I quattr,.,Jn gioco Roger Caillois I giodai e gli uomini. La mascltera e lii vertigine Milano, Bompiani, 1981 pp. 252, lire 8.000 P are impossibile: eppure c'è ancora chi si meraviglia di fronte a certe azioni criprovevoli• compiute dai cgiovani». Ho posto tra virgolette riprovevoli e giovani perché è difficile immaginare dei vegliardi, o anche dei normali adulti -padri di fa. miglia, dirigenti d'aziende, capi - operai - intenti a: tranciare le imbottiture d'una metropolitana o d'un autobus, dar fuoco alle panchine d'un parco, prendere a sassate carrozzerie di macchine in sosta, istoriare di scritte balorde le pareti di edifici e mezzi di trasporto. Azioni, per l'appunto, criprovevoli• -secondo la morale corrente - che vediamo compiere ogni giorno da bande di giovani cteppisti•. Quegli stessi che, arrampicandosi coi ciclomotori su per i sentieri di montagna, inondano di gas pestilenziali le colline verdeggianti, insudiciano di cartacce gli atri delle stazioni, riempiono di terrore i candidi cuori di attempate casalinghe (e non solo di queste). Appartiene dunque a una certa gioventù di oggi - e forse di sempre - questo tipo di divertimento: e se in passato la cosa era meno evidente, la ragione stava soltanto nella maggior efficacia dei mezzi coercitivi e repressivi, sia da pane dei familiari che delle autorità civili (insegnanti, poliziotti, ecc.). In altre parole: è quasi inevitabile per il giovane - proprio nell'età in cùi sta per consolidarsi la sua personalità, fuori dall'ambito chiuso e soffocante della famiglia o della scuola - di soggiacere all'impulso di e giocare al massacro•. li gioco al massacro che a un certo punto della vita si sostituisce al semplice gioco edonistico, prima di giungere, un po' più in là negli anni, ad un altro tipo di gioco - meno eroico ma forse più inebriante - il gioco dell'azzardo, ci convincerebbe che, in definitiva, l'uomo passa dalla nascita alla morte attraverso fasi diverse e magari contrastanti, ma che sempre ludiche sono. Se questo è vero potremo arrivare ad affermare come tutta la nostra esistenza sia preda d'un costante impulso ludico o ludiforme, che ci porta a distruggere, prima, a gareggiare poi, a camuffarci e a mimetizzarci, in un terzo tempo, e finalmente a sottostare a quell'estrema farsa - mimetica e ludica ad un tempo - che è costituita dalla morte. (Ma a questo punto ilgioco non è più nostro quanto di coloro che lo compiono a nostro favore e alle nostre spalle.) (dove, ad es. s'ignorano ancora alcuni dei suoi studi più acuti a cavallo tra antropo-o entomo -logia ed estetica, come quel delizioso Méduse Ile C., impressionante analisi del percht zoologico ed estetico, delle decoratissime ali delle farfalle. (Méduse Ile C., Gallimard, Paris 1960; ma si vedano anche i suoi Le Mythe et l'homme, Le roche, de Sisyphe.) S econdo Caillois, dunque, il gioco può essere distinto in quattro precise categorie che egli battezza con gli efficaci termini diagon, alea, mimicry, e ilynx. Che significato hanno questi vocaboli; o meglio che significato gli attribuisce l'autore? Ripreso dal greco «agon • vale lotta, competizione; «Alea•, dal latino, sta per azzardo, ma anche per caso; dall'inglese «mimicry• equivale a imitazione e mascheratura; mentre «ilynx•, dal greco, sta per cvertigine•, danza parossistica. on è da oggi nt da ieri che si parla e ,__~....,.._,._..,......,--,,.....--..__,,..7 si è parlato di gioco e di giocosità dell'uomo. Dallo Spieltrib schilleriano, all'homo ludens huizinghiano, è tutto un fiorire di opere che, volta a volta, mirano a fare dell'elemento ludico un equivalente dell'elemento estetico e del gioco una delle attività fondamentali dell'uomo. Un testo che risale al 1958, e che, stranamente, sino ad oggi non era stato ancora tradotto in italiano, quello di Roger Caillois (/ giochi e gli uomini, Bompiani, 1981), ci offre nuovi spunti e nuovi approfondimenti in questo sfruttato settore e ci induce ad accennare alle ipotesi del saggista francese recentemente scomparso e, tutto sommato, sottovalutato in Italia &rgio Capone «neri•, basso, T.K. II.Jt1V ca.,Cl~II uu1a1 ll,;U I quattro termini significano appunto la giocosità globale dell'uomo, intesa quale fenomeno prima di tutto cagonistico• (e abbiamo il caso dello sport, della lotta, della gara e gli infiniti esempi di giochi agonistici basati sull'emulazione e il superamento del prossimo.) L'alea comprende ogni sorta di gioco basato sull'azzardo, sulla volontà del fato, dunque sull'intervento, nella competizione, del Destino più che del prossimo; costituisce insomma la sfida dell'uomo verso la divinità e dunqu~ una gara il cui esito dipenderà solo parzialmente dal merito o dall'abilità del giocatore. E, per contro, la mimicry, ossia il fattore ludico insito in qualsivoglia forma d'imitazione - teatrale, drammatica, rituale di festività sacra e profana, di tradizione mitica - è alla base d'ogni spettacolarità, ma anche di molnante «scoperta» di Caillois, che eleva al tenore ludico tutto un settore che di solito non viene preso in considerazione dagli altri autori, quello appunto del «gioco vertiginoso• che conduce all'ebrezza e all'autoannientamento. Si parte dai primi assurdi tentativi infantili di ottenere, attraverso il vorticoso roteare sul proprio tallone, un'esaltazione del proprio stato di coscienza, un obnubilamento e insieme un'esasperazione della personalità; per Mauro Montanari, Zitron I giungere a modi più sofisticati ed estremi: quando la vertigine è prodotta dall'alcool o dalle droghe (dai funghi allucinogeni o dalle foglie di peyotl e naturalmente, ai nostri giorni, dalle droghe pesanti col loro macabro); fino alle forme più meccanizzate e meccanicistiche delle giostre rotanti, degli otto volanti, dei motocross e delle gare automobilistiche, del bob. ta arte di tutti i tempi e giustifica la ,__,,.........,.._.....-..,......,--,,.....--..__,,..7 Esistono, poi, quelle forme - ormai ritualizzate - di vertigini sacre, tribali, ancestrali - ricordate da Caillois - come quella dei cdervisci rotanti•, degli sciamani, dei «valadores• messicani (dove il danzatore, in piedi «in cima a un palo esegue complessi cerimoniali in questa pericolosa posizione, finché, nella fase finale del volo i quattro danzatori, attaccati per la cintola, si lasciano andare all'indietro, e scendono fino a terra descrivendo una grande spirale man mano che le loro corde si srotolano»). Ognuna di queste modalità giocose, tuttavia, può rivestire caratteristic~e diverse a seconda che venga o meno a far parte integrante della vita sociale d'un individuo o d'un'epoca; oppure che rimanga in margine al meccanismo comunitario della società. Nel primo caso, che è il più elementare e frequente, si avrà a che fare con manifestazioni come quelle dei «normali» sport (per quanto si riferisce alla categoria dell'agon), con le lotterie o le tombole (per l'alea), con tutti i fenomeni teatrali, carnevaleschi, e in genere spettacolari (per la mimicry); con le alte acrobazie sportive, del tipo sci, cavallo, ecc, per l'ilnyx. Mentre nel secondo caso si dovranno considerare tutti i fenomeni di trasformazione dell'elemento ludico in elemento sociale: cosi nel caso dei cerimoniali, delle uniformi, delle etichette (che rientrano nel campo della mimesi); delle grandi speculazioni di borsa e di affari (alea), delle competizioni professionali (esami, concorsi) per l'agon. Se, però, dall'integrazione dell'istinto giocoso nella società si passa a considerare la sua esaltazione, esacerbazione, o addirittura degenerazione, si arriverà allora alle ben note forme patologiche che abbiamo costantemente sotto gli occhi: inganni, violenze, come degradazione dello spirito agonistico; superst1Z1on1, pratiche astrologiche, incantamenti e malocchio, come degenerazione della condizione aleatoria; sdoppiamento della personalità, fino a raggiungere fenomeni autolesionistici (in alcune performances della Body art: evento che Caillois non considera ma che mi sembra rientrare a pieno in questo settore), come esaltazione della mimesi, e finalmente alcoolismo e stupefacenti per il settore dell'ilynx. Quest'ultima categoria del gioco che conduce all'ebrezza mortale della vertigine, ricercata e idolatrata per il gusto della stessa; che trascina fuori dalla coscienza vigile, verso uno stato anomalo, onirico, e insieme di frenetica esaltazione; mi sembra quella - tra tutte le altre condizioni ludiformi-che più s'avvicina alla cosi frequente aspirazione odierna di rivolgersi a condizioni transrazionali. Quelle condizioni in cui (potremmo azzardare): tanto lo Spieltrieb, quanto il Formtrieb (schillerianamente intesi) - dunque l'impulso al gioco e l'impulso alla forma (esteti 0 ca)-sbocciano e si confondono con un più generalizzato e univoco globalizzante Todtrieb: l'istinto della morte. Quando, al di là del Lustprinzip, l'uo- °' mo s'affaccia a un principio solo in g:: apparenza cantraddittorio con il principio del piacere, ossia il principio dell'annichilimento e della morte. Della morte e della distruzione propri e del prossimo; d'un prossimo che .... ...., presenza costante in ogni civiltà della maschera: come imitazione e camuffamento, vuoi quando l'uomo assume le caratteristiche dell'animale selvaggio, della fiera, dell'animale totemico; vuoi quando si trasforma in maschera tribale (come le maschere Katschina degli Zuiii, come quelle bamboline Katchina con le quali i bambini della tribù imparano a riconoscere le divinità dell'olimpo amerindio). E ovviamente, la mimicry non è soltanto umana; proprio Caillois nel suo Mythe et l'homme parla dei diversi mimetismi degli insetti; in questo caso non giocosi ma funzionali. '-------~-~---~_.,.-.------- può anche essere il sedile imbottito dell'autobus o della metropolitana - ] .• " E, finalmente, la ilynx, e questa è forse la più interessante e appassio- Jumbox, cantante,S80 troppo soffice perché non si debba .i; «punirlo•, punendo se stessi. <i
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