.. --. ~ ;.,;-,' DIZIONARIO DI ECONOMIAPOLfflCA ' diretto da Giorgio Lun~ini con .la collaborazione di Mariano D'Antonio I' concetti fondamentali dell'etonomia, n~e quaranta voci di un Dizi~nario che vuole offrire strumenti agili e rigorosi di informazione, di analisi e di studio. ' O,ra in libreria i primi tre volumi: Capitale/Lavoro/Terra; Consumo/Reddito; lnvestimento/Occupazio'.ne. SAULKRIPKE '.. NOMEENECESSITA Uno dei maggiori logici e fùosoGdel nostro tempo espone le idee éhe hannd, guidato le sue ricerche, da dieci anni al centro di un serrato dibattito. Con questo volume si apre una nuova collana: "Lectio. Letture di Filosofia, Logica e Matematica". SALOMONRESNIK Il TEATRODELSOGNO Il sogno, "via regia all'inconscio", come rappresentazione teatrale: i problemi dell'interpretazione, le teorie dilssiche, i rapporti tra delirio psicotico e creazione artistica. M.M.AUSTIN P.VIDAL-NAQUET . ECONOMIESOCIETA NELLAGRECIAANnCA L'agricoltura, i commerci, le tecniche belliche, i conflitti sociali: un quadro suggestivo, con un ampio corredo di fonti originali. MARIOFRANCIONI STORIADELLA : PSICOANALIFSRI ANCESE Da Freud a Lacan: il primo esauriente panorama critico, condotto su una ricca documentazione, tutta di prim,amano. . Jean·aaudrill-rd Il P.C.oi paradisi artif iciall del politico a.cura di A. Folin con un saggio di G. Scalia BLOOM EDIZIONI distribuzione LICOSA Grammaticabortiva « ... (per tacer del cane)» J.K. Jerome «Chi tace acconsente» Anonimo «Su ciò di ~ui si vuole parlare è meglio tacere» Noam Chewingum 1. Componente abortiva Il problema maggiore che si pone al linguista è comprendere come parlanti diversi, e persino di diversa nazionalità, riescano a produrre lo stesso silenzio. Si do_vràsupporre che ogni parlante possegga la medesima competenza a tacere. Assumeremo i seguenti assiomi: A. /facere/ non significa «non parlare», bensì «rinunciare a dire una frase che si ha già ben chiara in mente». (Il semplice parlare non è un atto semiotico.) B. Le r_egole che permettono di abortire una frase sono di natura sintattica. (E infatti il silenzio così ottenuto, per quanto ben formato sintatticamente, non ha alcuno spessore semantico.) Considereremo le frasi da abortire come i primitivi della teoria. Come esempio semplice della forma necessaria a una grammatica abortiva si consideri il seguente: (i) Frase SN + SV (ii) SN Art+ N (iii) SV Verbo+ SN (iv) Art ( ) (v) N ( ) (vi) Verbo ( ) dove SN, SV, Art, N, ( ), stanno rispettivamente per sintagma nominale, sintagma verbale, articolo, nome, assoluto silenzio. Supponiamo ora di interpretare ogni regola X-Y come l'istruzione «si riscriva X come Y ». Se consideriamo la frase /Il cane mangia il postino/ e la riscriviamo applicando via via le regole di trascrizione otterremo: (i) ((SN) (SV)) (ii, iii) (((Art) (N))((Verbo) (SN))) (ii) (((Art) (N))((Verbo) ((Art) (N)))) (iv, v, vi) (((())(()))((())((())(())))) Unicamente allo scopo di facilitare la lettura, l'operazione può essere rappresentata dal seguente diagramma: il cane mangia il postino SN SV A /\ Art N Verbo SN /\ Art N ( )( ) ( )( )( ) Il silenzio cosl: prodotto è assoluto, senonché ... Renato Giovannoli J. Componente deformazionale ... senonché chiunque può sperimentare che non sempre viene ottenuto un silenzio talmente perfetto. Più spesso si hanno frasi incomprensibili, mugugni, suoni inarticolati, ecc. Può il teori:- co arrestarsi di fronte a queste prevedibili difficoltà? Rinunciare vigliaccamente a una teoria formale del silenzig. naturale e limitarsi alla costruzione di silenzi artificiali? Certamente la componente abortiva risulterà inadeguata; postuleremo perciò un insieme di -regole di deformazione che rendano conto di come, prodotto il silenzio ben formato in profondità e nelle intenzioni, sfugga sempre al parlante qualche suono e si realizzino in superficie i suddetti mugugni, brusii, ecc. \fa come può il silenzio deformarsi? Possiamo ragionevolmente ritenere che quando il parlante produce silenIn generale è più facile la fuga di suoni gutturali o comunque consonantici. Per esempio: (il) (ca)n(e) m(a)n(gia) (il) (posti)n(o) Il mugugno ottenuto dalla deformazione è: nmnn! (ii) Regola di trasparenza parziale. Supponiamo ora che il primo buco formatosi nell'anastro che copre la parola /mangia/, a causa di una minor dilatazione, sia di formato minore. Potrebbe verificarsi l'eventualità seguente: l -- ---+-------<■ Garagiste J;g. 2. Manière d'examiner fe moteur d'un véhicule automobile. zio continui a pensare la frase mental- Della emme sfuggirebbe soltanto mente formulata, che resta come con- una parte, in tutto simile a una enne. Il tenuto semantico, e relativa espressio- mugugno così ottenuto sarà: ne fonica virtuale, soggiacente e ine- nnnn! spressa. Possiamo schematizzare questa situazione così: (il) (cane) (mangia) (il) (postino) Consideriamo il silenzio come una sorta di ideale superficie coprente, dalla forma di anastro di Suibom - nei termini della Teoria delle Anastrofi (vedi). La sua deformazione consisterebbe in una dilatazione dell'area di tale superficie, che non può verificarsi che al prezzo dell'apertura di una serie di buchi. A causa di quale meccanismo psichico tale deformazione possa avvenire potrebbe rivelarlo un'adeguata teoria psicolinguistica eh~ troverebbe nella topologia anastrofica una rigorosa modellizzazione. (Più precisamente, l'apertura dei buchi - applicazione del Principio di Emmenthal - trasformerebbe l'anastro di Suibom in una anastrofe a colabrodo.) Ciò che in questo contesto interessa è che i buchi così apertisi nel silenzio lascerebbero «intravedere» alcuni dei virtuali fonemi soggiacenti, che emergerebbero producendo i suoni inarticolati di cui sopra. (i) Regola di trasparenza semplice. l buchi lasciano sfuggire alcuni suoni e altri no. Il caso di un effettivo prodursi di assoluto silenzio può essere spiegato attraverso due diverse regole: (iii) La deformazione del silenzio non è sufficiente a provocare strappi nella superficie coprente, che risulta assottigliata ma resta integra. (iv) I buchi si aprono sulle pause della frase. In questo caso sfuggono solo silenzi che, seppur di diverso livello logico, non compromettono l'aborto totale della frase. Riepilogando frasi ~ componente abortiva ·1 ~ . s1enz10 (struttura profonda) ~ componente deformazionale + . mugugni (struttura superficiale) Appendice. Appunti per una storia della grammatica abortiva Quando Noam Chewingum formulò per la prima volta la sua teoria abortiva del linguaggio (in un ciclostilato pseudonimo spedito ai più importanti istituti di filosofia e di linguistica della Pianura Padana) il suo intento era un'implicita polemica contro le concezioni mistiche del teologo algerino Sirrah. Questi aveva per primo intuito che gli uomini conoscono per rivelazione divina, che è il cosmo stesso a parlare, che il silenzio dunque è l'unica pratica linguistica dell'uomo di fede. Chewingum obbiettò che il silenzio non si produce da sé, non è una capacità innata (altrimenti non sarebbe un merito per l'uomo di fede), ma il prodotto di un faticoso lavoro di aborto delle frasi che il nostro orgoglio ci spinge a pronunciare. Sirrab replicò dopo due anni di meditazioni. Scrisse un libello pubblicato con una prefazione di Gaurillard dove sosteneva che la teoria abortiva presupponeva troppi discorsi, che contraddiceva la pratica che avrebbe dovuto propugnare, che era in fin dei conti pericolosa eresia. L'obbiezione era troppo ovvia: nessuno volle tenerne conto e Sirrah entrò nel dimenticatoio, nonché in un ostinato mutismo. La teoria abortiva ebbe un successo straordinario: fu usata dalle maestre progressiste per far tacere gli scolari più chiassosi; tutti i partiti clandestini la inclusero nell'addestrammto dei propri membri per evitare pentimenti e tradimenti; fu considerata una spiegazione definitiva di ogni tipo di afasia (sintagmatica o paradigmatica). L'assioma B della teoria (quello che affermava la natura sintattica delle regole) fu tuttavia criticato da Cazz, che propose una teoria semanticista secondo la quale è possibile-individuare, tramite apposita analisi componenziale, le m·arche semantiche di ogni silenzio. Come distinguere altrimenti i silenzi apparentemente semplici che un parlante ideale emette alla vista, mettiamo di uno scapolo, una giovane foca o un baccelliere? Note l) Dal punto di vista di una semantica estensionale, nonostante la frase non venga pronunciata, il cane mangia ugualmente il postino. Il che permette a San Giorgio di Fiandra di insinuare un dubbio atroce: che gli elementi di lessico terminali non siano porzioni di silenzio ma gli oggetti concreti: il vero cane, il vero postino. Ipotesi che pone qualche problema (immaginatevi il casino.provocato dal tacere non di un solo cane ma di una intera muta!) ma che lascia intravedere la possibilità di una metafisica generativa, ovvero, per usare i termini di San Giorgio di Fiandra, di «descrizioni di moto». 2) Si veda comunque l'encomiabile lavoro svolto in questa direzione dal logico riminese Pietro Falegnami che ha prodotto saggi fondamentali, tra cui Come programmare una deficienza artificiale a tacereperché non dica stupidaggini, in I. Asinov ed., Aspettando Robot, S.M.I.T. (San Marino Institute of Tecnology), 198 l. Detto per inciso, lo studioso romagnolo, nonostante la sua frenetica attività scritturale, se ne sta sempre zitto. Alcuni dei suoi biografi sostengono persino che egli sia, come il grande Omero (o era Beethoven?), muto. ac o -
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