belfast appuntisulla realti nord Irlandese fotografie di Giovanni Giovannetti La solidarietà agli Hunger-Strikers e al BlanketMen, le case fatiscenti del quartieri cattolici, I bambini che giocano alla guerra e la guerra vera e propria. In appendice una intervista a Auairi O'Bradaigh, leader del Sinn Féln e al di• rettlvo dell'IRA. DIARIO POLACCO Immagini su un anno di sindacato libero In Polonia Gdatlsk, dentro il cantiere Lenin I protagonisti. L'organluazione dello sciopero: la milizia operala. L'informazione. I ventuno punti della piattaforma del Mks di Gdaflsk. Momenti di vita nel cantiere. Fuori dal cantiere, ascoltando la trattativa. Sabato 30 agosto 1980: cronaca di una giornata lmPortante. Da Polacco a Polacco I cinquecento giorni di Solidarno~é L'accordo del minatori. La protesta degli studenti. 3 ottobre 1980: Il primo sciopero generale in Polonia. La Corte suprema registra lo Statuto di Solldarnott. Nuovi motivi di lotta: I 'sabati liberi' e Solidarnott contadina. Jaruzelskl • eletto primo ministro. La crisi di Bydgoszcz. Nasce Solldarnott contadina. Muore Il primate Wyszyflskl. L'estate della fame. Continuano gli scioperi. Il Congresso dl Solidarnott a Gdaflsk. Jaruzelskl • eletto segretario del partito. Comincia il golpe strisciante. 13 dicembre 1981: l'ordine regna a Varsavia. Lo Stato dei militari Fotografie Achtner, Jean-Louls Altan, Awakumowskl, Bernard Bisson, Fablan Cevallos, Patrlck Chauvel, Patrlck Damien, Alaln De~an, Forestler, Gianni Glansantl, Giovanni Giovannetti Jean-Pierre Gulllaume, Jac'ques Hallot, Aialn Keler . • F.'1<hayatte,Roberto Koch, P. Man.ouklan Falco Mercurio, Alaln Nouges, Mlchel PhlllpPot,'Gerard· ' . Rancinan, Ferdinando Rossi, Jean-Regls Rostan, Christlne Spengler, Atelier Presse lllustratlon Paris, Camera presa London, agenzia Contrasto Roma, L'Express, lmapress Parla, agenzia Grazia Neri MIiano, Parls Match, PhotorePort Wlen, Sygma pres~ Parls, agenzia Team Roma, Vls1ons Parls-New York Testi Adriano Sofri, Giovanni Giovannetti, lndex . Archivio Critico dell'Informazione, Paolo Brera. Paolo Flores D'Arcals, Lisa Foa Nelle migliori librerie oppure con vaglia postale (Belfast: L. 5.000 + 1.500 per spese postali; Diario Polacco: L. 18.000 + 1.500) intestato a: formicona editrice, via Fasolo 23, 27100 Pavia formicona editrice l'antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante / ... / la fine stessa della terra. Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che possano finire dopo di noi». Il ragionamento per autorità, sia segnalato da formule citazionali come «secondo Darwin» o «si ammette che», con inserzione esplicita o implicita di un'auctoritas d'appoggio, include e scavalca retoricamente il fenomeno intertestuale della citazione tramite modalità enunciative più capziose. Argomento di autorità, motivazione pseudo-oggettiva: con questo espediente lo scrittore introduce un'opinione confutabile (per quanto illustre) e non una verità assoluta, ma soprattutto, così facendo, sfrutta scientemente una tattica argomentativa oggettivante che allevia le fatiche espositive della voce in campo. Se generalizzato, il procedimento determina nel testo un tessuto connettivo particolarmente compatto. Una curiositàemersa spigolandotra gli scaffali di chi scrive: testi narrativi sui generis e tra loro profondamente divaricati come La cognizione del dolore gaddiana e Memoriale di Volponi sono marcati enunciativamente anche dall'assenza della motivazione pseudo-oggettiva: i tipi argomentativi usati per un verso o per l'altro sono immanenti in ambedue i casi ai due «mondi discorsivi» della storia testualizzata. Si potrebbe suggerire un'ipotesi osée, tutta da controllare: che l'uso letterario dell'argomento per autorità e del suo fondamentale effetto decentrante sia tipico- non certo esclusivodel romanzo (pseudo) saggistico che ha nella tradizione musiliana il suo ideale epicentro; anche se la frondosità ambigua dei sottogeneri narrativi moderni rende sempre più improbabili queste etichettature e recinzioni. A llargando in direzione epistemologica la portata del discorso teorico di Ducrot, la definizione stessa di enunciazione vira di scatto: per la Borutti essa è • la presa della parola da parte dei soggetti» (p. 27): proprio in quanto enunciazione, il linguaggio è «veicolo privilegiato della comunicazione ideologica» (p. 27): l'ideologia, nel senso più esteso di rapporto concettuale col mondo, diventa nel linguaggio mezzo di riconoscimento dei soggetti sociali. Studiare l'enunciazione significa allora studiare i modi stessi di circolazione dei significati: posto che il discorso si costituisce in atto non come specchio parlante di una cultura storicamente data, in un rapporto di causalità lineare con essa, ma come variabile del comportamento produttivo di senso che dipende antropologicamente dal tipo di cultura in cui esso si manifesta. Ciò rientra in un relativismo linguistico moderato (per cui le abitudini linguistiche di un gruppo, come sosteneva Sapir, possono entro certi limiti influenzarne una data visione del mondo) e soprattutto in un'accezione etnica della nozione di 'cultura'; fondamentale ad esempio per la semiotica sovietica ma poco radicata da noi per la lunga tradizione umanistica e poi idealistica della parola e del concetto. Si'delinea inoltrt (çon una metacita- •zione che richi~ma in causa ~enveniste evocato a sua volta dalla Borutti), una visione dinamica della lingua, per cui «l'individuo non può enunciarsi, cioè riconoscersi come soggetto, senza riconoscersi I ... I come 'intersoggetto'• (p. 36). Come dire che l'enunciazione è fenomeno pragmatico, morrisianamente, in quanto investe la lingua come intersoggettività e il discorsò come dialettico. Di più, se è vero, come è quasi tautologicamente vero, che «i discorsi ricevono il proprio senso da strategie pragmatiche, non da postulati di coerenza semantica» (p. 55), ne segue che la teoria degli atti linguistici non può autodefinirsi 'pragmatica' solo in quanto contiene la parola d'ordine 'atto' (o 'azione'): l'interazione linguistica deve rientrare, debitamente schematizzata, in un modello di linguistica collana bianco è nero pragmatica; in cui criteri logici come vero/falso possono costituire un ~ 81b1otecaginob1anco momento di controllo dell'analisi discorsiva, ma non gli oggetti stessi di tale analisi, confondendo i mezzi coi fini, la dimensione dell'enunciato .(coincidente spesso con la frase) con quella dell'enunciazione. Problemi enunciativi di fatto, se non di nome, sono proposti come oggetto di studio anche in sociologia: quella connotata da assunzioni a tutto tondo sulle tendenze di costume attuali, in una prospettiva che unisce storia sociale, antropologia culturale, psicologia individuale e di gruppo: alimentate senza badare a spese dalle acquisizioni divenute senso comune della psicanalisi. In quest'area si colloca il libro di Lasch sul narcisismo della cultura contemporanea (occidentale e, per molti dei temi trattati, inconfondibilmente nordamericana) uscito negli Stati Uniti nel '79 e tradotto in italiano l'anno scorso. Lasciando ai sociologi la discussione delle tesi apocalittiche di Lasch, già anticipate senza speranza di salvezza nel sottotitolo del testo italiano: «L'individuo in fuga dal sociale in un'età di disillusioni collettive», ciò che qui interessa sono brevi sottosezioni del volume, come il quarto paragrafo del primo capitolo, dove si legge: « La popolarità dello stile confessionale testimonia senza dubbio del nuovo narcisismo che pervade tutta la cultura americana/ ... /la sempre più frequente fusione tra romanzo, giornalismo e autobiografia è un segno innegabile delle crescenti difficoltà di molti autori a raggiungere il distacco senza il quale non esiste arte. Invece di restituire in forma narrativa il materiale autobiografico I ... I è invalsa l'abitudine di consegnarlo cosi com'è, lasciando al lettore totale libertà d'interpretazione» (p. 29). Insomma: negli States la strategia enunciativa dominante - (para) letteraria-sarebbe per Lasch lo «stile confessionale», che in forme un po' diverse trionfa anche da noi. D a qualsiasi vetrina di libreria danza sotto gli occhi l'exploit editoriale del genere biografico e autobiografico: si pensi alle recenti 'confessioni' di Fellini, Gassmann, Minguzzi, con cui aÌ.tjsti nori scrittori_ debuttano come ta1i ed entrano µfficialmente nella testualità della nostra cultura scritta. Sintomo nevrotico oltre i confini del narcisismo fisiologico di ogni atto creativo verbalizzato in prima persona? O peggio, come vuole Lasch, manovra seduttoria nel (neo) scrittore «per ottenere attenzione, consenso, indulgenza su cui puntellare il suo vacillante senso d'identità?» (p. 33). Certo; oppure forse, oppure anche. L'impressione generale è che mentre la cultura (nella sua invadenza plurisemiotica) scivola da tempo con moto accelerante verso un'oralità pubblica velocemente masticabile, con funzioni che oscillano tra il sedativo e l'analgesico, la sua controparte scritta debba tenere il ritmo intensificando le valenze di happening e presenzialismo; la messa in mostra enunciativa scavalca il tradizionale 'statuto di prova' - la possibilità di correzione e ri-elaborazione - del prodotto scritto che sta tra lo specialismo culturale e il giornalismo schiavizzato dalla cronaca. Anche sulla carta il dire, tende a sopraffare il direi. E, paradosso solo apparente, è il pronome io, non troppo ammaccato dagli - ismi letterari dell'ultimo mezzo secolo, che tenta nel frattempo di ricomporre un'identità di gruppo. Aspetto più conturbante e meno risaputo del fenomeno è il prodursi di quella che Lasch chiama I' «anticonfessione»: ovvero la pseudo-introspezione che lo stile confessionale alla lunga incoraggia. Si delinea così un nuovo uso enunciativo del 'narratore inattendibile' (già studiato dal New Criticism e ripassato al setaccio dalla narratologia recente), indegno di fede perché parzialmente all'oscuro dei fatti che narra. Mentre questo espediente è classicamente usato in letteratura per fini ironici: in virtù del contrasto tra la percezione 'errata' del narratore e l'onniscienza dell'autore come individuo storico, esso risulta enunciativamente stravolto quando viene applicato alla narrazione in prima persona: perché l'io, riassorbendo in sè ambiguamente le scissioni di «chi parla o a nome di chi» nel testo, sembra neutralizzare la bivalenza prospettica tra autore e narratore: o tra narratore esplicito e narratore implicito, per dirla alla Booth, tra locutore ed enunciatore nel senso di Ducrot. In realtà, nei testi in prima persona la finzione dell'autore immaginario viene eliminata solo per essere trasferita più o meno gravosamente sull'autore autobiografico, che mentre dice, di autoconfessarsi contemporaneamente dice, che le sue enunciazioni non vanno prese troppo sul serio. Paradigmatico nella storia del romanzo di questo effetto-boomerang (calcolatissimo) dell'enunciazione in prima persona è senz'altro il Tristram Shandy di Sterne; Lasch si limita ad esemplificare a caldo la tendenza all'anticonfessione o parodia autobiografica sui testi ossessivamente auto-analitici di Barthelme, Mailer, Woody Allen. Stando al qui e ora, non pare che i nostri Gassmann, Fellini, Minguzzi siano stati preda ai loro esordi letterari degli eccessi di autocoscienza intellettualistica esecrati da Lasch, e neppure di quell'esibizione d'insincerità che una volta ritualizzata può lasciare il lettore più boccheggiante che complice. Questi sono rischi da veterani, o quasi. Esiste poi un nesso palese tra finzione autobiografica e meta-narratività, nel senso che la seconda è la modalità enunciativa più ampia in cui inserire la prima. Metanarrare (in prima, terza o altra persona) è il dire, - durante il dire, della storia raccontata - che e come e perché si sta raccontando: l'enunciazione metanarrativa, generalizzandosi, mostra una trama che mentre si fa si disfa; e senza ampie dosi d'ironia e altre delizie demandate alla scrittura può, di nuovo, incattivire il destinatario in modo irreversibile. Ma altre lucciole o lanterne baluginano in libreria: è tornato in auge il romanzo storico architettato enunciativamente alla maniera antica (dove .l'io -e i meta livelli sono interdetti); il genere spy_-sfl)ry figura ai primi posti nelle vendite; il romanzo aforistico orientaleggiante conquista nuovi amatori, mentre in varie zone dello scibile si scrive una saggistica divulgativa che non accetta usi demenziali delle graziosità, dell'aneddoto pedagogico, dell'infrastruttura romanzata a tutti i costi; e che tuttavia è, come si suol dire, 'di piacevole lettura'. Detto questo, non è il caso di demonizzare con Lasch in nome di chissà quale 'autenticità' perduta, contrapponendo a estetismi (quasi) nuovi antichi moralismi, l'interessante connubio di generi letterari o paraletterari in prima persona - interessante per capire meglio i meccanismi dei mondi enunciativi possibili - che lo scetticismo dei tempi ancora concede. INFORMADI PAROLE UBRO1ERZO TOMO UNO P(IO/o &tliolo MartinB11ber André Cho11raq11iChrétiende Troyes Sergio Cord11as Meister&lhart Evagrio Ponti&o Silvana Gar1Z11elli Hartmann "°" Aue jan A. K011Unslj Erminia Ma&ola LeaRitter Santini Armido Rizzi Jean-Noel Vll/lmel ''Per primo prendwno dunque la parolache:clicr: '' In meno :a.I sik11z.io mi ~ sua. detta una parola oarom". Ah, Signor<. do,,, è il sik11zio e do,,, è il l,,ogo in cui sad dctt2 questa parola?" McistcrEckhan UBRO 1ERZO TOMO DUE Hannah Arendt Marro Be/po/ili E.M. Cioran Indro Candori Vita Fort11nati GiotJannaFranci Franlt:R. Leavis Lesttni di Shiràz EnZQ Mandnn:zato Maurizio Marzotti Antonio Melis Ettore Perrella Mario A. Rigoni Gianroberto Scarcia "Senza l'idea del suicidio mi sarei gii suicidato.'.' E. M. Cioan Di prossima pubblicazione UBRO QUARTO F. GARCIA LORCA Viaggio verso la luna '' Alla fine un primo piano di un occhio in doppia esposizionecon dei pesci, che si dissolve nella scena seguente.'' F. G..-cia J.ora Con testo originale a fronte, l'unica sceneggiatura cinematografica che Lorca abbia scritto. UBRO QUINTO MAURJCE BLANCHOT La follia del giorno "Un racconto? No, niente racconto, mai più." MauriccBbncho< Con la ltnura di E. Lcvinas e J. Derrida. In appendice il saggio del!' autore: La letteral11rae il diritto alla morte. I libri di IN FORMADI PAROI.E'sono in vendita nelle migliori librerie delle principali città italiane. Distribuzione P.D.E. in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Sicilia. Per le rimancpti ~gioni, k. librerie interessate possono rivolge?,i, direttamente a EIITRO-. PIA edizioru. • I ]emiri possono ricevereIN FORMADI PAROLE anche PER CORRISPONDENZA. Per informazioni, ritagliare e spedire il coupon oppure scrivereo telefonare a: EllTROPIA edi.%io•i Cas. Post. 421 - 42100 Reggio Emilia Tclefono: 0)22 46049 ritqfutt e spcditt in bu.su chiwa s Elitropia.
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