Alfabeta - anno IV - n. 40 - settembre 1982

Mensile di informazione culturale Settembre 1982 Numero·4o • Anno 4 IJre 2.500 • Co11tro Andreatta (Graz-..ni:) RollingStones Diana ili Poitiers Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposile, 2 20137 Milano Spedizione in abbonamento postale gruppo IIl/70 •1•n11°t=••;n l.alll!Ulicamme....._ :f: C?Jtnliò0 Niccolò Castiglioni Le favole di Esopo Salmo XIX disco ITL 70082 Sl•uo tfl.fl Tecnologia/Etic (Manacorda-Occh Santambrogio Fiorani Esposito sec Porta ------111 Fel·ra P. Manaconla/G. Occhini: La società clell'lnfonncalone (Intervista a cura• C. Foa11•11N) E. Floranb La comunità Kl••IIA.:a * P--■re l'antlco (llh C. Segre; G.A. Fe.rmQ U. ■-1 Roman Jakobson * F. Vlclonl: Tradizione operala * O. Marclllslo: Macchi- nuove J. Bauclnllarcb Oscenità clella comunicazione* Cfr. * Testo1 Oh che bel castello( cli M. Youne-r M. Santanlwoglo1 «Ace11t1alo• è bello * R. Esposlto1 Nu■-e Rawls * A. Portai I gioco ... a venllì . C. Fonnentl1 Musica per alleni * B. Accanno1 Etica e potere * M. Ferrarls1 «SI.,. stati .. NMgllosl» Poesie cli L. DI Rusclo * S. Vercllno1 Autonomia cli Anceschl * A. Grcalanb Ancl~-11•, padre della..=:- GNN11aledel Glomalb Dopo Il Muncllal * Immagini: Gran Ballo Excelslor Vwzla, • F. P..._. F .. _.., Bibliotecaginobianco

Le immagini di q~!!!!eb~!n!'8'° Assessorato alla Cultura Lucio Foiltana Mostra antologica a cura di Guido Ballo Musei comunali Sale d'arte contemporanea Via Tonini, 1 dal 30 giugno al 30 settembre 1982 Deborah Turbeville Mostra fotografica Unseen Versailles Galleria dell'immagine Via Gambalunga, 29 dal 26 agosto al 25 settembre 1982 Per i fotografi il cuore del Festival di Venezia non è il Palazzo del Cinema dove si proiettano i film, ma l'Hotel Excelsior dove attori e divi, registi e produttori, intellettuali e curiosi, passano le loro giornate veneziane, chi protetto da guardie del corpo e del volto, chi circondato da corti di «amici•, chi alla ricerca di contatti e occasioni. È qui, fra hall e piscina, bar e spiaggia, che si svolge per il fotografo-com~ nel famoso ballo scaligero di cui ricorreva proprio l'anno scorso il centenario- quella lotta fra l'oscurità e la lucl· da cui nasce ogni fotografia. Ma anche lotta con la fretta e con k condizioni ambientali. con i personaggi e le loro resistenze e soprattutto con gli altri fotografi, alla ricerca dell'immagine migliore o semplicemente diversa. Queste fotografie sono scattate tutte in situazione di reportage, qua" sempre in mezzo alla calca dei colleghi, nel tentativo continuo di fare quel «mezzo passo in più• che può dare un'immagine più pulita. Maa volto- e ciò può avvenire anche nella ressa e nella confusione- giocando sulla complicità che può instaurarsi, magari per \In attimo, fra il fotografo e il suo soggetto. Per questo, anche nella provvisorietà affannosa del reportage, è possibile a volte ottenere qualcosa che assomigli a una posa, e la mia ambizione è proprio quella di fare, nel massimo della Sommario Paola Manacorda/Giulio Occhini La società dell'informazione Intervista a cura tli Carlo Forme,ui pagina 3 Eleonora Fiorani Leonettl La comunità scientifica (Le regole del gioco, di Da11ieleMazw11is e Marcello Cini) pagina 5 Cesare Segre Le immagini del medio evo (Intervista s11/lastoria a Jacquesle Goff. a cura di FrancescoMaiello; Leggere il medio evo, di Pouf Zumthor) pagina 6 Gian Arturo Ftrrari La tecnica greca pagina 7 Ferdinando Vidoni Tradizione operaia (Chartism and Socie1y: An Antology of Documents, by F.C. Mather; Marx, gli operai inglesi e i cartisti, di Giuseppe Berta; Società e storia (n. /I); Capitale e tecnologia. Manoscritti 1861-1863, di KartMarx (a cura di Piero Bo/chini); Breve storia del lavoro, di Me/vin Kranzberg e Joseph Gies; Per una storia della composizione di classe, di Comi/lo Daneo) pagina 10 Cfr pagine 12-I3 Testo Marguerite Yourcenar Oh che bel castello pagine 15-17 Marco Santambrogio •Acentrato• è bello pagina 19 LIIUlioiecaginob,anvO confusione, delle fotografie che abbiano la serenità e l'immobilità del ritratto da studio. Full'ia P(•tlrnni FaraHino <Ju<'~li -.tTÌtratll III pubbl,ro . < omt• /1 chiama Fulvia, in sequenza sulla pagine di Alfabeta, rivelano del mondo, e sarebbe meglio dire: del demi-monde, del cinema a Venezia forse pi~ di quello che sospeuavamo della ex-grande kermesse italiana: 1101è1riuscita a trasformarsi in eccelleme supermarkel, come Cannes, dove davvero c'è lui/o e IUIIO può essere compralo e vend1110,e in compenso del suo progello culturale rimangono alcuni i111elleut1aclihe vanno n al Lido a fare i monumemi di se Roberto Esposito Hume e Rawls (0/The Originai Coniract, di David Hume; A Theory of Jt1S1iced, i John Raw/s; Reading Rowls; Biblioteca della liberià (n. 65/66); La societàgiusta, di Salvatore Veca; R"emotaJustitia, premessa per uno discussione su etica e politica, di Remo Bodei) pagina 21 Bruno Accarino Etica e pO(~rt: (Soziologie der Mora/, di Niklas Luhmann; A Theory of Juslice, di J. Rawls; T/,e concept of benevolence. Aspec/s of Einghteenth-Century Mora/ Philosophy, di T.E. Robens; Osservazioni filosofiche su una teoria della giustizia e /'«idea» di sinistra, di S. Veca) pagina 25 Stefano Verdino Autonomia di Anceschi (li caos. il metodo - Che cosa I la poesia? Fenomenologia e struttura di una domanda, di Luciano Anceschi; Del bello e del bello intelligibili, di Plotino) pagina 26 Augusto Graziani Andreana, padre della stangata pagina 27 Giornale dei Giornali Dopo il Mundial A cura di lndex-Archivio Critico dell'lnformazio11t pag 30 Finestre Umberto Eco Ramon Jakobson pagina 6 Jean Baudrillard Oscenità della comunicazione pagina 9 Oscar Marchisio Macchine nuove pagina 11 Antonio Porta li gioco della verità pagina 23 Carlo Formenti Musica per alieni pagina 24 Maurizio Ferraris «Siete stati meravigliosi» pagina 24 Poesie Luigi Di Ruscio pagina 18 Le imm11iai Fulvia Pedroni Farassino Gran Ballo Excelsior Venezia s1essi, come fossero già postumi, come per un rituale anticipatore che dovrebbe servire a evitare il silenzio del dopo morte, insieme a cosiddeui uomini di ,peuacolo che hanno un potere diretrnmente proporzionale alla pocheu.a delle loro riuscite (è un potere che conrnva ancora nel lontano 1981 se certi rt'gisti hanno trovato ancora soldi per girare certi film). La piccola galleria di Alfabeta ha un cara11erefrancamente «demenziale» e ,111sita, supponiamo, il suo valore. Chi ha trasformato la «demenzialità• in furore a111entico(vedi Fassbinder) ha \t'mpre fauo una bruua fine. La celluloide 1aglialegole. Alcuni sono 1a/men1,· «gasali• che credono di essere reali /.l"alvogli seri/lori che sono ben consaJJ<'VOdli essere il proprio mo11ume1110, come dicevo ...). C'è del pa1etico in simili esibizioni? \'011mi pare, forse 1111 po' di etilismo ,.-nza ge11ia/i1àD. unque, nè supermar- ~el, nè cultura, solo una certa qua111i1à di qua11ri11mi ale spesi. Si sa, perché arrivano in rilardo, perché 1101s1i può programmare sul serio, perché non ci sono smmure adeguale... Verissimo. Appunto, risparmiamo. Come è s1a10 dello genialmente dell'anore: 1olta la maschera si vede il /rucco. Qual è la ragione perché si debba periodicamen- /e finanziare simili 1rucchi? Basiano, o avanzano, i fuochi d'artificio, sono perfino più reali. Visi1a1eVenezia, d'inverno. alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeto Comitato di direzione: Nanni Balestrini, Omar Calabrese. Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti. Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi. Mario Spinella. Paolo Volponi Redazione: Carlo Formenti, Vincenzo Bonazza, Maurizio Ferraris, Bruno Trombeni (grafico) Art director Gianni Sassi l:.tlit.ioni Intrapresa A.P. Cooperativa di promozione culturale a r.l. Redazione e amministrazione Via Caposile 2, 2013 7 Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore editoriale: Giovanni Alibrandi Composizione: GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano. Tel. 53\12546 S1ampa: Rotografica s.r.l. via Massimo Gorki, S. Giuliano Milanese Distribuzione: Messaggerie Perioclici Abbonamento annuo L. 25.000 ,strro L. 30.000 (posta ordinaria) L. 40.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale a r.1. via Caposile 2, 20137 Milano telefono (02)5!12684, Numeri arretrati Lire 5.000 Conto Corrente Poslale 15431208 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.\1.1\181 Direttore responsabile Leo Paolazzi Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati Nota Bene A partire dal prossimo numero (41, settembre 82) gli articoli non dovranno superare le 6 cartelle di 2000 battute. Ogni eccezione dovrà essere concordata con la di• rezione del giornale, in caso contrario ci vedremo costretti a procedere a tagli. Ricordiamo inoltre che tutti gli articoli (salvo diversi accordi con la direzione) devono essere corredati da precisi e detta• gliati riferimenti ai libri e/o agii eventi recensiti; nel caso dei libri occorre indicare: autore (nome e cognome per esteso), titolo, editore (con città e data), numero di pagine e preizo. Ricordiamo inoltre che gli articoli devono essere inviati in triplice copia e che l'autore deve indicare indirizzo, numero di telefono e codice fiscale. Convegno scientifico internazionale su CUCINA CULTURA e SOQETA Con il patrocinio del Ministero dcli' Agricoltura e delle Foreste Dal 15 al 18 settembre 1982 Villa Man in di Passariano (Udine) Promosso e organizzato da Centro Ricerche e Iniziative in Scienze del Linguaggio e loro Applicazioni in collaborazione con Istituto di Filologia Romanza dell'università degli Studi di Udine Shakespeare & Company di Milano Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica di Urbino Goethe-lnstitut di Trieste Cooperativa Centro Documentazione Pistoia Periodici Fogli di informazione Documenti e ricerche per l'elaborazione di pratiche alternative in campo psichiatrico e istituzionale. A cura di Agostino Pirella e Paolo Tranchina. Uri numero L. 3.000 Abbonamento annuo L. I 2.000 otiziario del centro dOOJmentazione Periodico di informazione culturale e bibliografica: inchieste, interventi, documenti, novità editoriali. Un numero L. 2.000 Abbonamento annuo L. 8.000 Ec:onotizie Agenzia di informazione su alimentazione, ambiente, armamenti, energia, nuove tecnologie, salute. Un numero L. 1.000 • Abbonamento annuo L. 6.000 Collana Controscienza La controrivoluzione microelettronica I microcomputers e i loro effetti nella produzione e nella vita quotidiana. L. 3.000 La chimica nel piatto Guida completa ai veleni alimentari. L. 3.000 La geotermia Un importante fonte di energia rinnovabile, sfruttata insufficientemente. L. 2.000 Cooperativa Centro documentazione Pistoia Casella Postale 347 • 51100 Pistoia tel. 0573/367144 • C.C.P. 12386512

Lasocietàdell'informazione Intervista a cura di Carlo Formenti D. // settore ddfelaborazione e della trasmissione di informalioni t attualmente investùo da una rapidissima evoluzione tecnologica. Pensale che si traiti di una vera e propria rivoluzione tecnico-scientifica o del normale rùmo evolutivo di un settore tradizionalmente assai dinamico? Occhini. Le rispondo con un esempio: quello che dieci anni fa poteva essere fatto con un minicomputer oggi può essere fatto con un microcomputer. Ciò avviene grazie àd un evento di portata effettivamente rivoluzionaria: l'avvento del microprocessore: li microprocessore ha consentito di uscire dal circolo vizioso maggiore integrazione/minore applicabilità. Infatti grazie al doppio livello di programmazione (può essere programmato tanto a livello di memoria accessibile da software quanto a livello di memoria accessibile da firmware) il microprocessore permette di raggiungere altissimi livelli di integrazione senza che sia necessario specializzare il «chip• per applicazioni limitate. Una volta usciti dalla logica dell'integrazione pura, la diffusione dell'elettronica non è stata più confinata nei settori squisitamente informatici. Oggi l'informatica non assorbe più del I O per cento della produzione elettronica, mentre quote sempre maggiori spettano a settori come l'automica, la bionica, la produzione di forni elettronici, ecc. Manacorda. Sono d'accordo con Occhini. C'è stato effettivamente un salto che non mi pare solo tecnologico ma anche concettuale: mentre sul piano strettamente tecnologico esiste un'evoluzione quantitativa di proporzioni tali da determinare mutamenti qualitativi (sono quelli nc;,ti:miniaturizzazione, velocità, ecc.), la possibilità di accrescere l'integrazione non a scapito della nessibilità significa un mutamento di paradigmi concettuali. Significa in particolare l'estensione di una logica sistemica più o meno a tutte le applicazioni possibili, il che rinforza l'apparato concettuale della scienza moltissimi settori che erano appannaggio della meccanica per cui la produzione di calcolatori rappresenta solo una quota minima del settore. Manacorda. Questo carattere pervasivo delle nuove tecnologie elettroniche è tale per cui d_ivienedifficile distinguere un settore «elaborazione dati•, a meno che non lo si riduca al settore industriale che produce le apparecchiature destinate a tale compito; quanto al settore applicativo non è piil possibile definirlo in modo preciso, cosi com'è impossibile definire un «settore applicativo• dell'energia elettrica. D. L'immaginario sociale sulle conseguenze del processo di informatizzazione della societìJ t scisso fra utopia e apocalisse. Anche gli «esperti• hanno del resto contribuito a questo atteggiame11m. dfride11dnsi. per e.<empin i11 redei sistemi. laziu11eal/"impauu 1le/l"eleuru11icsaul Occhini. Per suffragare questa valu- mondo del lavoro, fra coloro che prelazione vorrei aggiungere che già oggi vedono un aumento della disoccupala potenza di calcolo erogata sui mi- ,ione tecnologica, un impoverimento crociabora tori è di diversi ordini di dei contenuti professionali, una ridugrandezza superiore a quella erogata zione delle possibilitìJ di carriera, una sui minielaboratori e sugli elaboratori maggiore nocivitìJ, ecc., e coloro che «generai purpose•: ciò avviene perché annunciano lo sviluppo di nuovi imla gamma applicativa dei microelabo- pieghi altamente remunerativi e ricchi ratori è divenuta assai più capillare di di interesse e contenuto professionale, quanto non fosse possibile prevedere un radicale miglioramento delle condiqualche anno fa, basandosi sul puro ,ioni dilavoro e via di seguito. Qualè il processo di integrazione circuitale. vostro parere? D. Vogliamo fare qualche esempio Manacorda. È necessario cambiare di questa estensione applicativa? il modo di porsi questi interrogativi, Occhini. Il repertorio è ormai bana- abbandonare le alternative in termini le. Tutti hanno visto le pubblicità che di o/o. Proviamo a trasportare questa invitano ad acquistare il televisore che opposizione fra apocalittici e utopisti è già predisposto come terminale per nel 191 O o nel 1920, applicandola al tutte le future opzioni che qualcuno mezzo automobilistico: che cosa ci ripotrà eventualmente immaginare. serverà l'automobile: potremo muoAltrettanto note sono soluzioni come verci liberamente da un luogo all'altro quella dell'Alfa Romeo che in situa- in qualunque ora del giorno e della zione di regime del motore (a velocità notte, senza dipendere dalla stanchezquindi costante) permette di disinne- za dei cavalli, potremo muoverci con scare due dei quattro cilindri e far qualunque tempo, oppure questo marciare la macchina con una riduzio- mezzo intaserà le vie delle nostre città, nedel30/40percentodeiconsumi. Mi ci disturberà col suo rumore, ci avvepare che al festival delle donne di Bo- lenerà coi suoi gas di scarico, ecc. logna ci sia stata un'intera sezione de- Dopo 60 anni non possiamo che condicata al modo in cui la tecnologia ciel- sta tare che sono avvenute entrambe le tronica trasformerà i nuovi elettrodo- cose; evidentemente tutte due erano mestici. Gli esempi potrebbero essere strettamente legate al tipo di strumenmoltiplicati all'infinito. Noi eravamo to e al tipo di sviluppo sociale ed ecoabituati a pensare al calcolatore quan- nomico che lo aveva prodotto. Mi pare do si parlava di elettronica; oggi la che piìl o meno lo stesso discorso possa miaoelcttronica sta penetrando in essere fatto per tutte le tecnologie che 187 Paola Manacorda I Giulio Occhini si sviluppano in una società intrinsecamente contraddittoria, e quindi anche per le tecnologie dell'informazione. Ci sono degli studi che dimostrano che, in questa fase, alcuni settori industriali subiscono effettivamente grossi cali occupazionali: in primo luogo la stessa industria elettronica, a causa dell'automazione su larga scala dei processi lavorativi; per non parlare della scomparsa di interi mestieri, come quelli dei linotipisti e dei tipografi. Se tuttavia vediamo le cose sul lungo termine, nessuna innovazione tecnologica di per sè ha prodotto un radicale restringimento dell'occupazione; piuttosto lo sviluppo tecnologico tende a trasformare sul lungo periodo la composizione dell'occupazione (tutti sappiamo che negli ultimi 50 anni il rapporto fra occupazione agricola. industriale e nei scrvi1i è mdicalmcntc mulato a favore di questi ultimi). Più che ad un astratto bilancio dell'occupazione, le previsioni dovrebbero servire ad impostare una politica capace di gestire le trasformazioni. Le proposte già avanzate e discusse in merito a livello europeo ed in alcune situazioni nazionali riguardano la mobilità dell'occupazione e la riqualificazione. li tema della mobilità mi sembra soprattutto decisivo perché tutti nel breve-medio termine dovremo affrontare la necessità di adattarci a cambiamenti radicali. Da un'assemblea cui ho partecipato ieri sera mi è parso che emerga in particolare il problema di come la gente vive il cambiamento: perdita di sicurezza o ampliamento delle possibilità? Occhini. Sono d'accordo su quanto ha detto Paola, vorrei però approfondire un altro aspetto. Ci si potrebbe domandare se la tendenza verso la società informatica risponda effettivamente ad un imperativo tecnologico. Esiste infatti una pressione da parte delle società di telecomunicazioni e di elaborazione dati che potrebbe generare il dubbio se lo sviluppo della domanda di queste tecnologie risponda ad esigenze autonome o sia creato dall'offerta. È difficile dare una risposta univoca, però vi è un elemento che mi sembra tale da accreditare un'esigenza reale del processo economico e organizzativo ad assorbire sempre piil informazione: l'informazione è probabilmente il mezzo più economico per gestire processi di tipo complesso. Un'azienda si trova oggi a dover operare in un regime assai più incerto di dieci anni fa; fattori come l'accresciuta competitività a livello internazionale, le variazioni del cambio del dollaro, ecc. incidono direttamente sui margini e a volte determinano situazioni di emergenza che possono essere fronteggiate in due modi: immobilizzando delle risorse da utilizzare al momento dell'emergenza o dotandosi di strutture che consentano di avere informazioni sufficienti su quanto sta avvenendo. Questa seconda via dovi-ebbe consentire di gestire le risorse al meglio in funzione di ciò che avviene mano a mano che avviene. Detto altrimenti, l'evoluzione del sistema in cui viviamo è tale per cui l'informazione è divenuta un hene che costa meno di altri per fare le stesse cose. ()uc,10 ci riporta al discorso sull'occupazione: è evidente che quanto più la gestione degli obiettivi avviene in modo «affilato• tanto più si riducono le risorse di tipo umano; ciò tuttavia non comporta necessariamente problemi di disoccupazione tecnologica sul lungo periodo, come già spiegava Paola, e in ogni caso vorrei far notare come le due tendenze, degli utopisti e degli apocalittici esistano proprio perché è difficile fare previsioni attendibili in questo campo. Un esempio: prima che venisse fuori il microprocessore si erano fatte previsioni sul modo in cui il processo di microintegrazione sarebbe andato avanti e su come ad un certo punto si sarebbe relativamente arenato; queste previsioni errate hanno mandato in crisi grandi società produttrici di semiconduttori che avevano costruito le loro aspettative sulla pura estrapolazione delle tendenze presenti. Le previsioni hanno quindi per lo più la funzione di prepararci, di aiutarci a supe• rare quella che gli psicologi chiamano la «sindrome di Mowgli• (dal nome del protagonista del Libro d~llajungla di Kipling: come il ragazzo allevato dai lupi fatica poi a rientrare nel consesso umano, cosi una persona abituata ad una certa cultura incontra difficoltà ad adattarsi ad una cultura diversa in cui finisce con l'essere costretta ad operare). Mi sembra che la «sindrome di Mowgli• colpisca in particolare i politici, sia per motivi di formazione culturale, sia perché solo recentemente questi problemi sonq affiorati in Italia a livello politico. Se un processo di riqualificazione è urgente, esso riguarda proprio la classe politica: chi è incaricato di_gestire lo sviluppo economico e sociale della nazione non ·può fare a meno di. impadronirsi di strumenti culturali che costituiscono un elemento ·cruciale di evoluzione. Manacorda. Che oggi vi sia la necessità di utilizzare l'informazione come risorsa più economica per gestire sistemi complessi è vero; non si deve però sottovalutare quanto ciò sia difficile. La società dell'informazione non è esclusivamente né prevalentemente una società della circolazione di informazione. Presuppone una continua produzione di informazione, di conoscenza. Tutti ritengono questa fase automatica, quasi un sottoprodotto di altre attività; mi pare invece che 20 anni di utilizzo dell'informatica tradizionale abbiano dimostrato che questo è il nodo cruciale: disporre di tecnologie per trattare, elaborare in vario modo e distribuire l'informazione non ci esime dal porci il problema di dove realmente si produca l'informazione; non mi riferisco solo alla necessità di mettere in luce i rapporti di polere ma anche alle difficoltà concelluali. La produzione di informazione resta fondata sul cervello umano anche se certe operazioni di elaborazione possono essere devolute alle macchine. Ed è proprio qui che si evidenziano gli effet1i di polarizzazione: quando ci si domanda se le nuove tecnologie offriranno lavori più qualificati, ricchi di contenuto professionale, oppure lavori più stressanti e poveri, la mia rispo- ,ta è che accadono entrambe le cose, ma per persone diverse e per gruppi ,ociali diversi. La formalizzazione di alcuni processi intellettuali, fase necessaria perché questi processi possano essere successivamente automatizzati, è un lavoro intellettuale piu11osto ricco e interessante che richiede notevoli conoscenze. Al contrario la gestione dei processi automatizzati è un lavoro dequalificato. Questa polarizzazione era già stata notata in fasi precedenti dell'automazione industriale in senso stretto. Non è escluso che in prospettiva venga superata grazie ad una ricomposizione attraverso meccanismi di intelligenza artificiale; ma allo stato dei fatti essa è molto evidente. Occhini. Vorrei però osservare che quando si parla di automazione industriale e ci si propone di stabilire dei confronti con le applicazioni dell'informatica in senso lato (dalle applicazioni gestionali a quelle scientifiche all'automazione d'ufficio), si semplifica eccessivamente: l'automazione industriale consiste nell'introduzione di robot che fanno determinate cose per conto loro una volta che sia stato schiacciato un pulsante; nessuna delle macchine di cui parliamo quando ci riferiamo alle applicazioni dell'informatica è viceversa in grado di fare alcunché senza intervento umano. Manacorda. Non sono del tutto d'accordo, credo si tratti di un problema di fasi. Prima c'erano macchine che automatizzavano parti di un determinato processo, poi sono arrivati i robot che automatizzano un'intero processo di lavorazione (in realtà non arrivano mai ad automatizzarlo integralmente). Anche la famosa «unmenned factory•, la fabbrica senza operai giapponese, ha qualcuno alle spalle che l'ha progettata e programmata. Non credo che il lavoro automatizzato realizzi mai una totale sostituzione del lavoro

umano; esiste una tendenza asintotica a incorporare parti sempre più ampie di processi materiali (ed ora, con l'in- • formatica, anche intellettuali) nelle macchine. La tendenza è asintotica perché la formalizzazione di sempre nuovi processi resta comunque un'attività umana; ciò non toglie che una parte di questo lavoro di formalizzazione non si possa affidare ad un'altra macchina, ma questo signifi.ca che a sua volta questa parte richiederà un ulteriore lavoro di formalizzazione e così via. Questa rincorsa fra Achille e la tartaruga esiste a mio parere anche per la questione della produttività: oggi è un'affermazione assai comune e del resto facilmente verificabile che il sistema dei servizi, il terziario, è pcico produttivo in rapporto· al ·secondario, al sistema industriale. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che il settore terziario è nato ed è cresciuto col preciso scopo di aumentare la produttività del settore secondario. Oggi la sua improduttività diminuisce la produttività complessiva del sistema; ma le tecniche di «office automation» che servono a recuperare la produttività del terziario lo fanno in qualche modo a detrimento della produttività del quaternario. Quando un settore dell'attività umana è sufficientemente maturo e consolidato i suoi processi possono essere formalizzati e automatizzati in modo da consentire un aumento della produttività; d'altro canto questa attività di formalizzazione dei processi è un'attività umana che resta poco produttiva fino a quando non abbia a sua volta raggiunto un grado di consolidamento che ne consenta la formalizzazione, dando origine a nuovi processi scarsamente produttivi. È però probabile che il «gap» tenda a ridursi: gii, oggi l'industria del software, nata solo 30 anni fa, conosce lo sviluppo di una ingegneria del software che si propone di standardizzare e formalizzare i processi produttivi. Occhini. Mi pare che da quanto dici emerga comunque un quadro ottimistico: le conoscenze umane si esercitano su processi sempre più complessi che richiedono una crescente creatività. Manacorda. Si tratta di un processo contraddittorio. L'invenzione della stampa, una radicale innovazione tecnologica che presenta forti analogie con quelle attuali, fa sì che la quantità complessiva di informazioni in circolazione sia assai maggiore che in precedenza. Non dimentichiamo però che esistono tuttora società in cui l'informazione è ricca ed altre in cui non lo è affatto, come all'interno di una stessa società esistono gruppi e strati che sfruttano le accresciute possibilità di conoscenza ed altri per cui esse restano esclusivamente allo stato potenziale. Lo stesso discorso potremmo fare per la diffusione dei mezzi radiotelevisivi: lo sviluppo di questi strumenti tecnologici crea maggiori occasioni di partecipazione ma anche meccanismi di esclusione: oggi.tutti sanno leggere, ma pochi comprano libri e giornali e chi non li compra è di fatto escluso dalla fruizione della cultura. Un'altra contraddizione: la formalizzazione di processi sempre più ricchi e complessi ci allontana dalla soddisfazione di determinati bisogni umani: l'esplosione delle lotte della fine degli anni '60- in particolare· di quelle sull'organizzazione del lavoro- è stata anche dovuta al fatto che il taylorismo, in quanto estrema formalizzazione, e quindi irrigidimento dei processi, si era allontanato dai bisogni elementari di nessibilità, elasticità, non alienazione del lavoro. auroregolazione sociale. Qual è il rapporro fra quesra rendenza ed i processi di rrasformazione recnologica e delle procedure decisionali in una siruazione di crescente incerrezza previsionale e quali sono i modelli sociali emergenti? Occhini. Piuttosto che di alternativa fra pianificazione e neoliberismo io parlerei di differenza fra società in cui fa premio la competitività e società in cui fa premio la collaborazione. Prendiamo una società come quella giapponese: per una serie di motivi storicoculturali questa società favorisce la collaborazione nell'ambito dell'azienda. In un'azienda giapponese è molto difficile stabilire chi fa un lavoro di tipo creativo e chi no, il protagonista è sempre il gruppo. Le promozioni avvengono per anzianità con un criterio di selezione delle persone basato sull'esperienza accumulata occupando molti ruoli diversi nell'ambito dell'azienda e finendo quindi per saperne di più di altri. Il Giappone è il paese che più di o~ni altro ha invc,;;titn ,utrnhicttivo ddla ~m:ictit intormatu:a e t.:h1.:,ta attuando la politica più sistematica in questa direzione; ebbene: l'investimento maggiore non è stato nella tecnologia (anche se su questo piano sappiamo tutti che i risultati giapponesi sono splendidi) ma nella formazione; il piano giapponese per la società informatica punta soprattutto sulla formazione. Ciò conferma che mutamenti di questo genere non possono avvenire che nel consenso, e non, certamente, in una situazione di competitiDiamo qui di seguito alcune informazioni sui partecipanti al colloquiointervista e le definizioni di alcuni termini tecnici. Hardware: è la componente macchina di un sistema eleuronico per l'elaborazione dei dati, ossia l'elaboratore vero e proprio con tutto il corteggio di unità periferiche, memorie ausiliarie, tenninali e apparecchiature per la trasmissione dei dati. Software: è la componente programmi di un sistema e/euronico per l'elaborazione dei dati. I programmi vengono redaui da esperti (programmatori) nei linguaggi di programmai.ione (codici) per cui è predisposto l'elaboratore, vità esasperata come quella che noi viviamo (indipendentemente 'dal fatto che si viva in un regime capitalistico o meno). Se dobbiamo quindi parlare di modelli, direi che l'obiettivo è quello di riuscire in qualche modo a rovesciare i criteri di valore che premiano la competitività in favore di quelli che premiano la collaborazione. Manacorda. lo vedo le cose diversamente. Sono d'accordo con Formenti sul fatto che si stia rafforzando l'ipotesi neoliberista, non solo sul piano economico ma anche come modello di società dell'informazione. Ciò è dovuto alle gravi difficoltà dell'ideologia della pianificazione che è in crisi su tutti i fronti: dalla politica urbanistica e territoriale a quella dei servizi, per non parlare della politica economica. Nel contempo cambia radicalmente il ruolo dell'informazione nel meccanismo di governo: il rapporto informazionedecisione. Negli ultimi vent'anni questo rapporto è stato largamente teorizzato tanto dalla teoria dell"informazione 4u,.nto da 4udla del governo e mi pare si possano individuare grosso modo due fasi. La prima coincide con la nascita dell'informatica tradizionale e concepisce l'informazione secondo la teoria classica di Shannon, vale a dire come elemento di riduzione dell'incertezza del decisore, il quale si suppone applichi un meccanismo relativamente lineare e deterministico, un modello decisionale relativamente stabile cui per funzionare basta avere le informazioni giuste. Con il crescere Nota e glossario sull'informatica Chip: lastrina di silicio su cui vengono realizzati i microprocessori (vedi sollo) o le memorie secondo le tecniche microe/euroniche Microprocessore: leueralmente microelaboratore (microprocessor. In italiano esso è però usato anche per indicare i microcomputer - vedi sollo). Le tecniche microeleuroniche (miniaturizzazione o i111egrazionecircuita/e) hanno permesso di riunire su una lastrina di silicio di pochi millimetri di lato insiemi completi di funzioni arit111etico/logichedi elaborazione, equivalenti a quelli che nei ca/colatori delle prime generazioni richiedevano complessi circuitali di grandi dimensioni. sono memorizzati da/l'elaboratore Microcomputer, minicomputer, eiaD. Mi pare che contraddizioni e stesso e deuano l'uso che esso dovrà boratore generai purpose: si traila di della complessità sociale siamo entrati in una fase in cui il concetto di informazione è stato assunto in senso più sistematico: informazione come risorsa di un sistema che deve continuamente tenersi in equilibrio facendo fronte alle turbolenze esterne. Questo è il momento in cui si sviluppano i vari tentativi di pianificazione integrata ed in cui non a caso si comincia a parlare di informatica distribuita e della possibilità di avere informazioni periferiche da inserire in meccanismi via via più complessi; è anche il momento dello sviluppo dei sistemi informativi e dei sistemi di indicatori. Questa strategia è entrata in crisi perché le informazioni c'erano ma mancavano i modelli, non si è riusciti a creare un modello decisionale e programmatorio efficace e tutte le esperienze di programmazione - non solo quelle italiane - sono fallite perché pianificare e programmare in una società in cui il meccanismo economico fondamentale continua ad c,;;,crc il mercato è molto difficile. Mi pare che si stia oggi aprendo una tcrLa fase in cui l'informazione viene concepita appunto come risorsa di un meccanismo di mercato da rivitalizzare, rispetto al quale la complessità, contrariamente a quanto avveniva nella logica sistemica, non è più qualcosa da ridurre ma un elemento con cui occorre fare i conti e funzionale al rilancio del sistema. L'informazione dev'essere prodotta e deve circolare in modo estremamente 0essibile e interattivo, l'ipotesi è che ognuno di noi sia ad un anche i mini e i micro sono dotati di software applicativi di vario tipo. Paola Manacorda, laureatain matematica, lavora nel settore informatico dal I 96 I. In particolare si è occupata delle conseguenze politiche e sociali delle nuove tecnologie. Ha pubblicato: Il calcolatore del capitale ( Feltrinelli I 976), Informatica sanitaria ( Felrrinelli 1980), li sistema informativo sanitario di base ( La Nuova Italia I 98/) oltre numerosi articolisu quotidiani e riviste. A11ualme111e è docente presso la Facoltà di Architel/ura del Politecnico di Milano. ambiguità siano destinate ad aume111a- fare dei dati (ossia a quali elaborazioni tre classi di calcolatori di dimensioni, Giulio Occhini, laureato in fisica, è re. Perché la diffusione delle nuove tee- aritmetiche e logiche essi andranno sot- costi e prestazioni cresce111i. I più gran- responsabile della ricerca applicativa nologie non cada negli stessi errori che toposti) di si chiamano generai purpose (di im- della Hisi Honeywell, docente di sistetu Paola hai appena ricordato, o per piego universale) per ragioni storiche. I mi informativi presso la Scuola di Diaffrontare le .esigenze di mobilità cui Firmware: è quella parte del software mini (da cui sono derivati i micro) sono rezione Aziendale della Università accennavi in precedenza, sarebbero che, non essendo relativo a problemi apparsi all'inizio degli anni '70 come Bocconi di Milano, Preside111edella infaui necessarie precise scelte di pro- applicativi 111a funzioni di servizio, ca/colatori di basso costo, erano pro- Sezione Milanese dell'Aica (Associagrammazione, me/lire ci troviamo di viene registrato una volta per tulle in gram111atdi all'utilizzatore in funzione zione italiana di calcolo automatico). fronte ad una crisi di razionalità del particolari 111e111orideell'elaboratore di un'unica applicazione (si parlava di Ha pubblicato L'informatica nella gepiano capitalistico che si accompagna (le cosiddeue memorie a sola /euura),, calcolatori «dedicati» in contrapposi- stione aziendale: aspetti e prospettive ad "'ì a11eggia111en«toneol,bensta» d, delle unità periferiche. zioneaquelli«generalpurpose»). Oggi di impiego (Franco Angeli 1980). B1raf e ee l ag e Gflfa!-:1'-r--H. c~.c'-'?r----------------------------' tempo creatore e utilizzatore di informazione non tanto come attore di un sistema ben organizzato, legato ad un ruolo ben definito, ma come cellula di un sistema rispetto al quale la complessità si presenta appunto non come vincolo ma cbme fondamentale requisito funzionale. D. Le altre società industriali risponderebbero quindi al modello collaborativo di tipo giapponese con un «ritorno alle origini>, vale a dire ad un modello di società altamente conjfiuuale e competitivo, fondato sui meccanismi di mercato. Questa tendenza troverebbe conferma anche nello sviluppo di teorie politiche di tipo neocontrartualista: la filosofia del contrailo sociale, nara per regolare gli aspri conjfilli del capitalismo nascente, riemerge oggi in un pensiero politico che rentadi definire il quadro di conrra11azionedelle regole secondo cui devono svilupparsi conflitti, non solo inevi1abili,ma addiriuura necessari alla sopravvivenza e allo sviluppo del sistema. Manacorda. Sì, credo che sia un'ipotesi attendibile. Mi è capitato di recente di leggere due o tre relazioni di tecnici a convegni sui sistemi informativi nell'esperienza norvegese che affrontavano i problemi proprio dal punto di vista della funzione contrattuale del sistema informativo. La concezione, ancora comune quattro o cinque anni fa, del sistema informativo come strumento di controllo di chi detiene il potere sugli altri membri di una organizzazione, sembra lasciare il campo ad una concezione che interpreta il sistema informativo come un elemento che attiva e regola ad un tempo la connittualità. Occhini. Non credo che la con0ittualità possa essere considera,a di per sè un elemento propulsivo: nell'ambito di un processo di razionalizzazione la connittualità è calore; termodinamicamente è perdita di qualcosa dotato di valore e sua trasformazione in qualcosa di inutilizzabile. Manacorda. Non stavo dando giudizi di valore, tentavo di interpretare verso quale tendenza ci si stia muovendo. L'immagine del calore è giusta, ma dobbiamo appunto pensare alla società dell'informazione come ad una società che si è data strumenti tali da recuperare questo calore, questa energia, e da reimmetterlo in qualche modo nel sistema, una specie di motore turbo. Occhini. Su questo posso essere d'accordo. Continuo però a rifiutarmi di considerare la connittualità come un valore in una società in cui qualsiasi progetto sensato richiede la costituzione di gruppi di lavoro che riescano ad essere coerenti almeno nel perseguimento di determinati obiettivi. Parlavo del modello giapponese: è" chiaro che le aziende giapponesi nel loro complesso sono altamente competitive, ma ciò avviene proprio perché al loro interno si privilegia la collaborazione e non la competitività. Naturalmente entrambi i tipi di incentivo, quello basato sulla competitività e quello basato sulla collaborazione, hanno dato risultati economici. li secondo però sembra essere oggi decisamente più efficiente. Manacorda. li modello giapponese è molto lontano dalla nostra storia e dalla nostra cultura. Posso concordare sul fatto che dove gli obiettivi sono definiti è possibile ottenere la collaborazione attraverso determinate politiche (per es. nel gruppo di lavoro). li discorso è diverso quando gli obiettivi non sono facilmente definibili o entrano in connitto fra loro. li sistema aziendale per es. è definito da un in- ':; sieme di obiettivi economici, ma i sog- :: getti che lo compongono entrano fra ·gj> loro in relazione anche ad altri livelli, ~ dando vita ad altri sistemi che non è ~ detto che debbano collaborare, anzi, ~ come ben sappiamo è altamente pro- ~ babile che entrino in connitto. Questo ~ ci riconduce al tema dei bisogni umani E, e all'interrogativo se le nostre condi- ,::, zioni di vita nella società informatizza- .,,. ta saranno migliori o peggiori. interro- S gativo cui non possiamo qui dare ri- ~ sposta. -!; <:

Lacomunitsàcientifica Danielle Mazzonis, Marcello Cini Le regole del gioco L'evoluzione delle strutture del sapere scientifico. Milano, Feltrinelli, I 981 pp. 229, lire 6000 N ell'attuale crisi dei fondamenti della cultura e delle discipline singole, ogni ipotesi di un nuovo paradigma unitario culturale urta preliminarmente con la diffusa assunzione del plurale e del molteplice, del frammentato e del locale. I grandi «sistemi», quelli che hanno costituito la ricchezza e il tessuto connettivo culturale del Novecento e che si sono variamente intrecciati e contrapposti. sembrano aver esaurito la loro funzione euristica, e non appaiono più in grado di fornire modelli interpretativi soddisfacenti sia rispetto al reale sia rispetto alle esigenze ristrutturative. metodologiche e procedurali delle discipline e dei campi. Ciò va detto, secondo le nuove correnti post-positiviste, per la strutturazione stessa dei «sistemi• che operano una «centralizzazione•, si basano cioè su un elemento assunto come determinante o centrale nella produzione dei modelli interpretativi e operativi. Ora, il grande protagonista di questa nuova crisi sembra essere il soggetto, sia esso inteso come «operatore• o come «pluralità di soggetti•, non la soggettività. non l'ente, l'altro dall'oggetto, ma il produttore «enigmatico•. non più fornito di impasto unitario astratto, di logiche, di procedure, di linguaggi, di immaginario, insomma soggetti che acquisiscono autonomia ed indipendenza e nei quali si decentra la stessa soggettività. È questo soggetto che va indagato. C'è dunque un mutamento epistemologico profondo che dà luogo a un mutamento del ruolo, della funzione, della «figura• socio-culturale degli stessi ricercatori e della strutturazione disciplinare. L'indagine sulla soggettività e sul ruolo o funzione delle comunità scientifiche, e sul ruolo o funzione della scienza nel sistema socio-economico, sono i temi che hanno sviluppo nelle correnti di sociologia della ricerca scientifica, attiva anche nel prolungamento di Nuova Sinistra. Cini-Mazzonis li svolgono sulle colonne del Manifesto e ora in un libro di scontro teoriCO. L'effetto dell'informatizzazione Il collasso politico della Nuova Sinistra ha tolto gli spazi di intervento sociale per una gestione democratica e per il controllo della produzione e della ricerca, pur lasciandoli sussistere come «ideali•, complicati dai nuovi processi di riorganizzazione della produzione. In questo senso, e tenendo conto del tipo di analisi in corso sull'cinformatizzazione• della società, si propone una critica radicale di ogni forma di «oggettività• come attualmente ere- - gressiva., e un'analisi della soggettività e della sua rielaborazione. Esaminiamo le tesi principali, scegliendo due sequenze argomentative assai interessanti. I. L'informazione trasforma profondamente non solo il sistema produttivo, ma il consumo e la natura del prodotto stesso, l'informazione appunto. Cioè modifica il pensiero e la prassi scientifica, influendo sui meccanismi selettivi e sul metalinguaggio. 2. La posizione oggettivistica e realistica ha assunto attualmente un valore reazionario e conservativo. È quindi necessaria l'assunzione primaria della soggettività e la sua determinazione analitica e sociologica. Nella prima serie di argomenti si sostiene dunque una coerenza tra paradigmi scientifici e rapporti sociali, la quale interessa direttamente il linguaggio. L'assunto specifico consiste nell'importanza assunta dall'informatizzazione negli attuali mutamenti produttivi, che riducono l'informazione a merce trasformandone profondamente la natura, nel senso che, per essere merce, l'informazione deve•essere prevedibile, seriale, molteplice. Ciò comporta, insieme allo snaturamento dell'informazione e al suo controllo capitalistico, un azzeramento del confine tra ricerca pura e privata, tra momento conoscitivo e momento applicativo. L'asse vien quindi spostato radicalmente: la critica dell'economia capitalistica si pone, in questa ottica, come critica della produzione scientifica mercificata. La seconda serie di argomenti parte dai dati della crisi della ragione e del sistema neopositivistico, assumendo come svuotata di statuto rivoluzionario la categoria dell'oggettività e considerandola inadeguata a decifrare i problemi del ruolo sociale della scienza: «Né oggettività né razionalità bastano ( ...) a spiegare perché la scienza sia quello che è, perché gli scienziati fanno quello che fanno• (p. 41). Il riferimento è al lavoro di Gargani, con un recupero della vitalità dell'esperienza che distrugge le categorizzazioni, con una critica di insufficienza verso il metodo logico-deduttivo. A una razionalità classica che viene definita come strutturale, neutrale, necessitante, aprioristica, si contrappone una razionalità delle regole di costruzione e di applicazione del vissuto e delle pratiche operative. Si tratta però di analizzare il soggetto dell'attività conoscitiva: non si tratta del soggetto come entità astratta, ma di soggetti sociali, individuali e collettivi. E perciò occorre, secondo la lezione kuhniana, seguita dal gruppo di nuovi teorici della ricerca, distinguere tra il singolo scienziato (luogo dell'elaborazione e dell'invenzione) e la comunità scientifica (luogo della valutazione). E si deve distinguere tra innovazione (che coinvolge, oltre al pensiero logico, il pensiero analogico e ,an Eleonora Fioroni Leoneui cambia le regole del gioco) e valutazione (in cui agiscono i valori dominanti di classe, dando luogo ai «criteri• selettivi su cui sono effettuate le sce_lteteoriche). Nuova critica della sinistra Ora, alla base di questi argomenti, stanno taluni assunti che sono stati a torto scarsamente discussi, fin qui. Va notato che non sono nel testo sufficientemente esplicitati nella loro valenza teorica, né vengono argomentati e fondati, ma appunto costituiscono la base del lavoro analitico, per altro importante e pregevole, che contraddistingue più specificamente questo indirizzo sociale della ricerca scientifica anche in sede di storia della scienza e di polemica giornaliera e minuta (ma non per questo meno rilevante, anzi). È divenuta rara, e tanto più importante ora, la denuncia e l'attenzione posta sul rapporto di scienza e società nell'organizzazione del lavoro e nei mutamenti produttivi, oltre che culturali. Il gruppo sostiene che il linguaggio informatico è il luogo attuale dello scontro tra la nuova destra e la sinistra. Esso avviene, paradossalmente, «sul terreno più avanzato e potenzialmente creativo>: cil terreno dello scontro fra destra e sinistra si sposta dal terreno dell'ideologia scientifica e della funzione sociale della scienza, che era tradizionalmente il suo, e tende a collocarsi dentro i meccanismi e i contenuti stessi del sapere• (p. I 08). Assai incisiva e tullavia discutibile è l'altra affermazione che la critica della scienza è la «forma attuale concreta assunta dalla critica del capitale da un processo iniziato come critica dell'economia politica» (p. 11O). Non ci interessa qui la critica approfondita di queste posizioni (che conterrgono qualche sapore aforistico, nelle loro punte) quanto evidenziare i problemi su cui viene portata l'attenzione. Vi è la consapevolezza della specificità disciplinare con una certa autocritica verso la precedente semplificazione politica della Nuova Sinistra, con le sue illusioni che si potesse mutare la scienza dall'esterno o direttamente, senza passare allraverso il metalinguaggio della comunità scientifica. Ciò non è possibile neppure per le classi dirigenti. La comunità scientifica (da Kuhn già costituita come luogo di potere decisionale) viene ora esaminata nei suoi mutamenti ristrutturativi fino al neocorporativismo che trasforma appunto gli scienziati in «controllori di se stessi», in manager e in politici (p. 104). La comunità scientifica è tuttavia un «corpo resistente» (vogliamo cosi proporre qui di definirla): si pensa oggi che occorra sempre determinare su di essa nella sua specificità (o momento della «complessificazione») i modi dell'intervento politico. Le stesse classi dirigenti intervengono con l'allocazione di riserve sociali per mutare il peso relativo delle varie discipline in funzione dei propri interessi economici, influendo cosi sulla trasmissione e selezione dei criteri epistemologici e sull'egemonia culturale di una disciplina, che fornisce il modello paradigmatico della scienza stessa. In questi termini (anche se non esclusivamente) va letta la sostituzione in atto della biologia alla fisica-matematica. Viene cosi posta una correlazione rilevante e decisiva tra l'emersione della nuova biologia, quella molecolare, utilizzata dalla computeristica e dalla ingegneria genetica, come disciplina categorialmente dominante, e l'informatizzazione della società. Gli autori scrivono ciò: «La biologia del resto non è soltanto un gigantesco affare, è anche politica. Gli strumenti con cui i più raffinati e moderni programmatori intendono rispondere ai problemi di crisis management sono infatti quelli forniti dalla teoria dei sistemi, un prodotto quasi diretto dell'applicazione dei modelli biologici alla società e alle scienze dell'uomo» (p. 67). E sulla correlazione biologia-informatizzazione si articolano significativi interventi della raccolta, mentre è carente o troppo frettoloso lo specifico discorso epistemologico: sull'uso, per esempio, che di certe categorie della ricerca biologico-matematica fa Thom, o più globalmente sull'epistemologia francese che si muove tra la rilettura lucreziana falla da Serres e appunto la nuova biologia e la teoria delle catastrofi (con impianto e con finalità assai differenziate dunque dalla ricerca anglo-americana). Con tulio ciò viene sostenuto utile e anzi necessario uno spostamento della lolla politica nel luogo del linguaggio o meglio dei linguaggi e del metalinguaggio della comunità scientifica. L'individuazione del terreno di scontro con la nuova destra è il profilarsi dei problemi del metalinguaggio, che costituisce l'aspetto più interessante e acuto e nuovo. Essi risultano però articolati solo in sede di denuncia e non vengono teoreticamente articolati sul piano epistemologico. Una certa fragilità che sembra propria di questo indirizzo deriva più o meno inevitabilmente dalla rinuncia all'oggettività, dall'assunzione semplificata della funzionalità sociale della ricerca ai bisogni dell'uomo: il rischio è che tale criterio si renda non meno pragmatico e riduzionista della scienza che viene criticata. Tale infatti appare la formulazione che della sogge11ività viene qui svolta e che risulta con chiarezza nella seguente formulazione: «occorre reintrodurre il criterio dell'adeguatezza al fine che il sogge110si propone come elemento essenziale della sua convalida a livello sociale» (p. 206). In questi termini Cini e Mazzonis si definiscono «anarchici» nel senso più o meno esattamente proposto da Feyerabend con una loro sobrietà rigorosa di sinistra. Con rigore sobrio non intendiamo certo alludere a un atteggiamento morale, ma vogliamo indicare che, entro l'adesione al dissolvimento dei fondamenti e a un relativismo radicale e procedurale, agisce tuttavia una ricerca rigorosa e insostituibile degli effelli sociali della tecnologia capitalistica, con consapevolezza che si traila di un problema teorico oltre che pratico e vitale. Vengono cosi posti problemi epistemologici e sociali inesistenti nella più sofisticata epistemologia contemporanea. Cini e Mazzonis ci ricordano che il movimento studentesco aveva rivendicato tre libertà: quella del cittadino, quella del consumatore, quella dello scienziato e che aveva individuato nell'IBM il suo bersaglio privilegiato. E essi stessi svolgono come temi dominanti quelli della centralità del sistema militare, anche nelle nuove forme di decentramento e di recupero produttivo tradizionale; e quelli della biotecnologia, che permelle di 011enere cellule e microrganismi adalli alle produzioni «desiderate».

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