Cacopedia - suppl. Alfabeta n. 38/39 - lug./ago. 1982

..... fra loro opposte. Possiamo immaginare di portare i raggi provenienti dalla superficie riflessa dalla parte opposta dello strumento, e noi osservatori siamo situati all'esterno. In questo caso avremo la cosiddetta catadiottrosi, consistente nella scomposizione Catadiottrosi (><) t • Superficie argentata fig. 1 minuziosa dell'immagine originale, e nella sua restituzione identica punto per punto. La catadiottrosi è però una possibilità del tutto astratta, finora mai realizzata da artista umano. Originale e immagine catadiottrica infatti coincidono, e diventano indistinguibili. La seconda operazione è quella che qui ci interessa. Essa consiste in una straordinaria arditezza mentale. L'artista scompone minuziosamente l'immagine come nel caso precedente, portando le linee dall'immagine riflessa al centro del catadiottro. Ma egli . stavolta non assume posizione esterna all'apparecchio, bensi interna. E pertanto tutte le linee terminano in un punto, ed anche le loro ulteriori riflessioni parimenti terminano nello stesso punto. Il risultato della catamorfosi, pertanto, sarà sempre e soltanto un punto. t Catamorfosi Superfici argentate t ~ ... ~~ fig. 2 Catamorfoti fig. 3 La catamorfosi, insomma, in qualche modo inverte i principi prospettici, ' perché proietta le forme entro se stesse invece di ridurle ai loro limiti visibili, e le disgrega in modo che non si ricompongano in un secondo tempo, quando cioè siano viste da un punto determinato, ma assumano appunto la irreversibile fisionomia di un punto. Esistono alcune varietà di catamorfosi, anche queste desumibili per indizi e solo per indizi, dal momento che, come sarà facile arguire, tuttf i risultati catamorfici sono assolutamente identici, al punto che è persino impossibile risalire dall'opera all'identità del suo àutore (la catamorfosi ~ insomma distrugge dell'autore la no- ~ zione stessa). ~ Le catamorfosi si distinguono in due -~ bo •grandi classi: catamorfosi aperte e ca- .:! tamorfosi chiuse. Le catamorfosi chiuse sono le più semplici: l'immagine da scomporre è ritenuta come data e definita da un contorno che la t! ~ . racchiude; da questa immagine si pro- -e cede alla scomposizione. La catamor- ~ fosi aperta è invece assai complicata, e -:s ~ richiede non solo applicazione ma una -:s notevole dose di creatività. L'ipotesi ~ _ della catamorfosi aperta infatti è che ,., l'immagine non debba essere una e ::_ 1 una sola, ma possa contenere ogni fi- §- gura possibile, ogni figura cioè che possa passare attraverso lo stesso angolo visuale catamorfico con variazioni che riguardano semplicemente il tempo di passaggio, e il mondo nel quale il passaggio avviene. Catamorfosi aperta .-,------, Voi siete qui Superfici argentate fig. 4 Catamorfosi aperta • fig. 5 Sulla liceità della catamorfosi aperta (data I 'inverificabilità concreta, cioè nelle opere) fin dall'antichità c'è stato acuto dibattito teorico. Athanasius Echer, ad esempio, ne accenna favorevolmente in un curioso volume, con struttura di romanzo, che finge il ritrovamento di un manoscritto medievale a Saragozza (cfr. Athanasius Echer, Rosa Rosae Rosae, Giardino dei Finzi Contini 1980, ma l'edizione originale, il «codex riminensis>, è del 1643). Si trova eco della polemica nella confutazione, accesissima, di Ugo da San Vittore nel De Vanitate Mundi, dialogo socratico finora ritenuto del XIII secolo, ma che invece appartiene fiy-Z. fe·3· inequivocabilmente allo stesso periodo succitato. Nel dialogo, che si svolge fra due personaggi, un Interrogans e un Docens, a un certo punto i ruoli sono ribaltati, e 1'/nterrogans (evidentemente lo stesso Ugo) sostiene quasi con isteria: «Meliora probant, deteriora sequuntur», ambigua citazione ovidiana il cui riferimento alle Metamorfosi del poeta latino non può non essere in realtà rivolto alle teorie catamorfiche dell'Echer, altrove accusato di perseguire «sciocche metafore della scienza della logica». Pare che la risposta di Echer non si facesse attendere, ma il manoscritto fu malauguratamente perduto. Ne resta forse una memoria nell'iscrizione presente su una tarsia di Vincenzo delle Bozze. Ma, ahimé!, la tarsia è catamorfica, e, quand'anche la lettura ne fosse possibile, l'originale non sarebbe testato, data la nota tendenza dell'artista all'ipercorrezione. La catamorfosi classica, come abbiamo visto, produce una restituzione a tondo, data la sfericità del catadiottro. Ne esiste però una variante molto rigorosa ma francamente un po' cervellotica: la catamorfosi con restituzione a quadrato, inventata dalla scuola parigina (per ulteriori notizie, cfr. il medesimo volume dell'Echer, in cui sono citati i due maggiori studiosi della scuola, il dottor Quadratus e Paolo da Rimini). La restituzione a quadrato, detta anche del «doppio isoscele», è una interessante trovata che consente forse maggiore rigore nella teoria, se non fosse che si imbatte di continuo nel problema teorico della quadratura del cerchio, che tenta di risolvere a nostro parere in modo arbitrario, applicando fino alle estreme conseguenze la Terza regola del Pignola (detta anche Regola Aurea o Regola di Buridano) e che consiste nel ridurre la sfericità a due sole polarità in opposizione, alfa e beta. Quanto alle catamorfosi classiche, dal punto di vista costruttivo esse fe-4· C.R.S. La matm9.ue du C.R.S. et l'art de s' en servir. }ig. 1. La matraque au repos. flg. 2. La matraque prend son élan. fig. 3. La matraque s'abat . ./ig. 4. La matraq11e (/d~ce. jig. S. La matraque de pro/il. Catamorfosi con restituzione a quadnto • fig. 6 possono essere classificate in due tipi: la catamorfosi a imbuto e la catamorfosi a risucchio. La differenza è puramente meccanica: mentre nella prima la riduzione al punto avviene per via manuale costruendo molti passaggi intermedi di scomposizione, la seconda si avvale di una prospettiva accelerata, senza ulteriori mediazioni. Catamorfosi a risucchio • fig. 8 Catamorfosi a imbuto • fig. 7 Per lungo tempo è stata considerata come vera e propria catamorfosi la cosiddetta catamorfosi a spia (o volgarmente: catamorfosi a occhio di bue), ma questa in realtà è una pseudo-catamorfosi, dovuta all'inventiva di Carlo da Ginsburg, frate dell'ordine dei Minimi, e appartiene non al campo delle Vexierbilder (cioè delle immagini con segreto) ma piuttosto delle Kunstkammer o Wunderkammer, in uso assai più ampio in tutta la tradizione parigina, e non che costituiscono eventi storici veri e propri. 4. Detto della meccanica catamorfica, del suo sistema, delle sue varianti, resta da accennare assai rapidamente alla filosofia della catamorfosi. Le brevi note che seguiranno, se certo non si illudono di tracciare una stòria del pensiero catamorfico, hanno però l'ambizione di sottolineare l'importanza di quella teoria nella cultura occidentale, e di offrire un saggio della sua profondità concettuale. . La catamorfosi in effetti ha origini antiche, e fin dagli albori si manifesta come reazione al razionalismo prospettico. Già in Vitruvio, ad esempio, si trova un accenno probante se appena letto nell'ottica da cui parte questo saggio: «poiché ciò che è vero pare falso, e le cose sembrano diverse da quel che sono, bisogna aggiungere o togliere». All'immagine, naturalmente: che viene intesa come errore della vista a cui si deve rimediare. Insomma: la catamorfosi fin dall'antichità si rivela come il mondo della delusione ottica, medicina della percezione e (come corollario) della _pittura stessa. Accenni in questo senso possono edizionie/o ilpiaceredi leggere ilpiaceredi viaggiare I. MORGNER «NOZZE A COSTANTINOPOLI» Uno stile 'tadicalmente nuovo nella scrittura femminile. Una fantasia esplosiva, un'ironia tagliente. E PRAG~I •llA!liill!,D LANGER F. LANGER «LEGGENDE PRAGHESI» «Praga: capitale magica dell'Europa» André Breton (Lire 7.500) Viaggio in Turchia in /-."gitto ' rin Marocco .Jan 1•010,·II. i J. POTOCKI « VIAGGIO IN TURCHIA, IN EGITTO E IN MAROCCO» L'autore del Manoscritto trovato a Saragozza nei paesi delle Mille e una aotte. (Lire 7.500) M. KUZMIN «VANJA» Pietroburgo: l'educazione omosessuale di un giovane agli inizi del secolo. (Lire 7.500) ILVNÙiO SECONDO GIUQ\ <APOCRlfO) HEt-ff(l(AIWA", H. PANAS «IL VANGELO SECONDO GIUDA» L'autodifesa del «traditore» nell'avvincente e documentata ricostruzione storica di un autore polacco. (Lire 9.000) edizioni e/o, Via Monte Altissimo 7, 00141 Roma t I I ' I I . . I • ... I ,. I ' ' . ' . I I ' I I I I \ I • I ' I t I ' I I

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