Alfabeta - anno IV - n. 34 - marzo 1982

Holmes, quando teorizza, tenda a sussumere sia i processi ipotetici sono l'unica rubrica dell' «Osservazione> -come risulta dal seguente brano, tralto dal capitolo intitolato « LA scienza della deduzione» di The Signof Four, dove Holmes e Watson discutono le capacità di un detective francese, certo François le Villard: «Disse Sherlock Holmes in tono noncurante: Personalmente ha doti notevoli: possiede due o tre qualità che sono indispensabili per un poliziolto ideale, cioè il potere di osservazione e il potere di deduzione: solo manca di conoscenza, ma può darsi che questa gli venga col tempo [...]. « Lei ha parlato proprio adesso di osservazione e di deduzione. Mi sembra che la prima in un certo senso implichi la seconda». «Perché? Tu/l'altro», replicò Holmes, sprofondandosi ancor più comodamente nella poltrona, mentre dalla sua pipa uscivano densi cerchi azzurrognoli. «Poniamo un esempio: l'osservazione mi dimostra che lei stamane si è recato all'ufficio postale di Wingmore Street, mentre la deduzione mi permei/e di capire che ha spedito un telegramma». «È esal/o!», dissi. «Esaltissimo. Però confesso che non riesco a capire come sia arrivato a questa conclusione. È stato un impulso improvviso da parte mia, e non ne avevo fallo cenno con nessuno ...>. «LA cosa è di una semplicità elementare>, disse Holmes, ridacchiando del mio stupore. «È cosi ridicolmente semplice che ogni spiegazione è superflua, tuttavia potrà servire a definire i limiti tra osservazione e deduzione. L'osservazione mi dice che sull'incollatura della sua scarpa e'è una piccola macchia rossastra. Proprio di fronte all'ufficio di Wingmore Street hanno bulla/o all'aria il selciato e rimosso del terriccio in modo che è difficile evitare di passarvi sopra nell'entrare. Questo tefficcio è di una tinta rossastra inconfondibile e la si trova, per quel che io sappia, soltanto da quelle parti della città. Questo per quel che riguarda l'osservazione: il resto è deduzione». «Come ha fatto a deduffe che io ho spedito un telegramma, mi dica!». « Be', naturalmente sapevo che lei non aveva seriIlo nessuna lei/era, giacché le sono stato seduto di fronte tu/la la mallina. Vedo pure che nel casse/lo aperto della sua scrivania c'è un intero foglio di francobolli e un grosso pacco di cartoline. Per quale motivo, dunque, lei si sarebbe recato a/l'ufficio postale, se non per spedire un telegramma? Eliminato ogni altro fai/ore, quello che resta deve esser il [altare esatto>. Watson me/le allora Holmes di fronte a w,a prova più difficile, che Holmesancora una volta supera brillantemente. Watson gli chiede di spiegargli come si è articolato il suo ragionamento. E Holmes risponde: «Be', sono stato aiutato dalla fortuna. Potevo basarmi soltanto su un calcolo di probabilità. Non mi aspe11avpdi riuscire tanto preciso». Ma quando Watson gli domanda: «Non è stato forse un semplice tirare a indovinare?», Holmes replica «No, io non tiro mai a indovinare: è un'abitudine odiosa e distrullrice delle facoltà logiche. Ciò che le sembra strano, è tale per lui unicamente perché ella non segue la mia linea di pensiero e non osserva i piccoli fatti da cui possono derivare grandi conclusioni». 5. Holmes genio del particolare Tu11avia, a dispetto di tali dichiarazioni di disconoscimento, i poteri di osservazione e di deduzione di Holmes, il suo «straordinario genio per le minuzie», come dice Watson, in moltissimi casi si fondano su una serie complicata di passaggi caratterizzati proprio da ciò che Peirce avrebbe chiamato «tirare a indovinare». Nel caso prima citato, a esempio, Holmes può soltanto tirare a indovinare che Watson sia effellivamente entrato nell'ufficio postale, anziché essersi limitato a camminarci o passeggiarci davanti. E ancora: Watson avrebbe ben polllto entrare nell'ufficio postale per incoll/rarsi con 1111 amico, invece che per sbrigare 1111f0accenda; e cosi via. Comunque, che Holmes fosse assolutameme convinto dell'importanza dello studio dei particolari per il successo di 1111'i11dagi1è1e messo bene in chiaro dalla segue/Ile discussione, che riportiamo da A Case of ldentity: «Credo che lei, signor Holmes, ci abbia veduto parecchio che a me è rimasto completamell/e invisibile», obbiellai. «Non invisibile, caro Watso11,ma inosservato. Lei 1101s1apeva dove guardare, e in tal modo le è sfuggito l'importante. Non sono mai riuscito a farle capire l'importanza delle maniche, la suggestività delle unghie dei pollici o i grandi risultati che si possono ottenere da una stringa di scarpa. Ora mi dica: che cosa ha raccolto dall'aspello di quella dorma? Me la descriva». «Be', aveva 111c1appello di paglia a larga tesa color ardesia, ornato di 1111p0iuma che dava sul rosso ma/Ione. Aveva una giacche/la nera, tutta ricamata di perline nere con una frangia di [!iccofiornamenti in gioiello. Indossava un vestito marrone, anzi color caffè scuro, direi, con una piccola guarnizione in 'peluche' scarlaua al collo e ai polsi. Portava un paio di guanti grigiastri, e quello destro era logoro all'indice. Non le ho osservato le scarpe. Aveva un paio di orecchini piccoli, rotondi, a goccia, e nel complesso ispirava una sensazione di benessere: un benessere volgare, placido e facilone». «Parola d'onore, Watson, lei si sta facendo magnificamente. Bravo, proprio bravo! È vero che le sono sfuggiti i particolari importanti, ma ha afferrato il metodo, e ha un occhio pronto a cogliere i colori. Non si fidi mai delle impressioni generali, amico mio, ma si co11ce111ri sempre sui particolari. LAmia prima occhiata è sempre perla manica della donna, mentre in 111u1omo è forse meglio incominciare dalle ginocchia dei pa111alo11Ci.ome lei ha notato, la signorina S111herla11d aveva le maniche bordate di 'peluche', cioè di un tipo di stoffa facilissimo a lasciare tracce. Ora era visibilissima la doppia riga 1111 poco al disopra del polso, dove la dauilografa preme contro il tavolo. Anche la macchina da cucire azionata a mano lascia una traccia press'a poco simile, ma solo sul braccio sinistro, e sulla parte maggiormeme distanziata dal pollice, anziché al/raversare netto la parte più larga, come si era verificato invece nel caso nostro. lo poi le guardai la faccia e vi scorsi la traccia di un 'pince-nez' su ciascun lato del naso: ecco perché azzardai quell'osservazione sulla sua miopia e lo scrivere a macchina che parve sorprenderla 101110». «Aveva sorpreso anche me». « Era però molto appariscente. Rimasi inoltre molto stupito e interessato nel notare abbassando gli occhi, che sebbene le scarpe che Bibliotecag~nob1anco la ragazza portava 1101f1ossero disuguali tra loro, erano però molto strane a vedersi, perché una aveva la puma leggermeme lavorata, mentre l'altra era liscia. Una aveva abbo11ona10appena due bo11011i, mentre l'altra aveva abbo11011a1i0lprimo, il terzo e il quimo bottone. Ora quando lei vede che una signorina, per il resto vestita con cura, è uscita di casa con w1 paio di scarpe scompagnate e abbottonate a metà, 1101s1i fa certo molta fatica ad arguire che deve essere scappata via in freua e furia». «E poi?», chiesi, affascinato come sempre dalle smaglianti argomemazioni del mio amico. «Mi accorsi, proseguendo nel mio esame, che doveva aver seri/lo un biglie/lo prima di uscir di casa, ma dopo essersi vestita di tutto pulllo. Lei ha notato infaui che il suo guamo destro era strappato nell'indice, ma le è sfuggito che tanto il guanto quanto il dito erano macchiati d'inchiostro violetto. Aveva scritto in fre11a,e aveva intinto troppo la penna. Ora ciò doveva essere accaduto stamene, altrimemi la macchia non sarebbe stata così vivida. Tutto questo è divertente, ma abbastanza elementare». Holmes ha così successo nelle sue indagini, 1101g1ià perché non tira mai a indovinare, bensì perché indovina così bene. E in effetti sembra seguire proprio le regole consigliate da Peirce per scegliere l'ipotesi migliore. Dichiara Holmes in The Beryl Coronet: «È una mia vecchia massima che una volta escluso l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, 1101p1uò essere che la verità». E la massima di Peirce, che ritroviamo nel Manoscriuo 696, suona così: «I falli non possono essere spiegati da un'ipotesi più straordinaria dei falli stessi; e la meno straordinaria fra le diverse ipotesi deve essere adouata». Parafrasando e riassumendo la discussione condotta da Peirce, potremmo dire che l'ipotesi migliore è la più semplice e naturale, la più facilmente ed economicameme verificabile, che 1111tavia ci fa comprendere l'insieme più ampio dei fatti. Nell'episodio dell'ufficio postale, le congeuure escogitate da Holmes sulle azioni di Watson sono le più ragionevoli in quelle circostanze. E d'altra parte queste congetture consentono a Holmes di raggiungere, con il minimo bagaglio logico, 111i1nsieme di assunzioni, da cui trarre una serie di previsioni da sottoporre a ulteriore verifica osservativa, in modo da ridurre via via il numero delle conclusioni possibili. Vale a dire che Holmes 1101s1i limita ascegliere l'ipo1esipiù semplice e più naturale, ma impiega anche quella procedura che Peirce descrive come il segreto per indovinare l'oggetto pensato nel Gioco delle Venti Domande: cioè «spezza l'ipotesi nei suoi minimi elementi logici, e li me/le al rischio della prova soltanto uno per voi/a» (Collected Papers, 7.220). Cosi Holmes, assunta l'ipotesi che Watson sia entrato nell'ufficio posJa/e per sbrigarvi una faccenda e 1101p1er incontrarsi con 1111 amico, ne deduce (riel senso di Peirce) che tale faccenda doveva consistere o nello spedire una lettera, o nel comprare francobolli e lo cartoline pos1ali, o nello spedire 1111 telegramma. A questo punto Holmes me/le sistematicame111ealla prova ciascuna di queste possibilità, e perviene rapidamente a individuare la soluzione giusta, procedendo per esclusione. 6. L'opera della Rèverie e del GiocoHolmes oscillava fra la co11ce11trazio1q1ueasi fre11e1icadel segugio sull'usta della preda e una sorta di letargica reverie. Watson, in Alessandro Martinelli, chitarra, Kerosene questo passo tratto da The Red-Headed League, sottolinea l'importanza per la logica della scoperta di Holmes anche della réverie: « Il mio amico era un musicista appassionato, essendo egli stesso non solo 1111 esecutore di gran talento, ma altresì 1111 compositore di meriti 1101c1omuni. Se ne stette 11111il0pomeriggio seduto nella sala del Conservatorio, rapito in uno stato di felicità ideale, muovendo lievemente le sue lunghe dita sottili a tempo con la musica, mentre la sua faccia dolcemente sorridente, i suoi occhi sognanti erano così diversi da quelli di Holmes il segugio, di Holmes l'implacabile, l'astuto, l'onnisciente poliziollo investigativo. Nel suo singolare carattere si a/ternavano così quelle due nature, e la sua precisione estrema, la sua sagacia costituivano, lo pensai molte volte, la reazione all'inclinazione poetica e contemplativa che a volte prèdominava in lui. La gamma del suo temperamento molteplice lo portava da 1111 eccesso di indolenza a un'energia straripante, e io sapevo perfeuamente che Holmes non era mai tanto formidabile come quando aveva trascorso intere giornate a oziare nella sua poltrona, tra le sue improvvisazioni musicali e le sue edizioni in caratteri gotici. Era allora che la frenesia della caccia si risvegliava subitamente in lui, e che il suo brillame potere ragionativo si elevava al livello de/l'i111uizione, con tanta forza, tanta violenza, che coloro i quali non erano al correme dei suoi metodi finivano col guardarlo quasi con w, senso di timore come 111u1omo il cui sapere 1101e1ra simile a quello dei comuni mortali. Quando lo vidi così rapito nella musica quel pomeriggio a St. James Hall, ebbi la sensazione che tempi durissimi si stessero maturando per coloro che egli aveva deciso di abbauere». Anche Peirce si è occupato del tipo di relazione che intercorre fra queste auività mentali così distaccate e le pratiche più ancorate al «mondano». Scrive Peirce: «C'è una certa piacevole occupazione della me/Ile che L.J 11011 tiene in sé nessun proposito, salvo quello di mettere da parte tutti i propositi seri. Sono stato a volte quasi incline a chiamarla reverie con qualche altra determinazione. Ma per una disposizione della me/Ile così agli antipodi rispeuo alla vacuità e al sogno una simile definizione sarebbe crudelmente inadeguata. Si tra/la in realtà di 111P1uro Gioco. Il Gioco, lo sappiamo bene tutti, è 111v1ivace esercizio delle proprie capacità. E il Puro Gioco 1101h1a regole, se non la stessa legge della libertà» (Collected Papers, 6.458). Questa libera e agiata auività contemplativa Peirce la chiama «Musement». Il Musemem è l'attività di cercare «connessioni» fra due dei tre Universi de~'Esperienza (delle Idee, della Bruta Fattualità, dei Segni), «meditando sulle loro cause». «Comincia abbastanza passivameme: imbevendosi dell'impressione di 1111 angolo di 1111d0ei tre Universi. Ma l'impressione trapassapresto in osservazione allenta, l'osservazione in attività contemplativa, la contemplazione in un vivo scambio di comu11io11efra io e io. Se si lascia che le proprie osservazioni e riflessioni si specializzino troppo, il Gioco si trasformerà in s111dioscientifico» (lvi, 6.459). li crimine secondo Peirce è particofarmeme adatto all'applicazione del Musemem. Infatti, Peirce cita con approvazione il paradosso di Dupi11in The Murders in the Rue Morgue: «Mi pare chiaro che questo mistero è considerato insolubile proprio per la ragione che dovrebbe farlo considerare di facile soluzione. Voglio dire il carattere salieme ed estremo dei suoi traiti». E Peirce ribadisce che «i problemi che a prima visa appaiono del tutto insolubili trovano proprio in questa circostanza la chiave loro adaua. Questo li rende particolarmente adaui al Gioco del Musement» (lvi, 6.460). (Traduzione di Massimo A. Bonfantini)

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