Alfabeta - anno IV - n. 37 - giugno 1982

agio. Lontanissimi dalla garrula frivolezza universitaria che li circondava. Ospiti d'onore in app~enza, e in realtà, come scoprii a poco a poco, oggetto di un interesse che ignorava e calpestava le loro persone e la storia del loro paese in esse, teso com'era unicamente a trame dati di prima mano per saggi e studi, o particolari pettegoli dei fatti: inchiodandoli alla funzione servile che lo specialismo accademico riserva all'oggetto della sua ricerca. Per di più questo oggettoveruva da un mondo odiato e disprezzato-comunista - che oggi si presentava vilificando se stesso e umiliandosi non solo all'accademia ma all'intera opinione dell'Occidente. Con un totale disinteresse per le persone, venivano interrogati con insistenza e arroganza, senza cura di quel che potevano provare né dei rischi che avrebbero corso se commettevano imprudenze nel rispondere. Nulla restava del rispetto loro decretato a parole. C'era fra loro Ai Qing, il maggiore poeta cinese di questo secolo, vecchio con l'aria stanca. Più spaesato degli altri, sembrava non restasse traccia in lui del lungo soggiorno a Parigi nella giovinezza, in un tempo di preistoria. Poi gli anni nelle prigioni del Guomindang, Yan'an, la lotta per la riforma agraria; e gli ultimi vent'anni trascorsi di nuovo fra i contadini, dove era stato mandato in punizione di presunti peccati politici. In una mattina formalmente dedicata a onorarlo, era più che mai bersaglio di interrogazioni di ogni sorta, e rispondeva parlando d'altro, svagato o· forse deliberatamente evasivo; finché a una domanda sulle ultime tendenze letterarie in Fra·ncia, con una sorta di ribellione negli occhi miti disse: «Non so, io sono un contadino». Non era il lamento, cosi frequente nei suoi coetanei di statura più modesta e anche in giovani intellettuali, ma una sfida tranquilla a quelli che lo interrogavano. Rendere esplicita la distanza enorme che divide chi ha attraversato una lunga rivoluzione dagli informati e aggiornati esponenti del mondo ricco e conservatore. I più degli intellettuali cinesi incolpati di devianza politica ma non di crimini sono stati mandati non in lager alla russa (o non a lungo) ma a vivere fra i contadini. Questo ha rovinato la vita di molti, ne ha distrutto i programmi, il relativo benessere e l'attività intellettuale. Ma quella che per loro era una condanna, era pure la comune esistenza quotidiana di milioni di uomini, i quattro quinti nel loro paese. Chiunque non fosse privo di sentimenti normali non si è arrestato a questa constatazione, ma un po' alla volta non ha potuto non identificarsi con gli uomini fra i quali viveva. Condividerne le sofferenze e, nello stesso tempo, cessar di considerare quella condizione come una condanna. Restava, e cresceva, l'odio per la burocrazia col monopolio del potere e del relativo benessere consentito in Cina, e col diritto di vietare agli altri di pensare. Ma cresceva anche la solidarietà con la •gente comune e la distanza dai ricchi (anche di cultura) nel resto del mondo. Dall'alto di questa esperienza, che è rivoluzione vissuta non come putsh né come puro momento politico ma come profondissimo sconvolgimento esistenziale, Ai Qing guardava i petulanti accademici, e non riusciva a capirli• Note (1) Ombreelettriche, a Torino, dal 25 febbraio all'Bmarzo: l'impegno dell'ideatore e organizzatore della rassegna Marco M!iller e deU'Assessorato alla cultura della regione Piemonte che l'ha patrocinata ha consentito la presentazione, per la prima volta al pubblico occidentale, di oltre centotrenta film cinesi, dagli anni trenta ai nostri giorni. All'iniziativa va un paluso incondizionato, e ovviamente non è ad essa che si rivolgono le mie osservazioni critiche. (2) Assenti cinefili, critici e sinologi, e in mancanza di battage pubblicitario, la frequenza e il consenso del pubblico sono rientrati nella normalità durante le proiezioni a Milano di una trentina dei filmpresentati al festival. (3) Alla fine, la perdita di un rapporto qualsiasi con l'opera rischia di estendersi dai film cinesi a tutti i film in generale. Si è tentati di domandarsi se ilprodotto cinematografico nella sua peculiarità (o nelle sue risultanze storicamente determinate) non si presti in modo eccellente a questo processo di svuotamento. E si comprendono meglio i fini di distruzione-ricostruzione di grandi registi come J.-M. Straub. (4) li che non significherebbe, dipersé, non valido. È la pretesa scientificità di questi criteri di giudizio che va combattuta; e la assunzione che qualsiasi giudizio per esser valido debba essere scientifico. (5) Non c'è in questo niente di nuovo. Basta leggere gli scrittori satirici degli anni trenta . e quaranta, come Lao She e Quian Zhongshu, per vedere come la migliore intelligencija cinese ne fosse già allora consapevole e mettesse in ridicolo senza pietà il moderno mandarinato. (6) A evitare equivoci: quanto detto qui non ha nulla a che vedere con una difesa delle politiche di rieducazione degli intellettuali adollate in Cina, e in particolare dell'uso di mandarli a lavorare in campagna. Quelle politiche non andavano oltremodo esaltate e non vanno demonizzate. Quanti oggi le demonizzano (oltre agli anticomunisti di sempre) sono in gran parte quegli stessi che le esaltarono oltremodo, in un medesimo errore. VideoFilmFestival I promotori parmensi - Comune di P~rma in testa -di queswmanifestazzone nominata «incontri cinematografici» con sede in Salsomaggiore Terme, convocarono alcuni anni fa da Roma - luogo designato di ogni movie's lover -coloro che sarebbero risultati a posteriori gli insostituibili organizzatori degli «incontri» medesimi. (Per chi si interessa di sperimentalismo cinematografico, costoro sono i soliti Aprà, Ungari, Me/ani, Sbardella, ecc. come dire «Filmstudio Romano» che piano piano si acquista lo spazio delle province italiche.) Gli stessi promotori - promoters o sponsors - vollero saggiare il terreno, vagliare le possibilità insite nell'operazione, in quel primo anno, ormai lontano: infatti il budget era affa110realistico: venti milioni, circa! Tu11avia:le segrete speranze dei giovani organizzatori romani sono state esaudite: la Rassegna ha raggiunto quest'anno lasua quinta edizione, quella che poteva rimanere una «proposta» si è concretizzata nella continuità della manifestazione, e ancor più - materializzata -in un budget di cento cinquanta milioni! (Un volume di affari «ridicolo» se si pensa al Festival di Venezia: un miliardo e mezzo). «Questo> di Salsomaggiore -lo urla anche l'organizzatore Aprà -è un festival povero! Prima di entrare nel merito più squisitamente tecnico-qualitativo di questa rassegna, si vuole aggiungere questo: che: siamo stanchi di vedere gli amministratori locali farsi i conti in tasca mentre «promuovono e favoriscono» manifestazioni culturali (molto di moda oggi come business); che: questa vecchia scienza-conoscenza per cui l' egemonia intelleuuale contiene in sé la forma più astraila e sofisticata del reale potere sulla 'gente' (che ha bisogno di ideologia come di linfa per sopravvivere); che: questo investimento -noto oggi anche ai politicanti più stolti, e di fallo più chiusi alla cultura -restituisce invariabilmente, attraverso la tesaurizzazione delle idee, creatività mal-pagata, il concreto potere che solo il «consenso delle masse» può dare, e che, ovviamente, può essere tradotto - or change -in potere economico, al/razione ideologica, coercizione morale e, come la pubblicità, occulta persuasione. Questa mistificazione dei farisei la si deve mettere in luce, nell'estrema confusione tra operatori e veggenti, e i soliti noti ciarlatani e gli autentici che non s[ possono più camuffare, per me lo si meua pure sul mio conto. Ora, in seno a questi «Incontri» di Salsomaggiore Terme, c'è di bello che - nellapovertà -di cui si diceva, si riscontra un fenomeno di prestidigitazione: coi pochi denari il caro Aprà (la cui mamma poeta leggeva così bene i tarocchi) riesce ad invitare i soliti habitués (i critici ad esempio non perdono una colazione o una cena dalla prima ora dell'inizio, a/l'ultima del Festival. ospiti in Hotel tout payé), a installare vari ospiti provenienti da tu110il mondo in «confortevoli» pensioncine e, non dando ascolto di proposito alle rimostranze, gli resta questa formidabile disponibilità finanziaria: quella di poter patrocinare l'edizione di libri, relativi allospecifico cinematografico e -in sovrappiù - la possibilità di produrre per nuovi autori dei filmati video-tape. È di queste due produzioni che vogliamo informarvi. I video-tape. Una sezione degli «Incontri» è costituita dal « VideoFilmFestival». Chili e chilometri di nastri video-tape registrati negli ultimi tre anni da giovani autori, vengono proiettati in tre diverse sale contemporaneamente, senza sosta dalle dieci antimeridiane a notte inoltrata. Fiumi di immagini rotolano una accanto all'altra, si accumulano e con grande disinvoltura si dissolvono ali'attenzione di chi ne fruisce: l'inondazione lascia asciutti. Nel luna-park a spettacolo continuo, non ci sono punti da isolare né parti emergenti: il luogo del Festival diviene luogo della grande rappresentazione collettiva - («il luogo del Festival dev'essere uno spazio che accomuni dei bei film a della bella gente» A. Aprà) -, alla quale tuttavia manca quella polarità creativa che magneticamente a/lira, come il moto di un'onda imprigionato nel fotogramma esposto sul visore della moviola. Di adatlarsi a un livello qualitativo così mediocre nell'equivalenza, è una decisione che si è costrelli a pren(iere al termine della ricerca, via via più ansiosa, di una qualche opera significativa. O scegliere il 'ritiro', rallegrandosi di lasciare ad altri il compito di saltare dall'una all'altra sala di proiezione, sempre in prospeuiva del fatale incontro con l'opera interessante, quella gravida di segni che toccano noi nel nostro tempo. (Ciò che nel buio è già formato - ma deve essere tratto alla luce, metafora che congiunge il senso di una comune aspellativa, quando come gazB1bliotecaginobianco Patrizia Vicinelli ze alla rincorsa dietro un luccichio, si è disposti davanti allo schermo per bere lo spazio di prodoui chiamati «film», rincorrendoli poi su tre assi, su tre fili, binaritripli o diligenza o nave o gioco del cavallo dei ginnasti, comunque disposti al gioco.) O. O, si introducano le ipotesi, adelineare la geografia dello smouamento (non l'historica causa, né la psicologica indagine) di questa altitudine endemica a «non-dichiarare». (Anche se fosse una moda, sarebbe una moda noiosa e ostile.) L'impressione generale dunque, è che si sia smarrita quella capacità creativa, quella forza nata dal bisogno di rivelarsi che permei/e l'uso originale di qualsiasi linguaggio, che è il metodo per l'esigenza e la vqlontà di comunicare qualcosa di sé a qualcuno. (Proiezioni, dice un amato refrain della psicoanalisi, un altro fotogramma isolato sulla moviola, se preferisci una carta gellata sul tavolo verde a Telesina, un altro pezzo di film da montare in-mente: la teoria fu di non acceuare quel posto di critico, ma ricostruire al meglio il ritmo delle immagini, -ad esempio, se fosse quello ilsuo caratierepeculiare.) Intervenire sui dati modifica11doli e plasmarli, è una 11ecessi1pàer l'autore e ne denoterebbe l'autenticità, sempre che abbia chiaro il confronto ine/uuabi- /e del mondo. • Un eccesso di paura -parrebbe quasi generazionale -impedisce a questi neofi/makers di esporsi. Perché video-tape, ad esempio, e non pellicola, come usavano per i films sperimentali dieci-quindici anni fa quelli che oggi sono conosciuti come «avanguardia storica»? (e che, gratificati con questo, vengono totalmente emarginati dall'auuale contesto operativo). Principalmente, per i bassi costi si producono films in video-tape. (A questo proposito -della macchina da presa e della video-camera, cioè -, la problematica di Como/li che riguarda l'ideologia della macchina da presa come« ... apparecchio che con la sua inscrizione (al cinema) strullura la realtà».) Como/li: « ... la macchina da presa è costruita per reuificare tulle le anomalie prospeuiche secondo il codice della visione speculare così come è definito dall'umanesimo rinascimentale». çomolli . ... è una problematica di là da venire per i nostri operatori culturali, che dovrebbero cominciare con l'a11a/isi delle diverse pote11zialitàepeculiarità espressive dei due mezzi 1ec11iciS.i arriverebbe certo a dire, co11Lebe/, « ... che la macchina da presa 110nè u110stru1)ie111i0deologico i11sé, bensì la sua struuura rif/elle fatalmente l'ideologia domi11ante... è uno strumento neutro ideologicamellle, proprio in quanto strumento, apparecchio, macchina». Lebel. Molto del materiale in visione al VideoFilmFestival è stato prodouo dalla Rai, e in parte, già tele-trasmesso. Forse è /'i111erferenzaRai a condizionare tanto pesanteme/lle gli autori? Non è così. Poiché una delle operazioni parallele promosse dagli' Incontri' è stata quella di produrre dei video-tape. E Me/ani, che ha concepito la proposta, non ha imposto coercizioni. E la Cassa di Risparmio di Parma che ne ha sostenuto la parte economica? Il fallo è che, seppure vi fossero state queste spime o pressioni, sarebbe stato più divertente, dato che in ogni caso esiste obiettivameme l'opportunità di denunciar/e. Non vi si nota differenza se non risibile, fra le produzioni Raie quelle del Festival: cosa resta in questo qualunquismo spellrale? la pretesa di essere presenti anche se virtualmente. A onor di cronaca (e per portare acqua al mio mulino), bisogna dirlo che Dwoskin - coltissimo filmaker inglese, componente stimatissimo e prezioso del/'avanguardia storica cosiddeua -se n'è rimasto accoccolato tra il muro e lasedia del bar allestitoprospe11a1orai llo spellacolo, senza respiro senza fiato senza più occhi, i suo beg/'occhi da quarant'enne che all'inizio provarono ad occuparsi delle immagini (scivolose e appiccicose disse, o forse collose disse in inglese), e ci si salutava sempre al bar per selle giorni e anche meno con Tonino (De Bernardis di Torino) che costruisce pazientemente le storie delle nostre vite di un'epoca nella quale la sopravvivenza è la nostra riuscita, e ridere incontrandoci in questi stronzi festival di cui dovremmo aver bisogno, per esserci - per lavorare, e come al solito porta con sé un film di dodici ore che nessuno gli proietterà, e lui fa parte dell'avanguardia storica poiché fa cinema da più di quindici anni. E, volendo dire le cosepiù importanti che successero n, fra le galanterie di Salsomaggiore tanto numerose che si notano, Gianni Castagno/i (Bologna) dell'avanguardia storica anche lui, ha litigato fino al conseguimento della viiQuelle politiche sono parte- e non la più spaventosa:...dell'immensa tragedia che è la rivoluzione. L'uccisione di migliaia di uomini (di milioni, nel caso della rivoluzione cinese) non è un fallo ben più terribile? Ed esiste forse un criterio per determinare quante e quali di quelle morti fossero giuste e necessarie? O forse le uccisioni concentrate in un tempo breve sono meno gravi, solo perché è più facile cancellarle inblocco dalla memoria collettiva? E ancora: che le azioni intraprese da gente che perseguiva fini di liberazione possa- • no rovesciarsi nel loro contrario, nella ricostituzione di strutture di potere sulla testa del popolo, fino alla tirannide, è un rischio e in parte un risultato comune a tulle le rivoluzioni. Questo non equivale a dire che il mondo è sempre uguale a se stesso e che le azioni intese a modificarlo siano inutili o prive di senso o addirillura criminali. li momento rivoluzionario fa solo più evidente un paradosso storico generale: e cioè che le diverse società di ogni tempo sono assimilate da costanti ineliminabili, se non si vuol mettere in djscussionela nozione stessa di natura umana e dj vita associata; ma queste costanti si realizzano nel continuo mutamento, che non è solo apparente o formale né in direzione predeterminata, e nell'azione finalizzata ad esso. Se non si è coscienti di questo, si oscilla fra l'illusione che la storia muova verso una sua conclusione e quella di un mondo immobile e senza storia. Si confondono allora le rivoluzioni socialiste con i fascismi creati per reprimerle, e si è assolutam~nte incapaci di comprendere come le tragiche contraddizioni dei regimi seguiti a quelle rivoluzioni generino rivolta di contenuto socialista. toria per avere un hotel con scalone e pasti caldi per sé, la moglie e il figlioletto, dato che è stato invitato comespeuatore senza film, essendo autore riconosciuto in Europa et America e lavorando anche lui da quindici anni senza tregua senza soddisfazione senza speranza (e non essendo molti filmaker, il figlio di Morelli dirigente della televisione, credo) e, quasi incredibile Anna Laiolo e Guido Lombardi erano n genovesi e schivi come sempre, non ricorderemo che fanno parte dell'avanguardia storica, con un romano, certo Alberto Grifi, storico anche lui, che sta intervistando i mauatoi, che è un'idea talmente strana che gliel'ha acce/lata la radio in tredici pumate. Anche Annabella c'era di Lecce, (Miscuglio) ma molto depressa quasi irriconoscibile sebbene assai conosciuta demro una scia di scandali da lei non voluti, ma che la circondano. Parlare di noi invece di riferire su Como/li, che da francese quale è, prese111avail suo saggio delle « Pratiche editore» Te 1nica e Ideologia, uno dei libri che escono in ·concomitanza al Festival (fin'ora i libri sono: Bari/li: Lo spettatore stralunato - Munstenberg: Film-e alcune monografie: Olmi, Fuller, Ophuls, Ray e un altro)è certamente meno ortodosso e 'professionale': ma fare della critica 'ritmica-confessionale' è dare un'impostazione originale e brillante per una proposta di non-critica. Chiarirecosa si può fare ecosa non si può fare con uno strumento a disposizione come il video-tape, e quali siqno i vantaggi e i limiti di una grossa Arriflex sulle spalle prima di me/lerci le mani sopra, prima di girare. Di questo si potrà magari discutere nel magnifico salone rococò alla prossima Rassegna. Cosl può darsi che invece di vederlo sempre deserto quasi fosse apprestato per girare una scena di un film di Visconti, lo troveremo con gente che ci vive dentro, considerando essenziale confrontarsi per distinguere le direzioni, per trovare l'ago dellapropria bussola: il signore e padrone delegato dagli esperti in finanza a spedire gli inviti e a scegliere la sua corte, non ha più motivi per assumersi questo incarico, se non i/suo esclusivo personale beneficio, per sua volontà di potere. Incontri cinematografici Salsomaggiore 1-7 aprile '82

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