LACULTURA DEL900 Un'opera in tre volumi che inquadro in formo espositivo e aitico, i più importanti rami "non scientifici" del sapere contemporaneo. volume I Filosofia - storiografia - psicologia - sociologia - economia - diritto. • A curo di: R.Bodei, B. Forolfi, G. Jervis, C. Donolo, F. Donzelli, F. Fenghi. Uno trattazione sistematico, settore per settore, dello filosofia e delle scienzeumane. li testo evidenzia le linee problematiche interne o ogni disciplinoe lo rilevanza dei contributi interdisciplinari tra settori contigui. Alf esame dei problemi e delle correnti siocc?mf?ogno~oschedesui principali autori. La culturadtl900 ! I ' volume li Architettura - orti visive- cinema - teatro - musico. A curo di: B. Bettero, A. Negri, G. Fofi, P.Petazzi,P.Santi, G. Piccoli. Ciascuno delle sezioni fa il punto sullo stato attuale del genere artistico trottato: sui movimenti fondamentali del '900; sulle figure prominenti nei diversi compi; sui rapporti tra fenomeni artistici e trasformazioni socialie politiche. volume lii Letteratura - linguistica e semiotico. A curo di: A. Berordinelli, C. Di Girolama. Il settore letteroturo1 che copre r arco della produzione mondiale, è organizzato per schedesui singoli autori e sui periodi determinanti; gronde attenzione è rivolto agli stretti rapporti tra letteratura e critico letterario. Lo trattazione della linguisticae dello semiotica affronto il progressivo •definirsi dei problemi, degli strumentie dei metodi esplicativi. La cult1n 4ri 900 Oscar Studio Mondadori bara. A differenza degli altri autori delle «Equazioni Maestre• equivalenti, egli esegue una spettacolare piroetta, che il lettore non specialista indubbiamente fatica molto a cogliere. Egli, infatti, si guarda bene dal dirlo, ma negli scritti «divulgativi•, come (I) e (11), salta ad una descrizione di livello ben diverso da quello rigoroso precedente: abbandona cioè la trattazione che in linea di principio potrebbe consentire (se non vi fossero insormontabili difficoltà di calcolo) di ricavare la proprietà del sistema partendo da principi primi, e passa alla descrizione di cui avevamo parlato all'inizio, basata su equazioni differenziali scritte invece a livello fenomenologico. Che relazione ci possa essere tra i due livelli oggi nessuno è in grado di dirlo. In linea di principio non è escluso che queste equazioni fenomenologiche si possano giustificare a partire dalla trattazione rigorosa in base alla «Equazione Maestra•: ma questo oggi nessuno è in grado di dirlo, data la difficoltà insormontabile di risolvere questa equazione per sistemi che non siano ultra-semplificati. Già a questo livello dunque - cioè per sistemi puramente fisici o chimiciPrigogine fa un gran pasticcio ed accomuna impropriamente risultati che attengono a livelli di descrizione e di rigore completamente diversi e che è tutt'altro che scontato che possano essere equivalenti. Tanto per fare un esempio, le «celle di Bénard», che già costituiscono un fenomeno estremamente elementare rispetto ai sistemi complessi a cui Prigogine pretende di generalizzare le sue considerazioni, sono trattate in base alla fluidodinamica macroscopica e non alla meccanica statistica dei processi irreversibili. Tanto vale, prima di passare agli aspetti più eclatanti che hanno decretato la sua popolarità a livello di massa, aprire una parentesi per paragonare l'operazione di Prigogine ad altre proposte di sistemi o concezioni generali che sono state avanzate negli anni recenti. Bisogna dire infatti che alcune di esse possiedono una ben maggiore dignità scientifica e correttezza intellettuale. Si pensi ad esempio alla «Teoria delle Catastrofi• di Thom8 , in cui si cerca di sviluppare quegli strumenti matematici necessari per la descrizione e la spiegazione di quei fenomeni (biologici ed economici, ad esempio) che non si adattano all'usuale modellizzazione fisica in termini di equazioni differenziali. Il programma di Thom ci sembra decisamente superiore a quello di Prigogine sia da un punto di vista concettuale (supera una visione strettamente «quantitativa• dei fenomeni), sia tecnico (cerca una nuova «maternatica», mentre Prigogine usa tecniche e con- · ceni vecchi}. Altro aspetto a favore di Thom ci sembra il fatto che il suo programma, per ora, viene trattato solo a livello descrittivo: si prefigge di formulare una «cinematica» dei fenomeni e non si sbilancia proponendo un meccanismo di spiegazione (come invece avviene nella scuola di Bruxelles); ciò lo rende meno sospetto ideologicamente (discorso a parte è il lavoro di alcuni suoi «seguaci•, come Zeeman•). Ma vi è ancora un punto ulteriore sul quale la posizione di Prigogine appare mistificante. Per sostenere infatti la sua concezione dell'«ordine mediante fluttuazioni•, egli cerca affannosamente (come vedremo) tutti gli esempi in cui si giunge alla formazione di una struttura stabile lontano dall'equilibrio termodinamico, ma relega ad un ruolo marginale una delle caratteristiche fisiche più rilevanti dei sistemj aperti. Quando infatti un sistema fisico aperto si allontana ulteriormente dall'equilibrio, accade spesso che anche le strutture dissipative diventano instabili e si sviluppa invece una situazio11e·completa111entceaotica, le cui caratteristiche statistiche sono completamente diverse da quelle dello stato di equilibrio: è il caso ad esempio della turbolenza sviluppata •0 , in cui il caos non si ha solo a livello molecolare microscopico, ma anche a livello di variabili macroscopiche. Bibliotecaginobiancu Che dire circa queste situazioni? È sostenibile ancora che il disordine crea ordine, oppure accade che in ultima istanza esso crea disordine ancora più esteso? Prigogine cita appena tali fatti (solo in 11, p. 164 e p. 179} e non ritiene che debbano modificare il suo punto di vista, anche se la loro esistenza mostra che le condizioni in cui le strutture dissipative sono stabili sono molto ristrette e delicate. Ma se, oltre a supporre che la vita sia generata da meccanismi di questo tipo, si deve per di più supporre anche che essa «sembra appartenere ad un tipo di regime intermedio» tale che «la distanza dall'equilibrio è sufficiente ma non eccessiva, cosicché si evita la distruzione della delicata configurazione necessaria a mantenere le normali funzioni viventi• (11,p. 164), o si riesce a dimostrare questo scientificamente, oppure si riduce comunque la vita (e le strutture ecologiche e sociali} ad una specie di miracolo ed in fondo si fa solo dell'ideologia. Generalizzazioni gratuite Le cose vanno ancor peggio quando Prigogine passa dal terreno, tutto sommato relativamente solido, della fisica e della chimica per lanciarsi nelle generalizzazioni più varie. A questo punto egli non deduce neppure più - neanche a livello fenomenologico - le proprietà dei sistemi che considera. Quello che egli fa è un accurato lavoro di cernita 'di situazioni nei campi più disparati, elencando moltissime situazioni tratte da discipline diversissime e affascinanti, che apparentemente rientrano nel suo schema. Egli parla costantemente di fluttuazioni. Ma a volte semplici variazioni di una delle variabili che descrivono il sistema assumono questo nome; spesso questa terminologia è vaga e sembra più una rilettura ideologica o una forzatura di situazioni che non stanno necessariamente in questi termini: l'aggregazione di muffe (11, pp. J 59, 172), l'accumulazione di palline da parte delle termiti (11, pp. 172, 173), l'introduzione delle biciclette (II, p. 1'70)o ctci"battelli~-vapcrre(Il, p. t80) o di altre tecnologie, fino alleinnova- ,:ioni promosse da gruppi sociali emarginati (II, p. 175) - mai le masse, perché queste danno l'equilibrio-e all'introduzione di nuove idee e nuovi comportamenti (II, p. 187). L'operazione è spregiudicata e mistificante: tutti i suoi esempi sono cose ben note, prese di peso e scelte di volta in volta dai campi dell'etologia o della fisiologia, della sociologia o dell'evoluzione della tecnica, e «riletti• e «reinterpretati• dal suo punto di vista, a suo uso e consumo! Non c'è niente di più facile che trovare fenomeni che confermano una teoria, soprattutto se la conferma è solo a livello qualitativo (come sono quasi sempre le questioni biologiche, eco·nomiche e sociali}. Ben più difficile e decisivo sarebbe invece analizzare a fondo un campo (uno solo, ben specifico), studiarlo sistematicamente e fare delle previsioni quantitative da confrontare con i dati sperimentali! È necessario rilevare a questo punto che è soprattutto questa parte spregiudicata del suo discorso quella che consente a Prigogine di spacciare la sua ideologia come scientificamente fondata e di farla accettare negli ambienti più diversi, dal Oub di Roma, ai movimenti verdi e ai fanatici del Diamat. Una volta scoperto il suo discorso «scientifico•, vale la pena comunque di ritornare in modo più concreto sull'ideologia vera e propria che permea la sua concezione. Ideologia deteriore Sul piano filosofico (come dimenticarlo?) egli si ispira pesantemente a Bergson, a Nietzsche: in primo luogo per fare palpitare la natura (la materia «percepisce• il suo ambiente e «distingue» piccole differenze, Il, p. 17I), per attribuire vitalità alle fluttuazioni (contro il «potere di integrazione» del sistema, Il, p. 175), all'«inaspettato•, all'«imprevedibilità•, come qualcosa· di pre-biologico, pre-cosciente, ponte tra inanimato e vivente. Sembra di assistere alla riproposizione di una forma di «vitalismo», abilmente mascherato da un apparente rigore scientifico: la materia palpita, fluttua, e in determinate condizioni dinamiche queste fluttuazioni possono imporsi, controllare l'evoluzione successiva dell'intero sistema. L'impostazione di Prigogine è, al di là delle apparenze;-rigiclamentc-riduzionisrica e deterministica. Sono le condizioni dinamiche che determinano il destino delle fluttuazioni: su questo punto sono molto più esplicite e spregiudicate alcune affermazioni nel vecchio (e peraltro meno omogeneo) volume di Longanesi (!}: si veda a pag. 265, a pag. 303 ed oltre. li riduzionismo ne segue inevitabilmente, anche per la continua proposta di Prigogine di estendere questa concezione al biologico ed al sociale. Cosi si cerca di ridare credibilità e fondamento scientifico al prevalere di valori individuali, dell'ordine che può generarsi dalla differenza, al carattere necessario e naturale delle gerarchie, ma anche alla capacità del singolo (ma sembra inevitabile che debba essere un «superuomo») di rovesciarle. Anche qui illumina il libro di Longanesi: «Nietzsche diceva che i grandi numeri favoriscono i deboli e che i forti devono essere protetti da questo modo di selezione che fa trionfare i timorati e perseguitare gli innovatori. Sono i grandi numeri che permettono di dedurre la stabilità dello stato di equilibrio e quella degli stati stazionari al di qua della soglia di stabilità: ma questa deduzione non è valida se non in quanto è valida l'ipotesi secondo cui tutti gli stati compatibili con le condizioni al contorno sono equivalenti, hanno lo stesso peso statistico. Nei limiti di validità di questa ipotesi, le fluttuazioru sono insignificanti, la norma è unica ed efficace• (I, pag. 241): Ritroviamo qui quella evoluzione per conflitti, quella lotta mortale tra una società costituita e i suoi portatori di novità, di differenza e di morte di cui parla Nietzsche. Ritroviamo anche Whitehead, di cui Erich Jantsch ha recentemente ricordato questa riflessione: «È compito del futuro essere pericoloso ... I maggiori progressi nella civiltà sono i processi che fanno naufragare la società in cui essi si verificano• (I, pag. 245). Secondo noi questo è lo spirito genuino che in fondo anima la concezione di Prigogine: un'operazione ideologica di grossa portata e di grosso impatto travestita di rigore scientifico. Proprio su questo punto abbiamo voluto insistere (senza sminuire il valore di certi contributi scientifici rigorosi), perché è deplorevole che una problematica fisica che si inserisce in ricerche avanzate venga mutilata e piegata ad esigenze ideologiche. È vero che stjamo assistendo ad una profonda rivoluzione scientifica, che si connette ai cambiamenti strutturali, alla ristrutturazione radicale a tutti i livelli della società e dell'organizzazione del lavoro e che comporta anche modifiche profonde della problematica, della metodologia e della prassi degli scienziati. Ma di questi profondi cambiamenti Prigogine non coglie che aspetti superficiali (la tecnologia, ad esempio, non compare nelle sue considerazioni che come pretesto per un'interpretazione ideologica del ruolo delle fluttuazioni) e li utilizza al fine di offrire un'ideologia consolatoria ed una falsp coscienza. Note (I) P. G. Glasdorff, I. Prigoginc, Stability Structurt and Fluctuations Wiley, I 971 ; I. Prigogine, G. Nicolis, Stlf Organilation in Non Equilibrium Systems, Wilcy, 1977. (2) Angelo Vulpiani interverrà più estesamente sul n. 7, cfie ~ in corso di stampa. (3)1ntcrventi di G. Bocchi e M. (ìalzigna. (4)S. Chandrasekhar, Hydrodinamit: an HydromagMtk Stability, Oxford Univcrsity Prcss, 196 I (5) J.R. Marsdcn, M. Mc Crakcn, Tht Hopf Bifurcation and its ApplicaJions, SpringcrVcrlag, I 976. (6)C. Norman, Y. Pomcau, M. Vcrlard, in Rtykws of MOtkm Physics, Voi. 45 p. 581 (I 977); A. Monin, A.M. Yaglom, StaJistica/ Fwid M,chanjcs, V.o!. J, MIT Prcss, 1971 (7) R.J. Zwanzig, •On tbc idenrity .of '<> three generalized master cquations» in Physica, Voi. 30, p. 1109 (1964); l'equazione di Rcsibois" l'rigoginc è del 1-961, quella di-Montroll è-pun: del 1-961,mentre ·-quella di Nakajima e Zwanzig risale al i 1·958-60(Ringraziamo Paolo Grigolini per una discussione su questo punto). (8) R. Thom, Parabole, Catastrofi, Il Saggiatore, 1980; Stabilità S1ru11uralt Morfogenesi, Einaudi, I980. (9) E.C. Zeeman, LtScienu, Voi. 96, p. 16 (1976). (IO) A. Monin e A.M. Yaglom, cit. in nota 61 Voi. 2; D. Ruelle, clcs attracteurs étranges•, in La Rechtrcht, Voi. 11, p. 132 ( I 980).
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