Cacopedia - suppl. Alfabeta n. 38/39 - lug./ago. 1982

essere trovati del resto anche nelle leggende concernenti l'origine mitica della catamorfosi. Plinio, ripreso in altra forma dalla trattatistica antiumanistica come ad esempio in Eugène Baptiste detto il Lopazzo, riporta un aneddoto su Fidia, a proposito del dibattito sulla verità della restituzione figurativa. Fidia e Lisippo concorrono per una statua di Apollo Musagete. Lisippo crea un'opera di perfette proporzioni, Fidia consegna alla giuria un granello di sabbia. In un primo tempo Lisippo viene dichiarato vincitore, e Fidia non solo deriso ma quasi linciato dalla folla inferocita per quello che giudicava non solo uno scherzo di cattivo gusto, ma una manifestazione di ubris. A quel punto Fidia estrae dal pallio un catadiottro e invita la commissione a guardare l'opera di Lisippo. Essa era ridotta ad un punto! E Fidia dimostrò di essere riuscito nel divino compito di produrre non solo un'opera sublime, ma che addirittura comprendeva già quella del suo avversario. Lo stesso Lopazzo riporta poi una leggenda più recente, riguardante la famosa rettifica della colonna a tortiglione. Come è noto, fin dall'epoca romana è stato punto d'onore per i trattatisti d'arte portare alle estreme conseguenze il principio catamorfico adombrato dalla colonna Traiana. Al punto che la colonna stessa ha potuto produrre tutta una architettura della citazione fondata sul suo modello. Il Lopazzo cita una straordinaria esposizione di progetti (probabilmente falsa, ma non abbiamo documenti in proposito) che sarebbe stata organizzata nell'Urbe da Paolo da Roma detto il Portoghese nel 1581, e chiamata via novissima, in cui l'ultimo progetto sarebbe stato catamorfico, come emblema appunto dell'antirazionalismo progettuale. Le leggende, si sa, sono leggende. Ma contengono qualche verità sotto forma mitica. E se è vero che non abbiamo certezza né di Fidia né della via novissima, è vero però che è possibile ritrovare altrove tracce di una forte componente irrazionalista nella trattatistica d'arte antica e nei manuali di geometria e di ottica. Il Trattato arabo di Alhanzen (ca. 9651038) ad esempio è sì un trattato di geometria che porta Euclide in occidente ·(le prime traduzioni vengono appunto fatte su Alhazen). Ma tali P.,y,.fro/0.5,u ["·" tt'st ..; ,/ib" ,fi11frl/1'ge1ue. ( Mdu11,1i.,·,..,. , ◄ 1mp1·(/u11,rio11,fi} traduzioni sono senza dubbio censorie del pensiero del grande matematico dell'Islam. Alhazen infatti è chiaramente ostile alla visione in profondità di matrice euclidea, e traducendo Euclide ne annota il testo con osservazioni durissime, che la tradizione occidentale ha eliminato. Solo in tempi moderni quelle osservazioni hanno ripreso vigore, sostenute da pensatori non tradizionalisti e antideterministi, come il monaco valdese Jean Petit Tot e il suo maestro l'abate tomista René. O come il frate parigino Jean-François Lothar, settecentesco rappresentante dell'ordine degli Uomini Drago (Man-Drake), e convinto assertore della già avvenuta fine del mondo. O come infine i due grandi filosofi del Collège Royal, Hubert Marisch e Louis Damin, che nel ponderoso Questions inouyes ou Récréation des sçavants del 1648 sostennero che «in conclusione si deve osservare che ogni mezzo per conoscere la distanza degli oggetti è incerto», principio sul quale ebbe a fondarsi addirittura una scuola, la ben nota Ecole de Port-au-Prince. Fondazione che riversò sui due sapienti le ire di Le Brut e del suo amico e concorrente Philippe de Champaigne, che intentò loro addirittura un celebre processo nel 1660, che per poco non si conclusein·unsanguinosoduello (cfr. D. Mack Smith, Conseguenze filosofiche . delle notti di S. Bartolomeo. Mussolini e la Francia, «Gente», 17 gennaio , 1971). Qui ci fermiamo. Anche perché il punto è ormai chiaro. La catamorfosi è tema fondamentale di una cultura secolarmente repressa dal razionalismo imperante, e che, al di là della sua rivelazione contemporanea, ha potuto trovare sbocco solo in particolari dottrine della conoscenza del mondo (o dell'ignoranza del mondo), in cosmogonie astruse e leggende misteriose, in scienze occulte, in giochi speculativi se non speculari. Una storia del pensiero catamorfico potrà ritornare con sue- • cesso, io credo, alla radice delle grandi teorie del dubbio e dello scacco simbolico, se non portare sull'òrgine delle stesse «teorie della crisi». Ma qui si i aprirebbe un denso capitolo di questioni che data la sede e lo spazio non ci è concesso affrontare. Valga un'indicazione per concludere. Come ha sostenuto l'indimenticato 1 maestro Henri Fauxillon nell'insuperato La viedeforme: «tutto si può dire di tutto, ma il punto resta il punto». Sublime interpretazione di un mondo in cui realtà e finzione finiscono per squilibrarsi. Resta il punto. Appunto. ComefalsificareEraclito 11 seguente esperimento si propone di falsificare non la nota proposizione per cui tutto scorre (Diels) ma piuttosto quella, apparentemente complementare, per cui non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume (Diels). Si intende dimostrare che esistono condizioni ideali in cui, benché tutto scorra, è possibile bagnarsi continuamente nello stesso fiume. Si inizia considerando i casi in cui senza ombra di dubbio un corpo non può mai bagnarsi nello stesso fiume. Il caso assolutamente sicuro è quello del salmone, che come è noto, nuota risalendo la corrente. Qualsiasi sia la velocità reciproca del fiume e del salmone, dato un tratto di fiume x1.......... x10che rappresenti dieci tratti minimi di fiume, posto che il fiume scorra da x1a x10e il salmone risalga da X9 a x1 {x1 essendo a monte e x10 a valle), posto che il salmone inizi a procedere da X9 a xs quando il primo contingente di acqua fluviale (dopo un periodo di secca) ha già percorso tutti i tratti 1.. ...9, è evidente che nel momento in cui il salmone abbia raggiunto il punto xs in un tempo h, il fiume, a qualsiasi velocità proceda, invade il tratto xs-X9 con un contingente di acqua diverso da quello che già ormai scorre da X9 a x10. Il principio vale, per il salmone, anche se si accettassero i paradossi di Zenone: il salmone, come Achille, impiegherebbe un tempo infinito per percorrere i tratti di spazio infinito che separano xs da X9, ma nel contempo il fiume si muoverebbe per conto proprio (e cioè non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume anche se vi si fa un pediluvio stando fermi). Diverso sarebbe se il paradosso di Zenone valesse anche per il fiume. Fermo il fiume, fermo il salmone. Ma in tal caso il salmone, in moto dopo la secca, sarebbe fermo a X9, non in forza del paradosso di Zenone, ma perché in attesa eterna del fiume da risalire. In tal caso entrambe le proposizioni «il salmone non si bagna mai nello stesso fiume• e «il salmone si bagna sempre nello stesso fiume» sarebbero entrambe prive di valore di verità, dato che il termine «fiume» non avrebbe alcun indice referenziale. Il salmone sarebbe allora forzosamente animale terrestre (nel corso dell'evoluzione sviluppando quindi estremità con fuzione motorie e polmoni da mammifero). D'altra parte se valessero i paradossi di Zenone non potrebbero esistere fiumi perché esisterebbero solo nevai che impiegano un tempo infinito a sgelarsi e che non si trasforUmberto Eco, Angelo Fabbri mano mai in acqua corrente - salvo che non esisterebbero mai nevai ma precipitazioni atmosferiche che non precipitano, e così via ad infinitum (caso di Universo di Severino). Per i principi sopra esposti non si bagna mai nello stesso fiume chi stia immobile in mezzo alla corrente, posto naturalmente che il fiume scorra, e sia dunque un fiume e non uno stagno: d'altra parte Eraclito non ha mai affermato che non ci si bagna mai due KalopediIa. ldiotrisma Antonio Porta e ome si può anche capire a prima vista non si tratta di un semplice neologismo e neppure di un neologissimo (vedi Luigi Malerba, Il cavallo di Troia,n. I, 1982). È in realtà una definizione che si stacca dalle anguste sponde di un dizionario per navigare verso ipiù spaziosi lidi della kalopedia. La kalopedia amplia il senso di un significato fino a comprendere in esso amplissime zone di esperienze culturali. È il caso, appunto, degli idiotrismi. Basti riflettere alla genesi del vocabolo per capirne l'immensa portata kalopedica: si tratta di una sintesi comprendente idiota e idiozia, aforisma e proverbio, e infine anche il truismo. Per quanto riguarda l'idiota va da sé che si riferisce non tanto all'ilota incoltoma apersona di scarso intendimento, deficiente e soprattutto confusionaria, dunque capace di genialità linguistiche, come ebbe a rilevare in un giorno di continue piogge sul Lago di Garda Wiston Churchill che disse: « La più grande lezione della vita è accorgersi che a volte anche gli imbecilli hanno ragione». E l'aforisma non è forse una definizione che riassume il risultato di infinite precedenti affermazioni? Non è un caso dunque che la prima raccolta di aforismi sia opera del grandissimo medico greco Ippocrate, che alcuni vogliono addirittura fondatore della moderna medicina. Si sa che la medicina è scienza eminentemente statistica. Del resto ilproverbio gli sta molto vicino, è solo un po' più idiota, ma rimane, in sostanza, quel «breve motto di larga diffusione e tradizione che esprime in forma stringata e incisiva un pensiero o, più spesso una norma, desunti dall'esperienza», come ci insegnd l'eccelso Dei. E il truismo? Non deriva forse dall'inglese truism da true, vero, • verità? Come ogni verità, se vogliamo, ovvia, evidente, indiscutibile, lapalissiana, talecioè che sarebbe e, in effetti, è ridicolo enunciare o superfluo spiegare. Psycf10fo.5ue Ls trsts dit., J' int~Jligtna { l3onnu comprt/unsions} Come nasce dunque un idiotrisma? Probabilmente secondo il medesimo processo di spostamento che fonda, e dunque sfonda, una metafora. Spostamenti o sostituzioni, -rovesciamenti di senso dettati da un atteggiamento che è spesso difficile definire più critico che ebete, più corrosivo che lunatico, più idiota, appunto, che aforistico. Scopo di un idiotrisma è forse più il ridicolo che lo spavento. Ridicolizza, cioè, lfn'intera area di convinzioni profonde ed è questo che fa paura. Come basta una venuzza insignificante a metter fuori combattimento un intero cervello più o meno ben funzionante. Gli idiotrismi sembrano essere oggi prediletti dalle nuove generazioni e dai nuovi comici. Tipico l'esempio di Diego Abbatantuono che chiama «misto griglia» un mazzetto variegato di fiori di campo nel momento in cui l'offre, e s'offre; a una dama. Eccone alcuni esempi estratti da vari strati sociali (ognuno potrà continuare da sè, ad libitum): I. Sogno dunque sonno 2. Dio li fa e poi li accoppa 3. Can che dorme non morde 4. Il Parri-cidio non è un Omi-cidio 5. Narciso: un cane che si lecca la coda 6. Tanto va la gatta al cardo che ci lascia il culettino 7. Chi ha tempo non aspetti il Tempo 8. Donna riccia accende la miccia 9. Non svegliare il can che abbaia IO. Marchesa, sono le cinque! Non importa, ho deciso di non uscire 1I. Un nallatole deve nallale la lealtà 12. Meglio una gattina oggi che un uomo domani 13. Amore è nemico di amare 14. Sputa sull'arte e smetti la tua parte 15. Fratelli d'Italia l'Italia s'è pesta 16. Quante e quali sono le dieci pieghe d'Egitto? 17. Spagliando s'impara 18. Frate ci cova 19. Non vegliare il can che dorme 20. Un nano lava l'altro volte nello stesso stagno. Immaginiamo ora un soggetto a che intenda immergersi in un fiume e bagnarsi continuamente nella stessa acqua. Costui dovrà realizzare il progetto Mao, che consiste nel muoversi nel fiume a velocità pari a quella dell'acqua del fiume. La dimostrazione di come, con questo artificio, si possa sempre bagnarsi nella stessa acqua, è intuitiva. Parimenti intuitivo - ancorché erroneo - è che chi nuotasse a velocità vytale che, posta la velocità del fiume come vy,Vi< Vy,ancora una volta non si bagnerebbe mai nello stesso fiume. Il problema sarebbe pertanto (i) come determinare la velocità dal fiume, (ii) come calcolare i propri movimenti per adeguare la propria velocità a quella del fiume, secondo la formula - - - ma= F - K'l'Jv dove mè la massa del corpo, a l'accele- - razione, F la forza sotto la cui azione il corpo nuota, K è un coefficiente che dipende dalla .forma del corpo, 'l'J è un coefficiente di viscosità che dipende dalle caratteristiche fisiche dell'acqua del fiume (densità, temperatura, ecc.), via velocità del corpo. - Supponendo la forza F costante, l'accelerazione produrrebbe un aumento della velocità che porterebbe il corpo ad avere una velocità superiore a quella del fiume. In tal caso si bagnerebbe sempre in acque diverse. D'altro canto se, per combattere questa accelerazione, il corpo nuotasse controcorrente, rischierebbe di trovarsi nella situazione del salmone, sopra esaminato. Tuttavia ad un aumento continuo della velocità corrisponde un aumento dell'attrito col fluid!?.finché a un certo momento il valore F - K'l']Vsi annulla. Allora anche l'accelerazione è zero, e non si ha più aumento di velocità dato che l'attrito col fluido è perfettamente controbilanciato dalla forza applicata. La tecnica consiste nel muoversi solo quel tanto che consente di equiparare la propria velocità natatoria alla velocità del fiume secondo la formula F - VL = K'l'J dovevL = velocità di regime = velocità del fiume.

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