coperta da un immenso gregge di pecore nere che ondeggia e si scompiglia. Alcuni cani danno la scolaraali'oriu.ome e premono sui fùmchi del gregge facendogli prendere la forma di un reuangolo sempre meno oblungo. Ora mi rrovo sopra una foresra di be/lii/e le cui cime pomellate si urtano e appassiscono rapidameme menrre i tronchi, spogliandosi della loro pelle bianca, cosrruiscono 1111g0rande scatola quadrata, unico accidellte che rimane nella pianura spoglia. Al cenrro della scarola, come una medaglia in 11110scrigno, riposa la più sol/ile ferra dell'ultimo tronco e scorgo distimameme il cuore, la corteccia•el'alburno. li disco di legno, dove i fasci midollari appaiono in filigrana, 1101è1che un oblò di vetro, l'orifizio di 111c1ono che ritaglia l'unica finestra della mia durata nella spessa parete che mi avvolge. Nell'emisfero della 1101/evedo soltamo le gambe bianche e solide dell'idolo, ma so che più in alto, nel ghiaccio eremo, il suo bus10 è 1111 buco nero come il nulla della sostanza nuda e priva di auribwi. In mezzo alla folla che si accalca auomo al piedestallo, qualcuno mi ripete senza posa: «La rilegatura del sepolcro solare imbia11cale tombe ... La rilegarura del sepolcro ... ecc.». Fra il sonno delle voci e il regno delle sra1ue,una rosa arricchisce il sangue dove si bagna il blu corporale assimilabile a frammenti. Il sapore delle corone che scendono al livello delle bocche chiuse suggerisce un calcolo più rapido di quello dei gesti ista111a11eLi.e laminarie hanno tracciato dei cerchi per ferire la nostra frome. Penso al guerriero romqno che veglia sui miei sogni; egli solleva il suo scudo a/l'altezza dei miei occhi e mi fa leggere due parole: attol e sépulcrons Se la scommessa di Pascal si può rappresemare co11la croce ouenwa svolgendo 111d1ado da gioco, che cosa potrà insegnarmi la scomposizione dello scudo? Da molto tempo ho strappalo fibra a fibra la faccia del guerriero; ho otte11U10dapprima il profilo di una medaglia, poi 1111s0uperficie erbosa e una palude quasi senza limiti da cui emergono fusti spezzati. Oggi sono arrivato a meuere un nome su ogni particella di came. Il bianco degli occhi si chiama: coraggio, - il rosa delle guance si scrive: addio, - e le volwe del casco sposano cosi esauamellle la forma del fumo che non posso chiamarle se 11011s:onniferi. Ma il vemre dello scudo rapprese/Ifa una gorgone 1urpe, i cui capelli sono i numeri 3 e 5 illlrecciati. L'B della somma si capovolge ed io pervengo ali' Infinito, serpenre del sesso che morde se stesso. È allora che la ciurma delle linee si corica sol/o la sferza della materia. Non mi rimane che compiere il de/i/lo dinanzi ad un'archite//ura senza fine. Romperò le statue e traccerò croci sul suolo col mio colrello. Gli spiragli si allargheranno ed astri usciranno sile11ziosame11tedalle ca11ti11e-f,rutti delle sfere e delle statue, grappoli di globi luminosi che salgono come le bolle rrasparenti di 1111 fumatore di sapone, a/traverso i pigmellti della morte ed il bulbo rosso della lampada di carbone. Nel corso della mia vita bianca e nera, la marea del sonno'òbbédisce al movimento dei pianeri, come il ciclo dei mestrui e le migrazioni periodiche di uccelli. Dietro le comici, un bastone delizioso si innalzerà ancora una volta: al mondo arieggiato del giomo si soslituisce la noi/e liquida, le piume si tramutano in scaglie ed il pesce dorato sale dagli abissi per prendere il posto dell'uccello addorme111a10nel suo nido di foglie e di membri di inseui. Alcuni ciouoli coperti di parole, -parole scompigliate, sbiadite e levigare, -si incrostano nella sabbia fra i ramoscelli e le conchiglie di alghe, allorché ogni via terrestre si ri1raee si nasconde nel suo domicilio oscuro: gli orifizi dei minerali. Zenirh, Porfido, Pedaggio, sono i Ire vocaboli che leggo più spesso. Dapprima 1101m1i apparvero che parzialmente, la Z in slriature o zig-zag di conjlirto, fuga obliqua verso le incidenze poi perseveranza in una via parallela, - l'Y del/'oltret.erra (Altrove, qu'Y a+il? che c'è? Ci saremo Sib Ylle? Che porrò fare se 1101h1o più mes Yeux, gli occhi? -la Aallomanando sempre più il suo angolo rapace so/leso da un orizzonte fittizio, mentre la P Premeva sulla Porta delle Passioni. In seguiro le rreparole si formarono e porei farmele saltare nelle mani con altre parole che già possedevo, leggendo di sfuggila la frase che esse composero: Paghi tu, o Zenit, il pedaggio del porfido? Domanda alla quale esse risposero, /a11cia11do i miei ciottoli a rimbalzello: li porfido dello Zenit non è il nostro pedaggio. Da La Révolution Surréaliste n. 2, Paris, gennaio IY25 Collombet, (IO anni) Arrivò uno schele1ro e mi fa: ri voglio prendere perché è molro tempo che vivi, ragazzino. Ora vado a prendere una forca e li porro dal diavolo. Arrivali dal diavolo, per me 1101c1'era abbas/anza posto. Allora il diavolo disse: daro che 1101c1'è posto ora ti mangio. Nella pancia del diavolo ho visto che c'era pieno di bambini piccoli. Ma il diavolo disse: vieni fuori mostriciauolo, che 1101p1osso più respirare, e ritorna sulla rerra. Lo scheletro ritornò e mi disse che mi dovevo svegliare. li mio sogno era finiro. Duval, (li anni) Un giomo ho sognato che ero in camera mia. All'improvviso le mie scarpe si me/10110a scivolare sul pavime11to e salgono sul muro. Quando sono arrivale bene in a/10, io grido: Ma11da1emiqualche cartolina. E quando loro arrivaro110 in cima alla pare/e, vedo nel muro dei diavoli rossi con le orecchie lunghe che comi11cia110a saltare sul leuo e a darmi delle spin/e. U110di loro si siede in poltro11a. La poltro11asi gira verso il muro e il diavolo rosso è b1111atcoo111rola pare/e e gli altri cadono sul pavime1110. L'ultimo si arrampica sul muro. lo prendo 1111s01rofi11accioe glielo 1iro, lui lo raccoglie e se 11e va. Lazare, (II anni) Un giorno ho sognalo che un cane era venti/O a cercarmi per ammazzare i topi. lo ho preso uno zoccolo e l'ho bauwo su 1111opo che è morto. Allora il cane ha preso il topo e /'/,a sepolto penerra e ci ha pia111a1d0ei fiori gialli e delle rose appassile e li annaffiava co11la sua pipì. Da La Révolution Surréalistc 11.3, Paris, aprile IY25 Antonin Artaud I Era 1111 ci11ema1ografoaereo. Dall'alto di 1111 aeroplano imm111abile si cinema1ografava il decollo di 111c1o11geg110esauo che sapeva quello che faceva. L'aria era sa/ura di w, ronzio lapidario come la CELJVRE DEs SornÉES PoPULAIREs DE VERVIER~ A VÈRIT-É ,., JUSTICE COMMUN ./ BANQlìET OH·El<"I A M' LABOR! A L'OCCASION DE SA CONFERfNCE Il FF\· RIEH 1 '.IOlt luce che la riempiva. Ma il faro a volte mancava l'apparecchio. Alla fine restammo solo in due o tre sulle ali della macchina. L'aeroplano .erasospeso al cielo. Mi se111ivoin un equilibrio odioso. Ma poiché l'ordigno si capovolgeva, ci toccò fare un giro nel vuo10 ristabilendoci sopra degli anelli. Alla fine l'operazio11e riusci, ma i miei amici erano partiti; non restavano che i riparatori meccanici i quali facevano girare i loro trapani nel vuoto. In quel momento uno dei due cavi si spezzò. - Imerrompete i lavori, gridai, sto precipitando! Eravamo a cinquecenlo metri dal suolo. - Pazienza, mi fu risposto, sei nato per cadere. Dovevo evirare di camminare sulle ali della macchina. Semivo però che esse offrivano resistenza. - li fauo è che se cado, urlai, so bene di non saper volare! Semii un mostruoso scricchiolio. Un grido: « Mollate i cavi!». E immediatameme immaginai/e mie gambe ghermite dal colpo di rasoio del laccio, l'aeroplano che abbandonava i miei piedi e io là sospeso nel vuo10, i piedi incollati al soffiuo. Non ho mai saputo se ciò era accaduto. Il Ed ecco che è arrivato per me il mome1110dell'auesa cerimonia nuziale. Era una cerimonia in cui si sposavano so/1a111d0elle vergini, ma c'erano anche delle aurici, delle pros1i1u1e;e per arrivare alla o~ue,qou,6e~aio11q1 vergine bisognava guadare 1111 fiumicia11olo, 111/1orrente irto di giunchi. Era lì che i mari li si riliravano con le vergi11i1e111andsou/Jilo di possederle. U11adi esse, più vergine delle a/1re, indossava un veslito chiaro a quadri e aveva i capelli ricci. Fuposseduta da 1111110a1u0ore. Era piccola e abbas1a11zarobus1a. Mi dispiacque che non mi amasse. La stanza che lefu assegnala aveva 1111p0orta che chiudeva male, e a11raversola fessura della porta io assisle//i alla sua resa. Fra /'a/1ro ero abbas1a11zalontano dalla fessura, ma fra tulle le persone che si lrovavano nella sala nessuno o/Ire a me si i111eressava quello che slava succedendo. La vedevo, ormai 11udae i11piedi, e ammiravo il modo in cui la sua impudicizia era avvo/,a di freschezza e di una sorra di riso/li/a decisione. Era mo/10 consapevole del suo sesso, ma come di una cosa asso/111amemenormale e 11a111rale i11 quel mome1110. La accompag11ava 111g1iova11emorilo, perciò noi le 1e11emmo dielro in barca. lii Noi tre avevamo un saio da monaci, e Max Jacob arrivò vestito di 111s1aio e di un cono ma111ello.Volevo rico11ciliarmicon la vi/a, con la vita e con lui s1esso, e io se111ivoa, l di là di me siesso, il peso i11erte delle sue argome111azio11i. Poco prima avevamo fallo prigioniere a/c1111deonne e le possedevamo sopra dei wvoli, sulle sedie, sulle scale; e 1111d0i esse era mia sorella. Le pareli era110nere, le pone vi si riwgliavano ne11ame111e lasciavano scorgere delle illuminazio11i di criple. Tu110lo scenario era 11110 analogia volo/I/aria e creata. Mia sorella swva dis1esasu un /avolo, era gravida e aveva una qualllilà di mame/li. Ma rispello a me stava in un altro piano, in un altro ambiente. C'erano dei /avoli, porre lucide, scale. Se111iiche 11111c0iò era brullo. Avevamo i11dossa10lunghe ves1i per 11ascondere il nos1ro peccato. A quel p11111s0opraggiunse mia madre ves1i1ada badessa. Avevo paura che 1101s1i arrivasse più. Ma il cor10 111a111eldloi Max Jacob dimos1rava che 1101c1'era più nienle da 11asco11dereI.ma111ellei ra110 due, 1111v0erde e 1111g0iallo, e quello verde era più lungo dell'a/1ro. Ci meuemmo a consu/1are i 11os1rfiogli. Da La Révolution Surréaliste 11.3. Paris. aprile /'125 Paul Uuard I Invece di 1111faiglia ho un figlio. Si è sparalo un colpo in tesla, lo ha1111m0 edicaio ma si sono dime111ica1dii portargli via la pis10/a. Lui ci ha riprovalo. So110sedlllo a tavola fra persone co11osciu1e.A 1111 trai/o qualc11110che io 11011vedo mi raggiu11gee mi sussurra: «Tuo figlio si è 1ira10sei/e pa/10110/ei111es1a,ma 1101è1111or10»S.olo allora una imme11sadisperazione mi i11vade,e giro la testa affinché 1101m1 i vedano piangere. 2 Sto sfogliando Le journal littéraire, che di soli10 non ha nessun i111eresseI.l numero che ho fra le mani comiene varie fotografie di generali e di campag11e d'Africa. Nell'uilima pagina una gra11de fo1ografia in1i10/a1a L'Armée française mos1ra Iresolda1i, 1111d0ieiro all'altro. Ma fra il primo e il seco11do si 1rova mia moglie, ves1i1a secondo l'ecce111ricamoda del /900. Ha 1111parasole in mano. Accanlo a lei c'è 1111ge11eraleboero con una lunga barba, 1111a redingole e 111c1appello a cilindro. Ne sono vivamellle compiaciwo. 3 G. ha fauo la civeua col suo vicino; è arrivata persino a offrirgli la fo1ografia e l'indirizzo, seppure in 10110sdegnoso. Ci 1roviamo di frome alla Gare du Nord. lo ho in mano 111s1ecchio di colla e, furioso, la spalmo sul viso di G., poi le infilo il pennello in bocca. La sua passività fa crescere la mia collera, la spingo di souo alle scale e /a,ua testa risuona sulla pie1ra. Mi precipilo da lei e mi rendo conio che è morra. Allora la prendo fra le braccia e parto in cerca di una farmacia. Ma 1101r1iesco a trovare altro che un caffè, il quale è anche, contemporaneamente, una paneueria e una farmacia. li locale è completamen/e deserto. Depongo G. su una branda da campo e mi accorgo che è diventata piccola piccola. Sorride ... Il mio dolore non deriva dal fallo che è moria, ma dall'impossibilità di restituir/a.al/a sua dimensione normale, idea che mi fa impazzire. 4 Quel giorno io ricevo, in un giardino di quelli come piacciono a me, diverse perso11a/i1àp: er l'esaltezza la Presidemessa della Repubblica e 1111d0onna alla e assai bella, diciamo l'immagine convenzionale di Marianna'· Passeggiamo con tutto il seguilo per i viali fiancheggiali da bossi e da ligustri ben 1osa1i.111fondo al viale c'è una grande porla compos/a da molte a/1reporle: una dorma, una rossa, una nera, una verde e, in mezzo, la più piccola, bianca. Tulle le persone che mi accompagnano hanno una chiave differente. lo devo indovinare quale sarà quella buona, altrimen li tu/li se ne andranno. Propongo di giocarla con le carte. Propos1a respinta. E ora accanto a me 1101c1'è più la Presidentessa, ma il Presidente della Repubblica in persona. Egli se ne va, e io lo accompagno cortesememe. I i " -. " -~ "- ~ ~ §- .,., ,., t: l:! "' _., ,::, .;
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