Alfabeta - anno IV - n. 34 - marzo 1982

'O - chiamava questo tipo di condo/la animale, simile a una condo/la intelligente, «dotata di lume naturale» un italiano nel resto t lume na-tura/e che egli, del resto, considerava indispensabile per ogni rerroduzione. Peirce parlava di istinti razionali, animali, e vegetali. Come ha rilevato Maryann Ayim, nella concezione di Peirce ruui i livelli del/'a11ivirà isri111uale«hanno questo caral/ere in comune: provvedono alla sopravvivenza e al benessere della specie, assunta nella sua interezza, abilita11done i membri a reagire appropriatame11te alle co11dizioni ambientali»; e questo vale per tulle le specie, e anche per l'uomo-in-quanto-scienziato. L'abduzione o retroduzione secondo Peirce procede a/l'i11dierro: da un fallo anomalo o inaueso a un grappolo di premesse, la maggior parte delle quali già note e acce/late. « Un dato ogge110ci presenta una combinazione di cara/Ieri fuori dall'ordinario, e di questa combinazione cerchiamo una spiegazione. Ma che ci debb·a essere una spiegazione non è altro che una pura assunzione nostra. E anche se c'è, consisterà in un qualche fallo remoto, nascosto; mentre ci sono forse altri possibili modi di spiegazione a milioni, ma tulli sfortunatamente falsi. In una strada di New York viene trovato il cadavere di un uomo pugnalato nella schiena. Ora immaginiamo che il capo della polizia prenda un elenco dell'anagrafe, faccia scorrere il dito sui vari nominativi, e alla fi11eindichi a caso, tirando a indovinare, un 11ome,scomme11e11doche esso identifichi l'assassi110.Che valore dovremmo dare a un simile procedimento? Eppure il numero di tuui i 11omi compresi 11ell'e/enco 11011si avvicina 11eanchelontanamente alla quantità di tulle le possibili leggi di aurazione che avrebbero porwo rendere ragione della legge di Keplero del moro dei pianeti: leggi che avrebbero funzionato alla perfezione, almeno sino a quando non fossero state messe alla prova delle previsioni di perturbazioni, ecc. Newton, direte, ha stabilito che la legge di al/razione doveva essere una e semplice. Ma ciò 1101è1stato forse LIII aggiungere congetrura a congellura? Certamente sì, perché in natura ci sono molti più fenomeni complessi che semplici. Tuua /'a111oriràdel nostro agire sta 11elmel/ere ava/lii l'interrogativo di un'abduzione» (Manoscriuo 692). • L'abduzione o retroduzione («un nome infelice» questo, come lo stesso Peirce riconosceva), secondo una delle più tarde formulazioni di Peirce, che sembrerebbe influenzata da Berkeley, è u11mezzo di comu11icazio11efra l'uomo e il suo Creatore: u11«privilegio divino» che va coltivato. Secondo Peirce, «le leggi della probabilità ci insegnano che è praticamente impossibile indovinare per puro caso la causa di un fenomeno»: e perciò egli si sente indouo a congeuurare che «1101s1i può ragio11evo/111e11dtuebitare che la 1ne11redell'uomo, essendo sviluppata souo l'influenza delle leggi della natura, per questa ragione naturalmente pensa in buona misura secondo gli schemi della natura» («G~essing», cit. p. 269). E altrove aggiunge: « È evidente che, se /'110111101011avesse avuto qualche luce i111erioreche lo aiuta a indovinare il vero 1110/1p0iù spesso di quanto porrebbe accadere per mero caso, la razza umana sarebbe scomparsa da 111p1ezzo dalla terra per la sua assolwa inabili1à alla lolla per la vita». 3. La veggenza abduttiva Oltre al principio che la mellle umana, in quanlo modellata dal/'evoluzione naturale, è predispos/a a indovinare gius10 sul 111011do, !JI otecag,nob1anco Peirce avanza l'ipotesi di un secondo principio, sempre per cercare di chiarire il fenome110 delle congeuure «infondate» ma adeguate. Questo secondo principio consiste nel fauo che «11oispesso traiamo da~'osservazione forti notificazio11i di verità, senza poi riuscire a richiamare specificamellle quali mai fossero le circosta11zeosservate che ci han110 veicolato tali 11otificazio11i».Peirce, per tornare alla storia della sua indagi11eper recuperare l'orologio, era i11capacedi determinare, con w, conscio esercizio di ragioname111i,quale fosse il colpevole fra i camerieri della nave. Mante11e11dosi«in uno stato passivo e riceuivo» qua/Ilo più gli era possibile durame i suoi brevi dialoghi con ciascun cameriere, fu solo quando si obbligò a fare quella scelta apparentemente cieca del colpevole, che Peirce si rese co1110che il ladro doveva aver fauo /rasparire qualche indizio i11volontario, e che lui Peirce, per parte sua, doveva aver percepito tale segno rivelatore in maniera «inconsapevole»: doveva insomma aver condouo «una discriminazio11e al di sollo delta superficie della coscienza, e qui11dinon riconosciwa quale giudizio vero e proprio, ma comunque una discrimi11azioneperfeuamente genui11a»(«Guessing», cit. p. 280). Nella concezio11e di Peirce, i processi mediante i quali noi ci formiamo presagi sul/'andame1110del mo11do dipe11do110da giudizi perceuivi, che contengo110 elemellli ge11eralitali da co11se111irlea derivazione di proposizio11i u11iversali. Fonda11dosi sulle sue ricerche spàime111a/i di psicologia della percezione, ricerche che aveva condo/lo presso la Johns Hopkins U11iversiryco11l'aiwo del 11010psicologo Joseph Jasrrow, allora suo allievo, Peirce sosteneva che questi giudizi perceuivi so110«il risultato di 1111 processo, a11corchési rraui di u11processo 1101a1bbasta11za conscio per essere comrollaro, o meglio 1101c1omrollabi/e e perciò ·1101p1ie11ame11rceo11sapevole». I diversi elementi di un'ipotesi stan110 già 11ella11osrrame11re,prima che 11oi acquistiamo coscie11za di 11wrirel'ipotesi stessa; «ma è l'idea di meuere insieme 'qua11110101c1i si è mai sognati prima di metrere i11Siemeche fa lampeggiare la 11uova Renzo, basso, Ragazzi Selvaggi suggestione dinanzi al noslro sguardo ù11eriore». Peirce descrive dunque la formazione di un'ipo1esi come «un allo di veggenza intima [insight]», dove/a «sugges1ioneabd1111iva»vie11ea11oi«come un lampo». La sola differenza che sussis1efra w, giudizio perceuivo e un'inferenza abduuiva è che il primo, in co111ras10con la seconda, non va sogge110ali'analisi logica: « L'inferenza abduuiva sfuma nel giudizio perceuivo senza che vi sia una linea netta di demarcazione fra di essi; ossia, in altri tern1ini, le 11os1repremesse prioriwrie, i giudizi perceuivi, sono da considerarsi quali casi es1remidi inferenze abd1111ived,alle quali differiscono in qua1110si11w1eal di là di ogni possibile cri1ica» (Collected Papers, 5./8/). L'abduzione, dice Peirce, è «soltanlo il primo passo prepara1orio del ragio11a111e11sc1i0e111ifico».Gli altri passi, cos1i111id1ai «generi di ragiona111e111fo011da111e111alme1d1i1ffere111i»,sono la deduzione e l'induzione. /11brevé, il passo che consiste nell'adozione di una ipo1esi, ovvero di 1111paroposizione che ci conduca alla previsione di falli a prima vis1asorpre11de111iv,iene dello abduzione. li passo con cui si ricavano dal/'ipo1esi le conseguenze sperime111alinecessarie e probabili è chiama/O deduzione. Induzione, infine, è il 11ome che Peirce dà alla verifica sperimemale de/l'ipo1esi. Peirce chiama /'abduzione anche «Argomelllo Originario», perché, delle Ire forme di ragionamemo, è «il solo ge11eredi argome111; che fa partire ,ma nuova idea»; me111re,d'altronde, «è l'unico e necessario strumento mediante cui possiamo sperare di comprendere la realtà». Insomma, chiarisce Peirce nel già citato Ma11oscri110692: «Né la deduzione né l'induzione possono mai aggiu11gere11eppure il menomo particolare ai da/i della percezio11e. E i meri percetti non cosri111isconoco11osce11za pplicabile a u11qualsiasi uso pratico o teorico. Tullo ciò che rende la conoscenza applicabile ci viene dal- /'abduzio11e». L'abduzione è un istinto che poggia su una sorta di percezione i11co11sciadi c01111essio1f1ria gli aspeui del mo11do, ovvero, in altri termini, su u11asorta di comunicazione subliminale di messaggi. Secondo Peirce, /'abd11zio11eè a11cheassociala a, o piuuosto produce, un certo tipo d'emozione che la distacca sia dall'induzione sia dalla deduzio11e: « L'ipolesi sostituisce un singolo co11ce110a u11complicato groviglio di predicati asseg11a1ia u11soggeuo. Ora, c'è una sensazione peculiare che appartiene al/'auo di pensare che ciascuno di questi predicali i11eriscea questo medesimo soggeuo. Ne/l'inferenza ipote1icatale complica/O semimento, prodouo da 1alecomplicato processo, viene sos1i111i10da un singolo sentimento semplice dora10 di , maggiore imensità: sentime1110che appartie11eall'atto di pensare la conclusione ipo1e1ica.Ora, quando il 11os1rosis1ema nervoso è eccitato in ma11ieracomplicata, ma al contempo c'è u11are/azio11efra 1u11gili e/ememi de/l'eccitazione, il risultato è un si11golo1Urbame1110 armo11ioso che io chiamo emozio11e. Così, i diversi suoni prodotti dagli slrumenti di un'orchestra, passando auraverso il nos/ro orecchio, si risolvono in una peculiare emozione musicale, che è completameme altra cosa rispeuo ai suo11ia sé presi. Questa emozio11eè per esse11zaidemica a u11ainferenza ipotetica, ovvero ogni inferenza ipo1e1ica comporta la formazione di una 1ale emozione. Diremo dunque che l'ipotesi produce l'elemento sensuoso del pensiero, menIre l'i11duzio11eproduce l'e/ememo abituale» (Collected Papers, 2.643). 4- Le abduzioni di Holrnes li resoco1110che ci ha lasciato Peirce del me1odo con cui riuscì a recuperare l'orologio rubato assomiglia in maniera impressionante alle descrizioni di Sherlock Holmes i11azione; benché, almeno a noslra co11osce11za1,101c1i sia nessuna prova direi/a che Peirce abbia lei/o qualcuno dei racconli imperniali su Holmes o si sia mai imbat11110 i11 Sir Arthur Conan Doyle. È probabile, 1u11avia,che Peirce abbia avuto qualche notizia a/me110delle prime s1orie su Holmes. lnfaui, A Study in Scarlet fu pubblica/O a New York da Ward e Lock'ne/ 1888, e nel 1890 The Sign of Four apparve sul Lippincott's Magazine, che era il maggior rivale del/' Atlantic Monthly e che noi sappiamo che Peirce leggeva. Si 1e11gainoltre prese/Ile che Conan Doyle, già celebre, passò due mesi nel I 894 negli Stati U11i1it,enendo una serie di co11ferenu e incontrandosi co11 i suoi colleghi scriuori americani, alime111a11do così a11cheda noi una vera e propria moda. Peirce era cresciuto circondato 1101s1olo da scie11ziati,ma anche da le11era1ei artisti. 111u11a/euera del 3 I gennaio del I 908, troviamo scriuo: «Mio padre era uomo di vas1i interessi, e così noi eravamo intimi pure di personaggi del mondo le11erarioe artistico. Fra i miei più amichi ricordi affiora110le figure dello scu/1ore William Story, di Longfellow, James Lowell, Charles Norton, Wendell Holmes; più sahuaria era la presenza di Emerso11». Sembra che poi Peirce si sia sempre te11u10aggioma10 sulle vice11de le11erariedel suo tempo: nelle recensio11iche scriveva per The Nation 1roviamo i 11omidi mo/1i scri11orisia europei che americani. E comunque Edgar Alla11 Poe era uno dei suoi scriuori preferili, e dai riferimellli a The Murder in the Rue Morgue si può 1rarre il giudizio che Peirce avesse 1111vero e proprio g11s10per le s10rie di de1ection. Come 1111s1ainno, il personaggio di Sher/ock Holmes è parzia/- 111€11m/eodellato sul Cavalier Dupin di Poe; ma J. L. Hi1chi11gsn, el suo articolo del I 946 su Ho/mes in quanto logico, so11oli11egaiustamellle «che in co111ras1c0on Dupin, che era il parto del cervello di un matema1ico e poeta, Sherlock Holmes, benché 1eorizzi anche lui molto, nasce dal cervello di u11medico, e 1iene sempre i piedi be11 pia111a1pier ferra». Artlwr Conan Doyle, a parte la sua qualità di medico, era tulio preso da quel/' e11111siasmpoer la scienza che ai suoi tempi pervadeva l'/11ghilterra. Sin da circa la metà del dicia1111ovesimosecolo la scienza era _stabilmente entrata nella me111a/i1ài11g/esea tUlti i livelli, ed era diffusa, come rilevato da Messac, «u11anoia domi11a111dei razio11ali1àpositivista». Lo s1esso Cona11 Doyle ci ricorda «che quelli erano gli anni in cui 1e11eva11b0anco le filosofie di Huxley, Ty11dall,Darwin, Herbert Spe11cere John Stuart Mili; in cui persino l'uomo della s1rada avvertiva la forte correli/e impetuosa del loro pensiero». E Hi1chi11gsesplici1ame111pearagona la logica di Holmes a quella di Mili, sos1ene11doche «il me1odo abi1uale» di Holmes per risolvere i difficili problemi delle sue indagi11i«è un'originale es1ensio11edel Metodo dei Residui di Mili k:fr. Mili, A Systern of Logie, lii, VIII § 5, n. d.c.]». Nella saga dedicala a Ho/mes 1roviamo che Sherlock Holmes viene freq11e111eme11p1aeragonalo a 1111 cane da caccia. Per esempio, in The Boscombe Valley Mystery, Wa1so11scrive: «Quando si lrovava su una pisla interessa/Ile, Sherlock si trasformava le11eralme111eC.hi conosceva solta1110il 1ranquillo pensa/ore, il 'loico' di Baker Srreet, 11011lo avrebbe riconosci1110.La sua faccia era arrossa/a e incupita. Le sue sopracciglia erano ridoue a due linee nere, dure, i suoi occhi scintillavano di 1111 luccichio d'acciaio. Teneva il voho pro1eso in ava111il,e spalle curve, le labbra srrelle; le vene del collo lungo, nervoso erano 1esecome corde di violino. Le sue narici erano dilatale come quelle di un animale se/valico a11ima10dal puro piacere felino della caccia, e la sua me111e ra talme111eco11ce111rata11e//'impresain cui si era impegna 10,come il soli10, a fo11do, che le sue orecchie non raccoglievano neppure una doma11dao u11'osservazione che po/esse essergli rivolta, che provocava turt'al più da parte sua, a guisa di risposta, u11aspecie di guai/o rapido e impaziente». È proprio concentrandosi sui suoi po1eri iS1in1ivi,non verbali, di percezione e abduzio11e, che Holmes riesce a cogliere quegli indizi ch·egli consentira,1110poi di formulare le ipo1esi solwive; ancorché

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