICHE E GEOGRAFICHE L. 17.500 Robert M. W. Travers PSICOLOGIA DELL'EDUCAZIONE un fondamento scientifico per la pratica educativa L. 17.000 conoscenza e processi educativi collana diretta da Clotilde Pontecorvo e Lydia Tornatore C. Vasoll, L. Tomatore, R. Maragllano, C. Mosconi, L. Lumbelll EDUCAZIONE ALLA RICERCA E TRASMISSIONE DEL SAPERE L. 10.aoo M. Clllberto, S. Nannini, A. Dellantonlo, P. Boscolo, C. Pontecorvo INTELLIGENZA E DIVERSITÀ L.12.800 G. Mosconi, P. Orvieto, L.Glanformagglo, L.Arcuri e R.Job DISCORSO E RETORICA L. Marino, G. Nonvelller, L. Handjaras, G. Tassinari, A. Menzlnger L.9.000 ARTE E CONOSCENZA L.12.000 LOESCHER tM ......... decisivo. Sulla funzione primaria della mentalità è visibile anche la distanza tra questa generazione di nuovi storici e la nuova storia dell'Est europeo, in particolare della scuola polacca, anch'essa estremamente stimolante, attenta e sensibilissima all'esperienza fondamentale delle Anna/es. con cui si misura metodologicamente. Facciamo riferimento, per esempio, a Topolski: qui l'attenzione alla psicologia sociale viene affrontata non già con una nozione di riferimento alla mentalità o alla psicologia, ma, anzi, con una teoria del comportamento. Ciò vuol essere una contraddizione con le spiegazioni «intuitive». introspettive, della scuola francese. più che salvaguardare la tradizionak chiave economico-sistemica. Oggi, infatti, il metodo marxista è qui caratterizzato dall'assunzione del modello razionale, non dalla stretta determinazione economica: e per tale modello il permanere di miti e di credenze. e le dinamiche ideologiche, si spiegano piuttosto col motivo della «dissonanza cognitiva». La memoria Abbiamo inoltre incontrato un'at· tenzione nuova alla memoria. Va pur detto qui, subito, che il riferimento alla funzione «sciamanica» o magica anche nella grecità, che ci precede più strettamente, e il ricorso alla memoria hanno richiamato l'interesse di Vernant fin dal 1959, negli studi di psicologia della religione antica. Del resto Vernant costruisce una storia dell'uomo interiore, e la sua coscienza assai lucida del fondamentale e fluido cambiamento di mentalità intercorso tra i Greci e noi segna. più che le distanze. le permanenze strutturali, psichiche. inconsce e mitiche; e rintraccia alle origini le tensioni di cui noi occidentali siamo ossessivamente malati: la distanza tra il mondo della natura e il mondo umano, e l'eliminazione degli opposti, dell'ambiguità e dell'equivoco, che si è compiuta spesso nell'affermazione semplificata della ragione. La stessa costituzione della «persona», che matura dopo la grecità, comporta la presa di distanza dal corpo. Forse c'è qui un effetto di ombra del dionisiaco. Nell'antichistica recente, l'individuazione importante e netta della diversità dell'antico non è solo rilievo di specificità, e di determinazione differenziata, piuttosto riguarda direttamente l'uomo occidentale e i nodi epistemici della storicità. Qui pure il criterio della «mentalità» potrebbe risentire di quello slittamento a farsi fattore causale, invece che componente, a cui accennavamo. È chiaro che si deve ricostruire il passato collettivo e non le forme mentali permanenti, eterne nell'empiricità del darsi: una risposta alla crisi morale, politica. economica dell'uomo moderno, quale è attiva in questa ricerca, deve sempre evitare l'effetto di compenso evasivo che nella cultura ritrova l'essenza della storicità, nel coler (coltivare. modificare) la natura e se stesso. Si può dire che tutto passa per la memoria, per la sua «difficile invenzione» (Meyerson): in un percorso protostorico che va dalla divinizzazione della memoria, dalla mitologia della reminiscenza, alla sua normalizzazione in funzione del tempo, col sorgere dei nostri strumenti intellettuali della ragione e della logica. Non è tanto importante il ruolo della memoria come dea titanica, madre delle muse, che presiede alla funzione poetica, ma è piuttosto decisivo il posto che essa occupa nelle società senza scrittura, appunto orali. È in questa oralità che essa è sapere, conoscenza del tempo originario, ponte tra i vivi e i morti, e appartiene alla dimensione dell'essere e del ve"'. Normalizzata come funzione del tempo, invece, la memoria è poi solo il segno della nostra incompiutezza e non rivela più il vero. E tuttavia su questa memoria funzionano le società storiche: la memoria produce il futuro ~ 1 potere che produce e con- !rolla la memoria. Accanto alla memoria, dunque, si affaccia il luogo dei silenzi. La storia è anche storia dei silenzi: è fatta di silenzi intenzionali e sintomatici. Anche qui, ma qui con un criterio innovativo utile, i silenzi e i luoghi dell'emarginazione hanno sostituito l'analisi dei muti della storia, delle grandi masse, nel lavoro dell'at-. tuaie generazione di storici. Se i sistemi funzionano attraverso i silenzi, occorre analizzare i luoghi storici del silenzio. Da questi luoghi emergono le nuove stratificazioni: la storia così si popola non più attraverso le classi, ma con nuove configurazioni che attraversano e disgregano le a,,oci:11ioni m.iµ~inri n alm\,.·nn k complu.:ano: l.' il mundo tk1 margtnah che si affaccia nella nuova storia. L'occhio del centro viene sostituito con le ottiche periferiche dei molteplici gruppi sociali, e viene messo sotto accusa come ottica del potere. li progresso e l'origine del capitalismo A considerare ora la nozione di prn~r...-,,o. ,·a th.·tto 1..."hl' induhhi:tml~ll· te l.':-.:-.o I..' k·gato alla :-ih:ra cco1101111c1. o almeno a quella infrastrutturale, dell'innovazione tecnologica da un lato, -e dall'altro a un privilegio delle strutture mentali razionali. Con l'ultima generazione degli storici non solo l'economico, l'infrastrutturale, il materiàle, hanno perso il loro privilegiamento di strutture permanenti e decisive, in quanto esse stesse vengono fatte dipendere per la loro affermazione dai mutamenti di mentalità; ma dietro le strutture mentali della razionalità e della logica si affacciano, sempre più presenti, l'oralità e il prelogico. La storia della mentalità - l'osservazione è di Vovelle - è indubbiamente storia della mentalità del passato, ma si riconnette al trauma del presente, alla perdita del mito della modernità come superiorità, all'incertezza sopravvenuta sul valore assoluto della invenzione della scrittura. Furet e Ozong hanno definito come «meticce,. le nostre civiltà, per il loro duplice carattere di oralità e di scrittura: all'intrecciarsi dell'una o dell'altra hanno collegato i regressi e i progressi, in un movimento tra due polarità che ridefinisce i concetti stessi di progresso e regresso. Si verifica così un curioso fenomeno di erosione del presente: il periodo e l'insieme di idee che consideravamo 1Hhtro dirL·ttn ;tntL'<:L'dL·nll· (p.:r L''L'mpio l'lllu111111"1110. il ~,tt<:-Uttm:..:nto) si rivela diverso e si dilata fino a mangiare il nostro presente stesso. Questa è un'ottica che troviamo in forme nuove di riflessione economica, o meglio di storia economica, da cui vengono, non a caso, estrapolate strutture concettuali, in una fusione interna alla disciplina madre di antropologia o di Jhic:oln!!,ia ,nciah..·. almeno pL·r 4Ul.':'\t"ult1ma gcnL·raL1onc U1 :-ih,r1c1. Mi interessa qui la trasformazione di valore delle nozioni di centro e di periferia, importantissima in generale e per la storia dei marginali, col suo rifrangersi e moltiplicarsi delle ottiche e dei punti di vista. È un esempio di allargamento delle strutture concettuali e della loro diffusione. E si osservi che usato epistemologicamente in sede scientifica stretta, di derivazione dalla teoria degli automi cellulari di Neumann, lo stesso ampio mutamento di senso ha assunto, come coppia centro/acentrato, polivalenza filosofica contro la cosiddetta «ragione classica»: con lo schieramento e il rumore che tutti ben sappiamo sulla «crisi,. della ragione. Ma su questo punto è emerso da tempo, al contrario, un testo affascinante, che, come in alternativa all'idea di una presenza attuale prolungata del Medioevo, espone in sede di storia economica un'origine del capitalismo già nel Quattro-Cinquecento.È il risultato limpido e ampio del lavoro recente di Wallerstein, già africanista e sociologo, docente a New York, con un suo riferimento implicito alla geo-storia di Braudel. Centro, semiperiferia, periferia sono strutture concettuali decisive di nuovo linguaggio, nella megamacchina del sistema capitalistico costruita da Wallerstein nella propria interpretazione concettuale del mondo capitalistico: anzi del sistema-mondo, perché si tratta di una Weltwirtschaft («economia-mondo,.: il neologismo è di Braudel e sta a indicare che si tratta di un'economia che è essa stessa mondo). Vi domina assoluta la spazialità. La disciplina madre, e fonte della metafora, è l'astronomia, in quanto essa metodologicamente estende per analogia leggi derivate da entità fisiche più piccole a tutto il sis1ema, e in 4uanto usa la dimostrazione a posteriori. Viene innanzi tutto ridefinito il si- ,tema, a cominciare dal concetto di totalità che, con Locher, viene assunta come «non completezza»: vuol dire che essa è più, e insieme meno, rispetto alle parti. La totalità ha quindi un valore di indicatore, ineliminabile, ma non è più totalizzante, è cioè in- ,ufficiente rispetto all'analiticità che le parti richiedono per essere compre- ,e, e che in essa non è data. È questo uno splendido modo di rispondere alr antitotalitarismo, all'antisistematicità; e vale a rifondare così l'approccio unidisciplinare, non perciò meno ricco del patrimonio delle scienze storiche e sociali nel loro complesso. In Wallerstein si danno solo due grandi spartiacque: la rivoluzione neolitica o agricola e la creazione del mondo moderno. E questo sistemamondo si dilata, si infittisce, si complica enormemente e si retrodata, affondando le sue radici nel Medioevo. Avviene dunque un fenomeno inverso a quello della nuova storia: non ,olo domina la dimensione spaziale e runidimensionalità ricca più che l'economia in senso stretto, ma una dilatazione del sistema capitalistico che rimette tutto in gioco, con diffidenza verso l'assunzione privilegiata del mentale. Riportiamo anzi direttamente le parole dell'autore a proposito tlell'interpretazione ideologica delle Crociate: «La storia ha assistito troppe volte a passioni che si trasformavano in cinismo perché non si sia diffidenti nel considerare tali sistemi come fattori primari nella spiegazione della !!enesi e dell'esistenza nel lungo periodo di un'azione sociale su larga scala» (voi. I, p. 60). È una polemica esplicita rispetto all'assunzione della «mentalità» con efficacia causale primaria, come a volte avviene appunto nel seguito della scuola delle Anna/es, modificando ogni valore di precisione c~microstorica». I sistemi ideologici vengono invece ricollocati da Wallerstein di nuovo in funzione di rinforzo, di sostegno, della dimensione economica; e ne costituiscono una distorsione. In Wallerstein sono i bisogni materiali in determinate circostanze a provocare un grande salto: sono il bisogno di cibo, calorie e combustibile; ed è la risposta a essi ad essere decisiva: l'adozione del grano, del riso, dello zucchero e ,.. del legname. E insieme l'innovazione c:: tecnologica, che per esempio nelle -~ Fiandre, già nel XIII secolo, trasfor- e,_ ma la coltivazione della terra in pro- :;;i dotti commerciali. È tutto ciò a pro- ~ durre l'alterazione dell'ecologia mon- J; diale, a determinare così l'esigenza di ~ nuove terre, come la divisione del la- ~ voro, e l'apparato statale burocratico. :: È attraverso la risposta data che l'Eu- ~ ropa del 1450 (e non la Cina che sce- ::: glie il riso) è mat\}ra per creare il capi- ~ talismo, il nuovo sistema-mondo, con ;g_ tutte le sue conseguenze. <i

Unastoriadell'arteitaliana Autori vari li Novecento «Storia dell'arte italiana» voi. 7 Torino, Einaudi, 1982 pp. 695, lire 85.000 E sce l'ultimo volume della monumentale Storia de~'arte italiana, dedicato al Novecento ( è l'ultimo cronologicamente parlando, ma non è l'ultimo della serie pubblicata), e il sottoscritto, con buona dose di ingenuità e (mi dicono) di coraggio, si accinge a tentare di discuterne alcuni capitoli, sia pur prendendo le mosse da punti di vista laterali e non da specifiche competenze. Ma, subito, ecco il primo problema. Non si può discutere questo singolo volume senza prima partire da qualche osservazione sull'intera opera. Perché questo volume, con la sua struttura interna, riflette e prosegue un'impostazione generale, dalla quale non si può assolutamente prescindere per qualsiasi forma di giudizio. Ed ecco allora un secondo problema, quasi insormontabile. Come si può, nel breve spazio di una recensione che oltretutto vorrebbe contenersi al solo Novecento, sdottorare su un'impresa scientifica che, per la qualità dei suoi partecipanti, per la mole degli interventi, per l'ambizione della veste editoriale, si propone come punto di riferimento per tutta una generazione di studi in materia? In questa chiave, io credo, va anche letta una marginale constatazione: che la Storia de~'arte italiana, pur dotata di un discreto successo di pubblico (stando almeno ai si dice), non ha avuto una parallela fortuna critica, ed è stata, vuoi per polemica vuoi per correttezza, piuttosto ignorata dalle pagine culturali della stampa d'opinione. La faccenda è perfino ovvia: l'opera, proprio per il modo con cui si presenta, non può evitare di essere etichettata come «lavoro di squadra», non nel senso cooperativo del termine ma piuttosto in quello sportivo: un lavoro che nel suo farsi detta le formazioni di ruolo, e contemporaneamente indica implicitamente gli avversari o le riserve - scatenando con ciò il silenzio stampa degli esclusi e la malcelata indifferenza degli avversari. Intendiamoci, la cosa non è forse colpa di nessuno. Si tratta semplicemente della fotografia di una situazione non solo italiana nel campo degli studi sull'arte, ma che comunque in Italia è 1bl1otecag1noabnca Omar Calabrese ancor più vistosa, quasi che in ballo non ci fossero semplicemente scontri sul metodo e sugli oggetti della storia dell'arte, ma un qualche tesoro o premio nascosto che a ben guardare invece non c'è. M a lasciamo stare i marginalia, pur rivelatori di una situazione poco allegra dell'organizzazione degli studi. E veniamo a un secondo elemento di riflessione che pure scaturisce dalla veste e dalla formula dell'impresa einaudiana. Questa si presenta al mercato come una Storia dell'arte destinata a un'area geografica, l'Italia. Si presenta insomma, apparentemente, come un oggetto continuo nello spazio e nel tempo presi in esame. Ma la sua impostazione è invece esattamente l'opposto. Quasi a dimostrare una vaghissima parentela con l'altro megaprogetto einaudiano, l'Enciclopedia, anche l'arte appare improntata non a uno schema chiuso, deterministico, cronachisticamente causale, ma a un'idea aperta di organizzazione del sapere. E per questo improntata alla discontinuità: alla scelta di momenti e oggetti non lineari nella storia dell'arte, di cui si ricerca l'approfondimento di volta in volta tematico, metodologico, filosofico, ideòlogico, formale piuttosto che la sintesi vulgata e definitiva. Insomma: una storia di problemi all'interno di una ideale Kulturgeschichte, di cui si scelgono momenti emblematici e a loro volta produttori di altri e successivi problemi. Ipotesi senza dubbio moderna, questa, e a ben pensarci in perfetto sincrono con l'intero catalogo einaudiano in materia, ma che nel caso specifico mi sembra abbia portato a una serie di inevitabili contraddizioni. Prima contraddizione: non tutti i saggi sono aderenti al progetto. Nel senso almeno che, mentre in certi casi abbiamo elaborazioni di altissimo livello scientifico improntate alla scoperta o all'indirizzo di ricerca o alla sintesi secondo un taglio epistemologico, in altri casi abbiamo invece poco più che degli state of art di tipo divulgativo, e in altri ancora degli studi particolaristici su oggetti nient'affatto emblematici o metodologicamente rilevanti, ma casualmente messi insieme a seconda dell'interesse attuale dello studioso (citerei su tutti il volume dedicato ai centri minori italiani, con contenuti più adatti alla rivista specializzata che non a un tomo del respiro prima descritto, e con la possibilità di far compiere al lettore non addetto ai lavori delle inferenze pericolose sul piano dei contenuti generali). Seconda contraddizione, strettamente legata alla prima: la Storia del- !'arte italiana, appunto in ragione della sua veste, non definisce esattamente il proprio pubblico. E pertanto, mentre sembra presentarsi-come uno strumento di sistemazione definitiva di una certa area di sapere, al contrario si struttura come una ricca (e talora eccellente) raccolta di saggi specifici. Come una collana. Come una collezione. Di qui l'impossibilità di darne un giudizio complessivo, e l'imbarazzo del doverla trattare appunto per quel che è: un'antologia di scoppiettanti o meno brillanti testi individuali. li che da un lato ti fa dire la verità sull'oggetto, ma dall'altro ti fa pur sempre mentire, ti fa svalutare anche certe innegabili qualità di impostazione, come la suddetta (illuministica) premessa epistemologica del non poter più credere, oggi, a una storia di qualsiasi oggetto del sapere, e del dover invece credere a una molteplicità di storie. Ma, allora, terza contraddizione, quasi per corollario. li credere a sto-

rie dell'arte e non a una storia dell'arte implica due possibili scelte, nessuna delle quali definitivamente precisata nell'opera. Da un lato una scelta polifonica: si scelgono oggetti di analisi discontinui, ma·si dà voce panoramica ai diversi metodi e scuole. Dall'altro una scelta ideologica: si scelgono oggetti di analisi discontinui, ma li si presenta secondo un unico taglio critico, monodico, di s.:uola. Nessuna delle due è stata portata fino alle estreme conseguenze: è evidente infatti che esistono assenze non casuali, ma è anche evidente che ci sono presenze impertinenti. Mi scuso per la lunga premessa, ma insisto che forse, senza di essa, non sarebbe possibile giustificare alcuna forma di discussione che poggiasse su alcuna delle parti dell'opera. E vorrei insistere su una ulteriore constatazione: che senza il coraggio di mettere in evidenza luci e ombre dell'intero progetto (con onestà intellettuale, cercando di dimenticare nome e cognome di amici e nemici) non è possibile neppure riconoscerne le grandi qualità individuali, apprezzarne le parti che veramente registrano il nuovo negli studi moderni sull'arte, o rigettarne quelle che invece appaiono improntate ad accademismo e a volontà di liquidazione di problemi ancora oggi definibili come luoghi di conflitto intellettuale e teorico. E veniamo così al volume da cui avevo preso le mosse, Il Novecento. Innanzi tutto una sommaria descrizione. La serie di saggi è organizzata secondo due grandi linee interne: da una parte la linea di studio della continuità di certe forme dell'arte italiana tra la fine dell'Ottocento e i giorni nostri attorno a una serie di problemi di natura economica (il mercato), istituzionale (l'insegnamento, le scuole, le strutture pubbliche), ideologica (l'impegno, il dissenso, il consenso) e teorica (il nuovo e la tradizione); dall'altra una linea di studio che invece organizza le relazioni o le contraddizioni fra luoghi del sapere vedendone gli esiti in un campo specifico, l'architettura, che quindi è considerata un terreno di manifestazione della cultura, e non pregiudizialmente un'estetica, o una tecnica, o quant'altro si voglia. Oltre a queste due linee per così dire verticali se ne potrebbero però individuare altre due, che chiamerei «ad albero» in quanto presentano una divaricazione a partire da un identico movimento teorico iniziale. La premessa mi sembra comune: ed è il rifiuto in linea generale del concetto di «avanguardia», che ritroviamo ad esempio tanto nel saggio di Paolo Fossati sull'arte fra le due guerre quanto nello scritto di Manfredo Tafuri sull'architettura del dopoguerra. Solo che il problema si divarica successivamente: mentre Tafuri nega l'accezione comune e banale di «avanguardia», ma propone poi una rivisitazione della storia a partire comunque da momenti di rottura e conflittualità che foucaultianamente identifica con alcuni momenti cruciali di «crisi di discorso», Fossati invece stempera quel concetto nell'idea dei mutamenti di pratiche degli operatori artistici. Due concetti che. come si vede, procedono analiticamente in due direzioni contrarie anche se complementari. Prima di entrare nel merito dei due saggi, che sceglierei come i più emblematici del volume, qualche osservazione sugli altri contributi. Quello di Maria Mimita Lamberti affronta un punto cruciale, e cioè quel nodo di problemi fra Ottocento e Novecento che consiglia di evitare un taglio del volume allo scadere del secolo, per scegliere invece il crinale del mutamento nella cultura degli anni ottanta che lo precedono, e che prosegue fino agli anni dieci. Quello di Giorgio Ciucci, invece, è dedicato all'analisi del dibattito urbanistico primo-novecentesco, fino al problema delle città fasciste. Non c'è spazio per approfondire, e me ne scuso. Aggiungo soltanto che, mentre questi due saggi rientrano, con le dovute differenze individuali, nel quadro concettuale che prima ho delineato, molto meno mi pare rientrarvi invece il testo di Bruno De Marchis sull'arte italiana dal '45 a oggi. E qui ritorna allora il discorso sulle contraddizioni intrinseche all'opera nel suo complesso. De Marchis, infatti, oscilla perennemente fra osservazioni sugli artisti (e il difetto è che dimentica di negare la pertinenza del concetto di «italianità» per il secondo dopoguerra, oltre a scartare nomi e movimenti che forse meriterebbero altra fortuna), osservazioni sul fondamentale aspetto del mercato, e osservazioni sulla cultura degli artisti contemporanei, trattata, questa, talora in modo un po' superficiale, come si evince dal modo in cui è svolto il dibattito sul realismo, o quello sulle istituzioni. Parimenti «anomalo», infine, è il saggio di Carlo Olmo sull'edilizia industriale, tutto puntato su questioni di metodo piuttosto che sulla discussione di oggetti. T orniamo, con molta dose di roz- ~~ e brevità, ~i due saggi c_he, ms1sto, carattenzzano teoncamente il volume. E soprattutto approfondiamo quei pochi elementi generali che ho in precedenza accennato. Perché, ad esempio, Fossati a mio parere ridimensiona ii concetto di «avanguardia»? Perché tutto il suo lavoro su pittura e scultura fra le due guerre è decisamente teso a ritrovare le continuità fra individui, gruppi, aree culturali geograficamente espresse e nuclei di idee, di eventi, di aspetti istituzionali. Fossati non crede alle «rotture», crede ai rapporti, E in alcuni capitoli del saggio, bisogna dire, è anche convincente: come è ovvio nella parte sulla Metafisica fino al «ritorno all'ordine» di Novecento, che già Fossati ha preso in esame nel volume su «Valori Plastici», ma anche nel bel paragrafo finale sulla pittura e la scultura alle Quadriennali. Tuttavia, si dovrà certo ancora tornare sul tema, perché resta vero che sul piano formale alcuni momenti di frattura fra tradizione e rinnovamento non sono sottovalutabili, neppure in questi anni. Quanto al saggio di Tafuri, per prima cosa val la pena sottolineare che un panorama organico della materia non era mai stato finora affrontato, se non nel chiuso di certe riviste specializzate, e col pregiudizio di scuola che appunto certe riviste di architettura Caccia ~ll@,.itreghe Stanislav Andreski The syphUitic shock Puritanism, Capitalism and a Medicai factor in Encounter, ottobre 1980 The syphUitic shock A new explanation of the Great Witch craze of the 16th and 17th centuries in the light of medicine and psychiatry in Encounter, maggio 1982 re. Ma questo può avvenire solo se le tecniche medico-geografiche vengono usate con prudenza e circospezione e senza mai far dire loro quello che, con tutta la buona volontà e la più dolce delle sollecitazioni, non sono in grado di dire. Un esempio di uso distorto dell'approccio medico-geografico è quello compiuto da S. Andreski per «costruire» un rapporto decisivo tra la diffusione della sifilide in Europa e l'acutizzarsi della caccia alle streghe. L a tendenza a fare ricorso alla Nel saggio del 1980 il nostro autore «malattia» per spiegare eventi riprende una vecchia idea di D. H. storici altrimenti inspiegabili o Lawrence che attribuisce l'origine del «troppo» spiegabili ha, da qualche puritanesimo all'arrivo della sifilide in tempo, un certo numero di seguaci. Europa. Egli dichiara esplicitamente In questo àmbito, da alcuni scrittori a questo proposito: «lo credo che delle Anna/es É.S.C. (ad esempio Lawrence abbia ragione e che la sua M.D. Grmek, che ha utilizzato i lavo- asserzione possa essere confermata su ri dell'italiano A. Celli) un ruolo di tre terreni: la consequenzialità cronoprimo piano è stato riconosciuto al logica, la plausibilità psicologica e la «paludismo» nei confronti di alcune completa inadeguatezza di ogni spievicende della storia greca e romana. gazione alternativa». Sempre al paludismo italiano è stato Già i criteri enunciati mostrano tutattribuito un certo peso nei confronti ti i limiti dell'approccio delineato da della evoluzione politica tedesca (così Andreski. A prima vista, sembrano Ph. Decourt, Du r6/e du paludisme en insufficienti non solo per una prova ltalie sur l'évolution politique de /'Al- «giudiziaria», ma altresl per una prolemagne, negli Atti del XV Congresso va «storica», anche in tempi nei quali di storia della medicina, Madrid sembra che la ricerca storica confidi 1956). assai più del consentito su paradigmi Al riguardo si citano anche gli indiziari. «scambi» di malattie che ebbero a col- Per sostenere il suo punto di vista, pire il vecch1o e il nuovo mondo, a in questo primo saggio Andreski non seguito della scoperta delle Ameri- compie molti sforzi. Gli basta infatti che. Tra queste malattie sono com- un riferimento (d'obbligo) a Max Weprese la sifilide, che secondo i più fu ber per costruire il suo edificio. Seimportata dall'America in Europa, e condo Andreski, la maggiore originail vaiolo, che dall'Europa fu esportato lità della variante puritana all'interno in America. del protestantesimo per Weber fu un L'impiego della geografia medica ascetismo radicale, che incitava al laper comprendere la storia delle civiltà voro senza pause e alla temperanza, presenta un interesse innegabile e può nonostante il successo economico. essere fonte di apporti utili per allar- Quello che Weber «naturalmente gare la comprensione di certi fenome- non sapeva» è che un «fattore medini sociali altrimenti difficili da spiega- co» rientrava tra quelli che avevano B1bl1otecag1noo1anco dato luogo alla superiorità capitalistica di certi paesi: «In mancanza di dati statistici - egli scrive - noi possiamo solo supporre (ma la supposizione sembra avere molte probabilità di essere vera) che, data la virulenza e la incurabilità della sifilide, una più stretta osservanza della fedeltà maritale e una castità prematrimoniale:: fossero tali da conferire a una famiglia, a un lignaggio, a una regione, a un paese o a una popolazione segnata dalla religione, un vantaggio considerevole in materia di salute e di vigore. Questo fattore potrebbe aver giocato un ruolo nel più rapido progresso dei paesi protestanti, alla stessa stregua che nei confronti aelle minoranze protestanti nelle regioni e nelle nazioni cattoliche. Il 'fattore medico' avrebbe così rafforzato gli effetti delle caratteristiche culturali ( ... ). Né la scienza né la tecnologia né le altre straordinarie caratteristiche della civiltà occidentale si sarebbero potute sviluppare senza il ca,italismo. E ora sembra che tra le circostanze che hanno aiutato la sua nascita un 'fattore medico' oscuro - la sifilide - abbia giocato un ruolo importante. Questi sono i sorprendenti misteri della èausazione sociale nella storia». S e in tema di rapporti tra capitalismo e sifilide gli argomenti addotti sono assai scarsi, assai più numerosi sono quelli invocati da Andreski per «spiegare» il rapporto tra la diffusione della sifilide in Europa é'la caccia alle streghe, o, meglio, la dilatazione di questa «caccia» nel XVI e nel XVII secolo. Andreski riporta un elenco minuzioso delle spiegazioni più diffuse sulle ragioni della «caccia». Le seguiremo brevemente in questa rassegna. per avere. al termine, un quadro più completo della situazione. Claudia Honnegher (Die Hexen der Neuzeit, Frankfurt, Suhrkamp Verlag, 1978) attribuisce la «grande caccia» al desiderio di indebolire il potere femminile nel tentativo di rafforzare il patriarcato. (Secondo le statistiche di alcuni storici, infatti, le vittime di sesso maschile costituiscono il 1015 per cento soltanto). Un'interpretazione più economicistico-psicoanalitica è quella di Keith Thomas (Religion and the Decline of Magie, London, Weidenfeld and Nicolson, 1971) che attribuisce la «caccia» allo scarso spirito di solidarietà verificatosi nelle campagne a seguito dell'intervento capitalistico. Secondo Thomas, l'arricchimento di una fascia della popolazione avrebbe indotto le persone incluse in questa fascia a fare delle «proiezioni» causate da inconsci sensi di colpa sopraggiunti con l'inaspettata ricchezza. Sul conflitto di classe è invece basata la tesi di Jeanne Favret (Sorcières et Lumières, in Critiquevol. 1:7, 1971)che vede la caccia alle streghe come un fenomeno determinato dalla paura dei giudici spaventati dall'emergere di una controcultura, vista come sfida della classe povera alla cultura ufficiale. Più antropologica è la visione del fenomeno da parte di Alan Macfarlane (Witchcraft in Tudor and Stuart England, London, Routledge and Kegan Paul, 1970): egli nega qualsiasi «costruzione» dall'alto della caccia in quanto la ritiene un processo quasi naturale, insito nella società e con radici antiche. Macfarlane analizza l'uomo moderno dell'Africa contemporanea e ritiene che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, egli indulge alla stregoneria molto più dell'uomo che si muove all'interno della propria cultura tribale e che ignora società di tipo più complesso. Macfarlane trasferisce questo schema nell'Inghilhanno da noi. Detto questo, resta da ribadire il basilare concetto tafuriano di una pratica, quella dell'architettura, che si rivela come tipico luogo di conflittualità ideale e come cartina di tornasole di più grandi movimenti di pensiero. È a partire dai singoli microprocessi che Tafuri risale ai movimenti: non dalle poetiche, non dai manifesti, e tanto meno dalle ideologie. Il lettore non professionista si stupirà, poi, della grande competenza mostrata dall'autore non solo in campo artistico e storico-sociale, ma anche in quello del cinema, dello spettacolo, delle comunicazioni di massa in genere, che tutti affiorano dal saggio come in una sorta di intricato tessuto intertestuale. Ecco: all'idea di un tessuto, da indagarsi con lente di ingrandimento, ci si può con pertinenza riferire, spiegando così la ragione dell'essenza di un concetto come quello di «avanguardia», troppo metafisico e impreciso. Anche qui val la pena ricordare che l'operazione è derivata: già ne La sfera e il labirinto, infatti, l'autore si era esercitato nella sua eliminazione. In conclusione, un volume complesso, che meriterebbe ben altra discussione che non queste brevi note. E che, se da un lato va salutato con soddisfazione per l'indubbia profondità di alcuni contributi, dall'altro lascia ancora qualche appetito sulle esperienze che, non d'avanguardia ma almeno «sperimentali», anche in Italia nel corso del secolo si sono succedute. Un volume ottimo per ciò che sancisce, insomma. Meno felice per ciò che ancora è movimento. terra del Seicento e conclude che la nascita del capitalismo ha portato anche nei villaggi una maggiore tendenza alla conflittualità, nel cui àmbito ebbe a trovare spazio una più decisa inclinazione alle pratiche stregonesche. H. R. Trevor Roper (The European Witch-craze of the Sixteenlh and Seventeenth Centuries, in Encounter, maggio-giugno 1967) dà invece più importanza ai mutamenti, agli squilibri e alle emozioni causate dalle devastazioni delle guerre di religione che si susseguirono più violentemente in Germania, paese che infatti vide le più cruente persecuzioni delle streghe. I violenti turbamenti e le forti sensazioni provocate dalle distruzioni avrebbero spinto la gente a lasciarsi andare, guidata dalle sue superstizioni, alla ricerca di capri espiatori (eretici e streghe). Accomunate da «colpe» comuni, le vittime venivano bruciate con l'intento di «purificare,. il mondo. Egli ritiene che, anche se l'avvio si ebbe in Spagna, mai nessun altro paese vide tanti roghi quanti ne vide l'Europa del Nord. È una tesi ripresa da Ronald Vanelli (The Politicsof Danger, Ph. D., tesi presentata all'Università di Reading), per il quale una possibile spiegazione di questa persecuzione va vista nel de- '0 siderio di alleviare le tensioni genera- " dai fl .!:; te • con itti. Il meccanismo perse- ~ cutorio e repressivo nei confronti di e,. alcuni capri espiatori diminuirebbe la ~ paura che la gente ha di veder sminui- -. re od offuscare il suo status e potere. J; Margaret Murray (The Witch-Cult !j in Western Europe. A Study in Anth- ~ ropology, 1921), infine, presenta il " problema come un'altra sfaccettatura ~ della lotta per il potere. La «caccia~ ::: fu voluta dalla Chiesa quale tarda ~ vendetta contro i residui di una reli- §, gione precristiana. (Le pratiche degli è;

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